(29.04.15) Una moda americana? Una trovata pubblicitaria? Non proprio. Il "trekking" con le capre fa parte della storia remota dell'uomo. Gli antenati neolitici hanno potuto spostarsi verso nuove terre grazie alla capra, una compagna che ovunque trova qualcosa di commestibile. E che fornisce un latte prezioso (oltre a carne, pelle, corna, tendini, concime...)
Il trekking con capre
(di "moda" da 12.ooo anni)
di Michele Corti
Il ritorno ad utilizzi "multifunzionali" dei nostri animali domestici non è affatto un revival nostalgico o snobistico ma riflette il recupero di quella dimensione di simbiosi, di referenza animale che fa parte della storia umana. È la società industriale che ha trasformato i nostri compagni in frivoli pet o in bistecche ambulanti. Quanto sta avvenendo negli Stati Uniti ma anche in altri paesi compresa la Svizzera sul tema di capra "da lavoro" o "sportiva" ci fa riflettere sul legame profondo tra la nostra specie e quella caprina, la più utile, la più fedele ma anche la più disprezzata dalle arroganti culture urbane
Sino a pochi anni fa si pensava che la la la capra fosse stata addomesticata 10.000 anni fa. Poi la datazione si è spostata a 11.000 e oggi gli stessi archeologi avanzano una datazione (da confermare) di 12.000 anni fa. L'area dove avvenne questa domesticazione a partire da diverse specie di capre selvatiche (ma prevalentementa da Capra aeagrus) è stata da tempo individuata tra l'Anatolia orientale e la porzione settentrionale e centrale dei monti Zagros con qualche contributo minore dell'altopiano iranico e dei monti Zagros meridionali (1).
Oggi le aree di origine della capra domestica (dove - foto sotto - continua a vivere la capra selvatica) sono estremamente aride ma se l'ambiente di montagna, aspro e roccioso spiega non poche caratteristiche ereditate dalla capra domestica dobbiamo anche considerare che la sua capacità produttiva e l'adattamento a climi temperati e più umidi si spiegano con la ben diversa condizione climatica dei tempi della prima domesticazione. Quando essa avvenne stava terminando la glaciazione wurmiana e il clima era più fresco e umido.
Anche se per ora non esiste ancora una conferma definitiva che la capra sia stata domesticata prima di tutti gli altri animali (cane escluso), gli elementi per sostenere un suo ruolo chiave nello sviluppo e nella espansione della "rivoluzione neolitica", ovvero nel più importante tappa nella storia della nostra specie. Sono due studi archeologici hanno consentito di comprendere come il ruolo della capra sia stato decisivo per l'espansione della civiltà dell'allevamento e della coltivazione (vuoi nella modalità della migrazione di genti neolitiche, vuoi nella modalità di acquisizione da parte delle popolazioni mesolitiche di cacciatori e raccoglitori degli elementi della cultura neolitica). Nel 2001 Gordon Luikard, un ricercatore dell'Università di Grenoble (oggi del Montana) che si occupa di genetica di popolazioni ma anche di ecologia e di conservazionismo pubblicò (con altri coautori) i risultati di uno studio di grande importanza sulla struttura genetica delle attuali popolazioni caprine (2). Quanto emerso dallo studio di Luikart et al. evidenziava come la maggior parte della diversità genetica della specia caprina (80%) sia rappresentata da una differenza entro razze ed entro gruppi di razze dello stesso continente. Una situazione opposta a quella della specie bovina in cui la maggior parte della differenza agenetica della specie è spiegata da differenze tra gruppi di razze della stessa area geografica. Solo il 10% della differenza del Dna mitocondriale nelle capre è legata a differenza tra popolazioni dei diversi continenti mentree nella specie bovina questa percentuale sale al 50%.
Ogni razza di capre, che si trovi in Europa, Asia, Africa presenta al proprio interno una grande differenza genetica che riflette una differenza in larga misura già presente all'origine nei centri di domesticazione (legata alle differenze delle specie selvatiche ancestrali), ma anche una precoce e rapida diffusione lontano dall'area stessa che ha determinato nel lungo periodo successivo intensi scambi tra le diverse popolazioni.
A riprova di una grande interconnessione delle popolazioni caprine Luikard ha trovato che una delle linee più recenti della capra domestica, diffusesi dopo la prima espansione neolitica si ritrova in località molto distanti quali la Svizzera, la Slovenia e la Mongolia. Una circostanza rafforzata da un altro fondamentale contributo, quello di Fernandez et al. (2006) (3) che nei siti del primo neolitico del Sud della Francia. Precisamente nella caverna di Baume d’Oullen occupata da neolitici provenienti dal Medio oriente (che rappresentava quindi il fronte avanzato dell'espansione neolitica) hanno verificato la presenza, sulla base dell'esame del Dna mitocondriale estratto dalle ossa, di diverse linee genetiche. Segno che si trattava di animali nei quali erano già mescolati i diversi tipi dei centri di domesticazione del medio oriente e che quindi, con molta probabilità, essi erano arrivati, con una migrazione più o meno lunga, dal Medio oriente stesso insieme all'uomo.
Migranti e conquistadores "in viaggio con le capre"
La struttura genetica fortemente intrecciata della specie caprina riflette quella della specie umana e porta alla conclusione che la capra si è diffusa insieme all'uomo (o l'uomo insieme alla capra). La rivista Nature nel divulgare l'articolo di Luikard coglieva il senso di questa acquisizione scientifica titolando: "Have goat, will travel. The hardy goat has accompanied humans wherever they have wandered" (Se si hanno le capre si viaggerà. La resistente capra ha accompagnato gli umani ovunque essi hanno vagato).
Perché la capra è l'accessorio indispensabile per l'umanità che si mette in viaggio e perché le capre si sono così intensamente "rimescolate" nel mondo? Dobbiamo pensare alle prime migrazioni di genti che avevano domesticato animali e piante non come quelle delle orde di cavalieri e pastori di tempi di molto successivi. Si deve pensare a piccoli gruppi con non numerosi animali al seguito. La capra, di piccola taglia, agile, portata a seguire l'uomo e persino ad obbedire ai comandi vocali è l'ideale per lo spostamento di piccoli gruppi. Può anche essere facilmente trasportata su imbarcazioni anche di piccole dimensioni.
Ma la capra ha accompagnato i colonizzatori europei anche nei secoli della moternità, imbarcata sulle navi di Cook e degli altri navigatori. Abbandonate su qualche isoletta deserta di mari lontani le capre rappresentavano anche una "dispensa" sulle rotte transoceaniche in caso di necessità.
Viaggiare con le capre è più facile che con altre specie animali. La capra è una grande risparmiatrice di acqua e di proteine (ha dei meccanismo di riciclo più efficienti rispetto alla pecora) e può utilizzare grazie ai meccanismi di detossificazione piante velenose, ricche di oli essenziali, tannini e altri composti antinutrizionali. Per sopravvivere gli basta molto poco (se però ha ha disposizione un alimento di elevato valore nutrizionale è in grado di trasformarlo efficacemente in latte). La grande versatilità della capra, capace di adattarsi agli alimenti più disparati (compresi gli avanzi dell'alimentazione umana) e agli ambienti più disparati spiega il suo successo e la sua ubiquitarietà. La capra fornisce anche una serie di prodotti: non solo latte e carne ma anche il corno (utile per vari utensili), i tendini (per cuciture), la pelle (per abbigliamento e per realizzare contenitori).
Spostandosi con le "proprie" capre i colonizzatori dall'età delle pietra in poi hanno portato le capre ovunque alimentando un intreccio di flussi di geni. Dopo essersi stabiliti i colonizzatori cercavano di procurarsi bovini e ovini sul posto.
Il ritorno della capra "da viaggio" e da trasporto
Viaggiare con le capre ed utilizzarle per la soma è tornato di attualità. L'uso dlele capre da soma era tradizionale in Tibet (specie per il trasporto del sale) ma occasionalmente anche in Svizzera e altrove le capre sono state utilizzate per il someggio e per la trazione.
Come per tante attività sportive o ricreative outdoor gli iniziatori sono stati gli amerinani. Ma non in un contesto frivolo e "modaiolo". Tutto inizia tra gli anni Settanta per merito di John Mionczynski di Atlantic City, Wyoming. All'inizio la sua non è un'attività ludico-sportiva ma ha finalità di supporto alle attività di ricerca. Lo stesso Mionczynski era impegnato in studi sulla Capra di montagna (selvatica) delle Montagne rocciose iniziò ad allestire, con un gregge con capre di diversa provenienza, un servizio di trasporto per rifornire i ricercatori che operavano in siti impervi per osservare le capre selvatiche. In questo serbvizio le capre si dimostrarono adatte a trasportare non solo rifornimenti ma anche attrezzature scientifiche. Lo stesso Mionczynski si dedicò a progettare basti e sacche e ad organizzare servizi di trasporto di vettovaglie e attrezzature per turisti impegnati in percorsi di trekking. Nel 1987 ha fondato la società Wind River Pack e nel 1992 ha pubblicato il manuale The pack goat (la capra da soma)(4).
L'esperienza di Mionczynski ha contagiato non pochi appassionati e operatori professionali e oggi è operativa l'associazione North American Packgoat Association con sede a Boise nell'Idaho.
La capra può trasportare senza
problemi il 25-30% del proprio peso (come nel caso di altri "classici animali da soma, anche nel caso dell'asino si arriva al 33%). Il tipo di animale più utilizzato è
il maschio castrato ma sono idonee a questo particolare utilizzo
anche le femmine di razze di buona taglia con caratteristiche di
rusticità e resistenza che presentano il grande vantaggio, in un
trekking veramente avventuroso, di fornire anche il latte (in quantità ovviamente limitata ).
Non è necessaria una cavezza e si trae profitto dall'intelligenza dell'animale.
Le caratteristiche comportamentali e la fisiologia digestiva della capra le consentono di trarre profitto da quasi ogni tipo di vegetazione. Lungo il percorso la capra (specie se non abituata ad una più rigorosa discipina) può spizzicare qua e là riprendendo rapidamente il suo posto nella carovana. Va tenuto presente che se il servizio reso è pesante il fabbisogno energetico legato allo spostamento e al trasporto può avvicinare o eguagliare quello di mantenimento. La distanza percorsa dalle capre someggiate va da 8 a 20 km in relazione alla pendenza e all'asperità del terreno.
Razze
Negli Usa sono utilizzate le razze europee. Si tratta di razze con spiccata attitudine alla produzione di latte che non sono certo ottimali per il lavoro. In Svizzera si utilizzano le razze "minori", quelle più spiccatamente di montagna. Ottime razze per il lavoro sono la Verzaschese e la Frisa Valtellinese che gli americani non conoscono). Sono razze robuste e con musculatura meglio sviluppata che nelle razze più specializzate da latte. La popolazione caprina Frisa dell'alta Valtellina è quella che presenta la taglia più elevata tra le capre europee con un altezza media al garrese (la femmina) di 80 cm e con molti soggetti che raggiungono i 90 kg, ovvero un peso che nelle altre razze è tipico dei... becchi. Ci sarebbe da fare un pensiero...
Tempo per pascolare
Nelle capre i fabbisogni energetici per lo spostamento sono i seguenti (espressi i kcal/km/kg di peso vivo): 0,8 (spostamento in piano), 7,58 (spostamento verticale in salita), 4,55 (spostamento verticale in discesa). Per trasformare le kcal in UFL (unità foraggere latte), ovvero nell'unità utilizzata in Francia e altri paesi, Italia compresa basta tenere presente che 1 UFL equivale a 1700 kcal. I fabbisogni per la soma nelle capre non sono ovviamente stati studiati ma in analogia con altre specie potremmo aggiungere il 40% ai fabbisogni per lo spostamento. Con una capra di buona taglia con un fabbisogno di mantenimento di 0,9 UFL/giorno e un servizio relativamente pesante potremmo calcolare un fabbisogno complessivo di 1,5-1,6 UFL. La capra in un ambiente con vegetazione varia può trovare quasi ovunque di che nutrirsi ma deve avere il tempo per farlo. Anche se ha ha disposizione buona erba di pascolo e foglie arbustive o arboree di analogo valore (o,7-0,8 UFL /kg di sostanza secca) dovrà ingerire 2 kg di sostanza secca il che comporta 5-6 ore di pascolamento. Un eventuale produzione di 1 kg di latte (ma è più facile che sia inferiore in condizioni di duro lavoro) comporterebbe quasi un ora di pascolo in più. Ciò significa che al mattino prima della partenza, durante la sosta meridiana e alla sera la capra deve avere a disposizione un tempo sufficiente per alimentarsi e che i siti scelti per accamparsi devono consentire di reperire (eventualmente con compensazioni).
Inutile aggiungere che alla capra non deve essere consentito di cibarsi delle provviste delle persone che partecipano al trekking (altrimenti assumeranno un fastidioso comportamento di immancabile e ostinata richiesta di offerte di cibo).
Ricordiamo che la capra è un animale relativamente individualista ma resta pur sempre una specie sociale e pur stabilendo uno stretto rapporto con l'uomo (e altri animali) gode come tutti gli animali sociali della compagnia dei propri simili. Per questo motivo le capre da trekking non dovrebbero essere da sole ma in piccoli gruppi e quantomeno in coppia. Una capra da sola, specie se è una femmina non può trasportare molto (una capra da 75 kg porta 15 kg e poco più, un becco castrato da 90 kg porta 22,5 kg).
Cure
La capra non richiede solo acqua e cibo. Possono essere necessari interventi di pronto soccorso, di cura delle unghielli. Chi affronta un trekking impegnativo o chi pensa di organizzare l'attività di capre someggiate deve essere ovviamente provvisto di un minimo di attrezzature e conoscenze veterinarie.
Attrezzature
I basti , sia pure in dimensioni ridotte sono uguali a quelle degli asini. e ne ripetono i modelli In alluminio (più costosi) o legno. Finimenti e sacche oltre che in nylon e altri materiali per outdoor anche in cuoio (le ceste anche in vimini).
Predatori
Utilizzando le capre per il trekking bisogna tenere presente che viaggiare con la capra comporta dei problemi di interazione con la fauna selvatica. Negli Usa alcuni parchi hanno ristretto o vietato il trekking con le capre per evitare la diffusione di patologie. Ma vi è anche il problema di orsi, lupi e puma. Negli Usa anche per chi frequenta a piedi zone a rischio (in particolare l'Alaska) è obbligatorio munirsi di una potente bomboletta di spray al peperoncino (in Italia quella "da orso" non è ammessa alla vendita ma solo quella anti-uomo con gittata e capacità limitata). In Europa il problema dei predatori è presente in diversi paesi, Italia compresa. Tra i predatori ovviamente vanno inclusi i cani fuori controllo. Contro cani e lupi può risultare di qualche utilità un dissuasore ad ultrasuoni o una pistola scacciacani. Ovviamente i pericoli maggiori sono legati agli accampamenti. Purtroppo non è più vero che lupi ed orsi stanno alla larga dagli umani. Però ci si puo difendere efficacemente con una rete elettrificata come quelle utilizzate dai pastori. Ovviamente si tratta di peso in più da trasportue anche perche è necessaria una batteria da 12 V. In aggiunta o in sostituzione alla rete elettrificata una difesa dai predatori (almeno nel caso del lupo) è utilizzabile il mastino maremmano. Ma se per un gregge ha un senso dotarsi di una muta per proteggere un gruppetto di capre diventa più complicato dotarsi di più cani (e uno solo garantisce una protezione limitata contro i branchi).
Stili di addestramento
Negli Stati Uniti l'addestramento delle capre da lavoro è preso molto sul serio. L'animale prescelto viene imprintato sull'uomo (si stacca dopo l'assunzione del colostro il capretto dalla madre e l'addestratore lo alimenta con il biberon). La capra da soma (più facilmente becco castrato, come si è detto) viene addestrata alla cavezza (tenendola costantemente legata durante il periodo di addestramento in modo che si convinca che la cavezza è qualcosa di cui non può disfarsi) e ai comandi vocali con tecniche simili a quelle utilizzate per i cani. Perché questo addestramento "duro"? Perché chi utilizza la capra da soma per il trekking fa seriamente affidamento su di essa attraversando zone spopolate. Diversa è la realtà in Europa. In Svizzera vi sono alcuni esempi di allevamenti che coniugano l'alpeggio e la produzione di latte bio con un'offerta di trekking. In un caso (un'azienda di Interlaken) vengono però proposti "trekking" di mezza giornata o di una giornata, un'altra azienda (nel Bernese) propone, però trekking anche di tre giorni. L'approccio è però comunque in entranbi casi "soft". Si accolgono in azienda e si adibiscono al lavoro (leggero) animali che nella nuova collocazione trovano un "rifugio della capra" non certo un luogo di duro lavoro.
Se da una parte il trekking con le capre da soma vede l'interesse di cacciatori e amanti dell'avventura dall'altra, specie in Europa, viene proposto ad anziani, portatori di handicap, famiglie e bambini per una formula di immersione nell'ambiente naturale e per un'esperienza educativa a contatto con quel meraviglioso animale che è la capra.
Siti e organizzazioni
Oltre a quelli citati negli Usa un sito che offre attrezzature e vario materiale è northwestpackgoats. Un'altra organizzazione Usa è highuintapackgoats Anche in Francia c'è chi organizza trekking con le capre capribalade mentre in Svizzera abbiamo più strutture. L'organizzazione
più strutturata è packgeiss che organizza anche corsi di trekking con
le capre, quello per il 2015 (a luglio) è però già overbooked
A Toffer a Sud di Berna offre trekking con le capre il biohof gutenbrunnen
(con un numero limitato di capre). Una realtà di capre bio con alpeggio nella zona di Interlaken è hügeiss.ch (solo "trekking" giornalieri).
Note.
1. Naderi S., et al. "The goat domestication process inferred from large-scale mitochondrial DNA analysis of wild and domestic individuals." Proceedings of the National Academy of Sciences 105.46 (2008): 17659-17664.
2. Luikart G. et al. "Multiple maternal origins and weak phylogeographic structure in domestic goats." Proceedings of the National Academy of Sciences 98.10 (2001): 5927-5932.
3. Fernández H. et al. "Divergent mtDNA lineages of goats in an Early Neolithic site, far from the initial domestication areas." Proceedings of the National Academy of Sciences 103.42 (2006): 15375-15379.
4. Mionczynski J., Hinchman H. (Illustrator) The pack goat, Pruett Publishing Company, Boulder, CO, 1992