(17.08.15) Farinetti trionfa ad Expo e si prepara ad aprire la Disneyland del cibo. Ottiene molti sostegni politici nonostante le polemiche sul lavoro interinale. Poco si è detto e si dice sul suo effettivo ruolo di sostegno dei produttori artigianali che costituisce uno degli elementi dell'affabulazione di Earaly. Ma c'è molta millanteria. E anche di peggio.
Bitto a Eataly di New York: quante gaffes
(come Farinetti promuove l'eccellenza agroalimentare)
di Michele Corti
Nel negozio Eataly di New York il Bitto vittima di una serie incredibile di gaffes che la dicono lunga sul mito di Oscar Natale Farinetti "salvatore della patria" del Made in Italy e delle eccellenze alimentari artigianali. Per di più le gaffes riguardano un prodotto che è uno dei più prestigiosi presidi di Slow Food
In questi giorni un morbegnese in visita a New York è passato dal celebrato negozio Eataly, una delle "meraviglie della mela" (sic). Ha visto qualcosa che non gli è andato a genio, ha scattato un paio di foto e le ha prontamente inviate - potenza degli smart phone e del web - al Centro del bitto di Gerola alta chiedendo lumi sul "bitto piemontese". Le foto sono state postate sulla pagina Facebook ufficiale del Bitto storico e ne è derivata una grandinata di commenti indignati. (vai alla pagina fb del bitto storico). Va bene (si fa per dire) che gli Usa sono la madre di ogni taroccatura e storpiatura dei prodotti alimentari italiani ma che a incentivare il malcostume sia proprio Eataly divenuta ormai una specie di intoccabile istituzione che le amministrazioni pubbliche fanno a gara nel favorire... beh, appare francamente troppo. Anche per gli standard del paese di Pulcinella.
Analizziamo le foto inviate da NY. Nella prima (sotto) c'è una forma di quello che a giudicare dal colore, dallo scalzo, dall'occhiatura parrebbe senz'altro Bitto. Se non che, per facilitare la pronuncia il nome viene storpiato in "Beeto". Invenzioni estemporanee di cui non si sente proprio il bisogno visto che molti in mala fede in Usa se ne approfittano.
In più si legge anche "Piemonte" come regione di origine del prodotto. Piemonte? Di annessionismi sabaudi ne abbiamo avuto abbastanza nel 1859. Cos'è questa nuova "annessione" del Bitto, orobico e lombardissimo? Ma a ben guardare c'è dell'altro che non va. Si vede che il piatto è privo dell'etichetta rossa del Consorzio CTCB (tutela Casera Dop e Bitto dop).
Non possiamo vedere se c'è o non c'è il marchio della dop ma la pelure di sicuro non c'è. Quindi non è Bitto dop. Le anime candide potrebbero pensare che sia Bitto storico l'unica altra denominazione legittimata ad utilizzare il nome Bitto in quanto Presidio Slow Food. Data la vicinanza tra la chiocciola e l'imprenditore parrebbe logico. Non è così. A parte che non c'è l'ombra di indicazioni circa la natura "storica" del Bitto in vendita (che viene peraltro denominato Heritage Bitto sul mercato internazionale), c'è un piccolissimo dettaglio: Farinetti non compra Bitto storico del presidio Slow Food perché... costa troppo. La storia (si parla dello store di Milano Smeraldo, dove il Bitto storico è presentato all'ingresso in una grande mappa della Lombardia quale "prodotto simbolo") avrebbe dovuto finire su "La gabbia" (trasmissione Tv). Eravamo nell'ottobre 2014 all'epoca in cui Farinetti era sotto i riflettori per le accuse (di sfruttamento e di comportamenti antisindacali) da parte dei Cobas. L'operatore si sentì male e il servizio che avrebbe dovuto andare in onda in una puntata "calda" saltò. Ma le lettere e le fatture che documentano la vicenda ci sono. E con quella vicenda si chiuser i rapporti tra Eataly e Bitto storico.
Eataly, per farla breve, sarebbe disposta ad acquistare il Bitto storico del presidio ma sottocosto. Però i produttori di essere "aiutati" a... morire da tale filantropo non ci pensano proprio. Quindi non è né Bitto storico del Consorzio salvagardia Bitto storico presideio Slow Food né quello del Consorzio CTCB quello in vendita a Eataly a New York. E allora cos'è? Quello della foto sopra può essere Bitto ma non può essere venduto come Bitto a meno che... si voglia incentivare la fiera americana del gioco al massacro delle denominazioni d'origine.
Non è finita. Il formaggio "Piemontese" venduto come Bitto è qualificato anche come "biologico". Fatto strano perché c'è una sola azienda che produce Bitto dop a Berbenno (alpe Prato Maslino) ed è aderente al Consorzio CTCB, quindi il prodotto dovrebbe avere l'etichetta rossa.
Dulcis in fundus guardate un po' voi se questo Bitto, piemontese e bio venduto porzionato vi sembra uguale alla forma di prima. Molto chiaro, senza occhiature, crosta sottilissima.
A fianco di questo "bitto" un Vezzena di Lavarone, nota località trentina, anch'esso qualificato piemontese. Non è una svista quindi ma un errore ripetuto (ed errare è umano mentre perseverare....).
In due foto una collezione di cose che non vanno. Invece di promuovere una corretta conoscenza del Made in Italy caseario d'eccellenza si contribuisce alla confusione.