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Lupi / Alpeggi


Una storia di libertà e solidarietà
Capre, cani pastore, alpeggi


Torniamo a parlare di Nina e dell'alpe Ratagina. Come mai a Febbraio? Perché è adesso che ci si prepara all'alpeggio. Lo scorso anno abbiamo parlato della storia del lama Filippo, di un premio "peloso" offerto dal Cai (sezione orsolupista) e rifiutato dalla capraia. I lupi in Ossola si sono fatti avanti, sempre più spavaldi, onnipresenti in alcune valli. Il lama diventerebbe solo un lauto pasto per i predatori. Così, terrorizzata dall'idea di vedere le sue capre sbranate, consigliata da amici e colleghi, la giovane donna ha pensato di ricorrere ai cani della Sila, razza da difesa ma adatta alle Alpi e non aggressiva con le persone. Ma Nina e il suo compagno Päddy non vogliono rinunciare a portare le capre alla meravigliosa alpe Ratagina e si sono affidati a una raccolta fondi on line.


di Michele Corti



vai alla raccolta fondi


(20/02/2019) Quanto clamore ha sollevato la storia di Agitu!  Ci sarebbe molto da dire su come tutta la vicenda sia stata strumentalizzata ma, per rispetto alla sua tragica fine,  non ne abbiamo sinora parlato. Preferiamo anche oggi non entrare nei dettagli di una vicenda che, dopo aver coinvolto anche la "pastorella Beatrice", si è chiusa con la dispersione delle capre in parecchi allevamenti sparsi per il Trentino. 

Per il "sogno di Agitu" non c'è più niente da fare (in realtà lo si capiva anche prima che partisse la raccolta fondi). Però ci sono anche tante donne pastore, tante allevatrici di capre (giovani e meno giovani) che meritano una mano, una frazione della generosità che ha suscitato la storia di Agitu. Ci sono anche allevatori, caprai maschi, famiglie intere che vivono dei frutti dell'allevamento caprino (uno dei più ecologici, alla faccia dei burocrati forestali) che si trovano in difficoltà e che meriterebbero solidarietà. Tanto più che, spesso, le difficoltà hanno un nome: lupo.

In realtà i lupi non hanno alcuna responsabilità e rischiano si essere anch'essi delle vittime. Fanno i lupi, fanno - animale opportunista e intelligentissimo - quello che l'uomo gli concedre di fare. Per la prima volta nella storia gli si è concessa la "licenza di predazione", un'aberrazione perché rompe il patto interspecifico di simbiosi (cose troppo difficili da capire per gli "amici degli animali e della natura" ma che un pastore "ignorante" con la quinta elementare capisce benissimo). Loro, i lupi, ne approfittano; la loro dieta è "ottima e abbondante" e l'unica loro preoccupazione è quella di "trovare un posto al sole", di affrontare la concorrenza intraspecifica per mettere su famiglia, spostandosi in un territorio non ancora colonizzato (ma ormai mon ce ne sono quasi più) o ritagliandosi un territorio in qualche zona dove i branchi sono presenti ma non ancora numerosi. Il risultato è comunque una crescita fortissima. Si tratta di una questione squisitamente politica (nel senso etimologico ed alto del termine, ovvero di discussione, confronto, scelta su questione di interesse collettivo). Qualcuno, però, ha interesse a cammuffare scelte che hanno rilevanza politica e socio-territoriale immensa con scelte "naturalistiche", "scientifiche". Che volponi! Che bari. Come per i lupi vale lo stesso principio per i lupisti: si prendono gli spazi e il potere che la politica, ignava e opportunista gli lascia occupare. E come sono abili a farlo!


Siamo Päddy e Nina, allevatori di capre in Valle Antrona... da sempre portiamo le nostre
capre in montagna dove pascolano libere sulle cime... produciamo i formaggi squisitissimi del loro latte...
ora sono arrivati i lupi in valle.... 
I problemi legati alla presenza di lupi sono molteplici e ad ora le soluzioni proposte sono molto discutibili .
Per dire il vero noi non vogliamo i lupi! Però per ora le scelte sono: o abbandonare il carico del bestiame in alpeggio durante l'estate (nessuno vuole trovare i propri animali sbranati) oppure continuare la vita in alpeggio con un investimento maggiore, sia di tempo che di denaro.
Noi abbiamo scelto di lottare e per farlo dovremmo unire alle nostre amiche capre alcuni cani da guardiania! Abbiamo scelto la razza del cane da pastore della Sila, che é particolarmente adatto alla vita in uno gregge di capre. Essendo un'azienda di dimensioni piccolissime, queste sono spese straordinarie: due cuccioli maschi costeranno 850,-€, la femmina-maestra di due anni 1200,-€ piu i viaggi.


Ma veniamo a Nina. Nina nel 2020 ha acquistato un lama (costato 800 € con il costoso trasporto), un animale inutile. Lo scorso anno se l'è cavata perché non c'erano ancora i lupi. Il Cai voleva premiarla con 500€ ma lei, accortasi della strumentalizzazione, l'ha rifiutato. Il Cai, però, per non fare una figura di menta (avrebbero dovuto spiegare perché lo rifiutava), ha lasciato il suo nome nell'elenco dei premiati. Complimenti per lo stile! (vai alla pagina del premio, l'unica pagina html al mondo non modificabile).

Nella prossima stagione Filippo (così si chiama il camelide castrone) costituirebbe un lauto pasto. Solo i lupisti possono credere che l'insolito animale (ormai non così insolito sulle Alpi) con i suoi sputi possa far fuggire i lupi. Forse succede così nei cartoni animati. In ogni caso Nina e il suo compagno Päddy (diventato un ottimo casaro), preoccupatissimi per l'evoluzione della situazione lupi in Ossola (a Zonca, in valle Antrona dove svernano, sono circondati dai "simpatici" predatori), dopo lunghe discussioni tra loro e con gli amici  ossolani (tra cui quelli del Comitato di salvaguardia degli allevatori animato da Gesine, Pamela, Leu, Enzo e altre persone volenterose e combattive), hanno deciso di acquistare dei cani da difesa di razza silana. Tutti sono d'accordo che l'Ossola non è area compatibile con il lupo, che le misure di difesa, data la morfologia delle valli, la tipologia degli alpeggi, le distanze, l'estensione ridotta dei pascoli è area dove la difesa passiva (cani, recinti, presenza giorno e notte di pastori) è difficile se non impossibile. Ai finti esperti che si strappano i capelli di fronte a queste "bestemmie" ricordiamo che lo stato francese ha definito le aree a "protezione difficoltosa". Qui il pastore può tirare e abbattere il lupo anche in assenza dell'adozione di misure di difesa passiva. Nulla da obiettare da parte della Ue. Qui il decreto francese che stabilisce i comuni "a difesa difficile".

Nell'immediato, però, ci sono allevatori terrorizzati dalla prospettiva di vedere le proprie capre sbranate e chi ha la responsabilità di un gregge numeroso in alpeggio, come Nina e Päddy, hanno dovuto fare una scelta, sia pure difficile. Hanno chiarito benissimo che loro non ritengono possibile né tanto meno facile la convivenza. E se si deve prendere un cane meglio uno adatto. Non quelli suggeriti dagli esperti lupofili che tirano solo l'acqua al loro mulino (e a quello di allevatori di cani loro amici).

Sulle Alpi meglio il silano

Il pastore della Sila (nei prossimi giorni pubblicheremo un servizio dettagliato sull'argomento) è indubbiamente più adatto dell'abruzzese all'ambiente alpino, sia per il tipo di morfologia e copertura vegetale del territorio, che per ragioni etologiche (il diverso comportamento con gli umani estranei). 



Va subito precisato che non li acquisteranno su e-bay o da canari (o pseudo pastori con cinque percorelle, di fatto canari) ma da  veri pastori che allevano cani pastori della Sila (il friulano Massimo, coadiuvato dal figlio Sebastian e l'allevamento Pecora nera di Prato). Massimo e Sebastian allevano e addestrano anche pastori da conduzione del Lagorai, vedi qui il servizio su Ruralpini. Questo pastori hanno già utilizzato i silani per la difesa di un gregge di capre in Trentino (vedi quiil servizio su Ruralpini, sotto la foto di due suoi cani silani).  Altri pastori, sempre in Trentino, stanno utilizzando anch'essi il silano con pecore e capre. Aggiungiamo che Massimo aveva già esperienza con cani bianchi (incroci tra Pirenei e abruzzese). Nonostante questi cani fossero di provenienza pastorale, spostandosi dalla Toscana al Nord, questo pastore li ha utilizzati solo in recinti fissi e, per il pascolo libero con le capre (ma anche con pecore e bovini) ha preferito iniziare a utilizzare, dal 2019, i silani. 


 

Il cane della Sila è un cane "da capre", selezionato per difendere le capre in ambienti aspri e a copertura boschiva. Ma le Alpi, l'Ossola è l'esempio tipico, presentano spesso ambienti "da capre", realtà con versanti ripidi, pascoli piccoli, alternanza di vegetazione arboreo-arbustiva e pascolo erbaceo. L'incontro tra la domanda e l'offerta, per così dire, non è avvenuto sul mercato ma tramite associazioni che si occupano di pastori e di pastoralismo. Il tutto sulla base di precise garanzie, per entrambe le parti, offerte dagli amici delle associazioni. Premesse etiche che tutelano anche i cani. I pastori e gli allevatori alle prese con il lupo sono costretti a dotarsi di cani da difesa.




Nina lo dice chiaramente nel testo che accompagna la raccolta fondi: "Noi non vogliamo i lupi". Nina non vuole una convivenza imposta obtorto collo dal lupismo foraggiato dalle milionate di soldi pubblici.  Le istituzioni hanno utilizzato tanto il bastone ("se non vi attrezzate con recinti e cani non avrete alcun contributo e non potrete neppure presentare domanda per l'indennizzo dei danni da predazione") quanto la carota di cani forniti in comodato da parte di enti pubblici.  Per i pastori che si prestano a essere testimonial della convivenza, ovvero che si vendono per i famosi trenta denari di Giuda, al fine di fornire credibilità ai mantra lupisti ("difendersi dal lupo è facile e possibile, solo i pastori ignoranti, trogloditi, pigri e di cattiva volontà non sono capaci di farlo, il lupo significa biodiversità, i problemi dei pastori sono ben altri"), c'erano, oltre ai cani,  anche (WolfAlps I)  le crocchette gratis di Almo Nature, una multinazionale del cibo per i pet (cammuffata da Fondazione) che si voleva promozionare con cani e crocchette offerte ai pastori "buoni", i docili pappagalli ammaestrati disposti a recitare la parte del "buon selvaggio" esibito dal colonialista/ambientalista tronfio per averlo "domato" e "civilizzato".

Una parte imbarazzante. Erano - sulla carta - tutti contenti e soddisfatti, tranne i "cattivi pastori" che insistono nel sostenere che cani e recinti non risolvono il problema, ma possono solo alleviarlo, aggravando però i costi di allevamento, allungando i tempi di lavoro ed esponendo il pastore ai rischi di procedimenti penali qualora i cani aggrediscano escursionisti e biker. Non parliamo dei problemi che comporta il custodire il cane in inverno. Gli stessi animalisti amici del lupo, in quanto neorurali o cittadini che vivono in montagna nel week-end, sono i primi a lamentarsi se il cane va in giro, se abbaia.

In realtà come abbiamo già avuto modo di spiegare (vedi qui l'articolo di Ruralpini), i cani distribuiti  WolfAlps, di Almo Nature hanno sollevato molti dubbi da parte di chi alleva le vere linee da lavoro. Non si può far credere ai pastori che dei cani sono correttamente imprintati sul gregge perché messi insieme a cinque pecorelle mantenute apposta da cinofili che allevano i cani per scopi commerciali. I classici venditori di cuccioli (l'articolo più lucroso per la cinofilia commerciale).

Non pochi cani di queste dubbie origini hanno fatto cilecca, hanno esibito comportamenti insediderabili o non hanno saputo difendere efficacemente gli animali che avrebbero dovuto proteggere. Tanto che diversi "allevatori virtuosi" hanno dovuto poi dotarsi di cani più affidabili di provenienza pastorale. Alla base di certi insuccessi vi è non solo la cessione di cani che da generazioni hanno perso la domestichezza con il lavoro (quindi con il lupo), per diventare animali da compagnia o, al massimo, da guardia, ma anche la spregiudicatezza con cui si cedono - a caro prezzo con la scusa del pedigree - cuccioli non abituati al branco, mandati allo sbaraglio. Il cane da difesa non può fare miracoli, specie se è giovane e solo. Molto meglio fornire adulti (insieme ad animali più giovani).

Purtroppo l'irresponsabile propaganda lupista tende a far credere che, come il lupo, per proprietà magiche, ripristina la biodiversità e gli equilibri ambientali, allo stesso modo un cane basti, magicamente, a proteggere un gregge (vedi sotto a cosa porta la spregiudicatezza commerciale).

Al lupista basta dire "vi abbiamo dato il cane", siete in grado di convivere, adesso arrangiatevi, se non convivete sono c...i vostri, se non siete capaci di convivere nemmeno per i cani toglietevi di mezzo. Alla fine il lupista vuole che i pastori scompaiono.

Su certi allevamenti ci sarebbe da indagare per la presenza di conflitti di interesse, visto il ruolo di collaborazione con le attività dei progetti sul lupo di alcuni personaggi coinvolti negli allevamenti dei cani da guardiania e di "centri di selezione". Intanto, Cappellino, il presidente di Almo Nature, ha deciso che i 600 mila € donati a WolfAlps II dovranno avere altre destinazioni. Si è scocciato di cani pastore e di pastori (ha rimediato anche gli insulti di pastori "non civilizzati"), tanto che non intende più sponsorizzare il "progetto lana" che il geometra Canavese, l'uomo forte del parco Alpi marittime (che ha promosso WolfAlps) ha vantato tra le "azioni a favore dei pastori" (le altre sono altrettanto farlocche e avremo modo di dimostrarlo).

Cosa ha fatto WolfAlps per la lana è affidare l'incarico di uno studio a tavolino a una lupologa di Grosseto, laureata in ululati, quando in Piemonte, a Biella, c'è l'Istituto di ricerche e sperimentazione laniera. Se qualcuno non l'ha capito WolfAlps serve in primis alla cerchia della lobby del lupo per distribuirsi i soldi tra loro.  La lupologa in questione è afferente all'IEA, l'Istituto di ecologia applicata, il collettore di progetti milionari di Boitani, organizzato come associazione "senza scopo di lucro" (sic) e gestita da lui e da suoi allievi. Per il progetto MedWolf la lupologa laniera ha messo in piedi l'associazione "Difesattiva" con pastori disperati cui sono stati forniti, in numeri abbondanti, i soliti maremmani-abruzzesi. Il classico "associazionisno spontaneo" top-down, gli allevatori ammaestrati a farsi comandare dai lupologi. 


Non potrebbe essere più abissale la differenza nell'affrontare il tema dei cani da guardiania tra lupismo e pastori. I pastori stanno attivandosi attraverso reti di solidarietà. I pastori e i sostenitori dei pastori (meno rumorosi di quelli del lupo ma ci sono) tirano fuori i soldini dalle loro tasche, i lupisti  - invece - se le riempiono. I cani consigliati dai pastori sono scelti tra razze e linee di sangue idonee alla funzione di protezione sulle Alpi, quelli forniti dai lupisti sono forniti tanto per farlo, per poter dire che hanno aiutato i pastori e dichiarare che, una volta forniti i recinti (idonei o meno poco importa) e i cani da guardiania (idonei o meno non importa) la questione è chiusa. Se si verificano ancora predazioni la colpa è del pastore che non fa bene i recinti e che non sa gestire i cani.

Una volta conclusa la raccolta fondi per Nina, Ruralpini ha intenzione di lanciarne un'altra a favore di una realtà, sempre di allevamento caprino, che ha avuto molte predazioni da lupo e merita il nostro aiuto.  A chi ci dice: "chiedete contributi alle regioni" rispondiamo che oggi la Regione Piemonte non riconosce il cane della Sila, che bisogna attendere i bandi, che ci saranno graduatorie e tempi di attesa. Nina ma anche tanti altri allevatori di capre non possono attendere.




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