Manifesto della sagra autentica (redatto nel 2003 con il contributo di Ruralpini.it)
1 -
La sagra è parte integrante dell’identità storica di una comunità e di
un paese: è da intendersi come connubio perfetto tra l’autenticità
gastronomica e le tradizioni del territorio da cui questa proviene. È
espressione della cultura materiale del territorio e ha come obiettivo
la salvaguardia, la diffusione e la promozione del patrimonio
territoriale: in essa si intrecciano gastronomia, cultura, tradizione
ed economia. Perché una sagra si possa definire “tradizionale” deve
possedere almeno un passato di legame tra il prodotto e il suo
territorio, documentato da tradizione orale e scritta. Tutte le
iniziative culturali previste dalla sagra, infatti, devono riflettere
l’obiettivo primario della sagra virtuosa, ovvero esprimere cultura e
tradizione.
2 -
Il cibo, il consumo collettivo e rituale di determinati prodotti
carichi di valori simbolici è il motore propulsore della sagra. Il tipo
di alimento, il modo di prepararlo e di consumarlo rimandano ad un
passato di vita comunitaria e a una cultura alimentare percepita come
segno di identità. Per questo la sagra deve somministrare piatti e
ricette che abbiano come ingrediente principale il prodotto di cui si
fa promotrice.
3 -
La sagra non ha finalità speculativa. Non è uno strumento di business e
profitto, ma un veicolo di valorizzazione del territorio e della
comunità. In questo modo la sagra diventa un’occasione per la comunità
locale (operatori commerciali e non) per riflettere sulle proprie
origini e sulle proprie risorse. La sagra deve garantire al meglio la
tracciabilità, la divulgazione, la conoscenza dei propri prodotti e la
trasparenza fiscale. La sagra va intesa come un’opportunità per il
territorio: favorisce il miglioramento dell’immagine della comunità,
l’orgoglio di una comunità di riuscire a sostenere un evento, di
sviluppare nuove conoscenze e capacità, di stimolare lo spirito di
partecipazione, aggregazione, amicizia e appartenenza. È uno strumento
con cui far conoscere giacimenti dimenticati, ma anche borghi, musei
periferici, centri storici, chiese e abbazie. La sagra può costituire
anche uno strumento di ricchezza economica nella misura in cui è in
grado di realizzare servizi a favore della comunità locale.
4 -
La sagra promuove forme di socializzazione e sviluppo collegate alla
cultura del cibo locale. Essa risponde al desiderio delle comunità di
avere spazi di convivialità e socializzazione. Coinvolge tutto il
territorio e le numerose realtà produttive e commerciali locali, nonché
i vari operatori del settore enogastronomico, quali produttori,
artigiani, cucinieri, ristoratori e baristi. Il benessere e la
soddisfazione di tutte le fasce della popolazione, sono essenziali per
una sostenibilità nel tempo della manifestazione. La valorizzazione di
un prodotto risulta efficace e con ampie ricadute economiche - durature
- a vantaggio degli operatori locali, quando viene considerata in una
dimensione collettiva, partecipata e condivisa sul territorio e non
quando viene concepita tramite azioni estemporanee e promosse dai
singoli soggetti anche se legati alla filiera e alle istituzioni. La
dialettica tra i contesti favorirà naturalmente un intrecciarsi di
creatività e tradizione, contribuendo a trasmettere che il folklore non
è fossilizzato, ma in continua evoluzione e rielaborazione. Si auspica
quindi il coinvolgimento della comunità nelle attività organizzative,
invitando gli abitanti a prendere parte a comitati; incentivando
aziende locali e amministrazioni al supporto finanziario e tecnico.
5 -
La sagra deve svolgersi in un periodo limitato di tempo, deve essere
legata a cicli di produzione e consumo e non può avere durata superiore
ai sette giorni. Deve avere luogo nel territorio di origine del suo
prodotto, ricetta o trasformazione tipica, in locali e ambienti idonei
per la somministrazione che siano ben inseriti nel contesto
paesaggistico, anche valorizzando strutture e ambienti tradizionali.
Può svolgersi in contesto urbanizzato o in ambito rurale. Può anche
prevedere eventi centralizzati ed eventi dislocati presso luoghi di
produzione, osterie, ristoranti, enoteche e trattorie, creando una
sinergia tra tutti gli attori pubblici e privati coinvolti nella sagra.
6 -
La sagra è organizzata e gestita da associazioni senza scopo di lucro,
che in concorso con altri soggetti portatori di interesse a livello
territoriale, operano con continuità allo sviluppo e alla promozione
della stessa attraverso un comitato. Gli organizzatori della sagra,
perché questa possa definirsi tale, devono monitorare che i compiti
relativi alla sicurezza degli ambienti e alle norme igienico sanitarie
siano svolti con professionalità e responsabilità, assicurando
competenza e preparazione del personale volontario. Devono quindi
affidarsi a volontari competenti, che si assumano la responsabilità dei
compiti affidati. Gli organizzatori devono inoltre impegnarsi a
tutelare i volontari coinvolti a livello assicurativo. Il personale ha
come obiettivo divulgare informazioni e approfondimenti, ma anche
educare i visitatori e sensibilizzarli. Deve possedere competenza, ed
essere in grado di dare informazioni corrette sul prodotto, raccontare
aneddoti sulla sua storia ed esprime il legame sensoriale con la sua
terra. Gli eventuali utili debbono essere reinvestiti in attività a
favore della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale
immateriale.
7 -
La sagra deve rispettare il proprio territorio, facendo attenzione
all’impatto ambientale e curando in particolare strutture, uso di
detersivi biologici e smaltimento rifiuti. Piatti, bicchieri e posate
utilizzate in strutture pubbliche devono essere in materiale
riutilizzabile, biodegradabile e di riciclo, o di uso comune e
tradizionale sul territorio. Deve essere realizzata la raccolta
differenziata. Lo smaltimento di liquidi e gas nocivi deve avvenire
secondo le norme di legge. La sagra virtuosa, deve quindi dimostrare di
intraprendere un percorso educativo anche in campo ambientale ed
ecologico.