*Telve
Valsugana, 28 marzo 2021
Devo
la mia ventennale amicizia e collaborazione artistica con Lawrence
Ferlinghetti a Francesco Conz, l’archivista di avanguardie storiche con
il quale ho collaborato una decina d’anni nella sede di via Quadrelli a
Verona.
Era marzo. Era il 2001.
Camminando in piazza Erbe [a Verona] osservo un enorme striscione che
recita: “ Lawrence Ferlinghetti Multimedia Artist”.
Ritorno con gli occhi della mente al ‘68. Ai miei anni milanesi. Alla
scoperta della sua poesia.
A quella raccolta Questi sono i miei fiumi, che poi mi
fu rubata.
Chiamo Renzo Maria Grosselli alla redazione del quotidiano L’Adige.
“Bloccalo e porta a casa un pezzo, assolutamente“, mi ordina.
“ Impossibile – dico io – la Show Art è a porte chiuse.”
Ma ecco la fortuna ad assistermi.
“ Ciao Laura!”.
Il saluto è di Maurizio Brenzoni, il fotografo ufficiale del quotidiano
Arena:
“Ciao ... sto scappando a riprendere l’evento dell’anno ... vuoi venire
con me?”.
Entriamo nella Casa di Giulietta.
Mi presenta Francesco Conz l’archivista più sperimentale al mondo di
avanguardie storiche. Fluxus in particolare.
“Francesco ti presento Laura Zanetti, la mia amica trentina. È una
giornalista per la pagina della cultura dell’Adige.”
“ Ohh mi piacciono i trentini! È un piacere conoscerti!”
Più tardi, all’uscita dalla mostra di una miniserie di visioni
anarchiche, dal forte significato metaforicamente politico e dipinte
tra l’Atelier Lumiere di San Francisco e l’Archivio F. Conz di Verona,
Conz mi elenca il programma della settimana, invitandomi l’indomani al
Teatro Nuovo.
Inizierà da qui la mia ventennale amicizia e sodalizio artistico con
Lawrence.
Il teatro Nuovo, l’indomani, straripa di studenti in un’atmosfera
lievitante.
Ho con me il mio primo saggio “Formaggi e Cultura della Malga”. E
incurante dei controlli interni, salgo sul palco e faccio dono al Poeta
del libro.
Lo apre, ne osserva i disegni, li segue con il dito indice. Dice: “ Ma
li hai fatti tu? Sono meravigliosi, meravigliosi.”
“Oh no – rispondo – sono di Giuseppe Liguori, il disegnatore delle mie
ricerche etnografiche sulla civiltà delle malghe della mia montagna.”
La sera eccoci al Carrarmato, la più antica osteria della
città scaligera.
Il locale è zeppo di giovani di ogni età. Avvicinarlo è impossibile.
Lo intuisce Eric Toccaceli, il fotografo umbro che lo segue da una vita.
Eric trova spazio tra l’editore Giorgio Bertani, Ferlinghetti, Conz e
Mimma Perbellini, assessore all’istruzione che aveva finanziato la Show
Art di Ferlinghetti pittore, tra i mugugni della sua Giunta.
Io azzardo : “ Dopo il libro di ieri, posso omaggiarla del suo
formaggio?”.
“ Cos’è... cos’è ?” – chiede –.
“È il Bagoss di Bagolino, il formaggio d’alpeggio della sua
terra d’origine.”
Lo spezza con le nocche delle dita, tra un sorso e l’altro di rosso
Valpolicella.
“ But it’s wonderful wonderful!” - esclama.
Il giorno seguente preparo un pacchettino con dentro dei formaggi di
nicchia acquistati da Composta, in via Garibaldi: il Bettelmat, il
Castelmagno, il Bitto e due pezzetti di ciò che rimaneva nel
frigorifero di casa: il nostrano di malga Valpiana e quello di malga
Cere.
Il giorno della sua partenza mi chiamerà Francesco Conz: “ Laura,
Lawrence era molto interessato «alla donna del formaggio». Mi ha
chiesto il tuo indirizzo. Guarda che con il tuo formaggio l’hai
praticamente stregato .”
Del resto gli studi sugli avi di Ferlinghetti poeta/editore, condotti
da Francesco Zeziola hanno stabilito che la famiglia del padre
Carlo provenisse da Bovegno in alta val Trompia, prima di trasferirsi a
Gussago, per poi giungere a Calvisano.
E che nella vitale economia di questo gruppo famigliare vi fosse
vendita di burro, acquisto di erba, vendita di fieno, di formaggio e
legname su tutto l’asse del Mella.
Contatti quindi con i malghesi durante la transumanza nella
pianura bresciana.
La gestione stessa, per conto terzi, della transumanza.
Gli studi di Zeziola, riportati nel Giornale di Brescia il 20 ottobre
2018, si basano su centinaia di documenti rinvenuti in un’ampia
valigia acquistata in un mercatino da un artista e collezionista, certo
Renato Arici, classe 1937.
Quindi il tropismo per il formaggio e i malghesi, innato in
Lawrence, porta a pensare che nelle persone ci sia un qualche
tipo di memoria inconscia delle esperienze delle generazioni passate.
Indipendente dalla consapevolezza e dal piano cognitivo.
Si! Il formaggio era nel DNA di Lawrence Ferlinghetti.
Siamo nell’aprile del 2001.
Ricevo una cartolina che recita:
“ Cara Laura, mangio il formaggio fantastico, grazie! Il migliore
è quello con scritto malga. Sono tornato a San Francisco tre giorni fa.
Spero che vai bene. Spero di vederti un’altra volta. Ciao - Lawrence.”
Inizia così il mio periodico invio di pacchettini di formaggio,
direzione City Lights- San Francisco- California, tra l’insaputa del
maestro postale a cui assicuro: “ Sono libri.”
Formaggi che il Poeta/ Editore/ Pittore distribuisce a tutta City
Lights Bookstore.
Il
formaggio delle malghe della val Calamento, diventa, nel tempo, il
formaggio più amato dalla popstar della poesia americana e della più
celebre libreria d’America, dove, negli anni ‘50, Ferlinghetti
inventerà il libro tascabile, con l’idea di portare la cultura nelle
classi sociali più basse.
Una esperienza politica unica negli States, assicura Luigi Ballerini,
docente di letteratura italiana all’Ucla [Università della California],
poeta, saggista e traduttore italiano, che vive tra l’Italia e
l’America.
Nel frattempo, Renzomaria Grosselli pubblica a tutta pagina il mio
pezzo giornalistico Lawrence Ferlinghetti, genoma di libertà,
mentre Francesco Conz mi propone una collaborazione nel suo archivio,
affidandomi l’organizzazione delle successive letture poetiche di
Lawrence in Italia.
La prima è dell’ottobre 2005 al Teatro Sociale di Trento e alla
Biblioteca Civica Tartarotti di Rovereto.
Lawrence, in quei giorni soggiorna anche nella mia casa di Telve
Valsugana dove esprime il desiderio di conoscere la mia montagna, il
Lagorai.
Salendo e salendo la val Calamento con il mio vecchio Maggiolone
Karman, infastidito da un codazzo di macchine che ci seguono, esclama
estasiato:” “
Ma
è bellissimo! Sembra di essere a Big Sur! No è meglio di Big Sur.”
E arrivati a Pupille, nella casa più antica della valle che è poi Villa
San Lorenzo, si pone ieratico nel portale, immortalato dal fotografo
bresciano Walter Pescara.
È solo dispiaciuto di non aver potuto conoscere nessuna vacca... “
da
noi sono tutte uguali, bianche e nere.” ( ad ottobre infatti gli
alpeggi sono tutti smonticati).
Negli anni successivi, quando raggiungerò mio figlio Cristiano
Norberto, che da vent’anni vive e lavora a Los Angeles, incontrerò il
Poeta più venerato d’ America un paio di volte all’anno.
In quella casa, posta al 250 Francisco street, gli cucinerò
il «formai
rostì» del Lagorai, con polenta di farina di granturco acquistata da
Molinari, l’ultimo negozio di generi alimentari italiano di North
Beach, sulla Columbus Ave, a due passi dalla sua libreria.
In una delle tante cartoline arrivate a Telve scriverà : “ Cara Laura
ho ricevuto tutti questi formaggi fantastici, tante grazie. Non ho mai
gustato i formaggi di questi paesi..( eccetto parmigiano). È un
insegnamento. Spero di vederti quando torno a Verona ( forse in
Junio...Francesco Conz saprà i dati). Un abbraccio. Lorenzo
Ferlinghetti.”
Nel tempo, e per conto dell’Archivio F. Conz, curerò le letture oltre
che nel Trentino, quella di Roma, l’ultima reading europea questa del
Poeta universale di Frisco, al Teatro Tor Bella Monarca, gestito da
Michele Placido.
Voce recitante: Alberto Albertazzi, tra un pubblico letteralmente in
delirio.
E pensare che tutto era partito dal formaggio di quella mia montagna
dove
settanta anni fa trascorrevo l’estate nella maggiolera, la malga di
bassa quota del nonno malghese, tra ruscelli , vacche, erba cruda,
fiori, fieno, alberi , odore di latte cagliato, il cigolio della
zangola da burro mentre dall’altra parte dell’oceano, nell’occidente
più a occidente del mondo, nasceva la Beat Generation, l’Urlo
di Allen Ginsberg, On the Road di Jack Kerouac.
E la poesia dichiarativa di Lawrence Ferlinghetti.
Se
il Poeta universale più famoso al mondo, è vissuto fino a 102 anni,
sicuramente questo lo si deve a Mauro Aprile Zanetti (*), autore
poliglotta pubblicato, filmmaker, reporter, stratega multimediale, tech
evangelist e coltissimo intellettuale siciliano che Lawrence
Ferlinghetti ha scelto a San Francisco nel 2014 come suo segretario
personale per leggere, scrivere email, curare PR con i media,
realizzare video, tradurre dal francese, italiano e inglese,
affidandogli, ormai cieco, anche la curatela di “Little Boy”,
l’ultimo romanzo di questo incredibile artista multimediale. E non solo suo segretario, ma colui che l’ha seguito con amore accogliendolo anche come un membro della sua famiglia. Ospitandolo, nei fine settimana, nella sua casa con la moglie Eva e i figli Federico e Penelope. Non facendolo sentire mai solo nel giorno di Natale. “Sei la mia primavera“, diceva spesso Lawrence a Mauro, che gli è stato accanto fino al suo ultimo giorno il 22 febbraio 2021. A quasi un mese dal suo centoduesimo compleanno. (*) Nota su Mauro Aprile Zanetti — Zanetti è il soprannome che Mauro Aprile ha adottato come nome d’arte quando ancora teenager cominciò a scrivere saggi, fare video e pubblicare reportage. Il nomignolo Zanetti fu dato dai compaesani alla famiglia Aprile ai primi del ‘900 dal nome del commissario Zanetti arrivato a Scicli a rappresentare la legge e la giustizia. Il bisnonno Giovanni Aprile, commerciante e sensale, veniva schernito come uno Zanetti perché si difendeva da solo anche in sede legale. Mauro ne ha fatto la sua firma d’autore. https://www.linkedin.com/in/mauroaprilezanetti |