(25.03.14) Il parlamento europeo vota una risoluzione sul valore educativo e culturale della gastronomia che pare scritta da Slow Food. Un inno alla diversità culturale del cibo "autentico" e non omologato. Ma i parlamentare non sanno di che esiste una certa Unione Europea? E una certa PAC?
Parlamento europeo sembra quasi Slow Food (Dr Jekill e Mr Hyde?)
di Michele Corti
Le contraddizioni delle istituzioni europee emergono in modo padadossale alla lettura di una risoluzione adottata il 12 marzo dal parlamento
europeo riunito a Strasburgo. Si tratta della Risoluzione sul patrimonio gastronomico europeo: aspetti
culturali ed educativi (2013/2181(INI)) che accoglie molti principi del movimento che, da qualche decennio, con varie ispirazioni, sta rivendicando un cibo "locale", non omologato, non stravolto dalla manipolazione chimico-industriale, dove le materie prime agricole siano tracciabili, ma anche riconoscibili
per
la loro impronta gustativa
La grandeur della Francia
La risoluzione esprime in modo trasparente il peso della Francia che ha tutto l'interesse a capitalizzare in ambito europeo il suo primato gastroculturale sancito dal riconoscimento da parte dell'Unesco (che ha sede guarda caso a Parigi) della Cucina francese quale patrimonio dlel'umanità. Ad esso fa riscontro per le cucine italiane, più plurali e varie, direttamente legate alle tradizioni culturali, espressione più autentica del patrimonio immateriale, il riconoscimento della "dieta mediterranea", un'invenzione americana che non premia il contenuto culturale quanto quello salutistico.
Va ricordato che se fosse stato per l'Italia non avremmo le Dop e il modello centro-nord europeo di filiera alimentare (poche grandi unità di trasformazione, pochi prodotti alimentari industriali omologati) sarebbe stato imposto in modo "secco" anche ai paesi mediterranei. Per fortuna che la Francia, dove lo stato riconosce l'agricoltura e la gastronomia quali risorse strategiche da tutelare, c'è. Inutile, anzi ingiusto, lamentarsi se essa si riserva la parte del leone. Se lo merita.
Per fortuna che in Italia, al di là di uno stato inetto e prono agli interessi dei potentati e delle corporazioni che anche nell'agroalimentare dettano legge, ci sono tanti piccoli produttori, spesso coraggiosi e caparbi, a volte persino eroici. C'è anche - pur con le sue contraddizioni - Slow Food, ci sono le innumerevoli confraternite, sagre, gruppi locali a tutela e celebrazione dei prodotti e delle preparazioni gastronomiche che incarnano il genisu loci.
Manca (quasi del tutto) la dimensione sociale, strettamente legata a quella culturale
La Risoluzione va incontro a tutto questo, al movimento per il km 0, ai GAS, alle associazioni di ristoratori che cercano il dialogo con i contadini, alle esperienze di socializzazione, rinascita comunitaria che in questi anni sono sorte intorno al "cibo locale" e ai sistemi di relazioni territoriali che esso implica e che è necesario riattivare, rianimare se si vuole un cibo "con un'anima". A partire da pratiche e riti di produzione, trasformazione, preparazione, consumo, dal recupero di varietà di iante coltiuvate e di razze di animali, dal ripristino di elementi del paesaggio.
La Risoluzione purtroppo non considera un terzo elemento necessario per chiudere il cerchio: il ruolo sociale del cibo "culturale" del local food, della gastronomia territoriale. Essa si limita agli aspetti educativi e culturali ma è nella dimensione sociale e comunitaria, nella dimensione delle reti (rurali in primis) che queste due dimensioni si incarnano. Scollegando dimensione sociale e culturale è ovvio che il rischio della folklorizzazione, della commodificazione, della manipolazione rientra dalla finestra dopo essere stato cacciato dalla porta. Vi è peraltro contenuto nei vari punti della l'accoglimento favorevole alle: "iniziative quali il movimento «Slow Food», che contribuiscono a far in modo che le persone imparino ad apprezzare l'importanza sociale e culturale del cibo". Le valenze sociali sono richiamate anche in un altro punto sia pure nella forma "riduzionista" della convivialità e del generico legame sociale (una versione "debole" della valenza sociale del cibo connotato culturalmente e territoralmente): Si chiede agli Stati membri e alla Commissione: "di sviluppare gli aspetti culturali della gastronomia e di promuovere abitudini alimentari che tutelino la salute dei consumatori, agevolino gli scambi e la condivisione tra culture e promuovano le regioni, tenendo vivo, al contempo, il piacere derivante dal cibo, dalla convivialità e dalla socializzazione".
La paura della dimensione sociale e politica dei conflitti su local e global food
Il riconoscimento della dimensione sociale del cibo evidentemente implica un'apertura verso la dimensione politica dei conflitti. Il Parlamento europeo, desideroso di raggiungere un accordo su una risoluzione "buonista" che recepisce tante istanze tra loro eterogenee (di tipo economico e culturale) non poteva andare oltre. Il cibo costituisce uno dei capitoli più esplosivi del conflitto sociale e politico dle terzo millennio.
In ogni caso la Risoluzione, anche slegando la dimensione culturale da quella sociale nell'ovvio obiettivo di disinnescarne la valenza politica, sancisce principi importanti e un decisivo passo avanti. Da questo punto di vista viene da chiedersi se la Commissione, il Consiglio, lo stesso Parlamento che in questi anni hanno legiferato nel senso di una rigida regolazione (con il pretesto della libera concorrenza e circolazione delle merci, ma in realtà per favorire la grande industria a discapito dlela produzione su piccola scala), che hanno imposto ai piccoli produttori, ai contadini, agli artigiani del cibo pesanti adempimenti e rispetto di standard, sono sullo stesso pianeta del Parlamento che ha approvato la Risoluzione sul valore educativo e culturale della gastronomia.
Nel mentre risulta spontaneo e inevitabile portsi questi interrogativi va anche riconosciuto che i contenuti della Risoluzione rappresentano altrettanti acquisizioni, punti fermi che la futura legislazione e gli stati non potranno ignorare per quanto espressi sotto forma di inviti ed esortazioni non certo vincolanti.
Non si può non valutare positivamente inviti come quelli formulati nella risoluzione a : alla Commissione, al Consiglio e agli Stati membri a "valutare la possibilità di prevedere che i consumatori ricevano informazioni dai ristoratori riguardo a piatti preparati sul posto partendo da prodotti non trasformati".
Un punto molto importante della Risoluzione che cala la "gastronomia" all'interno di sistemi localizzati di produzione alimentare con chiari riferimenti ai sistemi di relazioni che li strutturano riguarda gli inviti ad assumere "le iniziative che possono essere sviluppate dagli Stati membri e dalle loro regioni per promuovere e tutelare tutti i territori, i paesaggi e i prodotti che costituisconoil loro patrimonio gastronomico locale" e - ancora più concretamente ad adottare: "misure per tutelare il patrimonio europeo collegato alla gastronomia, come ad esempio la tutela del patrimonio architettonico dei mercati tradizionali di alimenti, delle aziende vinicole o di altre strutture, nonché degli strumenti e dei macchinari correlati all'alimentazione e alla gastronomia".
Un po 'generico l'invito alle regioni: "a promuovere la gastronomia locale e dietetica nella ristorazione scolastica e collettiva in collaborazione con i produttori locali, al fine di preservare e valorizzare il patrimonio gastronomico regionale, stimolare l'agricoltura locale e accorciare le catene di approvvigionamento".
Il riferimento all'agricoltura locale è ovviamente timido come non potrebbe essere diversamente dal momento che l'intervento delle regioni si muove all'intern delle misure e delle disponibilità finanziarie della PAC.
Una PAC che ha deluso amaramente chi si illudeva del greening, della svolta a favore dell'agricoltura contadina. Le limitazioni alla canalizzazione dei sussidi europei verso le grandi aziende industrializzate non ci sono state. Il Dr Jekill ha buone intenzioni ma comanda Mr. Hyde. E il Parlamento europeo resta una costosa istituzione sostanzialmente consultiva. Chi comanda in Europa non è eletto da nessuno.
Il testo (è riportata solo la parte sugli aspetti culturali)
Il Parlamento europeo
R. considerando che la gastronomia è l'insieme di conoscenze, esperienze, arte e artigianalità che consentono di mangiare in modo sano e gradevole;
S. considerando che la gastronomia fa parte della nostra identità ed è un elemento essenziale del patrimonio culturale europeo e di quello degli Stati membri;
T. considerando che l'Unione europea ha promosso l'identificazione, la difesa e la protezione internazionale delle indicazioni geografiche, delle denominazioni d'origine e delle specialità tradizionali dei prodotti agroalimentari;
U. considerando che la gastronomia non è soltanto una forma d'arte elitaria basata sulla preparazione attenta del cibo, ma riflette anche il riconoscimento del valore delle materie prime di cui si serve, della loro qualità e della necessità di raggiungere l'eccellenza in tutte le fasi di trasformazione degli alimenti, concetto a cui è legato il rispetto degli animali e della natura;
V. considerando che la gastronomia è strettamente correlata alle pratiche agricole delle diverse regioni europee e ai relativi prodotti locali;
W. considerando che è importante preservare i riti e le usanze legati anche alla gastronomia locale e regionale e incoraggiare lo sviluppo della gastronomia europea;
X. considerando che la gastronomia rappresenta una delle manifestazioni culturali più importanti dell'essere umano e che il termine non si riferisce esclusivamente alla cosiddetta «alta cucina», ma abbraccia anche tutte le espressioni culinarie delle diverse regioni e dei diversi ceti sociali, anche quelle provenienti dalla cucina locale tradizionale;
Y. considerando che la sopravvivenza della cucina tipica è un patrimonio culinario e culturale molto spesso messo a rischio dall'invasione di cibi standardizzati;
Z. considerando che la qualità, la reputazione e la diversità della gastronomia europea richiedono che una quantità sufficiente di alimenti di adeguata qualità sia prodotta in Europa;
AA. considerando che la gastronomia è associata ai diversi aspetti dell'alimentazione e che i suoi tre pilastri fondamentali sono la salute, le abitudini alimentari e il piacere; che l'arte della tavola è in molti paesi un aspetto importante dei rapporti umani e contribuisce ad avvicinare le persone; che conoscere culture gastronomiche diverse è una forma di scambio e di condivisione; che ciò ha anche effetti positivi sulla vita sociale e i rapporti familiari;
AB. considerando che il riconoscimento da parte dell'UNESCO della dieta mediterranea quale patrimonio culturale immateriale è importante poiché considera tale dieta come costituita da un insieme di conoscenze, competenze, pratiche, rituali, tradizioni e simboli correlati alle colture agricole, alla pesca e all'allevamento del bestiame, nonché alle modalità di conservazione, trasformazione, cottura, condivisione e consumo degli alimenti;
AC. considerando che le abitudini alimentari dei popoli europei costituiscono una ricca eredità socioculturale che è d'obbligo trasmettere alle generazioni future; che le scuole, assieme alle famiglie, rappresentano il luogo ideale per acquisire tali conoscenze;
AD. considerando che la gastronomia si sta trasformando in una delle principali attrattive turistiche e che l'interazione fra turismo, gastronomia e nutrizione sortisce un effetto molto positivo sulla promozione del turismo;
AE. considerando che è importante trasmettere alle generazioni future le ricchezze della gastronomia della loro regione e di quella europea in generale;
AF. considerando che la gastronomia contribuisce a promuovere il patrimonio regionale;
AG. considerando che è essenziale promuovere i prodotti locali e regionali per preservare, da un lato, il patrimonio gastronomico e, dall'altro, garantire un'equa remunerazione ai produttori e la massima accessibilità a tali prodotti;
AH. considerando che la gastronomia è fonte di ricchezza culturale ed economica per le regioni dell'Unione europea;
AI. considerando che il patrimonio europeo è costituito da un insieme di elementi materiali e immateriali e che, nel caso della gastronomia e dell'alimentazione, è anche rappresentato dal territorio e dal paesaggio da dove provengono i prodotti consumati;
AJ. considerando che la longevità, la diversità e la ricchezza culturale della gastronomia europea si basano sulla disponibilità di prodotti locali di elevata qualità;
21. sottolinea la necessità di far conoscere la varietà e la qualità delle regioni, dei paesaggi e dei prodotti che sono alla base della gastronomia europea, che fa parte del nostro patrimonio culturale e costituisce inoltre uno stile di vita unico e riconosciuto a livello internazionale; sottolinea che ciò richiede, talvolta, il rispetto delle usanze locali;
22. indica che la gastronomia è uno strumento utile allo sviluppo della crescita e dell'occupazione in numerosi settori economici, come ad esempio l'industria della ristorazione, il turismo, il settore agroalimentare e la ricerca; osserva che la gastronomia può, inoltre, sensibilizzare in merito alla tutela della natura e dell'ambiente, garantendo così che gli alimenti abbiano un gusto più autentico, meno alterato da additivi o conservanti;
23. sottolinea l'importanza della gastronomia nella promozione del settore della ricettività in Europa e viceversa;
24. riconosce il ruolo svolto dai nostri cuochi qualificati e di talento nel preservare ed esportare il nostro patrimonio gastronomico e l'importanza di conservare le nostre competenze culinarie come fattore essenziale che aggiunge valore in termini sia educativi sia economici;
25. accoglie con favore le iniziative destinate a promuovere il patrimonio gastronomico europeo, quali ad esempio le fiere e i festival gastronomici a livello locale e regionale che rafforzano il concetto di vicinanza come elemento di rispetto dell'ambiente e del contesto in cui viviamo e costituiscono una garanzia di maggiore fiducia da parte del consumatore; incoraggia a includere in tali iniziative una dimensione europea;
26. plaude ai tre regimi dell'Unione europea relativi alle indicazioni geografiche e alle specialità tradizionali quali la denominazione di origine protetta (DOP), l'indicazione geografica protetta(IGP) e la specialità tradizionale garantita(STG), che accrescono il valore dei prodotti agricoli europei a livello di Unione e internazionale; invita gli Stati membri e le regioni a sviluppare etichette DOP, in particolare etichette DOP comuni per prodotti dello stesso tipo provenienti da zone geografiche transfrontaliere;
27. accoglie favorevolmente iniziative quali il movimento «Slow Food», che contribuiscono a far in modo che le persone imparino ad apprezzare l'importanza sociale e culturale del cibo, nonché l'iniziativa «Wine in Moderation» che promuove uno stile di vita e un livello di consumo di bevande alcoliche associato alla moderazione;
28. sottolinea inoltre il ruolo svolto dalle accademie di gastronomia, dalla federazione europea delle fondazioni della nutrizione e dall'accademia internazionale della cucina, con sede a Parigi, nello studio e nella diffusione del patrimonio gastronomico;
29. invita gli Stati membri a formulare e attuare politiche destinate al miglioramento qualitativo e quantitativo dell'industria gastronomica, di per sé e in relazione alla sua offerta turistica, nel quadro dello sviluppo culturale ed economico delle diverse regioni;
30. sottolinea che la gastronomia costituisce un'importante esportazione culturale per l'UE e per i singoli Stati membri;
31. invita gli Stati membri a sostenere iniziative collegate al turismo rurale che favoriscano la conoscenza del patrimonio culturale e paesaggistico, offrano sostegno regionale e promuovano lo sviluppo rurale;
32. chiede agli Stati membri e alla Commissione di sviluppare gli aspetti culturali della gastronomia e di promuovere abitudini alimentari che tutelino la salute dei consumatori, agevolino gli scambi e la condivisione tra culture e promuovano le regioni, tenendo vivo, al contempo, il piacere derivante dal cibo, dalla convivialità e dalla socializzazione;
33. invita gli Stati membri a collaborare tra di loro e a sostenere le iniziative destinate a tutelare l'elevata qualità, la diversità, l'eterogeneità e la singolarità dei prodotti artigianali locali, regionali e nazionali al fine di lottare contro l'omogeneizzazione che, alla lunga, porterebbe all'impoverimento del patrimonio gastronomico europeo;
34. esorta la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a integrare nelle loro riflessioni in materia di politiche alimentari l'importanza di sostenere una produzione alimentare europea sostenibile, variata, di qualità e in quantità sufficiente, allo scopo di promuovere la diversità culinaria europea;
35. chiede alla Commissione e agli Stati membri di rafforzare il processo di riconoscimento e di etichettatura dei prodotti alimentari europei, per consentire la valorizzazione di tali prodotti, una migliore informazione dei consumatori e la tutela della diversità della gastronomia europea;
36. sottolinea l'importanza di riconoscere e valorizzare le produzioni gastronomiche di qualità; invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a valutare la possibilità di prevedere che i consumatori ricevano informazioni dai ristoratori riguardo a piatti preparati sul posto partendo da prodotti non trasformati;
37. esorta la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a studiare gli effetti delle legislazioni adottate sulle capacità, la diversità e la qualità della produzione alimentare nell'Unione europea, e di intraprendere provvedimenti per contrastare la contraffazione dei prodotti;
38. sostiene le iniziative che possono essere sviluppate dagli Stati membri e dalle loro regioni per promuovere e tutelare tutti i territori, i paesaggi e i prodotti che costituiscono il loro patrimonio gastronomico locale; invita le regioni a promuovere la gastronomia locale e dietetica nella ristorazione scolastica e collettiva in collaborazione con i produttori locali, al fine di preservare e valorizzare il patrimonio gastronomico regionale, stimolare l'agricoltura locale e accorciare le catene di approvvigionamento;
39. invita gli Stati membri ad adottare misure per tutelare il patrimonio europeo collegato alla gastronomia, come ad esempio la tutela del patrimonio architettonico dei mercati tradizionali di alimenti, delle aziende vinicole o di altre strutture, nonché degli strumenti e dei macchinari correlati all'alimentazione e alla gastronomia;
40. insiste sull'importanza di individuare, registrare, trasmettere e diffondere la ricchezza culturale della gastronomia europea; esorta a istituire un osservatorio europeo della gastronomia;
41. propone alla Commissione di includere la gastronomia europea nei suoi programmi e nelle sue iniziative culturali;
42. accoglie con favore l'inserimento nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'UNESCO della gastronomia francese, della dieta mediterranea, del pan di zenzero croato e della cucina tradizionale del Messico, e ed esorta gli Stati membri a chiedere l'inserimento delle loro tradizioni e pratiche gastronomiche nella Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO, al fine di contribuire alla loro tutela;
43. propone alle città europee di presentare la loro candidatura a città UNESCO della gastronomia, nell'ambito del programma relativo alla rete delle città creative;