(24.11.13) Gli Incontri Tra/Montani nascono nel 1990 da un incontro casuale fra associazioni culturali della Valle Camonica e della Valtrompia. Dalla constatazione di una scarsa comunicazione tra le valli e delle difficoltà nelle quali la montagna si trova nacque l’idea di un convegno annuale che aiutasse la crescita una rete di relazioni non istituzionali fra gruppi operanti nelle Alpi
I tra/montani: storia di una rete culturale alpina
In un'epoca di continua rincorsa delle novità, di finto pluralismo, della scomparsa dello spirito dialogico, la capacità di tessere pazienti relazioni sulla base delle particolarità dell'altro e della disponibilità all'ascolto assume un grande valore. È in questa chiave che va letta l'esperienza dei Tra/montani, che assume un significato tanto più pregnante quanto più si consideri che è arrivata alla 23a edizione.
La rete che i Tra/montani hanno cercato di tessere dall'inizio degli anni '90 si è i parte smagliata ma ssono state agganciate sempre nuove reatà territoriali e tematiche. Nel frattempo l'esigenza delle valli, delle montagne di parlarsi tra loro e di riflettere sul ruolo delle Terre alte in un'epoca di profondissima crisi è cresciuta. nella prospettiva della crescita ulteriore di reti che uniscano le Terre alte abbiamo ritenuto utile portare alla conoscenza anche di coloro che non hanno partecipato agli Incontri Tra/montani e non ne conoscono le iniziative la storia trentennale di questa esperienza culturale. Così abbiamo chiesto all'amico Giancarlo Maculotti di redigere un contributo che rendesse conto del suo svolgimento tra un Incontro e l'altro, tra una valle e l'altra. Giancarlo ha accettato e quella che segue è il resoconto di questo "viaggio"
Viaggio attraverso gli
Incontri tra/montani
(prima parte)
di Giancarlo Maculotti
1. I primi anni. La partenza
Correva l'anno 1990. A casa mia a Cerveno (Valle Camonica) arrivò un gruppo di Valtrumplini [1] interessati a conoscere meglio la mia ricerca sull'economia del ferro in Vallecamonica pubblicata da un paio d'anni nel libro I signori del ferro edito dal Circolo Culturale Ghislandi. Tra di essi ricordo Mauro Abati, Franco Ghigini e Massimo Galeri. Mi mise in contatto con loro una comune amica che vive in città [2].
Davanti ad una fumante pastasciutta si cominciò a parlare di rapporti tra le valli. Praticamente inesistenti dal punto di vista culturale. Vasi non comunicanti. Le valli dialogano un po' con la città di riferimento ma tra di loro sono afasiche. È vero, ci sono i passi, impraticabili nei lunghi mesi invernali, che dividono, ma ciò non basta a spiegare tutta questa incomunicabilità. Non sarà che anche i montanari siano totalmente dipendenti dalla cultura cittadina e considerino quindi il vettore che porta in città come l'unico che conta e quindi il solo da prendere in considerazione?
Eppure la produzione culturale delle due valli bresciane che mettiamo a confronto è tutt'altro che trascurabile. La Cooperativa Arca ad esempio, che è la loro organizzazione di riferimento, ha effettuato numerose ricerche di etnomusicologia e ha pubblicato diverse dispense di grande interesse. Si occupa di poesia e di archivistica. Tiene anche dei corsi di organetto in Svizzera (Val Verzasca). È tutt'altro che asfittica.
Il nostro circolo ha già pubblicato alcuni libri che hanno riscosso un certo successo di pubblico: La “Cattastrofe” di Duilio Faustinelli, La Valcamonica nella ricostruzione e la biografia di Ghislandi di Mimmo Franzinelli. Ma non ci siamo solo noi. Ci sono in Valle Camonica molte altre piccole realtà che lavorano in campo culturale.
Allora che facciamo? Beh, la risposta è semplice: creiamo delle linee di interscambio tra le valli [3]. Nasce così il primo convegno che si tiene in Valtrompia a metà ottobre[4]. Il felicissimo nome, Incontri Tra/Montani, non c'è ancora ma arriverà, penso ad opera della creatività di Abati, in occasione della pubblicazione degli atti [5]. Partecipano a questo primo meeting molti gruppi oltre ai nostri: ricordo il Centro studi Judicaria (Basilio Mosca, Gianni Poletti e Giuliano Beltami), il gruppo di Coumboscuro (il maestro Sergio Arneodo[6]), la Fondazione Valverzasca (Raffaele Scolari), la Fondazione Salicina nel Grigioni (Elisabeth Köstli), l'austriaco Dialecktinstitut Pro (Hans Haid) e molti altri. Un primo Convegno che fotografa il fermento che c'è nelle valli e apre varchi nel muro dell'incomunicabilità attraverso amicizie che nascono subito con scambi di pubblicazioni e, ovviamente, di indirizzi e numeri di telefono.
Gli amici della Valtrompia purtroppo, dopo pochi anni, li perderemo per strada. È il destino cinico e baro degli Itm a cui proprio i valtrumpini forniscono un bel nome evocativo del rapporto nascente e, inopinatamente, del tramonto della montagna che ha smesso da tempo di essere il centro del mondo. Molti gruppi come la cooperativa Arca organizzano fior di convegni e che poi si eclissano (tramontano?) e non li vedi più. Non rispondono più alle mail, non partecipano all'incontro annuale, non inviano a nessuno loro notizie. Si volatilizzano. Eppure continuano a vivere, ma nel loro ambiente e disdegnando rapporti più vasti. Le prime volte ci facevo una malattia perché non riuscivo a capacitarmi del perché. Ora non mi fascio più la testa anzitempo e, pur prevedendo il tradimento tramontano, non me ne dolgo più di tanto. La forza del destino ci ha trascinato infatti fin qui (XXIII convegno) e pare ormai inarrestabile. Abbiamo appuntamenti fissati già per i prossimi due/tre anni e le candidature nascono ormai spontaneamente.
Dopo la Valtrompia vien subito la Val Verzasca del Ticino svizzero. Raffaele Scolari è il punto di riferimento assieme a sua sorella e suo cognato[7]. In Svizzera scopriamo un fenomeno che poi interesserà alcuni anni più tardi anche le valli italiane: i professionisti che si fanno caprai. Unica speranza di futuro per le valli se i giovani precari, stanchi di essere presi per i fondelli dallo Stato, non ritorneranno sui monti a dissodare e bonificare ciò che i loro padri, operai inurbati, hanno abbandonato alle spine della vegetazione infestante e ai camosci.
Gli svizzeri resistono fino all'edizione del 2008 in Valle Camonica e poi anche loro spariscono. Che fine han fatto? Non ci è dato di sapere. In ogni caso manteniamo un caro ricordo di due Itm organizzati in Ticino: quello del '91 e quello del 2001 ad Acquacalda con Luigi Ferrari.
Nel frattempo si fanno avanti i trentini. A Pieve di Bono nel 1992 Giuliano Beltrami, Basilio Mosca, e Ruggero Dorna organizzano un memorabile convegno sugli statuti antichi e moderni dei comuni di montagna [8]. È il Convegno al quale partecipa, nella tavola rotonda finale, Alexander Langer, poco prima della sua tragica fine. È a Pieve di Bono che scopro che grande tradizione di vera autonomia avevano le nostre comunità già nei secoli passati. Ogni Vicinia, ogni Regola, ogni Patriziato aveva un suo statuto simile agli altri e nello stesso tempo enormemente diverso. Non come gli statuti fotocopia del giorno d'oggi, centralistici e antiautonomisti per antonomasia.
La Val Giudicarie, se Dio vuole, non la perdiamo. Rimane fedelissima nei secoli come la Benemerita. Graziano Riccadonna raccoglie l'eredità di Basilio e crede negli Itm e rinnova il suo impegno ogni anno partecipando con un folto gruppo all'appuntamento settembrino. Anzi, nel 2005, il Centro Studi Judicaria organizza il ritorno nelle Giudicarie, a Condino, con il tema “Recupero dell’artigianato nelle valli alpine: occasione di sviluppo o finzione turistica?”. Idea e titolo, manco a dirlo, di Giuliano Beltrami, il preveggente.
Purtroppo nel 1993 l'appuntamento annuale salta. Andiamo a Cuneo ad incontrare il gruppo culturale che ruota attorno al maestro Sergio Arneodo. Prendiamo accordi per settembre, ma a maggio ci dicono che sono impossibilitati ad organizzare gli Itm e il tempo per cercare una valle che li sostituisca ormai manca. Il 1993 rimane però l'unico buco vuoto in più di vent'anni. Memori della difficoltà di trovare chi raccoglie il testimone man mano ci attrezzeremo per un appuntamento di metà anno che metta le basi del convegno autunnale.
2. Dalla Valle Camonica ai Grigioni
Nel 1994 tocca a noi della Valle Camonica. È il primo dei Convegni che si divide in due posti diversi: a Cividate Camuno il venerdì e a Lozio il sabato. Si parla delle prospettive del turismo culturale nelle vallate alpine e tra i relatori c'è Edoardo Bressan, Luciano Pilati, Uldarico Fantelli, Hans Haid, Ausilio Priuli, Fortunato Turrini, per citarne solo alcuni [9]. Lo spettacolo [10], una specie di recital, è affidato ad Angelo Trotti e ai Galber di Monno. Il comodo alloggio alla Casa della Sapienza. La scommessa che si possono organizzare ottimi Convegni, con larga partecipazione, anche in paesini sperduti vince inequivocabilmente. Officianti assieme al presidente ab aeterno Pierluigi Milani, i baffi turchi del sindaco Tone Giorgi.
Ci si ripete nel 1995 a Malè, in Val di Sole, con “L’impatto del turismo di massa sull’ambiente umano nelle valli alpine”. Sono gli anni nei quali va di moda parlare di turismo e gli Itm non sfuggono alla regola. Instauriamo in quell'occasione rapporti stretti di amicizia con il presidente del Centro Culturale Val di Sole Uldarico Fantelli, con il suo segretario Costanzi e con Marcello Liboni. Il contatto per alcuni anni sarà molto produttivo. In Val di Sole si ritornerà nel 2002.
Nel 1996 arriva la Valtellina con Bruno Ciapponi Landi. Lo introduce Mario Testorelli del quale era stato collaboratore quando era assessore provinciale all’emigrazione e al turismo. Non ce la fa, credo per ragioni di salute, a portare gli ITM in Valfurva, ma chiede a Bruno di occuparsene in sua vece. La catena di Sant’Antonio che ci porta in Valfurva e poi in Valtellina nasce dall’amicizia tra Erminio Faustinelli, guida alpina di Pezzo, con Mario, l’organizzatore di uno dei più bei Musei Etnografici dell’arco alpino. Passammo a vedere la sua creatura (indimenticabili la cartella-slitta, i tubi dell’acquedotto che non si potevano sgelare col fuoco…) e fu intesa immediata: nel 1992 Testorelli era già tra i relatori degli Itm di Pieve di Bono con una relazione su “Gli Statuti della Magnifica Comunità di Bormio riformati in Coira nel 1361”.
A Tirano è la volta dell'emigrazione come tema centrale. Collaboro all'organizzazione e alla ricerca dei relatori (della Valle Camonica parteciperà Angelo Moreschi a parlare di emigrazione malonnese in Australia). Purtroppo è anche l'anno della mia emigrazione in Belgio e quel convegno, assieme ai due successivi in Val Cavallina (Bg) e in Val Cellina (Pn) li salto. Proprio nel 1997 a Gaverina Terme si faranno vivi i nostri amici dell'Archivio Bergamasco (Sergio Del Bello e Matteo Rabaglio) e del Circolo Baradello di Clusone (Camillo Pezzoli e Antonio Gonella) di cui, fortunatamente, non ci libereremo più. Sergio si innamorerà a tal punto dei tra/montani da diventarne il segretario plenipotenziario, il curatore del sito internet, assieme all’esperto Berni Pasinelli, l'estensore della newsletter e, last but not least, l'autore di innumerevoli telefonate a chi promette contatti e poi non si fa più vivo. È il coriaceo e cocciuto custode dell’”osservanza” tramontana. Per lui le regole sono regole (mica come in altri ambienti a noi molto lontani) e hanno valore costituzionale, quindi cogente.
Dalla Valcellina (1998) mi sono giunti echi di bevute e cantate. Degli atti neanche l'ombra. Dei contatti stabiliti nessuna traccia. È uno dei tra/montani mordi e fuggi che purtroppo finiscono nell'anno nel quale si realizzano. È la storia degli Itm organizzati dalle istituzioni e non da gruppi culturali. Quando cambiano le amministrazioni i contatti prima si inaridiscono poi rapidamente si estinguono.
Tra Bianzone e Poschiavo nel 1999 si tiene il nono Convegno. Riprendo subito il filo dopo la parentesi belga. A Bianzone, organizzatore Bruno Ciapponi Landi, visitiamo la Cantina di Triacca e facciamo delle libagioni con lo Sforzato. Scopriamo che esiste un rapporto secolare tra la valle svizzera e la Valtellina: “li Signori Grigioni” coltivavano possedimenti con vigneti nella zona di Tirano non potendoli avere, per ragioni di altitudine, nella loro valle. Il giorno successivo siamo nella valle di Poschiavo per parlare dei “Problemi di comunicazione tra le valli alpine e le nuove opportunità offerte dall’informatica”. Danilo Nussio è l'artefice dell'organizzazione di Videoconferenze per la formazione, prima del personale scolastico, e poi di associazioni e di categorie varie di valli lontane che si tengono in contatto, si aggiornano, si informano reciprocamente. L'idea partita dall'Istituto Professionale non si fermerà più e diventerà modello da imitare in molte altre realtà. Lo sviluppo e l'uso ad ampio raggio di internet sono già intuiti in tutte le loro potenzialità.
Rimaniamo in provincia di Sondrio l'anno successivo (2000) dove a Chiavenna si parla di “Luoghi di incontro e di convivialità nelle Alpi”. L'attenzione è centrata sui crotti e su altri punti di riferimento per la socialità tradizionale: la caneva bergamasca, la stalla dell'alta Valle Camonica. Protagonisti due Scaramellini, Guido e Guglielmo. Guido, da bravo animatore del Centro Studi della sua valle, non solo coordina il Convegno, ma ci fa da guida nell'interessante centro di Chiavenna (museo, chiese cattoliche ed ex protestanti, palazzi delle famiglie ricche e borghesi, sedi dei commissari Grigioni, taglieggiatori per un paio di secoli di Valtellina e Val Chiavenna). La domenica visitiamo, sempre con lui, il palazzo di Vertemate-Franchi. Scopriamo quindi non solo i Crotti di area chiavennasca e ticinese (ad opera di Raffaele Scolari) ma anche la totale cancellazione del paese di Piuro per una frana di proporzioni bibliche caduta nel 1618.
Note
[1] Primo popolo alpino nominato nel monumento di La Turbie: “Gentes alpinae devictae: triumplini, camunni ecc.”
[2] Desidero precisare che la Storia degli Itm che avete in mano è del tutto soggettiva ed è basata non su documenti ma su ricordi personali. La selezione delle memorie è del tutto arbitraria e molti episodi e molte persone tutt’altro che secondarie non sono stati citati per ragioni prevalentemente imponderabili.
[3] Pensandoci bene la singolarità della nostra storia è quella di ripetere i percorsi dell'informazione diretta, di elaborare i rapporti con i tempi non brevi della montagna (che definirei a lenta digestione), di utilizzare l'amicizia costruita sulla conoscenza, senza enfatizzare la stima, di cogliere fior da fiore mettendo in comune le esperienze. Sarà la mia deformazione professionale, ma il pardigma mi riporta alle antiche fiere, a quegli appuntamenti di ampio raggio territoriale a cadenza annuale, che erano anche grandi occasioni di scambi culturali, almeno nel senso delle conoscenze, dell'aggiornamento (commento di Bruno Ciapponi Landi).
[4] Negli anni successivi, ma senza alcuna rigidità e con diverse eccezioni, si sceglierà in genere il penultimo fine settimana di settembre.
[5] Atti: Alla ricerca di un’identità culturale delle vallate alpine, Gardone Val Trompia (Brescia), 1991
[6]
31 ottobre 2013, mail da
Coumboscuro: SERGIO ARNEODO A FACH LA DERNIERO TRAVERSADO.
Nostre
magistre a barà i-ouéi per la derniero Traversado vers lou ciel.
La lusour de soun pensier e de sa pouesio gagno nosto peno.
Il
nostro “magistre” ci ha lasciati soli per fare l’ultima
Traversado. La bellezza del suo pensiero e della sua poesia superano
il dolorei il
nostro "magistre" ci ha lasciati soli per fare l'ultima
traversata. La bellezza del suo pensiero e della sua poesia
supera il nostro dolorei il nostro "magistre" ci ha
lasciati soli per fare l'ultima traversata. La bellezza del suo
pensiero e della sua poesia supera il nostro dolore
[7] Atti: La costituzione dell’ambiente montano, Sonogno, Valle Verzasca - Canton Ticino (CH), 1994
[8] Atti: Dal comune rurale al comune moderno, Pieve di Bono (Trento), 1993
[9] Atti: Il turismo culturale nelle alpi - Le prospettive del turismo culturale nelle vallate alpine, Appunti n. 3, 1995
[10] Fin dal primo Convegno si prevedono nel programma degli spettacoli e delle escursioni nel luogo dell’incontro.