(03.08.15) Ragoli, Preore, Montagne, comuni di poche centinaia di abitanti della "busa di Tione" (che nell'ottica del Parco Adamello Brenta sono una "porta di servizio" per entrare nel regno dell'orso creato con Life ursus). Qui l'orso si vede tutti i giorni ma - in compenso - non c'è la ricca economia turistica di Pinzolo e Madonna di Campiglio
L'orso visto da un Trentino "figlio di un dio minore"
di Michele Corti
La scorsa settimana mi sono recato in alcuni piccoli comuni del Parco Adamello Brenta al margine Sud-Ovest del gruppo delle Dolomiti del Brenta . Qui Pinzolo e la Rendena turistica da una parte, Trento e il Bondone dall'altra, appaiono realtà distanti anni luce. Di quello che succede in questi piccoli centri abitati che conservano ancora un carattere rurale (anche se le opportunità di lavoro sono ovviamente offerte da Tione, dal turismo della Rendena e delle Terme di Comano), non si parla molto. Eppure qui l'orso condiziona più che altrove la vita e le abitudini delle persone che non hanno difficoltà a "sfogarsi" (a differenza dei rendeneri, condizionati dal timore di ledere l'industria turistica). Attraverso interviste volanti in strada, al bar, in trattoria, ma in un caso anche in un'abitazione privata, ho raccolto non solo una considerazione unanime: "gli orsi sono troppi", ma anche aneddoti relativi a incontri ravvicinati con il plantigrado sinora non riferiti, o solo accennati, dai media.
La zona tra San Lorenzo in Banale e Tione rappresenta un "fronte caldo" dell'orso trentino dove si addensa la presenza delle femmine. Da qui risale, verso il cuore del gruppo del Brenta la valle Algone vero "covo dell'orso" dove le presenze sono sempre numerosissime con grande scorno delle locali attività turistiche (agriturismi, rifugi e l'albergo Brenta, isolato dai centri abitati)
Area di presenza stabile delle orse
Dal momento che le lamentele degli operatori turistici della valle Algone sono note (tranne agli "esperti" e ai burocrati che continuano, inossidabili, a scrivere che l'orso è una risorsa turistica), ho preferito tastare il polso degli abitanti di alcuni piccoli centri di questo "fronte".
Presenza dell'orso (maschi e femmine nel 2009). La freccia indica la valle Algone
Se è vero che l'orso passeggia indisturbato anche nelle frazioni di Pinzolo a maggior ragione qui, dove le strade sono poco frequentate e gli abitati molto piccoli e quieti ,si dovrebbero avere riscontri della sua presenza. Una presenza che non è quella che, per il Parco e gli "esperti" avrebbe dovuto essere una pacifica e idilliaca "convivenza". Ho quindi visitato piccoli paesi e contrade ai piedi di quei monti dove gli orsi pullulano: Coltura (frazione di Ragoli), Pez (una contrada di Ragoli), Ragoli centro, Larzana (sede comunale di Montagne).
A Ragoli la gente non si fa pregare a parlare di orsi
Ragoli è un comune di 760 abitanti costituito da tre aggregati: Favrio, Vigo e Bolzana . Vi è poi la frazione Coltura con bar e negozio (Familia cooperativa), Pez (contrada abitata da pochissime famiglie, senza negozi ma molto vicina a Coltura). Un tempo vi era anche il villaggio di Iròn (Airone) di origine medioevale. Totalmente desertificato dalla peste manzoniana è oggi abitato solo in estate (è una "Meraviglia d'Italia" grazie allo stato di conservazione e al rappresentare un ottimo esempio di villaggio alpino premoderno). Insediamenti stagionali sono anche Acis e Cerana. Nell'insieme il territorio appare contraddistinto da una forma di insediamento ben diversa da quello accentrato tipico di altre valli del Trentino, una forma di insediamento che definisce un'antropizzazione diffusa dove la possibilità di frequentazione dell'orso dei centri abitati è maggiore.
Ho iniziato le mie interviste volanti a Coltura prima del mezzogiorno interpellando alcuni uomini, in apparenza pensionati .
Primo testimone:
Spero sempre che ci sia qualcun'altro quando vado a pescare al Lago [di ] Ponte [Pià] se lo vedo mi viene prima l'infarto. Penso che una donna con due bocia non può più andare in giro.
Secondo testimone:
Ho visto la femmina in mezzo due novelli al Monte Airone, dove c'è la piazzola con la stanga. Io o il bosco là dentro e andavo a far legna; è successo tre anni fa. Ho aperto la portiera e l'ho vista e sono rimasto nel mezzo. Poi anche quando se ne sono andati avevo paura a caricare la legna.
Terzo testimone:
L'orso qui a Coltura è venuto giù all'inizio del paese. È sceso dal prato vicino a una casa. Chi l'ha visto si è spaventato anche se era in casa perché i cani scappavano e tremavano. Lui è sceso nel garageโฆ Poi l'orso ha attraversato la strada ed è sceso a Pez. A mi me végn l'infarto sel vedo.
Quarto testimone. Sale in macchina e fa intendere di non avere molto tempo ho voglia di rispondere ma tiene a precisare che: "Io l'ho visto solo dalla macchina, tre volte l'ho visto, e sono sceso. Io dico che ce ne sono troppi".
Quinto testimone si è avvicinato mentre stavo parlando con il precedente, ora si sta avviando verosimilmente verso casa per il pranzo ma gli chiedo di dire la sua. "Dal 53 seri in malga", facendo intendere di conoscere bene la materia. Più "ruspante" degli altri testimoni parla solo dialetto giudicariese (per me decisamente famigliare in quanto molto vicino al lombardo occidentale). Aggiunge che di orsi non ce n'erano più e che "l'era minga de andà a crumpai". Quindi dice che ce ne sono in giro tre o quattro e che "se fidi pü andà in giir" (per i lavori della montagna) e conferma - circostanza già indicata da diversi testimoni anche in altre valli che: "i ghe fa la sua mangiatoia", ovvero che i forestali alimentano gli orsi. Conclude icastico: " cupai tutti" che non si capisce se riferito agli orsi o ai loro padrini e sponsor.
Spostandomi a Ragoli sono andato a chiedere informazioni e opinioni alla gerente del bar del Toti (Toti's bar in onore del proprietario che non c'è più), l'unico esercizio pubblico della parte alta del paese. La signora non si fa pregare:
Qui a Ragoli è sceso vicino a casa mia, era tre anni fa. È passato due volte dal paese, ma ad Airone e a Pez l'hanno visto in pieno giorno e ha fatto danni nei pollai. A Montagne l'hanno visto il campo giochi, davanti al bar. Gira ancora. 15 giorni fa l'hanno visto a Pez e ad Alcis, vicino ad un'altalena. Mio marito è forestale ma è custode dei boschi e non lo interpellano. Adesso molti hanno smesso di andare per funghi. La donna la se ritira. Io vado ancora ma se sento soffiare giro i tacchi e me ne vado; mi me vien l'infarto. È bello vederlo, ma come mi, dietro la finestra. I bambini qui vanno in giro a piedi. Qua l'orso c'è di sicuro, non ci sono balle e io ho paura e anche i turisti non penso che vadano in giro volentieri. Bisogna togliere almeno i maschi vecchi.
A Montagne l'orso lo vedono quasi tutti i giorni
Si è fatta ora di pranzo. La notizia della presenza dell'orso davanti al bar di Montagne mi induce a dirigermi verso quel paese, distante del resto solo pochi kilometri. A Pez, la contrada dove l'orsoè apparso "in piazza" ripasserò nel ritorno. La speranza è che a Montagne ci sia una trattoria, altrimenti si salterà.
Venendo da Stenico non ho potuto fare a meno di osservare alcune vecchie insegne di trattorie che, a giudicare dai colori stinti, denunciano una chiusura di esercizio che potrebbe risalire a qualche decennio or sono. Le guide e la comunicazione istituzionale parlano pudicamente di una zona: "rimasta al di fuori dei flussi del turismo di massa".
Fortunatamente a Larzana, la sede comunale di Montagne, il bar "dell'orso" è anche trattoria e "Albergo delle Alpi" e, probabilmente, in altri tempi ha conosciuto maggiore fortuna turistica. Oggi da qui e dal passo di Daone, che collega Montagne con la Rendena, passano pochi turisti.
Qualcuno pedala lungo il ciclopercorso delle Dolomiti del Brenta, ovviamente all'insegna dell'orso (vedi sopra e sotto), martellante logo che compare ovunque. C'è nei cartelli all'inizio dei paesi che ricordano che il comune è "comune del Parco", come se il territorio comunale appartenesse al Parco, nuovo signore feudale. C'è ad ogni fermata di bus di linea di "Trentino trasporti" che ha adottato il logo degli artigli dell'orso, un logo che oggi, dopo che più persone anno assaggiato nella propria carne gli "sgrifoni" del plantigrado appare surreale ma forse anche un po' osceno. Per fortuna c'è anche la "Atesina" che "diluisce" un po' gli sgrifoni.
Entrato nel bar chiedo subito se si può pranzare, ma anche se si possono avere notizie sull'orso. Il clima si manifesta subito favorevole appena si chiarisce che si è "contro" Life ursus. Non solo gli avventori e i gestori (non ci sono turisti) si dimostrano ben disposti ma si presenta subito la sindaca, Michela Simoni, che - non potendo trattenersi a lungo - avvia senza tante cerimonie la conversazione. E va subito al sodo, fatto che mi colpisce molto favorevolmente marcando una decisa rottura rispetto al comportamento di tanti primi cittadini ancora oggi incapaci di recidere con il politichese, il cerchiobottismo, il "qui lo dico e qui lo nego".
La sindaca, dopo aver ricordato che anche da queste parti la provincia ha organizzato serate informative, attacca subito la Pat e il Parco con piglio critico, senza sconti:
Hanno tappezzato il territorio comunale di cartelli che avvisano della presenza dell'orso. È ridicolo, mi pare un modo di scaricarsi le responsabilità, ma poi che cosa ha di naturale questo progetto? Quali erano gli scopi? Per me è stata un'operazione di marketing del parco, l'orso è stato usato come mascotte del parco. Dal punto di vista della scelta politica non credo sia stata adeguatamente valutata considerando che siamo in un ambito dove ci sono molte strade, un ambito - quello della Val Rendena - troppo turistico.
A questo punto il primo cittadino di Montagne ci tiene a rappresentare il serio disagio dei propri amministrati:
Oggi la nostra gente ha paura a frequentare il bosco, specie con i cani. Il rapporto con il bosco è cambiato, specie adesso dopo queste vicende [il riferimento è ai casi di aggressione da parte di orsi avvenuti quest'anno a pochi kilometri da Trento]. L'orso qui si vede spesso, persino sopra l'ospedale [di Tione a 2,6 km in linea d'aria]. C'è dietro un'idea fasulla di wilderness. Sto pensando, di concerto con i sindaci dei comuni limitrofi, di fare qualcosa.
"C'è stata un'altra aggressione di cui non si è mai saputo nulla"
Dopo la conversazione con la sindaca inizio a pranzare ( con soddisfazione, perché la cucina è di quella "casalinga-tipica" nel senso migliore, da trattoria doc). Di avventori presenti, un gruppo seduto ad un tavolo di fronte a me ne approfittano per comunicarmi il loro pensiero sull'orso. Uno di loro sostiene di aver comprato in Germania (via Internet) lo spay anti orso. Alla mia richiesta di precisazioni salta fuori che non è nient'altro che un prodotto "per cani", con una gittata di soli 3 m. Le mie competenze impressionano favorevolmente gli astanti che si sentono incentivati a raccontarmi il loro punto di vista. Un' altro del gruppo, che si qualifica come venditore di birra alla spina (nella foto sotto, davanti al bar, c'è il suo camioncino), esordisce:
Ho tante cose da raccontare perché conosco un sacco di gestori di bar in Trentino, però io non l'ho mai visto di persona. Nonostante ciò con questa meravigliosa estate io non porto i bocia in montagna manco a piangere. Rischio sulla mia pelle ma non su quella di mio figlio.
Poi riferisce di un fatto che non è mai apparso sui giornali:
In alta Val di Non c'è stata un'altra persona aggredita, di cui non si è mai saputo niente, eppure la notizia ha circolato in paese. Un uomo è stato "graffiato" dall'orso, dai "sgrifoni" dell'orso. Non ha detto niente perché doveva fare un viaggio in America e sapendo che lì i controlli sanitari sono severi e che non ti fanno entrare se c'è qualcosa non a posto ha preferito tacere tutto.
Interviene un altro commensale:
"Non è accettabile che io debba accollarmi un rischio. Dicono: «Ghe anca la vipera» ma le vipere c'erano prima, prima che io cominciassi ad andare nei boschi. Ma che io a cinquant'anni mi si dica che non posso più andare nel bosco..."
E aggiunge: "Girano dappertutto, vicino a Ponte Arche due femmine hanno attraversato il guard rail della statale".
Dopo gli avventori è il turno di Paolo (detto Paolone), il titolare, che ha rilevato il locale qualche anno fa dal proprietario Onorio Bertolini, la persona che - sei o esette anni fa - ha visto l'orso a 5 m dal bar (foto sopra). "L'orso era stato al campo giochi" precisa Paolo che mi allunga una foto: "Tenga le regalo una foto di una delle tante volte che è stato visto qui in paese, al margine del bosco a pochi metri dalle case" (vedi sotto).
Paolo l'orso l'ha visto personalmente mentre era a caccia di cervi. Si ricorda bene l'incontro, che pure non ha avuto alcuna conseguenza.
"L'orso - era Masun - era dietro un cespuglio e soffiava, il fiato per la bassa temperatura si evaporava. Poi ho visto l'orso che mi si avvicinava. Giunto a 30 m dalla mia postazione si è alzato e dopo ha girato".
Se è vero che le scorribande più spettacolari in questa zona sono state compiute dagli orsi qualche anno fa (quando forse ve ne erano di più) è anche vero che le presenze dei plantigradi sono costanti e che, come osservavano sia la barista di Ragoli che la sindaca di Montagne, sono sempre all'ordine del giorno. Il titolare del bar ci tiene a sottolineare che l'orso si vede "troppe volte". In paese vi è evidentemente una situazione di all'erta:
Ieri sera qui sono stati visti non uno ma due orsi, un maschio circa 600 m di altitudine sopra il paese e una femmina con i cuccioli quali fondovalle. Purtroppo qui l'orso lo vediamo spesso. C'è anche un episodio curioso avvenuto quattro anni fa. Erano le tre del pomeriggio e due donne si sono chiuse dentro nel cimitero perché fuori c'era l'orso. Io passavo con la macchina e loto facevano dei segni, ho visto l'orso e mi sono chiuso dentro la macchina. Ormai sono tanti gli episodi di incontri molto ravvicinati con gli orsi; c'è chi l'ha visto fuori dalla porta di casa ad Andalo, c'è il vigile Mattia Maffeis di Pinzolo che se lo è visto davanti in strada.
Rientra la sindaca e, a certificare lo stillicidio di allarmi per gli orsi racconta: "un giorno alla mattina alle sette un cacciatore spaventato lancia l'allarme dalla Val Manez: «Ho l'orso sotto il baracchino [l'altana] l'è gross e nol camina»".
"Ci siamo chiuse nel cimitero con fuori l'orso nella strada"
Mi congedo con cordialità dalla sindaca e dal gestore del bar che aggiunge: "qui c'è molte più gente la sera, se torna avrà molte cose da scrivere". Mi dichiaro disponibile a tornare e ad organizzare anche una serata di "controinformazione".
Il piazzale della chiesa di Montagne con il cimitero e la "roccia dell'orso" di fronte. Chiesa e cimitero sono distaccati dal paese di Lanzana perché servono anche la frazione di Binio
L'episodio del cimitero merita però un approfondimento e chiedo di farmi parlare con una delle due donne protagoniste. Viene incaricata una compita ragazzina di accompagnarmi dalla signora in questione. Che abita a poche decine di metri dal bar, si chiama Antonietta Collini e ha settant'anni. La signora mi riceve gentilmente mentre il marito segue con molto interesse i tuffi in tv della Cagnotto e non presta interesse all'intervista.
E' successo tre anni fa già. Io andavo su per la strada del paese, questa che va alla chiesa e l'altra donna arrivava da su. Siamo arrivate lì e arrivava di corsa questo ragazzo l'Andrea Simoniche che veniva da Cravaiolo. Ci dice: «Guarda che c'è su l' orso». E io: «Come c'è su l'orso?» E lui di rimando: «Sì sì, è lì sopra l'ho visto io, è grosso». Noi eravamo curiose di vederlo, difatti è arrivato lì. Di fronte alla chiesa c'è una roccia coperta da una rete. Era lì su in cima. Allora noi due siamo entrate nel cimitero e abbiamo chiuso la porta per vedere cosa faceva. Siamo state lì un po'. L'orso guardava e poi giù di corsa è arrivato nella strada, è venuto giù di corsa dalla roccia ed è andato giù in mezzo alla strada, ha fatto il giro della curva e poi è andato su di là. Quando eravamo dentro non avevamo paura perché eravamo chiuse dentro. Abbiamo fatto segno al Paolo del bar che era in macchina mentre l'Andrea Simoni era a piedi che correva. L'orso si è visto in paese in altre occasioni. Io non l'ho mai visto ma l'hanno visto passare sotto la cooperativa, di giorno. Ultimamente non si è visto in paese, però ci sono, ci sono. Nel bosco non si va più tranquilli. Io nel bosco ci andavo fino all'anno scorso, anche da sola, ma da quest'anno ho più paura e non ci vado più. Anche l'anno scorso andavo già con la paura dopo quello che era successo a Pinzolo. Ma quest'anno è stato peggio. Non è simpatico trovarselo davanti Sono troppi adesso, non si può più. Scendono anche più giù a Stenico ma qua su lo vedono spesso.
Ultima tappa Pez
La contrada si presenta un mix di rurale e neorurale con abitazioni riattate con dovizia di mezzi. Dopo essermi imbattuto in un neorurale (con accento toscano) mi rivolgo ad una famiglia "autoctona" che alleva diverse specie di animali. Le persone con cui parlo non hanno difficoltà a qualificarsi: Adriano Leonardi, Serafino Leonardi, Alda Giovannelli. Nel mentre si svolge la nostra conversazione la signora (di mezza età) con lo smartphone verifica le mie "credenziali" antiorso sul sito de l'Adige. Ci scherzo su: "state tranquilli non sono una spia della forestale".
L'orso l'abbiamo visto qui a Pez in pieno giorno nel 2012. È sceso da Coltura sino al parcheggio al margine dell'abitato. Poi ha preso la strada verso il basso e io e mia nuora l'abbiamo seguito [segno e conferma che sino a qualche anno fa la gente si comportava in modo quasi spavaldo anche perché Groff & C. dicevano "sono timidi"]. Lui allora si è alzato sulle zampe e ha fatto un verso e noi siamo tornati indietro
In un caso il signor Serafino si è però "cagato sotto" come lui stesso racconta: "Stavo osservando con il binocolo un capriolo. In pochi secondi il capriolo scompare e io vedo l'orso che mi ha sentitoe che è a non più di 50 m da me. Io mi cagavo addosso".
Ma a parte questo spavento ci sono stati anche dei danni agli animali:
Prima che usassimo la rete elettrica ho perso due pecore nel 2007, poi nel 2008 e nel 2009 ho perso conigli e galline. Sono stato sempre rimborsato dalla provincia a onor del vero, però devo anche dire che per quattro pecore e due cavalli che abbiamo ci tocca fare un gran lavoro per montare e smontare i recinti elettrici.
La moglie interviene: "Mio figlio a caccia si è preso anche lui dei begli spaventi. Si è trovato un orso a cinque metri. Io gli ho detto: «se ti succede ancora spara»". "Sel ved troppo spesso che vai a casa, sono troppi" conclude Leonardi che si lamenta anche per i soldi che vengono spesi per l'orso: "Non ci sono solo i forestali. Un giorno ho visto ad Ancis con due 4x4 di una ditta un putel e una putela che erano lì per gli orsi".
Un po' di considerazioni
Alcuni episodi quando raccontati dai testimoni oculari si rivelano alquanto ridimensionati . Su la Stampa, quotidiano nazionale il 17 luglio si parlava dell'episodio del cimitero nei termini di donne terrorizzate "nascoste tra le tombe", a Pez l'orso non è transitato dalla "piazza" come mi avevano detto a Coltura, ma dal parcheggio, sia pure distante poche decine di metri.
Il disagio però e, diciamo pure, l'incazzatura ci sono, eccome. Non c'è bisogno di gonfiare la realtà. L'allarme sociale pui è palpabile.
Oggi tutti dicono che gli "orsi sono troppi" e nel mio piccolo campione di intervistati non pochi hanno visto l'orso con i loro stessi occhi. A volte "cagandosi sotto", a volte curiosi. Una cosa è certa: dopo la serie di aggressioni alle persone che (come tutti hanno compreso) solo per casi fortuiti non hanno causato esiti fatali, tutto è cambiato. Prima c'era anche una certa spavalderia nell'affrontare l'orso (le persono di Pez che lo hanno seguito, l'intervistato a Coltura che è sceso tre volte dalla macchina per vederlo meglio). I comportamenti nei confronti degli orsi non sempre sono stati appropriati anche da parte della popolazione e dei turisti. Ma la responsabilità è di una propaganda, di una comunicazione che, per anni, ha teso a minimizzarne la pericolosità per gli umani, a sovrapporre peluche e cartoon all'animale reale, ad invirare a "seguire le tracce dell'orso" (vedi sopra la promozione del percorso cicloturistico delle Dolomiti del Brenta"). Di qui una "prossimità" che ha favorito la confidenza, l'abitudine dell'orso per gli umani.
La responsabilità politica principale è del Servizio foreste che agisce apparentemente in modo autonomo dalla struttura "politica" che si è limitata a ratificare e a lasciar fare (Dellai e Rossi dicono una cosa ma la struttura si comporta in altro modo come si vede anche oggi).
Troppo spesso gli orsi frequentano impunemente i margini dei centri abitati ("si vede spesso sopra l'ospedale") e, non di rado vi entrano senza che si mettano in atto azioni di deterrenza. Lo stesso Pacobace (ipergarantista per gli orsi) non viene rispettato. I forestali per di più pasturano gli orsi per "monitorarli" con le fototrappole, ma anche per cercare - senza successo - di tenerli alla larga dagli abitati. Ma il rimedio è di quelli che peggiorano la malattia (come gli stessi "esperti" ammettono quando motivamo il divieto di pasturazione degli orsi e blindano i cassonetti).
Life ursus è stata una sciagurata operazione di marketing sfuggita di controllo. A questo punto, se la politica non ha il coraggio di ammetterlo e se non intraprende un'azione di sfoltimento della popolazione e di eliminazione sistematica degli orsi problematici (per paura irresponsabile e vigliacca degli animalisti), le cose non possono che degenerare.
Ripartito da Pez all'imbocco della valle Algone incontro un quad che scende dalla valle stessa. Mega impianti sciistici insostenibili con neve artifiaciale dentro e ai margini del parco e mezzi meccanici di puro consumismo a scorazzare. C'è ancora qualcuno che non ha capito a cosa serve l'orso: la mascotte e la foglia di fico del business verde pseudonaturalista?