(28.01.12) Nasce in un piccolo paese padano il coordinamento nazionale contro la proliferazione delle centrali a biogas e biomasse che devastano il tessuto agricolo
di Michele Corti
Il coordinamento dei Comitati per la salute, la qualità dell'ambiente rurale, la difesa dell'agricoltura che produce cibo è l'espressione della vitalità di una realtà che oggi, per molti aspetti, si dimostra più avanzato e reattivo dei contesti urbani
Il primo passo verso la formazione di un Coordinamento nazionale contro la proliferazione delle centrali a biogas e biomasse è stato mosso sabato 28 gennaio 2012 in un piccolo paese del comune di Ferrara: Focomorto.
Qui a Focomorto, centro rurale del comune di Ferrara (a sua volta con piccole frazioni), ha sede la Casa dell'Ambiente e della Salute. Però la sede non poteva accogliere tutti coloro che hanno partecipato alla riunione e così l'incontro ha avuto luogo nell'ex-scuola elementare.
Un edificio semplice ma decoroso che ci ricorda che le piccole comunità - pur con mezzi e risorse limitate - erano in grado di realizzare opere importanti per il bene comune. L'edificio ha compiuto un secolo proprio nel 2011 ma la scuola non esiste più.
Come succede più frequentemente in montagna anche nei piccoli centri rurali della grande pianura le scuole chiudono (e la comunità si spegne). A tenerla viva a volte c'è l'associazionismo. Così chiusa la scuola il comune di Ferrara ha concesso in uso l'edificio all'Assofoco, associazione cittadini di Focomorto.
Che il coordinamento contro il biogas e le biomasse (combuste) selvagge nasca qui e non in un grosso centro ha un valore che non è solo simbolico. I comitati nascono da un ambiente profondamente rurale e non avrebbero la loro forza se non fossero sorretti anche da quello che rimane di una cultura contadina di profondo rispetto e amore per la terra, una cultura che oggi viene riscoperta anche nelle città. Nessuno, in ogni caso, si sognerebbe di costruire centrali potenzialmente maleodoranti a ridosso di grandi centri dove sarebbero oggetto di un rigetto immediato. Forse da parte delle società che promuovono queste speculazioni c'era anche la convinzione che gli abitanti di piccoli paesi, frazioncine, nuclei rurali non avessero le risorse per reagire, le conoscenze giuridiche, le relazioni ecc. Però oggi c'è la rete e anche una realtà dispersa è in grado di organizzarsi, di scambiarsi informazioni, di reagire a un sopruso sociale come quello rappresentato dalle centrali a biogas. Nei comitati ci sono persone di varia estrazione sociale, culturale e politica. La 'campagna' oggi è una realtà complessa (e sottovalutata) e in essa si trova un mix di risorse umane che spesso ne fa una realtà più reattiva delle città.
I tecnocrati biogasisti hanno forse sottovalutato le dinamiche socioculturali della neoruralità e avranno di che pentirsene. Nei comitati c'è anche una componente agricola.
I più danneggiati sono spesso i piccoli agricoltori, quelli che oggi tornano a qualificarsi con orgoglio come contadini. Fania Leone (sopra mentre parla alla riunione di Focomorto a nome del piccolo comitato di Granarolo faentino) aveva intenzione di creare con il marito, che conduce una piccola zienda frutticola, un agriturismo. Un agriturismo con "agriasilo" per i bimbi, orientato all'educazione rurale. Il marito avrebbe operato la conversione al biologico. Sogni infranti perché nella proprietà confinante un grosso agricoltore ha presentato il progetto per la centrale. Non solo svaniscono i sogni di agriturismo, vendita diretta, ecc. (chi verrebbe a un passo da una centrale a biogas) ma Fania e il marito sono preoccupati per la loro bimba. Non è una bella prospettiva per un bambino essere accompagnato nella sua crescita e sino all'adolescenza dal funzionamento di una centrale che sorge di fronte a casa con camion e grossi trattori che transitano ogni quarto d'ora nella strada di campagna sulla quale la casa della famigliola si affaccia.
I comitati sono costituiti da gente che rischia di trovarsi da un giorno all'altro un mostro a poche decine o centinaia di metri dalle proprie abitazioni ma anche da persone che, pur non abitando nelle immediate vicinanze delle erigende centrali, sentono la responsabilità per la propria comunità, per risparmiare al territorio un simile affronto.
L'Italia è in paese (o un insieme di paesi tanto è "densa" e differenziata) ricchissimo di testimonianze del passato, con un tessuto rurale di stradine e corsi d'acqua che non si presta a simili realizzazioni. Con giacimenti di produzioni di pregio superiori ad ogni altro paese al mondo.
La stradina dove la bimba di Fania potrebbe rischiare di essere stirata da un mezzo che trasporta le biomasse destinate alla digestione anaerobica è parte di una rete di centuriazione romana. Quasi ovunque dove si effettuano degli scavi, degli sbancamenti, si realizzano delle fondazioni deve intervenire (per fortuna) la Soprintendenza ai beni archeologici perché potrebbero emergere dei reperti e potrebbero andare distrutte delle preziose testimonianze del passato.
A Focomorto c'era anche il comitato di Bastia Umbra. Mentre l'amministrazione comunale qualche mese fa portato i riottosi residenti a visitare le "virtuose " centrali delle terre lambite dal Po i rappresentanti del NO alla centrale sono venuti a loro spese a Ferrara per coordinarsi con gli altri comitati. Hanno raccontato di una centrale che si vuole realizzare sotto Assisi in un contesto paesaggistico noto in tutto il mondo. Di fronte al parcheggio utilizzato dai pullman dei partecipanti della annuale Marcia per la Pace.
Ogni comitato ha storie quasi incredibili da raccontare: Patrizia Soverini (foto sopra) è del Comitato di Mezzolara (BO). Lì la società proponente si è divisa in quattro e ha presentato quattro progetti fotocopia da 999 kW. Nello stesso sito.
Il comitato bergamasco di Cavergnago (F9) ha raccontato che la loro "maledizione" (una centrale a olio di palma e di colza già terminata) è nata dallo stop di una analoga centrale a Zanica dove il sindaco, per tutelare la salute dei suoi cittadini, ha imposto (con l'accordo della provincia) un camino alto 25 m. Di fronte alla prospettiva di una lievitazione sostanziosa del costo dell'investimento la società impiantistica ha riconvertito il progetto trasferendo i motori destinati a Zanica a Cavegnago dove l'olio è già pronto a bruciare ma è ancora tutto fermo per i ricorsi del Comitato.
Anche dove le centrali non hanno dietro storie eclatanti quasi sempre sottraggono la terra per la produzione di produzioni pregiata. Il gioco vale la candela? No. Ma il profitto di pochi è così elevato che è difficile fermare la bramosia, la corsa all'oro. I comitati convenuti a Ferrara hanno deciso di mettere in comune le esperienze e le risorse. Di costituire un pool di legali, di tecnici, di esperti di comunicazione per coordinarsi nella difficile battaglia per la moratoria, per arrestare l'ondata delle richieste di autorizzazione che nel 2012 raggiungerà le provincie e i comuni. Ricorsi, diffide, proteste. Tutto sarà tentato.
Il giorno 11 febbraio ad Altedo (luogo simbolo per la presenza dell'asparago tipico) si terrà una nuova riunione allargata ad altri comitati. Nel frattempo si è deciso di accelerare la costituzione di coordinamenti regionali e di censire tutte le situazioni di resistenza in atto. Sono state avanzate proposte di iniziative a carattere nazionale che saranno valutate da qui all'11 febbraio.
A breve pubblicheremo su questo blog un elenco e una mappa dei comitati con tutti i contatti utili in modo che i comitati sinora isolati sappiano a chi fare riferimento.
La riunione finisce alle 15. Non c'è stato nemmeno il coffee breack ma nessuno di lamenta. Anzi si resta ancora lì a discutere, a scambiarsi informazioni. Alle 15.30 lasciamo l'ex aula scolastica.