(31.05.15) Un escursionista viene aggredito da un orso su un sentiero. Vive momenti di terrore, l'orso lo colpisce con una zampata di striscio, si procura escoriazioni fuggendo e cadendo e la Provincia liquida l'episodio come "falso attacco"
Turismo trentino estate 2015
(per chi ama il brivido)
Escursionista ferito da un orso su un sentiero
di Michele Corti
I Signori dell'orso del Trentino in queste settimane gongolano per via delle nuove sette cucciolate, gli animalisti dal canto loro tripudiano alla notizia che i figli di Daniza sono vivi e vegeti. Ma intanto la stagione turistica si apre con una notizia preoccupante per gli operatori turistici. Che gongolano meno. E pare a dir poco irresponsabile anche la gioia dei forestali per la nuova informata di orsi considerando il putiferio dello scorso agosto, il linciaggio del povero veterinario ma anche dei forestali, della Provincia e della gente trentina in genere additati in blocco come sanguinari e sadici orsicidi da una becera campagna animalista che trovò larghi echi nei media nazionali .
Sapere che puoi percorrere un sentiero e trovarti a tu per tu con un bestione, che con una "carezza" potrebbe uccidere anche un animale ben più grosso di un uomo, può eccitare il segmento del "turismo da brivido" ma è un deterrente potente per il turismo delle famiglie, dei normali escursionisti che desiderano aria buona e sane passeggiate. La Provincia, appena sopite le feroci polemiche sull'orsa Daniza (narotizzata a morte la scorsa estate) affronta la situazione con sfacciataggine e irresponsabilità proclamando che non c'è nessun pericolo che anche nel caso dell'ultima aggressione si tratta di un "falso attacco". Però d'altro canto non può fare a meno di invitare alla prudenza che si avventura sui sentieri ribadendo che le orse con i cuccioli possono essere pericolose.
L'ultima aggressione, "falso" o "vero" l'attacco che sia, dimostra che imbattersi in un'orso/orsa è oggettivamente un pericolo. Non solo se penetri nel folto del bosco ma anche se te ne vai per la tua strada su un sentiero.
Il malcapitato è Marco Zadra, un residente di Villazzano di 42 anni, che afferma di aver subito una zampata. La sua colpa? Correva su un sentiero nei boschi sopra Zambana Vecchia, un paese della val d'Adige a pochi km a Nord di Trento. Erano le 20 e stava tornando a valle. I sanitari dell'ospedale Santa Chiara di Trento (come riferito dal quotidiano Il Trentino) hanno riferito di "ferite compatibili con un'aggressione da orso". La zampata al braccio (per fortuna di striscio) ha dovuto essere medicata con cinque punti di sutura. Il taglio è profondo 2 cm e francamente pare difficile pensare che cadendo (come è successo più volte al malcapitato) ci si possa procurare un taglio così profondo. In ogni caso Zanda ribadisce che quando è caduto e l'orso gli era addosso "ha cercato di darmi una zampata". Come possano i custodi dell'orso parlare di falso attacco quando l'orso poi ha ulteriormente inseguito l'uomo è mistero.
La colpa è sua dice la Provincia "non doveva andare nel bosco di sera" e "non aveva i campanelli"
La Provincia, che ha liquidato l'episodio come "falso attacco", attribuisce la responsabilità a Zandra che non aveva il campanello e che andava in giro di sera da solo nel bosco ("non andare nel bosco di sera" diceva una canzone"). Ma alle 20 a fine maggio è chiaro. Se la Provincia avesse il coraggio delle proprie azioni non dovrebbe limitarsi a delle "raccomandazioni" ma ad emanare disposizioni cogenti (come avviene in Romania o in certe zone degli Stati Uniti). Dovrebbe dire che non si può più girare da soli, non si può più girare in montagna alle 20 di tarda primavera, che non si può più fare escursioni silenziose ascoltando il canto degli uccelli, i gorgoglii dei ruscelli, il fremito delle fronde degli alberi ecc. ecc. ma che bisogna fare frecasso e quantomeno avere addosso i campanelli.
Nella sua ipocrisia la Provincia di guarda bene di mettere cartelli all'inizio dei sentieri che dettino tutte queste disposizioni perchè equivalerebbe ad ammettere 1) che gli orsi sono pericolosi; 2) che la libertà dei trentini e dei turisti è limitata a favore degli orsi o meglio dei loro Signori, 3) che orso e turismo non vanno molto d'accordo.
In ogni caso l'assessore Dalla Piccola invece che rassicurare la gente solleva nuove inquietudini quando dice: "di casi come quello di Zandra ne registriamo 3 all'anno". E così si "confessa" anche quello che molti trentini pensano (e qualchevolta scrivono e dicono in pubblico): la Provincia tiene nascoste le aggressioni per non spaventare i turisti e non far aumentare l'avversione nei confronti degli orsi.
Quanto all'ultimo caso è ovvio che deve essere "per forza" derubricato vcome "falso attacco" perché altrimenti si metterebbe in moto, secondo i "protocolli", la procedura dell' orso problematico che potrebbe portare alla cattura. E con quello che è successo lo scorso anno, di cerare nuovi casi Daniza la provincia non ci pensa nemmeno. Tra tutelare la civile popolazione trentina e subire le campagne degli aninalisti (molto spesso ben poco civili in quanto condite di insulti e minacce) la provincia nel suo sommo opportunismo sceglie la seconda. Politica miope che condurrà a nuovi drammi.
In ogni caso Zandra si è riservato di fornire a freddo: "una versione meno edulcorata e più corretta di quanto è avvenuto". Un cittadino con la schiena dritta (speriamo che la mantenga) che non si lascia convincere con blandizie a tacere o ad avallare le versioni ufficiali della Provincia come succede spesso nei casi di spiacevoli incontri con l'orso in Trentino.
A Zadra che oltre a non essere creduto dalla provincia è già stato messo alla gogna dagli amici dell'orso (che trattano da simulatori tutte le vittime dei plantigradi) va tutta la nostra solidarietà.
La parola d'ordine dei forestali è solo una: tacitare, minimizzare
Nel sito ufficiale della provincia di Trento si legge:
In Italia, nelle Alpi e negli Appennini, non sono documentate aggressioni deliberate nei confronti dell’ uomo negli ultimi 150 anni, ad eccezione dell'attacco condotto da un orsa accompagnata dai suoi cuccioli a Pinzolo, in Trentino nell'agosto 2014.
Ora andrebbe aggiornato, ma la Provincia non lo farà. Intanto, a dimostrazione di parzialità, continuano non solo a censurare le aggressioni senza conseguenze avvenute nello stesso Trentino ma anche alcune mortali avvenute in Europa negli ultimi anni. Per di più, nel sito pro orso della Provincia (quello dei "nostri padri che condividevano le grotte con l'orso") si racconta che in Romania gli incidenti mortali sono legati all'attività venatoria mentre sono documentati episodi a carico di turisti e sfortunati abitanti in cerca di legna e funghi. Abbiamo in proposito trasmesso a più riprese al Dr. Croff articoli scientifici e fonti giornalistiche internazionali che provano che le aggressioni mortali in Europa perpetrateda orsi a danno di inermi cittadini sono più numerose di quelle riportate dal sito della provincia. Ma nulla da fare. Minimizzare è la parola d'ordine. Non far sapere ai trenbtini quanto è pericoloso in realtà l'orso.
I forestali trentini si comportano così hanno a che fare con una popolazione che è sempre più ostile al progetto Life Ursus, quel progetto sciagurato che, deportando un gruppo mal selezionato di 10 orsi dalla Slovenia, ha dato il la alla reintroduzione della specie in Trentino. Eppure i forestali trentini sono pubblici ufficiali pagati dal contribuente e dovrebbero attenersi al principio dell'oggetività e della non parzialità politico-ideologica dell'attività amministrativa. Eppure...
Preoccupazione e rabbia, ma non bisogna cedere alla rassegnazione o al "farsi giustizia da sé"
Come ogni primavera il Trentino è scosso dalle vicende degli orsi. Di anno in anno l'opposizione della popolazione alla crescente presenza dei plantigradi cresce. Ma la provincia spera sempre che "all'italiana" i problemi possano essere superati, confidando nello "stellone". Indice della pochezza della "classe politica locale".
La gente delle valli non deve però rassegnarsi a farsi giustizia da sé (come sta succedendo in tutta Italia con orsi e lupi) ma deve organizzarsi senza aver paura di difendere diritti sacrosanbti, che vengono prima delle leggi: il diritto a poter vivere il proprio territorio. In Svizzera dove ci sono solo 25 lupi (e gli orsi che vi si avventurano rischiano la pelliccia se "maleducati") l'associazione ATsenzaGP (per un territorio libero da grandi predatori), nata nella lombardofona val Poschiavo nel canton Grigioni è diventata cantonale e si accinge a creare con associazioni del Vallese e del Ticino un'organizzazione federale.
In Italia invece, con tremila lupi che si espandono sempre di più e con una settantina di orsi sulle Alpi, lo schiacciante potere mediatico e politico del partito urbano ambiental-animalista impedisce la formazione di aggregazioni incisive e agguerrite come quella svizzera (in Trentino c'è un timido Comitato antiorso, in Piemonte le associazioni Alte Terre e Adialpi pur avendo assunto posizioni nette e coraggise contro i grandi predatori si occupano anche di altri temi).
Così la parola d'ordine che si sente ovunque (anche in Trentino, in Piemonte, in Lombardia) è quella del "non diciamo nulla e risolviamo il problema in silenzio".
La trappola del "fai da te"
Questa politica del "fai da te" è caldeggiata (de facto) anche dalle istituzioni e dagli stessi verdi che, se da una parte - per pura propaganda - presentano proposte di legge per mettere in galera i "bracconieri" (che non esistono in quanto chi elimina lupi e orsi è pastore o cacciatore con regolare licenza), dall'altra sono felicissimi che le castagne dal fuoco le tolgano i "bracconieri". La vicenda Daniza ha messo in luce il livello di isteria che può essere raggiunto dall'animal-ambientalismo emotivo. Tutti sanno che orsi e lupi nella situazione attuale vanno controllati. Ma nessuno ha il coraggio di farlo. Ricordiamoci cosa ha detto il lupologo maximo Luigi Boitani: "se non ci fossero i bracconieri ci troveremmo i lupi in casa". Lupi pericolosi non cuccioloni come vorrebbe far credere la propaganda animal-ambientalista finanziata dalle nostre tasche (è in atto Wolf Alp con una dotazione di 7 milioni di euro) in quanto, secondo Boitani (ipse dixit ): "dopo poche generazioni lupine senza essere perseguitato dall'uomo il lupo impara che l'uomo stesso può essere una preda attaccabile senza rischi".
Tacere, subire e cercare di eliminare qualche capo in silenzio non risolve nulla cari pastori, cari allevatori, cari montanari che non andate più a far funghi o legna o che magari vi mettere una rivoltella in tasca (lo spray al peperoncino - da orso - lo nostre care autorità non lo vogliono). Bisogna avere il coraggio di organizzarsi come gli svizzeri (e i francesi). L'Italia è un paese di prepotenti ma anche di pavidi e opportunisti. Quando vedranno che siete decisi e che la vostra opposizione ai grandi predatori potrebbe condizionare i comportamenti elettorali locali vedrete che inizieranno a trattare.