(18.06.15) Ogni anno che passa in Trentino crescono gli orsi e cresce anche la loro pericolosità. Il morto questa volta ci è scappato per un pelo. Ma la politica non pare aver tratto ancora adeguati insegnamenti dal caso Daniza e dalle ultime aggressioni. E precede con una politica di "un colpo al cerchio e uno alla botte" che non può che portare a delle tragedie
Orsi pericolosi: la provincia di Trento
non sa decidersi a cambiare dottrina
di Michele Corti
L'ultima aggressione da parte di un'orsa (recidiva, apparentemente senza cuccioli e non provocata) ha mandato il 9 giugno in ospedale un uomo di 45 anni con prognosi di 30 giorni e il braccio massacrato. Ma per la Provincia di Trento gli orsi continuano a non essere pericolosi e si insiste a imporre una "convivenza" rifiutata dalla stragrande maggioranza della popolazione, anche del capoluogo dopo che le ultimi e più gravi aggressioni si sono verificate in comune di Trento.
Prosegue, anche di fronte all'ultimo episodio che poteva concludersi in tragedia, l'atteggiamento cerchiobottista e schizofrenico della provincia autonoma di Trento. La lezione della gestione del “caso Maturi-Daniza” dello scorso anno pare non abbia insegnato molto. Si cerca sempre la soluzione che accontenti tutti, che consenta di continuare a barcamenarsi tra difesa (a parole) della vita dei cittadini (e dei turisti) e il proseguimento di una politica di ripopolamento frutto della subalternità a ideologie conservazionistee alla dittatura degli esperti.
Si insiste con le ciance del tipo "ridistribuiamoli nelle regioni vicine" pur sapendo che queste ultime già lo scorso anno hanno alzato le barricate di fronte ad una simile prospettiva.
Provincia di Trento e Ministero dell'ambiente sanno bene che la situazione orsi è sfuggita di controllo, che la crescita annua è del 15-20%. Quest'anno c'è stato un baby boom con sette cuccolate ufficiali (ma possono essere dieci) ovvero con una ventina di nuovi orsetti (ufficialmente tredici ma è una stima troppo al ribasso). Entro il 2022 gli orsi potrebbero essere duecento (oggi si parla di 70-75). Significa che gli incontri con l'uomo si moltiplicheranno e la probabilità di "orsi problematici" aumenterà inevitabilmente.
Ormai la popolazione cresce incontrollabile e con essa i soggetti pericolosi
Questa estate, nonostante l'isteria animalista, l'orsa KJ2 responsabile delle ultime aggressioni sarà catturata. Essa è parente di altri orsi che in passato hanno fatto parlare di sé come orsi problematici (finendo anche impagliati essendosi spinti verso Svizzera e Germania, paesi seri che antepongono la vita dei cittadini al timore per le proteste animaliste). Questo ceppo di orsi "balordi" ha avuto progenie e il problema continuerà a ripresentarsi. Daniza come KJ2 hanno "educato" la figliolanza a comportarsi male e solo l'eliminazione di un certo numero di capi problematici potrebbe riportare sotto controllo la situazione. Non si procederà così (anche se le norme internazionali lo consentono) e il problema assumerà ogni anno dimensioni più gravi.
La Provincia teme gli animalisti ma non ha neppure il coraggio e l'onestà intellettuale e politica di rimangiarsi le bugie propalate con disinvoltura in tanti anni di progetto Life Ursus. Vorrebbe evitare di danneggiare la stagione turistica ma desidera anche mettersi al riparo dalla responsabilità di aggressioni mortali mettendo le mani avanti: “c'erano i cartelli, noi vi abbiamo avvisato”. Una comoda ma difficilmente percorribile scappatoia.
Contrordine compagni. O no?
Così assistiamo ad un parziale e ambiguo “contrordine compagni” in tema di orsi pericolosi. Si è dovuto ammettere che nell'ultima grave aggressione non c'è stata alcuna provocazione da parte della vittima umana e neppure l'effetto sorpresa dal momento che il malcapitato, Wladimir Molinari, si è visto l'orsa arrivare di spalle. Ma per non dare l'impressione di avere sottovalutato consapevolmente la pericolosità degli orsi (al fine di farli digerire ai trentini) si continua a considerare l'aggressione a Molinari un caso eccezionale tanto da allestire la messa in scena di un consulto di "esperti mondiali dell'orso" per studiare il caso. Gli animalisti da parte loro da invasati continuano impavidi a sostenere a priori che le persone aggredite (anche di spalle) hanno "provocato" l'orso.
Tanto per fare qualcosa la Provincia ha collocato 150 cartelli (numero ridicolo per il territorio occupato dai plantigradi) che però più che svolgere una funzione di prevenzione del rischio di incidenti ribadiscono il succo dell'ideologia ursofila. Non si dice nei cartelli ufficiali della provincia che gli orsi sono un pericolo reale ma si suggeriscono regole “per una buona convivenza”.
Quanto sia buona questa “convivenza” non consensuale, imposta dai tecnocrati autoritari di Life ursus (i sondaggi demoscopici ufficiali parlano di una larga maggioranza di trentini contrari al progetto), lo testimoniano non solo quattro aggressioni in dodici mesi (le due ultime del 30 maggio e del 9 giugno) ma anche il moltiplicarsi di incontri ravvicinati, avvistamenti da parte di chi abita in piccoli centri, al margine dei paesi, in case isolate.
La Provincia insiste nel gioco delle tre tavolette
Da una parte i politici (presidente Rossi eassessore Dallapiccola) assicurano che “la vita umana è più importante”, che “gli orsi vanno sfoltiti”, dall'altra i tecnoburocrati del Servizio foreste non hanno corretto di una virgola il contenuto del sito, laddove si tratta dei casi di aggressioni da orso, del potenziale pericolorappresentato dai plantigradi e delle "norme di comportamento".
I cartelli "ufficiali" non solo sono ridicoli per l'esiguo numero ma anche per i contenuti. Più che ridicoli, però, sono pericolosi perché seguendoli si può perdere la vita (e qui si configura qualcosa nel comportamento dei responsabili - persone con nome e cognome e un rolo preciso - gravido di conseguenze penalmente rilevanti qualora si dovessero verificare incidenti mortali).
L'immagine accattivante di mamma orsa con i cuccioli è accompagnata da consigli che potrebbero essere validi in caso di incontri fortuiti o di “falsi attacchi”. Si invita a “Rimane fermi con un atteggiamento passivo”. Ma Zanella, Maturi, Zadra, Molinari sono ancora qui a raccontarla perché hanno reagito (Zanella con un bastone, gli altri a calci e pugni). Non solo ma non hanno nemmeno rispettato il consiglio di stare fermi. Emblematico il caso di Zadra che è corso a precipizio in discesa sino a gettarsi in una forra confidando sul fatto che in una ripida discesa (tanto ripida che l'uomo si doveva aggrappare agli arbusti) l'orso è meno agile e veloce di un atleta (oltre ad avere gli arti anteriori corti).
La provincia dopo queste circostanze, terribili per gli sfortunati protagonisti, ha il coraggio di offenderli insistendo con stupidaggini del tipo:
“I grandi carnivori normalmente sono animali diffidenti e timorosi, soprattutto nei confronti dell’uomo. Normalmente ne avvertono la presenza a distanza, anche grazie ad un olfatto e ad un udito particolarmente sviluppati, e si sottraggono all’incontro senza dare alcuna avvisaglia circa la propria presenza. L’avvistamento di un Lupo, di un Orso bruno o di una Lince è una rara ed emozionante occasione che si concede a pochi. Nel caso è bene rimanere a distanza a godersi questa meraviglia!”
Un vero privilegio essere morsi e presi a zampate. Una meraviglia eccitante con l'adrenalina alle stelle vivere minuti di terrore che paiono eterni a tu e per tu con una belva dagli occhi neri capace di uccidere con una zampata anche un animale più grosso di un uomo.
L'ideologia (o religione misterica) del “ritorno alla natura” non si ferma davanti alla distorsione e al ribaltamento della realtà fattuale. Non si ferma di fronte alla prospettiva di mettere a repentaglio la vita umana (ricordiamoci che per il credo della setta animalista l'uomo è specie nociva e quindi la morte di un uomo va salutata con gioia). In forma moderata l'ideologia dell'orso vindice della natura selvaggia e dell'uomo “disturbatore” ha contagiato anche i responsabili di Life ursus e del Servizio foreste (in qualche caso anche le stesse guardie, i pesci piccoli).
Dopo l'aggressione a Molinari nulla è più come prima
Per fortuna che l'ultima aggressione ha scosso molti dal letargo. Gli ultimi due aggrediti non si sono lasciati fatti mettere la mordacchia dalla Provincia e intorno a loro stanno sorgendo iniziative concrete per la tutela delle popolazioni.
Alcuni anonimi hanno riproposto quei cartelli di avviso del pericolo orso che erano già comparsi in passato. Potevano parere eccessivi allora, oggi sono stati presi molto sul serio perché contengono raccomandazioni molto più puntuali e appropriate di quelle della Provincia. Questi cartelli invitano a rispettare norme di prudenza di buon senso uguali a quelle applicate in altri paesi dove la presenza degli orsi è causa di incidenti. La Provincia sa bene che i "cartelli fuorvianti" indicano norme ragionevoli ma essa evita di diffonderle per non dover dare ragione a chi contesta Life ursus dasempre e per timore di far scappare i turisti.
L'invito a non portarebambini (che non possono certo mantenersi calmi senza urlare), di non transitare in bicicletta (che, come noto scatena aggressività anche nei cani) sono consigli ragionevolissimi. Tanto ragionevoli che i media trentini hanno scambiato questi cartelli “abusivi e fuorvianti" per quelli della Provincia.
Intanto è partita una petizione online per chiedere un referendum su Life ursus e sta per essere avviata un'altra petizione per chiedere la libera vendita delle bombolette di spray al peperoncino (in versione anti orso). Una precauzione molto più efficace del dotarsi di sogagli e bubbole come tanti giullari di corte (in ogni caso non certo efficaci nel caso di orsi aggressivi).
In molti sono oggi decisi a considerare l'aggressione a Wladimir Molinari un punto di non ritorno che impone alla gente trentina di attivarsi per controbilanciare il peso mediatico e politico della minoranza animalista, fanatica ma capace di influenzare politici opportunisti.