Una storia di
libertà e solidarietà
Capre, cani pastore, alpeggi
Torniamo a parlare di Nina e dell'alpe
Ratagina. Come mai a Febbraio? Perché è adesso che ci si prepara
all'alpeggio. Lo scorso anno abbiamo parlato della storia del lama
Filippo, di un premio "peloso" offerto dal Cai (sezione orsolupista) e
rifiutato dalla capraia. I lupi in Ossola si sono fatti avanti, sempre
più spavaldi, onnipresenti in alcune valli. Il lama diventerebbe solo
un lauto pasto per i predatori. Così, terrorizzata dall'idea di vedere le sue capre sbranate,
consigliata da amici e colleghi, la giovane donna ha pensato di
ricorrere ai cani della Sila, razza da difesa ma adatta alle Alpi e non
aggressiva con le persone. Ma Nina e il suo compagno Päddy non vogliono
rinunciare a portare le capre alla meravigliosa alpe Ratagina e si sono
affidati a una raccolta fondi on line.
(20/02/2019) Quanto
clamore ha sollevato la storia di Agitu! Ci sarebbe molto da dire
su come tutta la vicenda sia stata strumentalizzata ma, per rispetto
alla sua tragica fine, non ne abbiamo sinora parlato. Preferiamo
anche oggi non entrare nei dettagli di una vicenda che, dopo aver
coinvolto anche la "pastorella Beatrice", si è chiusa con la
dispersione delle capre in parecchi allevamenti sparsi per il
Trentino.
Per il "sogno di Agitu"
non c'è più niente da fare (in realtà lo si capiva anche prima che
partisse la raccolta fondi). Però ci sono anche tante donne pastore,
tante allevatrici di capre (giovani e meno giovani) che meritano una
mano, una frazione della generosità che ha suscitato la storia di
Agitu. Ci sono anche allevatori, caprai maschi, famiglie intere che
vivono dei frutti dell'allevamento caprino (uno dei più ecologici, alla
faccia dei burocrati forestali) che si trovano in difficoltà e che
meriterebbero solidarietà. Tanto più che, spesso, le difficoltà hanno
un nome: lupo.
In realtà i lupi non
hanno alcuna responsabilità e rischiano si essere anch'essi delle
vittime. Fanno i lupi, fanno - animale opportunista e intelligentissimo
- quello che l'uomo gli concedre di fare. Per la prima volta nella
storia gli si è concessa la "licenza di predazione", un'aberrazione
perché rompe il patto interspecifico di simbiosi (cose troppo difficili
da capire per gli "amici degli animali e della natura" ma che un pastore
"ignorante" con la quinta elementare capisce benissimo). Loro, i lupi, ne approfittano; la
loro dieta è "ottima e abbondante" e l'unica loro preoccupazione è
quella di "trovare un posto al sole", di affrontare la concorrenza intraspecifica per
mettere su famiglia, spostandosi in un territorio non ancora colonizzato (ma ormai mon ce ne sono quasi più) o
ritagliandosi un territorio in qualche zona dove i branchi sono presenti ma non ancora numerosi.
Il risultato è comunque una crescita fortissima. Si tratta di una questione
squisitamente politica (nel senso etimologico ed alto del termine,
ovvero di discussione, confronto, scelta su questione di interesse
collettivo). Qualcuno, però, ha interesse a cammuffare scelte che hanno
rilevanza politica e socio-territoriale immensa con scelte "naturalistiche",
"scientifiche". Che volponi! Che bari. Come per i lupi vale lo stesso principio
per i lupisti: si prendono gli spazi e il potere che la politica,
ignava e opportunista gli lascia occupare. E come sono abili a farlo!
Siamo Päddy e Nina, allevatori di capre in Valle Antrona... da sempre portiamo le nostre
capre in montagna dove pascolano libere sulle cime... produciamo i formaggi squisitissimi del loro latte... ora sono arrivati i lupi in valle.... I problemi legati alla presenza di lupi sono molteplici e ad ora le soluzioni proposte sono molto discutibili . Per dire il vero noi non vogliamo i
lupi! Però per ora le scelte sono: o abbandonare il carico del bestiame
in alpeggio durante l'estate (nessuno vuole trovare i propri animali
sbranati) oppure continuare la vita in alpeggio con un investimento
maggiore, sia di tempo che di denaro. Noi abbiamo scelto di lottare e per
farlo dovremmo unire alle nostre amiche capre alcuni cani da guardiania!
Abbiamo scelto la razza del cane da pastore della Sila, che é
particolarmente adatto alla vita in uno gregge di capre. Essendo
un'azienda di dimensioni piccolissime, queste sono spese straordinarie:
due cuccioli maschi costeranno 850,-€, la femmina-maestra di due anni
1200,-€ piu i viaggi.
Ma veniamo a Nina. Nina
nel 2020 ha acquistato un lama (costato 800 € con il costoso
trasporto), un animale inutile. Lo scorso anno se l'è cavata perché non
c'erano ancora i lupi. Il
Cai voleva premiarla con 500€ ma lei, accortasi della
strumentalizzazione, l'ha rifiutato. Il Cai, però, per non fare una
figura di menta (avrebbero dovuto spiegare perché lo rifiutava), ha
lasciato il suo nome nell'elenco dei premiati. Complimenti per lo
stile! (vai alla pagina del premio, l'unica pagina html al mondo non modificabile).
Nella
prossima stagione Filippo (così si chiama il camelide castrone)
costituirebbe un lauto pasto. Solo i lupisti possono credere che
l'insolito animale (ormai non così insolito sulle Alpi) con i suoi
sputi possa far fuggire i lupi. Forse succede così nei cartoni animati.
In ogni caso Nina e il suo compagno Päddy
(diventato un ottimo casaro), preoccupatissimi per l'evoluzione della
situazione lupi in Ossola (a Zonca, in valle Antrona dove svernano,
sono
circondati dai "simpatici" predatori), dopo lunghe discussioni tra loro
e con gli amici ossolani (tra cui quelli del Comitato di
salvaguardia degli allevatori
animato da Gesine, Pamela, Leu, Enzo e altre persone volenterose e
combattive), hanno deciso di acquistare dei cani da
difesa di razza silana. Tutti sono d'accordo che l'Ossola non è area
compatibile con il lupo, che le misure di difesa, data la morfologia
delle valli, la tipologia degli alpeggi, le distanze, l'estensione
ridotta dei pascoli è area dove la difesa passiva (cani, recinti,
presenza giorno e notte di pastori) è difficile se non impossibile. Ai
finti esperti che si strappano i capelli di fronte a queste "bestemmie"
ricordiamo che lo stato francese ha definito le aree a "protezione
difficoltosa". Qui il pastore può tirare e abbattere il lupo anche in
assenza dell'adozione di misure di difesa passiva. Nulla da obiettare
da parte della Ue. Qui il decreto francese che stabilisce i comuni "a difesa difficile".
Nell'immediato, però, ci sono allevatori terrorizzati dalla prospettiva
di vedere le proprie capre sbranate e chi ha la responsabilità di un
gregge numeroso in alpeggio, come Nina e Päddy,
hanno dovuto fare una scelta, sia pure difficile. Hanno chiarito
benissimo che loro non ritengono possibile né tanto meno facile la
convivenza. E se si deve prendere un cane meglio uno adatto. Non quelli
suggeriti dagli esperti lupofili che tirano solo l'acqua al loro mulino
(e a quello di allevatori di cani loro amici).
Sulle Alpi meglio il silano
Il pastore della Sila
(nei prossimi giorni
pubblicheremo un servizio dettagliato sull'argomento) è
indubbiamente più adatto dell'abruzzese all'ambiente alpino, sia per il
tipo di morfologia e copertura vegetale del territorio, che per ragioni
etologiche (il diverso comportamento con gli umani estranei).
Va subito precisato che
non li acquisteranno su e-bay o da canari (o pseudo pastori con cinque
percorelle, di fatto canari) ma da veri pastori che allevano cani pastori
della Sila (il friulano Massimo,
coadiuvato dal figlio Sebastian e l'allevamento Pecora nera di Prato). Massimo e
Sebastian allevano e addestrano anche pastori da conduzione del
Lagorai, vedi qui
il servizio su Ruralpini. Questo pastori hanno già utilizzato i silani
per la difesa di un
gregge di capre in Trentino (vedi quiil
servizio su Ruralpini, sotto la foto di due suoi cani silani).
Altri pastori, sempre in Trentino, stanno utilizzando anch'essi il
silano con pecore e capre. Aggiungiamo che Massimo aveva già esperienza
con cani bianchi (incroci tra Pirenei e abruzzese). Nonostante questi
cani fossero di provenienza pastorale, spostandosi dalla Toscana al
Nord, questo pastore li ha utilizzati solo in recinti fissi e, per il
pascolo libero con le capre (ma anche con pecore e bovini) ha preferito
iniziare a utilizzare, dal 2019, i silani.
Il cane della Sila è un
cane "da capre", selezionato per difendere le capre in ambienti aspri e
a copertura boschiva. Ma le Alpi, l'Ossola è l'esempio tipico,
presentano spesso ambienti "da capre", realtà con versanti ripidi,
pascoli piccoli, alternanza di vegetazione arboreo-arbustiva e pascolo
erbaceo. L'incontro tra la domanda e l'offerta, per così dire, non è
avvenuto sul mercato ma tramite associazioni che si occupano di pastori
e di pastoralismo. Il tutto sulla base di precise garanzie, per
entrambe le parti, offerte dagli amici delle associazioni. Premesse
etiche che tutelano anche i cani. I pastori e gli allevatori alle prese
con il lupo sono costretti a dotarsi di cani da difesa.
Nina lo dice
chiaramente nel testo che accompagna la raccolta fondi: "Noi non
vogliamo i lupi". Nina non vuole una convivenza imposta obtorto collo
dal lupismo foraggiato dalle milionate di soldi pubblici. Le
istituzioni hanno utilizzato tanto il bastone ("se non vi attrezzate
con recinti e cani non avrete alcun contributo e non potrete neppure
presentare domanda per l'indennizzo dei danni da predazione") quanto la
carota di cani forniti in comodato da parte di enti pubblici. Per
i pastori che si prestano a esseretestimonial
della convivenza,
ovvero che si
vendono per i famosi trenta denari di Giuda, al fine di fornire
credibilità ai
mantra lupisti ("difendersi dal lupo è facile e possibile, solo i
pastori ignoranti, trogloditi, pigri e di cattiva volontà non sono
capaci di farlo, il lupo significa biodiversità, i problemi dei pastori
sono ben altri"), c'erano, oltre ai cani, anche (WolfAlps I)
le crocchette gratis di Almo Nature,
una multinazionale del cibo per i pet
(cammuffata da Fondazione) che si voleva promozionare con cani e
crocchette offerte ai pastori "buoni", i docili pappagalli ammaestrati
disposti a recitare la parte del "buon selvaggio" esibito dal
colonialista/ambientalista tronfio per averlo "domato" e "civilizzato".
Una
parte imbarazzante. Erano - sulla carta - tutti contenti e soddisfatti,
tranne i "cattivi pastori" che
insistono nel sostenere che cani e recinti non risolvono il problema,
ma possono solo alleviarlo, aggravando però i costi di allevamento,
allungando i tempi di lavoro ed esponendo il pastore ai rischi di
procedimenti penali qualora i cani aggrediscano escursionisti e biker.
Non parliamo dei problemi che comporta il custodire il cane in inverno.
Gli stessi animalisti amici del lupo, in quanto neorurali o cittadini
che vivono in montagna nel week-end, sono i primi a lamentarsi se il
cane va in giro, se abbaia.
In
realtà come abbiamo già avuto modo di
spiegare (vedi
qui l'articolo di Ruralpini),
i cani distribuiti WolfAlps, di
Almo Nature hanno sollevato molti dubbi da parte di chi alleva le vere
linee da lavoro. Non si può far credere ai pastori che dei cani sono
correttamente imprintati sul gregge perché messi insieme a cinque
pecorelle mantenute apposta da cinofili che allevano i cani per scopi
commerciali. I classici venditori di cuccioli (l'articolo più lucroso
per la cinofilia commerciale).
Non pochi cani di queste dubbie origini
hanno fatto
cilecca, hanno esibito comportamenti insediderabili o non hanno saputo
difendere efficacemente gli animali che avrebbero dovuto proteggere.
Tanto che diversi "allevatori virtuosi" hanno dovuto poi dotarsi di
cani più affidabili di provenienza pastorale. Alla base di certi
insuccessi vi è non solo la cessione di cani che da generazioni hanno
perso la domestichezza con il lavoro (quindi con il lupo), per
diventare animali da compagnia o, al massimo, da guardia, ma anche la
spregiudicatezza con cui si cedono - a caro prezzo con la scusa del
pedigree - cuccioli non abituati al branco, mandati allo sbaraglio. Il
cane da difesa non può fare miracoli, specie se è giovane e solo. Molto
meglio fornire adulti (insieme ad animali più giovani).
Purtroppo
l'irresponsabile propaganda lupista tende a far credere che, come
il lupo, per proprietà magiche, ripristina la biodiversità e gli
equilibri ambientali, allo
stesso modo un cane basti, magicamente, a proteggere un gregge (vedi
sotto a cosa porta la spregiudicatezza commerciale).
Al
lupista basta dire "vi abbiamo dato il cane", siete in grado di
convivere, adesso arrangiatevi, se non convivete sono c...i vostri, se
non siete capaci di convivere nemmeno per i cani toglietevi di mezzo.
Alla fine il lupista vuole che i pastori scompaiono.
Su
certi allevamenti ci sarebbe da indagare per la presenza di
conflitti di interesse, visto il ruolo di collaborazione con le
attività
dei progetti sul lupo di alcuni personaggi coinvolti negli allevamenti
dei cani da guardiania e di "centri di selezione". Intanto, Cappellino, il presidente di Almo
Nature, ha deciso che i 600 mila € donati a WolfAlps II dovranno avere
altre destinazioni. Si è scocciato di cani pastore e di pastori (ha
rimediato anche gli insulti di pastori "non civilizzati"), tanto che
non intende più sponsorizzare il "progetto lana" che il geometra
Canavese,
l'uomo forte del parco Alpi
marittime (che ha promosso WolfAlps) ha vantato tra le "azioni a
favore dei pastori" (le altre sono altrettanto farlocche e avremo modo
di dimostrarlo).
Cosa
ha fatto WolfAlps per la lana è affidare l'incarico di uno studio a
tavolino a una lupologa di Grosseto, laureata in ululati, quando
in Piemonte, a Biella, c'è l'Istituto
di ricerche e sperimentazione laniera.
Se qualcuno non l'ha capito WolfAlps serve in primis alla cerchia della
lobby del lupo per distribuirsi i soldi tra loro. La lupologa in
questione è
afferente all'IEA, l'Istituto di
ecologia applicata,
il collettore di progetti milionari di Boitani, organizzato come
associazione "senza scopo di lucro" (sic) e gestita da lui e da suoi
allievi. Per il progetto MedWolf la lupologa laniera ha messo in piedi l'associazione
"Difesattiva" con pastori disperati cui sono stati forniti, in numeri
abbondanti, i soliti maremmani-abruzzesi. Il classico "associazionisno
spontaneo" top-down, gli allevatori ammaestrati a farsi comandare dai
lupologi.
Non
potrebbe essere più abissale la differenza nell'affrontare il tema dei
cani da guardiania tra lupismo e pastori. I pastori stanno attivandosi
attraverso reti di solidarietà. I pastori e i sostenitori dei pastori
(meno rumorosi di quelli del lupo ma ci sono) tirano fuori i soldini
dalle
loro tasche, i lupisti - invece - se le riempiono. I cani
consigliati dai pastori sono scelti tra razze e linee di sangue idonee
alla funzione di protezione sulle Alpi, quelli forniti dai lupisti
sono forniti tanto per farlo, per poter dire che hanno aiutato i
pastori e dichiarare che, una
volta forniti i recinti (idonei o meno poco importa) e i cani da
guardiania (idonei o meno non importa) la questione è chiusa. Se si
verificano ancora predazioni la colpa è del pastore che non fa bene i
recinti e che non sa gestire i cani.
Una volta conclusa la raccolta fondi per Nina, Ruralpini ha intenzione
di lanciarne un'altra a favore di una realtà, sempre di allevamento
caprino, che ha avuto molte predazioni da lupo e merita il nostro
aiuto. A chi ci dice: "chiedete contributi alle regioni"
rispondiamo che oggi la Regione Piemonte non riconosce il cane della
Sila, che bisogna attendere i bandi, che ci saranno graduatorie e tempi
di attesa. Nina ma anche tanti altri allevatori di capre non possono
attendere.
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che brutta figura (il lupo da alla testa) (19.07.20) Il GGC (gruppo grandi
carnivori del Cai) fiancheggiatore di WolfAlps, con il
"bando" per "allevatori virtuosi" (a favore della convivenza con
il lupo) ha rimediato una magra figura. Il bando ha raccolto solo
23 domande in tutta Italia. Non solo, ma il Cai ha fatto orecchio da
mercante quando Nina Liebhardt, una pastora
ossolana, ha rifiutato il premio per non prestarsi a una
strumentalizzazione contro i pastori. L'abbiamo intervistata
all'alpe Ratagina in val Agarina in questi giorni leggi
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