(28.01.15) I fallimenti del servizio Fitosanitario della Regione Lombardia e di ERSAF, nel controllo dei parassiti dannosi ai vegetali: il caso del cinipide, della diabrotica e del tarlo asiatico. Passano gli assessori ma la politica dei servizi regionali non cambia. Sempre all'insegna dello spreco di risorse pubbliche e dell'autoreferenzialità
Tarlo asiatico in Lombardia
17 milioni di € gettati al vento
La denuncia viene dall'entomologo che si occupa di insetti esotici di recente introduzione. Sostiene che l'eradicazione è ormai impossibile e che non è sostenibile gettare milionate nella vana speranza di sconfiggere l'insetto. Con i lauti finanziamenti ricevuti (molto più facilmente che , però, le agenzie regionali intanto mantengono le loro pletoriche strutture. Come spesso succede la politica dentro i palazzi è distratta e lascia fare agli apparati. Il cui scopo è più l'automantenimento che il mettere in campo iniziative di pubblica utilità all'insegna dell'uso oculato e sostenibile del denaro pubblico
di Michele Corti
Mario Colombo (sezione agroambientale del Dipartimento di Scienze per l'alimentazione, la nutrizione e l'ambiente) da diversi anni si occupa di insetti esotici di recenteintroduzione. E ha un bel da fare perché sono parecchi. A molti è noto il famigerato Cinipide del castagno (articolo su Ruralpini) che tanti danni sta infliggendo alla nostra castanicoltura che avrebbe tanti motivi per essere rilanciata nel quadro della valorizzazione delle risorse agroalimentari tradizionali. Purtroppo il Cinipide non è il solo "clandestino" a provocare danni. Ce ne sono diversi.
Sul tema, in considerazione della crescente importanza economica, sociale ed ambientale dei problemi provocati da questi "ospiti indesiderati", Mario e i suoi collaboratori hanno pubblicato studi scientifici ma anche opere di divulgazione come quella di cui riportiamo sotto la copertina [Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. (2009) Insetti esotici e tutela ambientale Morfologia, biologia, controllo e gestione (a cura di) M. Colombo , P. F. Roversi , S. Barbagallo, C. Jucker , D. Lupi, Arti Grafiche Maspero Fontana, Cermenate (CO)].
Un altro ormai famigerato insetto esotico è il cosidetto Tarlo asiatico, un grosso coleottero che, da larva, si nutre del legno di una grande varietà di piante, scavando gallerie e minando gravemente la salute e la stabilità delle piante. A Mario Colombo ho voluto chiedere lumi sul "problema tarlo" e sulla costosa campagna d lotta contro di esso intrapresa dalla Regione Lombardia (17 milioni di euro). L'intervista è riportata sotto alcune note introduttive salta all'intervista se credi.
Il ciclo del tarlo asiatico
Gli adulti del tarlo asiatico compaiono tra la fine di maggio e l’inizio di settembre. Il picco di maggiore presenza si ha nella seconda metà di giugno. Entrambi si dirigono sulla chioma e per circa 2 settimane di nutrono delle tenera corteccia dei germogli dell’anno che in questo modo possono disseccare. La femmina del tarlo asiatico depone le uova in prossimità delcolletto e delle radici affioranti praticando delle incisioni a forma di "T" rovesciata (1-7 cm) nella corteccia con le mandibole. In ogni incisione depone un uovo. Alla fine del ciclo una femmina può deporre anche una settantina di uova. Il periodo di ovodeposizione va da agosto a settembre. L’uovo schiude nel giro di 1-2 settimane oppure (in caso di deposizione tardiva) nella primavera successiva. Le larve fuoriescono dalle uova e scavanogallerie di alimentazione nel legno sia del fusto che delle radici. Dapprima queste galleriesono superficiali, successivamente si approfondiscono nel legno. Con l’arrivo dell’autunno le larve cessano di alimentarsi ed entrano in pausa.Con il sopraggiungere della primavera la larva compie l’ultima metamorfosi. L’impupamento avviene nelle porzioni più superficiali delle gallerie di alimentazione, appena al di sotto della corteccia. Nel giro di alcune settimane compare l’adulto del tarlo asiatico che fuoriesce dal tronco (prevalentemente nei primi 20 cm ma occasionalmente fino a 50 cm) o dalle radici radici affioranti scavando un foro circolare che può raggiungere anche i 2 cm di diametro.
Un dispiegamento di mezzi da calamità nazionale
la Regione Lombardia ha costituito una task force anti-tarlo che ha reclutato persino cani segugi. Un apparato molto folkloristico che è servito a "procurare visibilità" ad assessori ignari dell'effetto boomerang in agguato. Purtroppo mostrare i muscoli non sempre è sinonimo di capacità di aggredire efficacemente un problema. Nel caso del tarlo asiatico e della lotta intrapresa contro di esso dalla Regione Lombardia parrebbe che i risultati siano inversamente proporzionali ai mezzi impiegati.
In ogni caso per giustificare l'insolito dispiegamento di forze (i piani di lotta al tarlo asiatico hanno sinora comportato una spesa si 17 milioni di euro) la regione Lombardia e il suo ente "di servizio" Ersaf (che gestisce il grosso dei finanziamenti e degli interventi) paventano le conseguenze catastrofiche di un mancato intervento attivo che consiste nel tagliare le piante anche in presenza di un solo foro di sfarfallamento sostituendole con piante autoctone che si spera il tarlo non attacchi. Come per altre specie di insetti molto dannosi per le quali si spera di poter arrivare ad una eradicazione la lotta è prevista per legge (D.M. 9/11/2007) La lotta al Tarlo Asiatico è quindi obbligatoria su tutto il territorio nazionale ma questo a condizione che la specie non sia ormai insediata stabilmente. Il guaio è che la lotta è stata avviata tardivamente e quando la si è attivata (suonando la grancassa e aprendo sin troppo generosamente i cordoni della borsa) era già forse troppo tardi. Oggi il tarlo asiatico è presente in Lombardia in 35 comuni e, persino a Parabiago dove è apparso per la prima volta non è stato ancora eradicato. Sostenere che è ancora possibile l'eradicazione è poco serio. Lo si fa per giustificare le ingenti spese ed anche per evitare il rischio che - una volta gettata la spugna e ammesso che l'impegnativa lotta ingaggiata non è servita a nulla - che le esportazioni delle ditte florovivaistiche delle aree lombarde colpite vengano bloccate. Per ora la Ue prende atto che si sta lottando con impegno (finanziario). Una politica da struzzo che potrebbe solo ritardare conseguenze peggiori per il settore.
Eradicazione o contenimento?
È la stessa Regione a parlare di "eradicazione o, quantomeno, di contenimento". Ma come? Non si può confondere le cose. La lotta è finalizzata all'eradicazione (come specifica la legge). Ci sarebbe molto da dire anche sulle piante autoctone resistenti. Anche quelle attaccate sono autoctone e dal momento che sono state riscontrati attacchi a decine di specie non c'è da stare sicuri sulla "resistenza" di altre specie tanto più che il numero di quelle suscettibili cresce. Sui progetti di ricerca ci sarebbe molto da dire visto che i ricercatori dell'Università di Milano che per primi hanno individuato il tarlo asiatico non hanno ricevuto un centesimo. Quando la Regione Lombardia continua a sostenere (con una buona dose di coda di paglia) che "la sola lotta possibile è quella effettuata tagliando le piante", finge di ignorare che i gruppi di ricerca che in Francia, negli Usa, a Milano (nonostante il mancato finanziamento) lavorano sul problema sono pronti a sperimentare la lotta biologica con un parassitoide del tarlo asiatico (una piccola vespa che distrugge le uova). Chissà perché per il Cinipide va bene abbandonare la lotta muscolare e passare al contenimento con mezzi biologici e per il "tarlo" no?
Logiche autoreferenziali
'Ersaf poi è ente di servizio e le ricerca non è tra i suoi compiti. Però da molto tempo Ersaf fa di tutto: fa concorrenza alle ditte di manutenzione del verde e non solo (comodo partecipare agli appalti pubblici con i costi del personale coperti) e fa concorrenza anche agli enti di ricerca. Essendo l'alter-ego della Direzione Generale agricoltura è ovvio che la preferenza è sempre per l'Ersaf. Ma se un ente pubblico che costa moltissimo ai contribuenti (sedi, dirigenti e personale in abbondanza) deve "inventarsi" ruoli che non sono i suoi tanto per giustificare la propria esistenza non sarebbe il caso di chiuderlo o di ridimensionarlo trasferendo il personale ad altre amministrazioni che ne hanno bisogno?
Il realtà Ersaf come tanti enti para-pubblici è figlio di logiche che risalgono alla prima repubblica. Allora c'erano ARF (Azienda Regionale delle Foreste) ed Ersal (Ente regionale di sviluppo agricolo) più altri enti "minori". Se li spartivano i partiti. Ma già allora servivano, eccome, alla casta burocratica: assunzioni, avanzamenti di carriera, trattamenti economici. Tutto è più facile negli enti para-pubblici che non sono soggetti al "rigore" della pubblica amministrazione vera e propria. Ne sanno qualcosa noti dirigenti che, nella storia della Regione Lombardia, hanno fatto nella loro carriera la spola tra ARF/ERSAF e Assessorato/Direzione generale
Prima di essere posto nella posizione apicale della DG agricoltura era direttore all'Ersaf. Non essendo laureato in scienze politiche ma forestali dovrebbe essere in grado di valutare l'efficacia della forte spesa erogata ed utilizzata dalle strutture del sistema regionale. Inutile prendersela con i politici: Ferrazzi, de Capitani, Fava che si sono succeduti sulla poltrona assessorile (carica sicuramente onorifica ma che non comporta la capacità di controllare la "struttura!). Su queste questioni le scelte politiche le fa la burocrazia e, in una democrazia matura, sarebbe ora che i burocrati venissero chiamati in causa con nome e cognome e rispondessero direttamente delle loro decisioni.
Intervista a Mario Colombo sul tarlo asiatico
Io. Quando ha cominciato a manifestarsi il problema
Mario. Siamo stati noi come università a trovare il tarlo nel 2000, in provincia di Milano, a Parabiago.Abbiamo motivo di credere con un buon margine di certezza che il tarlo asiatico si è arrivato con dei bonsai ai dalla Cina. Quandol'abbiamo scoperto abbiamo stimato che fosse già presente da un minimo di due a quattro anni. Potremmo dire che l'Anoplophora, impropriamente definito “tarlo” (l'ha voluto chiamare così la Regione Lombardia) avrebbe potuto essere presente già sin dal 1997. Quest'anno “festeggiamo” i 17 anni di presenza del tarlo asiatico in Lombardia.
Io. Era presente solo in un comune quando l'avete individuato?
Mario: Non abbiamo trovato in forma molto numerosa, si parla di centinaia di individui, in un Comune. Poi l'abbiamo trovato nei comuni limitrofi. Dal 2000 ad oggi si è sparso in modo molto evidente. Parabiago è considerato un focolaio, ma c'è ancora. Quindi dopo una decina di anni di lotta lo troviamo ancora, e questo è un fatto preoccupante. Attualmente è presente nelle province di Milano, Varese e c'è un grosso focolaio anche a Brescia. A Milano l'abbiamo anche in città. Abbiamo un'area unica che va da Parabiago a Saronno a Milano e che comprende anche parecchi comuni del Varesotto. Il numero dei comuni interessati alla presenza del tarlo asiatico è salito a 35.
Io: Si riesce a valutare di quanti chilometri all'anno si espande l'area dove è presente?
Mario: È difficile dire a che velocità si espande perché come altri insetti utilizza facilmente dei vettori. Si afferma nella letteratura scientifica che si espande di 500-800 m all'anno ma non è il volo attivo quello che conta, sono i vettori, cioè lo spostamento all'interno delle piante. Se si vuole tradurre in termini pratici possiamo considerare che in pochi giorni ha effettuato uno spostamento di decine di migliaia di chilometri proprio perché era all'interno dei bonsai provenienti dall'estremo oriente.
Io: Potrebbe quindi apparire facilmente in altre regioni?
Mario: In altre regioni non è stato ancora trovato con l'eccezione del comune di Roma, con una situazione simile a quella che abbiamo trovato noi a Parabiago. È stato trovato in un parco che ha nelle immediate vicinanze tre garden center. Quindi è presumibile che anche lì sia arrivato con dei bonsai o delle piante, in ogni caso del materiale vivo.
Io: Ma nelle zone di origine rappresenta un problema? Produce danni?
Mario: No. nelle zone di origine ovvero in Giappone, in Cina in Corea non rappresenta un problema. Si è manifestato un problema quando il Cina hanno piantato 50 milioni di pioppi di origine non autoctona che sono stati letteralmente stroncati, completamente distrutti dal tarlo asiatico proprio perché non c'è stata una co-evoluzione nei millenni che ha portato le piante ad essere meno suscettibili. Quindi si è creata questa convivenza tra i vegetali, il tarlo asiatico e i passitoidi del tarlo asiatico stesso [si tratta di piccole vespe che distruggono le uova del coleottero]. Teniamo conto che da noi le piante più suscettibili sono: acero, ontano,betulla, carpino mentre nei paesi di origine le piante più attaccate sono i Citrus, quindi arance e simili.
Io: Riesce comunque anche nei paesi di origine a effettuare un ciclo sulle piante legnose?
Mario: Il ciclo è sempre esclusivamente sulle piante legnose. Qual è il punto di forza di questo insetto? Non ha un ciclo temporale definito. Noi sappiamo che in molti insetti nel giro di un anno emergano gli adulti. Nel caso di questo insetto, invece, emergono durante un arco di tempo molto ampio, di uno o anche due anni e, probabilmente, se si presta fede ad una serie di elementi persino di tre anni. Questo confondere le idee a chi deve effettuare la lotta all'insetto, larende molto difficile. L'altro punto di forza dell'insetto, con conseguenze estremamente gravi nel caso – che io ritengo folle – di strategia di eradicazione, consiste nel fatto che possa attaccare piante che hanno un diametro di 2 cm così come quelle che hanno undiametro di 80 cm, persino 1 m. Vi è un altro fatto ancora peggiore: che si è in grado di vivere, di svilupparsi, di portare a mortepiante come una rosa o altre decine e decine di piante a cominciare dal Lauroceraso. Un collega di un istituto straniero diceva, a proposito di questa pianta, che le siepi di Lauroceraso sono le autostrade del tarlo asiatico... e noi ne abbiamo decine, e centinaia di kilometri. Perché il Lauroceraso ha questo ruolo? Intanto perché è sempreverde, poi perché le piante vengono tenute a siepe all'altezza di 1-2 m, ma a volte arrivano anche a 4-5 m … e sono abbandonate. Trovare le gallerie e la sintomatologia è quasi impossibile. Per via della morfologia della pianta, del fatto che le foglie partano da terra, che è sempre verde.
Io: È presente in altri paesi al di fuori dell'area di origine e dell'Italia?
Mario: Sì, ci sono presente in altri paesi europei. Però è stato eradicato. L'abilità è consistita nell'individuarlo precocemente e poi in un'azione immediata da parte delle istituzioni. L'eradicazione ha senso quando si individua questoospite non gradito in tempi brevi e si pratica immediatamente una forma di lotta forte. Questo non è avvenuto in Lombardia tanto cheda un focolaio in un Comune oggi abbiamo un'area di insediamento estesa a decine di comuni.
Io: Quando è iniziata la campagna di eradicazione?
Mario: La campagna di lotta è iniziata solo nel 2005 mentre noi lo avevamo già individuato nel 2000.
Io: Non è passato troppo tempo?
Mario: No. Non è che sia passato troppo tempo è peggio. Quando si è iniziato era ormai del tutto inutile farlo.
Io: Ma non ci sono dei servizi fitosanitari in Regione Lombardia?
Mario: Ci sono i servizi fitosanitari ma c'è un apparato burocratico che non consente un'azione di carattere tecnico appropriata. Ci si è adagiati in problemi di ordine organizzativo e amministrativo (servirebbe parlare con chi è stato causa del ritardo, non con me).
Io: Tu quando hai segnalato il problema?
Mario: Nel 2001.
Io: E la Regione cos'ha fatto?
Mario: Nell'immediato non ha fatto niente. Per i primi anni non ha fatto niente se non azioni assolutamente blande come spegnere l'incendio diamo una autocisterna piena di benzina con la canna con la quale si bagna il giardino. Solo dopo hanno avviato delle azioni consistenti ma a quel punto la nave aveva imbarcato talmente acqua che le azioni...
Io: Nel 2005 dicevamo...
Mario: Nel 2005-2006 è stato varato un piano...
Io: È un piano di quanti milioni di euro?
Mario: Complessivamente mi risulta che abbiano speso 17 milioni, 14 più altri tre in corso. Il problema però non è legato agli investimenti, né di tempi di durata dei piani di lotta. È dimostrato scientificamente e tecnicamente che quando la specie aliena invade un nuovo territorio e quest'ultimo ha unasuperficie molto vasta non c'è alcun metodo di lotta che consenta l'eradicazione. Mi domando come mai la regione continui ad insistere nella determinazione di eradicare il tarlo asiatico quando, invece, nel caso del cinipide del castagno fanno quello che la scienza ha sempre indicato e la tecnica ha confermato: la lotta biologica finalizzata alla riduzione delle popolazioni di quella specie a dimensioni accettabili, ovvero ad un livello di danni compatibile con interessi economici e con l'ambiente.
Io: Come si esplica la lotta al tarlo asiatico? In forme molto attive?
Mario: Più che attive io le definirei morbose. Morbose perché assistiamo agli eccessi del continuo taglio di piante con lo scopo di… piantare altre. Con i risultati che si vedono ovvero con l'avanzata continua del tarlo asiatico.
Io: Si usano anche trattamenti fitosanitari, ovvero con prodotti chimici di sintesi?
Mario: Sono contemplati solo nel caso di piante monumentali o comunque di particolare pregio e importanza. In questo caso sono adottabili misure alternative...
Io: ... al taglio della pianta e alla distruzione di tutto materiale?
Mario: Sì, questo approccio drastico aveva senso solo all'inizio quando trovavi delle piante con 120 gallerie di tarlo asiatico,ovvero 120 larve. Allora era talmente un brulicare di larve nella singola pianta che l'eliminazione della stessa comportava una significativa riduzione di una popolazione di insetti ancora limitata. Ma quando, come succede oggi, tu tagli le piante per eliminare una sola larva la lotta ha perso di significato, il risultato è minimo a fronte dell'azione intrapresa e dei costi sostenuti.
Io: Anche l'ultimo piano approvato prevede i tagli delle piante?
Mario: Sì, il piano è articolato ma si prevede fondamentalmente il taglio delle piante e la ripiantumazione con altre piante di specie che parrebbero, almeno per ora, non soggette al tarlo asiatico. Il problema a questo punto è che il numero di specie che vengono attaccate continua ad aumentare.
Io: Quindi non c'è nessuna sicurezza circa il fatto che le specie sinora indenni diventino suscettibili agli attacchi?
Mario: No, anzi, abbiamo più di un dubbio che le piante sinora utilizzate per i ripopolamenti possano essere state attaccate a loro volta.
Io: Ma non avete informazioni dalla Regione Lombardia voi che studiate la materia?
Mario: No, non lo dico solo per polemica, noi non riceviamo alcuna informazione.
Io: Risulterebbe che almeno una parte delle ingenti spese risultino giustificate con una campagna a tappeto di monitoraggio con tanto di nasi elettronici ed i cani specializzati nell'individuare la presenza del famigerato tarlo asiatico. Cosa succede in realtà?
Mario: Ho avuto modo di osservare l'uso di cani che intercettano la presenza di larve su piante non sintomatiche, cioè su piante dove non si evidenzia presenza di larve. Devo dire per la mia esperienza che il margine di errore di questo metodo è talmente elevato che appare del tutto inutile. Mi viene da dire che è un intervento folkloristico chi ha ben poco di concreto.Quando si deve operare l'eradicazione devono essere eliminati tutti gli individui della specie, non ci può essere un margine di errore.Vanno eliminati tutti dal primo all'ultimo. Altrimenti non si può parlare di eradicazione. Un margine di errore per 20-30% è sufficiente a invalidare la procedura.
Io: Il grosso della spesa è comunque legato al taglio e alla ripiantumazione?
Mario: Si. La maggior parte per questo scopo, poi per il monitoraggio e poi una parte per la campagna di informazione, ma quest'ultima con una tempistica a dir poco dubbia. Una frazione minima delle risorse, abbondantemente al di sotto del10%, è stata destinata per la ricerca. Peraltro la ricerca ha conseguito tra noi, la Fondazione Minoprio, Levisielle in Francia e dei ricercatori americani, ha portato all'individuazione di una nuova specie che è quella che andrebbe allevata quale parassitoide da utilizzare nella lotta biologica contro il tarlo asiatico. Dico molto efficace perché come tutte le forme di lotta biologica - lo dico pur non essendo un fanatico della lotta biologica - non ha come obiettivo l'eradicazione di una specie ma il suo riportarla ad un livello dicompatibilità con gli interessi dell'uomo.
Io: I manifesti nelle metropolitana servono a qualcosa?
Mario: Non so quali siano state le spese. La campagna informativa è uno strumento estremamente valido laddove venisse eseguita con la finalità di individuare nuovi focolai di una certa entità. Un'azione a tappeto di questo tipo risulta di relativa efficacia.
Io: Per tutto questo è stato impiegato molto personale?
Mario: Certamente, anche se come ripeto noi non abbiamo informazioni anche se le abbiamo chieste al fine di comprendere la dinamica di espansione dell'area di insediamento che oggi è diventata un cerchio enorme. Purtroppo quando abbiamo avuto dei dati erano già obsoleti.
Io: Non è ERSAF chi gestisce la campagna?
Mario: Non ho ben chiaro quale sia ruolo di ERSAF e quello del servizio fitosanitario della Regione Lombardia,c'è una promiscuità di esercizio di ruoli, vorrei dire di potere.
Io: All'ERSAF dovrebbe essere essere riservato la parte operativa. Il piano lo eseguono con il solo personale dell'ente?
Mario: No. Credo che si avvalgano anche di supporti esterni. Quello che mi interessa sottolineare, però, è che tutti credono che l'ERSAF sia un braccio operativo della regione. Credevo, però, che sul piano della ricerca la regione si dovesse avvalere degli enti di ricerca. Invece a quanto pare ERSAF vuole svolgere anche un ruolo di ente di ricerca che non gli competerebbe,quantomeno opera come se fosse un istituto di ricerca.
Io: In realtà è istituito quale ente di servizio...
Mario: … Ma questa forse è rimasta solo una credenza popolare a quanto pare...
Io: Alla fine non aveva più senso impiegare una parte di tutti questi milioni per concentrarsi sulla lotta biologica?
Mario: Ne avremmo avanzati tre quarti di quei soldi e forse avremo raggiunto qualche obiettivo. Noi oggi non conosciamo ancora alcuni particolari di questa forma di lotta biologica. Avremmo potuto capire meglio come si comporta l'insetto eindividuarne – come prassi della ricerca applicata – i punti deboli per poi colpirlo in quei punti.
Io: Ma state lavorando come gruppo di ricerca su questo?
Mario: Noi da quattro anni non abbiamo fondi per la ricerca della Regione
Io: E chi la porta avanti allora questa ricerca sul parassitoide: gli americani, i francesi?
Mario: I francesi ma anche noi, ma solo sulla base di buona volontà e di un buon rapporto di collaborazione e di stima reciproca con la Fondazione Minoprio. Noi, come Università comunque non prendiamo un centesimo.
Io: Almeno la Regione trae qualche indicazione da questa vostra ricerca o va avanti imperterrita per la sua strada?
Mario: Direi che le scelte sono sempre quelle. La scelta che io non condivido, che non è condivisibile, è quella di continuare a tagliare le piante e di ripiantumare. È una scelta che non porta alcun beneficio.
Io: Questa linea viene mantenuta anche di fronte all'inefficacia dell'approccio sin qui adottato?
Mario: Non ci sono reazioni. Io ho fatto presente quello che penso come ricercatore a chi di dovere senza ottenere alcun risultato.
Io: In definitiva siamo di fronte ad un caso di spreco di denaro pubblico secondo te?
Mario: È un caso in cui all'investimento di denaro pubblico pubblico non trova riscontro l'efficacia dell'azione intrapresa. Fuori dal politichese questi soldi spesi in questo modo non producono alcun beneficio al territorio, all'ambiente.
Io: Visto che questa campagna prosegue ormai da diversi anni è possibile ancora credere che questo sperpero avvenga in buona fede o ci troviamo di fronte ad un modo sotto surrettizio di finanziare un ente para-regionale?
Mario: Non ho seguito, ripeto, la distribuzione della spesa. Non sono membro del gruppo di lavoro. Ritengo che si debbano cambiare gli obiettivi e che si possano risparmiare cifre importanti. Ovvero tre quarti della spesa sin qui sostenuta che si è rivelata inutile.
Io: Le piante utilizzate per le piantumazioni, tanto per far riferimento a un fatto concreto, da dove provengono?
Mario: Dai vivai dell'Ersaf
Io: E di qualità sono?
Mario: No comment
Io: Come mai non sei nel gruppo di lavoro visto che è svolto per primo le ricerche sul tarlo asiatico?
Mario: Bisognerebbe chiederlo alla Regione Lombardia.
>