(27.09.12) Se i partiti volessero dare un segnale di responsabilità dovrebbero pensare - invece che al proprio tornaconto a favorire con la nuova legge elettorale processi di partecipazione e di rappresentanza
Legge elettorale: pensiamo all'equa
rappresentanza dei territori
di Michele Corti
In un frangente politico in cui la legittimità della classe politica a livello centrale e regionale è - a dir poco - pesantemente messa in discussione la commedia della "nuova legge elettorale" è motivo di profondo disgusto. Dalle Terre Alte arriva allora un suggerimento: lasciate perdere le alchimie e pensate a un disegno che rilanci la partecipazione attraverso la rappresentanza territoriale
Lo spettacolo è quello di partiti che, nonostante tutto, in questo scorcio di legislatura, continuano a dedicare buona parte della loro attenzione a schermaglie sulla legge elettorale nell'estenuante rincorsa di meccanismi in grado di avvantaggiarli su avversari e alleati. Un clima da 'fine impero'. Se i partiti rinunciassero a questi calcoli i terreni di intesa potrebbero essere trovati su altri terreni, ovvero su meccanismi in grado di favorire la partecipazione al processo politico di elettori sempre più tentati dallo "sciopero del voto". Una delle condizioni per invertire il processo di distacco dalla politica consiste nel introdurre criteri per i quali i fattori di rappresentanza territoriale diventano "correttivi" rispetto alla rappresentanza partitica.
I collegi sono cruciali
La definizione dei collegi elettorali consente, da questo punto di vista, di far variare di molto il peso dei due fattori. Ciò non implica - di necessità - l'opzione per un sistema uninominale. Il tema della definizione dei collegi non riguarda solo la "taglia", il numero di elettori da inserire in ciascuno di essi, ma anche la modulazione di questa dimensione elettorale in funzione delle diverse realtà territoriali.
Nella recente "commedia all'italiana" sulla fusione delle provincie (che non vedrà certo la conclusione entro la fine della legislatura, con la prevedibile prospettiva di una rimessa in discussione del tutto nella prossima) il governo dei tecnici ha calato dall'alto parametri "standard" (abitanti e km quadrati) dimostrando una particolare sensibilità ragionieristica e quantitativa (direttamente proporzionale alla loro insensibilità per la natura delle differenze territoriali). Una buona occasione per una "redenzione" della classe politica da questa deriva è fornita proprio dalla legge elettorale.
Una richiesta precisa dalle Terre Alte
Un suggerimento in questo senso viene da due associazioni rispettivamente di Cuneo e di Sondrio ("Alte Terre" e "Valtellina nel futuro" che si pongono come asse sul quale costruire un movimento politico delle Terre alte (trasversale alle vecchie logiche e topografie politiche).
Esse chiedono una cosa molto semplice ma al tempo stesso rivoluzionaria perché ribalta una prassi consolidata sin dal XIX secolo (tranne nei paesi federali) , ovvero il criterio di sola consistenza numerica degli elettori. Un criterio solo falsamente "equo". Osservano le due associazioni in un documento redatto in questi giorni:
Per eleggere un rappresentante al parlamento servono in definitiva tanti voti sia in regioni di montagna poco popolate che in una popolosa città.
Il risultato è che intere regioni sono tagliate fuori dalla rappresentanza politica negando il principio costituzionale della partecipazione "all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese”.
Quello che le due associazioni sostengono è che collegi definiti "aggregando" alla demograficamente dominante pianura alcune valli finiscono per lasciare la montagna nel suo complesso sottorappresentata anche in termini proporzionali al suo stesso scarso peso demografico. I correttivi sono da ricercare in una parametrizzazione dei collegi che tenga conto anche della superficie territoriale e in una aggregazione delle Terre alte che superi anche i confini delle provincie attuali in nome di una omogeneità di configurazione sociale.
Alle Terre Alte non può non far piacere di avere gruppi di "Amici della montagna" nel parlamento centrale e nelle assemblee legislative regionali. Vorrebbero, però, poter essere anche autorappresentate. E le idee nuove e concrete idee che una rappresentanza delle Terre alte potrebbe portare costituirebbero una ventata di aria fresca nello stagno della politica.
Il documento
Le AssociazioneAlte Terre e Valtellina nel Futuro chiedono rappresentatività per le
popolazioni montane.
Nel 2006 il
Patto delle Alpi Piemontesi affermava, tra l’altro, che “le popolazioni
delle vallatealpine devono partecipare alla struttura di potere, perciò
chiediamo innanzitutto la ridefinizione dei collegi elettorali in modo da
garantire la presenza di rappresentanze alpine a tutti i livelli”.
Questa richiesta
rimane disattesa e le Associazioni “Alte Terre” e “Valtellina nel Futuro” la ripropongono ora che i
partiti nazionali stanno accordandosi per una riforma della legge elettorale.
La discussione
verte sul sistema da adottare: collegi uninominali, proporzionale o misto,
mentre non si discute, almeno fino ad ora, del criterio per la delimitazione
dei collegi elettorali.
Se i collegi
continuassero ad essere definiti solo in relazione al numero degli elettori, le
aree montane e rurali, con pochi residenti, sarebbero fortemente penalizzate a
vantaggio della pianura e dei popolosi centri urbani.
Il criterio
legato alla sola consistenza numerica degli elettori si è consolidato nel XIX
secolo e non è
D’altra parte,
vi sono paesi di tradizione democratica nei quali i collegi elettorali non sono
definiti solo in base al numero delle persone residenti, ma anche tenendo in
conto l’estensione e la peculiarità del territorio (ad esempio, negli USA gli
elettori del Presidente federale hanno ugual potere di voto pur rappresentando
quantità di popolazione di diversa grandezza).
Tale situazione
di scarsa rappresentanza politica è particolarmente evidente per le Alte Terre
(Alpi e Appennini), di fatto la maggior parte del territorio nazionale, che
sono escluse dal processo decisionale, uno squilibrio che può generare “dittature
della maggioranza” negative per tutti.
La nostra
Costituzione, articolo 4 comma 2, afferma che “è compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la
libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese”.
E’ del tutto
evidente che coloro che vivono sulle Alte Terre e nelle zone non urbanizzate di
fatto non “partecipano all’organizzazione politica, economica e sociale del
Paese”, ma la subiscono e, specialmente per un montanaro, definirsi “cittadino”
diventa un ossimoro.
Una situazione
che va corretta perché può creare nei cittadini la convinzione di essere
esclusi dal processo decisionale in un momento in cui è indispensabile
indirizzare in spirale positiva le energie di tutti.
Auspichiamo
pertanto che possa essere modificato sia il sistema elettorale della Camera dei
Deputati che quello del Senato.
Le Associazioni
“Alte Terre” e “Valtellina nel
Futuro” hanno come principale ruolo statutario quello di
rappresentare le attese, le esigenze e le necessità degli abitanti della
montagna e dell’alta collina, proprio quelli che hanno meno voce di rappresentanza.
Le Alte Terre e
le Alpi in particolare sono da sempre un luogo che richiede un grande sforzo collettivo
per superare evidenti difficoltà ambientali e sociali, sforzo che ha generato
nei secoli esperienze quanto mai utili in un momento in cui si deve affrontare
la prima crisi strutturale della modernità.
Per questo gli
abitanti delle Alte Terre pensano di poter dare un contributo sostanziale
adesso e chiedono di essere messi, con una più corretta e specifica
rappresentanza parlamentare, in condizione di poterlo fare.
Queste sono le
motivazioni che spingono le Associazione “Alte Terre” e “Valtellina nel Futuro” a
promuovere iniziative, coinvolgendo enti, associazioni ed in particolar modo il
mondo politico anche a livello nazionale, affinché la probabile futura legge
elettorale preveda l’istituzione dei collegi non solo in relazione al numero
degli elettori, ma anche all’estensione e all’omogeneità territoriale.
AssociazioneAlte Terre - Il Presidente G. Alifredi
AssociazioneValtellina nel Futuro