(28.04.15) Il giorno 25 all'assemblea della società Valli del Bitto il presidente Paolo Ciapparelli fa il punto sulla "pace del bitto" e sottolinea come a quasi sei mesi gli impegni a sostenere il bitto storico non sono stati rispettati
Bitto: Ciapparelli chiede
il rispetto degli accordi
A quasi sei mesi dalla "pace del bitto", mentre si è sviluppata la collaborazione con l'altro consorzio e mentre il bitto storico sta facendo da traino sempre più all'immagine della Valtellina e del suo comparto agroalimentare, il presidente del bitto storico deve rilevare come "la Camera di Commercio non ci ha neppure pagato i depliant" e "di fronte alle nostre richieste ci rispondono che i soldi sono finiti"
Il presidente della Valli del bitto Paolo Ciapparelli in occasione dell'assembea della Società Valli del Bitto (impegnata nella valorizzazione del bitto storico) non ha dissotterrato l'ascia di guerra ma ha mandato chiari segnali a chi si fosse illuso che il bitto storico sia diventato acquiesciente rispetto alle istituzioni. Quelle istituzioni che non hanno ancora fatto seguire fatti concreti alle solenni dichiarazioni contenute nel testo dell'accordo di novembre (riportato in fondo a questo articolo).
Ciapparelli ha iniziato il suo intervento affermando di essere consapevole dell'importanza di quanto si accingeva a dichiarare: ”Quello che dice il bitto storico ha un'influenza non solo in Valtellina, non solo in Lombardia ma anche ben oltre, al di là della fama della qualità del bitto ci siamo anche guadagnati una credibilità quale vero e proprio movimento di opinione”
Il presidente dopo aver ricordato che il bitto storico rappresenta un'occasione irripetibile per un piccolo centro di montagna come Gerola alta e aver lamentato le persistenti “logiche da paese” che frenano un bellissimo progetto di sviluppo locale basato sul bitto storico è poi passato ad affrontare il tema più scottante, quello dell'accordo siglato il 15 novembre che ha segnato la fine della ventennale “guerra del bitto”. Ha poi chiarito: "Ci siamo impegnati, nell'ambito dell'accordo, ad indurre i nostri produttori a rientrare nella dop, ma non possiamo certo obbligarli a farlo e deve essere anche chiaro che questo non ha nulla a che fare con un rientro nel consorzio ctcb". Ciapparelli ha poi soggiunto che: " per il momento il rientro dei produttori nella dop dovrà essere rinviato a quando saranno rispettati gli accordi".
Sul punto del rispetto degli accordi Ciapparelli ha quindi dichiarato: “Il bitto storico ha dimostrato di voler collaborare lealmente con l'altro consorzio, con la filiera agroalimentare, con la Camera di Commercio. La Valtellina, se non fosse stato per il bitto storico (e per quello che esso rappresenta per Slow Food), al momento attuale non avrebbe neppure uno stand all'Expo”. Ciapparelli ha precisato inoltre che: “Grazie al bitto storico i formaggi dop della Valtellina saranno presenti durante il primo mese di Expo e sono stati venduti formaggi per € 30.000. A fronte di un contributo della Camera di Commercio di € 20.000 essi saranno insieme a settembre anche a Cheese, il più grande evento internazionale su formaggio dove, oltre alla promozione di formaggi e del territorio valtellinese sarà anche possibile conseguire un buon volume di vendite”. Ovviamente queste iniziative vanno maggiormente a vantaggio dei formaggi più quantitativi . Di qui la conclusione tratta da Ciapparelli: “In questo modo il bitto storico sta trascinando i formaggi dop valtellinesi. Noi eravamo convinti che un accordo avrebbe potuto far valere la complementarietà tra le diverse produzioni, però abbiamo posto con chiarezza la necessità di un riconoscimento degli elevati costi sostenuti dal bitto storico per mantenere la propria immagine di elevatissima qualità”.
Illustrando la situazione economico-produttiva il presidente ha così proseguito. “Il volume di produzione del bitto storico è limitato, può crescere, ma entro limiti ben precisi. Nel 2014 abbiamo ritirato ai produttori 1100 forme su 3000 prodotte in alpeggio. 1500 sono le forme che produttori commercializzano direttamente ancora fresche quindi – se non entrano altri alpeggi - gli acquisti della nostra società possono arrivare al massimo a 1500 forme. Nel 2015 noi acquisteremo tutte queste forme”.
Ciapparelli ha quindi messo a fuoco il problema principale per il bitto storico: “Su un ridotto volume di produzione gravano elevati costi fissi legati in primo luogo al costo per la locazione degli immobili di proprietà del Comune di Gerola che hanno pesato in modo insostenibile su un'attività che attira visitatori diffondendo a livello internazionale l'immagine della località e che ha creato posti di lavoro”. E ha aggiunto: “In sede di trattative per la stipula dell'accordo siglato novembre abbiamo fatto presente che il ruolo svolto dal bitto storico e dal Centro del bitto va ben al di là di un'attività commerciale che pur è riuscita in condizioni difficili -imponendo prezzi un tempo impensabili per un formaggio - a superare i 350.000 € di fatturato. Questo ruolo è svolto a vantaggio di tutto il comparto caseario valtellinese, ma anche del comparto turistico ed è riconosciuto nell'accordo, così come riconosciuto che esso dovrà essere sostenuto economicamente. Però sono passati quasi sei mesi dalla firma dell'accordo e non abbiamo visto praticamente nulla”.
A fugare ogni malinteso Ciapparelli ha precisato: “Non abbiamo mai preteso di «andare d'accordo economicamente» come fosse qualcuno si immagine o insinua. Eravamo consapevoli però di avere diritto allo stesso tipo di sostegno assicurato a tanti altri soggetti economici. Non come regalo, ma a fronte di progetti concreti di promozione, di potenziamento del Centro del bitto, di iniziative in sinergia con operatori del turismo in grado di sfruttare l'immagine conquistata dall'bitto storico a livello internazionale”.
E a proposito di immagine internazionale il presidente del bitto storico ha precisato: “Non ci siamo mai vantati a vanvera. Quando parliamo di immagine internazionale facciamo riferimento a un susseguirsi di iniziative che presentano il bitto storico quale esempio luminoso, quale produzione etica, quale simbolo di biodiversità. In Germania, dopo che uno dei principali canali televisivi ha trasmesso, in vista di Expo, un documentario su bitto storico esso è stato scelto quale prodotto emblema della diversità nell'ambito del padiglione ufficiale della Germania”. “Slow Food – ha aggiunto Ciapparelli - in occasione di Expo ha prodotto un filmato di 10 minuti su bitto storico che in tutto il mondo sarà presentato come simbolo dei presidi. Ebbene, nonostante che nell'ambito di Expo e bitto storico abbia trascinato gli altri, nonostante che il bitto storico veicoli nel mondo una straordinaria immagine della Valtellina (senza cle le istituzioni debbano sborsare un euro) dobbiamo purtroppo dire che non ci hanno dato niente, che i nostri progetti sono stati ignorati in quanto ci è stato detto «non ci sono più soldi» Eppure per l'Expo i soldi c'erano, e non pochi, e per ora non si vede nulla di concreto realizzato a Milano o sul territorio”.
Nonostante tutto questo Ciapparelli ha ribadito come egli continui a ritenere che sia stato giusto siglare l'accordo. Nonostante che gli impegni assunti davanti all'assessore regionale Fava non siano stati ancora onorati il presidente della Valli del Bitto ha dichiarato che l'accordo deve essere mantenuto. Ma ha precisato: “Non saremo noi a romperlo anche se noi non potremo rispettarlo se non sarà rispettato anche da parte delle istituzioni , in primo luogo dalla Camera di Commercio che ha voluto farsene garante.”
Al fine di chiarire il contenuto dell'accordo Ciapparelli ha così proseguito: “Con l'accordo sottoscritto qui a novembre le istituzioni hanno dovuto riconoscere che esistono due distinti metodi di produzione che possono operare in un sistema unico a vantaggio di territorio. Questa per noi è una grande vittoria perché le stesse istituzioni, che negli anni passati erano convinte che noi dovessimo sparire oggi ammettono che due modelli sono possibili. Secondo loro, c'era posto solo per chi «produce di più» e non per noi che «non potevamo starci dentro».” “ma chi «produce di più» e ha tanti numeri, a volte, ha anche tanti debiti” ha aggiunto Ciapparelli che ha così proseguito: “È stato riconosciuto che il nostro modello di grande immagine e grande qualità rappresenta il traino per il settore caseario e per tutto la agroalimentare valtellinese. A noi interessa che si sia riconosciuto che il sistema bitto è costituito da due realtà distinte, che si sia legittimato anche da parte delle istituzioni il nostro consorzio come rappresentante di una parte dei produttori. Ci interessa che il bitto storico sia stato solennemente e quindi irrevocabilmente riconosciuto. Era la garanzia di cui avevamo bisogno per poter lavorare con maggior serenità per il futuro, per assicurare prospettive certe ai nostri giovani. Noi non abbiamo ceduto su nessun punto decisivo e siamo ancora convinti che se l'accordo verrà onorato esso rappresenterà una grande opportunità per la Valtellina”.
Consapevole come circolino valutazioni sull'accordo che non hanno fondamento nella realtà Ciapparelli ha tenuto poi a precisare: “Tutto questo non è stato sempre capito da qualcuno che ha fatto finta di meravigliarsi di un accordo che è stato tutto tranne che improvvisato. Come spesso succede a volte gli eventi sono compresi meglio da chi li vive da lontano. L'11 aprile a Trento presso il MUSE, il museo della scienza, vi è stato un evento eccezionale per festeggiare il 50º dell'associazione italiana sommelier, il Gran galà delle Alpi con il bitto storico protagonista con una verticale di ben 11 annate di bitto. In quella circostanza il presidente dell'Ais del Trentino Adriano Francesconi ha così commentato la vicenda del bitto storico definendolo «l'unico che ha fatto abbassare la testa alle istituzioni»”.
Il presidente della società valli del bitto pur dedicando gran parte del suo intervento alla spiegazione dello storico accordo non ha trascurato di occuparsi della realtà locale. “Il bitto storico rappresenta per Gerola alta - ha ribadito nell'ultima parte del suo intervento - un'occasione eccezionale. Quando vado in giro per l'Italia mi chiedono spesso come sia possibile esportare il modello bitto storico . Eppure a volte sono costretto a commentare: «Purtroppo non l'hanno capito a casa nostra». Tutti paesi d'Italia vorrebbe avere un nome prestigioso come quello del bitto storico che rappresenta una grandissima occasione di sviluppo. Ma un progetto di sviluppo locale non esiste se la località non lo condivide. Senza il sostegno del territorio e di chi lo amministra al bitto storico, alla società valli del bitto le opportunità di sviluppo per Gerola alta, che nel giro di 15 anni potrebbe essere tutto un bed and breakfast, verranno perse”.
In tema di progettualità Ciapparelli ha riferito di come il progetto turistico basato sulla valorizzazione degli alpeggi e della grande qualità e varietà casearia della realtà o nordica stia procedendo con successo. “Ieri a Bergamo è stato presentato il progetto Forme che concretizza le iniziative progettate nell'ambito dell'associazione formaggi principi delle Orobie, alla quale il bitto storico ha fornito sin dall'inizio un forte contributo”. “Nell'ambito del progetto principi delle Orobie – ha proseguito Ciapparelli - si sono costituite quest'anno due associazioni che vedono protagoniste due razze, la capra Orobica e la vacca Bruna originale che sono strettamente legatea al metodo storico di produzione del formaggio bitto. In queste associazioni hanno un ruolo preminente alcuni dei produttori del bitto storico, alcuni dei ribelli del bitto. Sono poi 150 le aziende, tra alberghi, ristoranti, rifugi, agriturismi che hanno dato la loro adesione al progetto Le vie dei principi delle Orobie che il bitto storico ha fortemente contribuito a concepire”.
Sottolineando le opportunità che il bitto storico rappresenea per Gerola il presidente della Valli del Bitto ha aggiunto: “Gerola può diventare una delle porte per l'accesso a questi itinerari turistici che si intende promuovere a livello internazionale sfruttando anche il veicolo rappresentato dall'bitto storico”. Ma il progetto più importante che sta più a cuore a Ciapparelli e a molti “amii del bitto storico” è quello che è stato illustrato per ultimo. Ciapparelli ha ribadito che, in linea con i suoi programmi originari, il bitto storico intende realizzare una struttura zootecnica e casearia con una quarantina di vacche di razza bruna originale e una cinquantina di capre orobiche per produrre in inverno formaggi vaccini, caprini e misti da commercializzare nel centro del bitto. Scopo dell'iniziativa che sarà gestita da un'apposita società agricola promossa dalla società valli del bitto è, però, in primo luogo la didattica sia rivolta ai visitatori che ai giovani che intendono avvicinarsi alla pratica dell'allevamento di montagna e del caseificio artigianale. “Noi porteremo avanti comunque questa iniziativa in cui crediamo in modo particolare anche se auspichiamo che il comune di Gerola abbia abbia la lungimiranza di voler collaborare con noi mettendo a disposizione un'area idonea e partecipando al progetto”.
ACCORDO TRA
Il Consorzio per la Tutela dei formaggi Valtellina Casera e Bitto e il Consorzio Salvaguardia Bitto storico, definiti nel prosieguo congiuntamente anche come “le parti”,
con l’intervento e la condivisione della Camera di Commercio di Sondrio.
PREMESSO CHE
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l’attività zootecnica e la conseguente produzione di latte e formaggi, oltre alla loro funzione primaria volta ad assicurare alimenti di qualità segnatamente per la loro collocazione montana, svolgono un ruolo essenziale nello sviluppo economico della provincia di Sondrio, anche per il valore aggiunto trasferito ad altri settori in relazione al mantenimento e presidio del territorio e alla valorizzazione del comparto turistico; tale attività si esprime in modelli aziendali diversi e articolati (aziende zootecniche di piccole e medie dimensioni che trasformano direttamente il latte nei caseifici aziendali, aziende medio-grandi specializzate nella produzione di latte, aziende stanziali e aziende che praticano l’alpeggio, etc.), che hanno assicurato continuità e sostenibilità al tessuto agricolo provinciale;
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l’alpeggio continua a caratterizzare la realtà zootecnica provinciale e ha sempre più un ruolo centrale, non solo economico ma anche di salvaguardia delle risorse naturali, di conservazione e riproduzione del patrimonio culturale e storico del territorio, di produzione di latte e formaggi dai caratteri organolettici unici, vista l'estrema varietà delle erbe nella successione di pascoli, quote e stagioni;
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lo sviluppo delle DOP Bitto e Valtellina Casera si è dimostrato un valido strumento per la tutela e lo sviluppo delle produzioni casearie del territorio, contribuendo a valorizzare tutta la filiera provinciale;
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il metodo tradizionale di conduzione dell’alpeggio adottato dai produttori aderenti al Consorzio Salvaguardia Bitto storico rappresenta un patrimonio della zootecnia valtellinese che va assolutamente conservato, diffuso e valorizzato;
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tale sistema di agricoltura può e deve essere integrato nel patrimonio della DOP a supporto di tutti i produttori di Bitto;
CONSIDERANDO
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la necessità di instaurare, in via generale per le diverse filiere produttive del comparto agroalimentare della provincia di Sondrio, una nuova e proficua relazione fra produttori di piccola scala e produttori su scala più ampia, accomunati da elevati standard di qualità e tipicità, attestati da denominazioni di origine comunitarie;
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il valore dell’accordo fra il Consorzio per la Tutela dei formaggi Valtellina Casera e Bitto e il Consorzio Salvaguardia Bitto storico, quale modello da indicare alle altre produzioni a marchio presenti sul territorio provinciale, anch’esse caratterizzate dalla coesistenza di modelli aziendali tra lo diversi;
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l’importanza di presentarsi ad Expo Milano 2015 in maniera coesa per promuovere insieme e con più forza il territorio valtellinese, le sue eccellenze e le sue filiere di qualità;
SI DEFINISCE QUANTO SEGUE
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Riconoscimento delle peculiarità della produzione del Bitto storico del Presidio Slow Food e dell’attività di valorizzazione e promozione realizzata dal Consorzio Salvaguardia Bitto storico e volta al mantenimento delle tradizionali pratiche d’alpeggio adottate nelle Valli di Albaredo e Gerola e alla valorizzazione delle piccole produzioni e del territorio da cui hanno origine;
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Disciplinare di produzione della DOP Bitto ai sensi del Reg. (CEE) n. 1263 del 01.07.1996 e del successivo Reg. (CE) n. 1138 del 25.11.2009: nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale afferente alle produzioni DOP, il Consorzio Salvaguardia Bitto storico si impegna a promuovere la completa adesione dei propri associati al sistema di controllo e certificazione della DOP Bitto a partire dalla stagione produttiva 2015, presentando idonea richiesta all’organismo di controllo autorizzato entro il 31 maggio 2015;
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Promozione dell’intera produzione di Bitto DOP: le parti si impegnano a collaborare per promuovere l’intera produzione di Bitto, riconoscendo la specificità della produzione ottenuta, nel rispetto dell’articolo 4, lettera c, del vigente Disciplinare, adottando il metodo ancor più restrittivo del Presidio Slow Food. Le parti si impegnano altresì a non intraprendere azioni che possano ingenerare discriminazioni o determinare potenziale danno all’immagine della DOP, alla reputazione delle produzioni e del territorio di origine. A tali fini, la politica di promozione e tutela della produzione deve essere condivisa fra le parti del presente accordo e le azioni promosse anche disgiuntamente dalle parti devono integrarsi e rinforzarsi reciprocamente. Il Bitto storico del Presidio Slow Food viene individuato come il prodotto di traino dell’intera produzione di Bitto e, più in generale, del comparto lattiero caseario provinciale. La Camera di Commercio valuterà per conseguenza l’assegnazione di risorse economiche per contribuire a specifiche azioni di comunicazione e promozione concordate tra le parti;
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Valorizzazione del Centro del Bitto storico di Gerola Alta: le parti si impegnano a valorizzare il Centro nell’ambito delle proprie iniziative promozionali, divulgative e formative, nell’ambito di programmi concordati finalizzati alla valorizzazione integrata delle produzioni agroalimentari e artigianali e delle risorse culturali, ambientali e turistiche della Valtellina; la struttura potrà diventare così un centro privilegiato di promozione dell’intero sistema Bitto, per l’organizzazione di degustazioni, educational tour per operatori e giornalisti, tour di turismo enogastronomico, attività formative e didattiche, convegni e un patrimonio unico per lo studio e la ricerca sulla salubrità delle produzioni di latte e formaggi di alpeggio (vedi le proprietà antiossidanti grazie all'alimentazione con erbe di pascolo in quota). La Camera di commercio valuterà per conseguenza forme e modalità di sostegno alla struttura;
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La Mostra del Bitto, Salone del Gusto e Terra Madre di Torino : l’evento più rappresentativo del comparto agroalimentare provinciale e gli eventi internazionali di Torino sono l’occasione per divulgare e dare attuazione ai contenuti dell’accordo;
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Expo Milano 2015: l’Esposizione Universale rappresenta un’opportunità unica per presentare ad un pubblico più vasto il modello di integrazione promosso dalle parti tra realtà produttive diverse ma complementari e accomunate da un forte legame con il territorio di origine, la sua storia e le sue tradizioni;
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Commercializzazione del prodotto: in linea generale, gli associati al Consorzio per la Tutela dei formaggi Valtellina Casera e Bitto finalizzeranno la loro attività alla commercializzazione del Bitto DOP entro l’anno di stagionatura; l’attività degli aderenti al Consorzio Salvaguardia Bitto storico sarà prioritariamente rivolta, invece, alla commercializzazione del prodotto con stagionatura oltre l’anno.
Gerola Alta, 10 novembre 2014.