Ruralpini - Pecore anti-incendio

 

 

 

 

 


 

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Il tabù dell'orchidea

 

La pecora "puzza", l'orchidea è bella ed elegante. Il decandentismo narcisista e classista si è spostato dal mito letterario a quello pseudo naturalista ricreando idoli e tabù e affermandosi ideologicamente anche in contrasto con la tutela effettuale della biodiversità e dalle calamità naturali. Il regime gli liscia il pelo perché funzionale alle biopolitiche di sfruttamento dell'uomo e della natura del neoliberismo

I "naturalisti" fautori di una concezione del mondo in cui l'uomo è un "disturbo" da far sparire (o al massimo ritornare al numero del paleolitico, quando l'Europa era popolata da poche decine di migliaia di cacciatori-raccoglitori) stanno esagerando. Il fatto che le loro idee nichiliste non vengano contrastate è dovutoal fatto che per il regime neoliberista queste ideologie sono un ottimo diversivo. Meglio concentrarsi sul Panda, sull'orso, sull'orchidea che sui problemi di nocività ambientali legati all'agricoltura industriale, all'industria chimica, ai tanti stabilimenti che producono pià inquinamento e morte che ricchezza. Meglio prendersela con soggetti quali i contadini, i pastori, i cacciatori (specie in via di estinzione) che con le lobby.

Il p.a. Giancarlo Moioli è da parecchi anni impegnato nei servizi antincendio boschivo. È tecnico agricolo della Comunità Montana Val Seriana e autore di uno dei pochissimi progetti continuativi in Lombardia di pascolo di servizio per la prevenzione degli incendi. Non sono caldeggiati e finanziati perché le pecore non fanno business. Fanno risparmiare soldi che l'economia del parassitismo saprebbe come gestire con progetti inutili ma altisonanti dal punto di vista naturalistico e ingegneristico. Un progetto portato avanti tra molte difficoltà e ostacoli (anche frapposti da di chi lucra sugli incendi). È comprensibile che alle solite critiche dei verdastri e delle GEV che parlano di orde di pecore che devastano il Monte Cereto - quasi lo stessero facendo franare - e che ... orrore, orrore mangiano le preziose orchide, risponda come di seguito.

Con gli incendi o gli inarbustimenti scompaiono non solo le orchidee ma la biodiversità animale e vegetale ed è pacifico  che la varietà di piante spontanee, insetti, uccelli di pascoli usati in modo estensivo sia superiore a quella delle superfici abbandonate al mito distorto e decontestualizzato dell' "Amazzonia nostrana" da ricreare, come una specie di Swissminiature rispetto all'originale.

In Italia il conformismo accademico consente alle più becere idee naturalistiche e animalistiche di prosperare perché nessuno osa sostenere idee di buon senso che suonerebbero politically incorrect.  Una bella differenza dalla Francia dove ricercatori e intellettuali hanno sottoscritto un manifesto pro pastoralismo sostenendo che va difesa la pastorizia dall'espansione del lupo in quanto fattore chiave di promozione della biodiversità del paesaggio.  

Irrirato dagli attacchi all' "esercito di pecore" che devasterebbe il Monte Cereto Giancaro Moioli risponde:


 

Attenzione si profila un nuovo ciclo di rischio elevato di incendi boschivi

È un dato di fatto che gli incendi sono in generale diminuzione, nell'ultimo triennio, causa l'elevata e ben distribuita piovosità e nevosità e l'intervento immediato dell'elicottero ad ogni primo allarme. Ma la storia è fatta da cicli; gli esperti regionali, anche nell'ultima riunione di Novembre 2009, hanno sostenuto che siamo ormai alla fine del ciclo positivo e che, presto, ricominceremo ad avere anni difficili; per cui si raccomanda tutto ciò che è utile ad una efficace prevenzione. 
Il costo ambientale ed economico del fuoco, in termini di produzione di CO2, di emissione di particolati, di distruzione dell'ecosistema, di consumo di carburante per far volare gli aeromobili impegnati allo spegnimento è assodato quanto pesi sulla collettività.
Le greggi di ovini, sino ad oggi, se hanno consumato qualche mazzetto di flora spontanea, hanno nel frattempo prodotto carne di ottima qualità, (tra l'altro sempre piu' ricercata dal consumatore di provenienza extracomunitaria), hanno concimato essenze erbacee, arbustive ed arboree (è visibile anche al profano come si è ripresa in vigoria nell'ultimo decennio la macchia del Cereto). Parlano gli allegati, visto che anche gli esponenti parlano con foto di fiori.

 

L'azione di pascolamento contiene l'espansione di Molinia arundinacea, specie aggressiva che tende a ricoprire interi versanti. Di elevato portamento e dallo stelo molto lignificato provoca alivello del terreno l'accumulo di necromassa difficilmente elentamente degradabile  che costituisce innesco di incendio e creando uno spesso strato feltroso impedisce l'emergenza di altre essenze meno vigorose

Studi e verifiche sulla biodiversità vegetale e animale testimoniano a favore della presenza delle pecore

Gli allegati sono noti alla pubblica opinione, sono tesi ufficiali di laurea presso l'Università di Milano, passo preliminare per il riconoscimento della attività pascoliva sperimentale fra le opere di prevenzione attiva degli incendi.
Nello studio, nei rilievi e nelle osservazioni di corredo alla tesi (hanno fatto da supporto anche 2 docenti operanti presso l'Università della Liguria) è stato dimostrato anche il positivo incremento e ritorno (delle specie che avevano abbandonato l'ambiente) di specie animali selvatiche (lepre, coturnice, capriolo, cervo) che trovano pascolo verde (non soffocato dal paglione lignificato) anche durante l'inverno, oltre a parecchi insetti e pure uccelli spazzini.
In poche parole: non un impoverimento ma un generale arricchimento della biodiversità (Anno 2010 proclamato anno mondiale per la conservazione della biodiversità).

 

Limitati problemi di erosione a carico del sito di mandratura (per ovvie ragioni logistiche) ma le fioriture non sono compromesse

Per quantoriguarda le specie floristiche, oltre a far rilevare che il pascolo degli ovini non è esteso a tutto il Monte Cereto (rispetto ai primi anni si è parecchio contratto), si rileva che la pecora asporta parzialmente la parte vegetativa, mai i bulbi, rizomi ecc.; infatti è possibile osservare ancora le fioriture sia negli spazi ove gli ovini non pascolano, sia ricacci e talora fioriture tardive ove han già pascolato.
Per quanto riguarda il punto ove è frequente lo stazionamento della mandra notturna, è purtroppo l'unico punto con meno pendenza; è vero che è stata provocata un poco di erosione ma è anche vero che l'area coincide con l'ex cava dello spolverì, polvere abrasiva usata un tempo (quando mancavano i detersivi) per pulire e sgrassare le pentole. Rilevo invece,come segnalato molte volte anche alle Guardie ecologiche, il frequente indisturbato passaggio di moto da cross che vanno su e giù per il tracciato degli ovini, mascherando e scaricando così il danno sugli animali.

 


 

 

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