Bold wolves: lupi
pericolosi
(ma
non si deve sapere)
di Michele Corti
(06/03/2021)In paesi
a noi vicini, con presenza di lupi estremamente più limitata rispetto a
quella italiana,
sono stati adottati dei protocolli per tutelare l'incolumità delle
persone dal
rischio bold wolves ,ovvero
lupi spavaldi, problematici e pericolosi. In Italia, invece, si
parla più spesso di "lupo confidente", e si vuole far credere che il
problema
dei lupi
nei paesi, sia solo quello di giovani lupi "curiosi", semmai
diventati "confidenti" per una ripetuta frequentazione degli abitati
e per colpa si comportamenti "scorretti" degli incauti umani. Tutta
questa sottovalutazione di in problema ormai palese e grave e l'assenza
di iniziative e di regole è possibile perché WolfAlps e i suoi
tentacoli hanno il monopolio di tutto quello che riguarda il lupo. Loro
fanno le regole, loro monitorano, loro valutano, loro comunicano, loro
decidono. Ma possiamo attendere che WolfAlp (che per ora prevede solo
di studiare il fenomeno dei bold wolves) decida - in funzione della sua
strategia di presentazione di nuovi progetti - che è tempo di darsi
qualche regola e di intervneire sui lupi che scorazzano in pieno
giorno, sbranano animali domestici, spaventano intere comunità. In
altri paesi chi si occupa di lupi fa di tutto per tutelarli ma dichiara
che c'è un problema di lupi pericolosi e che va affrontato. Il che vuol
dire, considerando che altri metodi sono poco efficaci, abbattendoli.
Il fenomeno della
"confidenza" è quello che rappresenta il primo stadio di un
problema che non è ancora critico ma lo può divenire. Una volta
innescata
una dinamica comportamentale ormai conosciuta, esso comporta concreti
rischi per la sicurezza
delle
persone. Lo dicono anche i lupologi. Non dicono che il regine di
super-protezione del lupo è la condizione che consente al lupo di
frequentare impunemente le aree abitate e di avvicinarsi sempre più
spesso ad esseri umani percepiti come innocui. Il parlare di
"lupi confidenti", insistere solo sulle persone sventate che
lasciano cibo per i lupi e li lasciano avvicinare (quando poi ci sono
guardiaparco di parchi aderenti a WolfAlps che si fanno filmare mentre
giocano con i lupi) è ovviamente parte delle solite tecniche
manipolatorie. Si vuole impedire
alle
persone di rendersi conto del pericolo al quale la politiche
irresponsabili a
favore del lupo le stanno già esponendo. Si fa di tutto per togliere
una paura che invece è un modo per evitare guai (anche ai lupi).
Nonostante la disinformazione, il gran numero di lupi presenti in
Italia sta portandoli a insediarsi in modo permanente in aree molto
antropizzate, anche nelle pianure, anche nei pressi delle città.
Il lupismo di stato (WolfAlps è una facciata che nasconde
un'organizzione ombra saldamente installata presente nel deep state -
cc forestali, Ispra, Ministero) continua a sottovalutare il pericolo
dei bold wolves ma numerosi
episodi dell'inverno appena trascorso, sono classificabili, sulla base
dei protocolli svizzeri e tedeschi che andremo a illustrare, come "da
ultimo
stadio", quello che in Svizzera e in Germania può comportare
l'abbattimento dell'animale. Da noi nulla, almeno per orta, almeno fin
quando i nuovi signori feudali del lupismo istituzionale decideranno
che per loro sarà convenirnte aprire al partita.
Perché non esiste un
Pacobace per il lupo?
Per l'orso esiste il
protocollo Pacobace
che predede una graduazione di azioni, sino all'abbattimento, per gli
orsi
"birichini". Invece il lupo può fare tutti i suoi comodi, sbranare
cani e gatti a domicilio e farsi anche la "tana diurna" in un
villaggio. Guai a "disturbarlo", però, a lanciargli contro degli
oggetti (una tecnica primitiva ma a volte efficace di dissuasione).
Ogni
iniziativa regionale per affrontare il problema è fermata dal deep
state che vuole fare largo a nuovi progetti Life milionari.
Vedremo se le
regioni e
le provincie autonome (che, a differenza di quelle ordinarie, non
devono
sottostare a pareti vincolanti dell'Ispra), riuscirano a dotarsi di uno
straccio di regole. WolfAlps per intanto si è riservato solo di
"studiare" il problema
e non vuole che le regioni gli tolgano la prossima gallina dalle uova
d'oro.
Life WolfAlps, in ogni caso, non si è impegnato, nell'ambito
dell'articolazione
del progetto, a definire regole di gestione e tantomeno a metterle in
pratica
(il programma prevede lo "studio" del problema ma non oltre). Lo farà
al prossimo "giro", dopo il 2024, in modo da avere la scusa per
incassare altre milionate sicure. Quello che sta succedendo a chi vive
nella
paura, a chi avrebbe già diritto a vedere l'intervento di quelle
autorità
pubbliche che incassano le tasse per garantire la sicurezza dei
sudditi, ai feudatari di WolfAlps non interessa.
Un
cane sbranato sotto casa in Lessinia
In Svizzera c'è un
protocollo simile a quello dell'orso
Diversamente vanno le cose presso i nostri vicini. La
Strategia lupo svizzera è stata aggiornata nel 2020. il protocollo
adottato per i lupi problematici ricalca le misure predisposte dalla
Sassonia e
le linee sviluppare dalla LCIE e degli altri organismi lupologici (gli
esperti cambiano mum erose casacche ma sono sempre gli stessi).
Innanzitutto
nelle premesse si ammette che ci sono, eccome, lupi "problematici",
normalmente appartenenti allo stesso branco quando esso ha sviluppato
un
comportamento che può rivelarsi pericoloso per l'uomo. Il sintomo di
questo
potenziale pericolo è dato dal fatto che i lupi non si lasciano
scacciare. Una
situazione del tutto diversa da quella dell'incontro con singoli
giovani lupi
in dispersione che avviene di solito di notte. Il lupo problematici si
avvicinano ripetutamente agli insediamenti e esibiscono comportamenti
espressamente diretti all'uomo e ai cani da compagnia (ringhio,
esibizione della dentatura). Quando si innescano queste dinamiche i
lupi tenderanno ad
avvicinarsi
sempre di più, è cioè sicuro che si andrà verso una situazione di
potenziale
pericolo se non si classifica correttamente il comportamento degli
animali.
Ecco perché quando vi sono segnalazioni di lupi che manifestano sintoni
di
perdita di timore nei confronti dell'uomo va avviato un monitoraggio
intensivo,
costante e aggiornato che deve interessare tutti i lupi che vengono
avvistati
in prossimità di insediamenti umani.
Il
monitoraggio deve provvedere per verbalizzazioni degli eventi non
lasciate alla interpretazione soggettiva ma secondo una griglia di
valutazione.
Per tali valutazioni la Svizzera ha adottato una codifica a quattro
colori
analoga a quella utilizzata per gli orsi "problematici". Si
va dal "comportamento curioso" a un comportamento "che
richiede attenzione", per poi passare allo stadio "critico" e,
infine a quello "problematico" che può richiedere l'abbattimento
del/dei lupi. L'intervento, però, in questo caso risparmierà la coppia
alfa
perché si ritiene che l'abbattimento dei figli possa indurre i genitori
a
moderare la loro baldanza nei confronti dell'uomo. Le autorizzazioni
per gli
abbattimenti di lupi appartenenti a un branco problematico sono
rilasciate ai
cantoni dall'Ufam (Ufficio federale per l'ambiente) l'equivalente di un
ministero. Nel caso di singoli lupi problematici, ma l'eventualità è
considerata "rara", basta l'autorizzazione del cantone secondo le
regole di pubblica sicurezza.
Tabella
- Criteri per
la valutazione della pericolosità dei singoli eventi in caso di
incontro tra
lupo e uomo o, rispettivamente, cane da compagnia e delle conseguenti
misure da
adottare (UFAM).
Non
ci vuole molto, guardando queste tabelle, per
capire che, in Italia, siamo da tempo nella situazione "nera",
ovvero di
pericolo reale per l'uomo. Nonostante improvvisati esperti
continuino a
negare che il lupo rappresenti il ben che minimo pericolo. Alcuni lo
dicono in
buona fede, altri sanno benissimo come stanno le cose perché sono
al
corrente di quanto si discute e di decide all'estero. Mentono sapendo
di
mentire. Per i pubblici funzionari, tenendo conto delle conseguenze
(non si
verbalizza nulla, non si dà avvio a monitoraggi, non si avvisa la
popolazione del
pericolo, si espone la gente al pericolo) tutto ciò configura
comportamenti
penalmente rilevanti, ben più gravi di semplice omissione e
inerzia.
La Large
Carnivore Initiative Europe ha emanato delle linee guida sulla
gestione dei lupi spavaldi (il documento è qui
ma il sito è segnalato come pericoloso e ci si deve accontetare di una
presentazione qui).
La LCIE è un gruppo di lavoro della IUCN/SCC (la
IUCN - International
union for the conservation on Nature è la grande organizzazione
ombrello di
tutte le organizzazioni ed enti ambientalisti e la SSC Species Survival
Commission è una sua commissione). Di fatto, però, la LCIE è una
emanazione del
WWF che raggruppa personaggi di profilo accademico ma anche
appartenenti a
organizzazioni ambientaliste. Gli
autori del
rapporto DBBW sono gli stessi di quello LCIE, ovvero Ika Reinhardt
(della ONG
tedesca LUPUS, German Insitute of Wolf monitoring and research), Petra
Kaczensky (della Fondazione privata norvegese NINA, Norwegian Institure
for
Nature Research con 265 dipendenti), Jens Frank (Swedish University of
Agricultural Sciences), Felix Knauter (veterinario austriaco), Gesa
Kluth
(anch'ella di LUPUS). È facile constatare come, attraverso una
strategia
collaudata, le organizzazioni animal-ambientaliste si sostituiscano
alle
istituzioni. Il primo passaggio è rappresentato dalla costituzione di
organismi
"scientifici" che in realtà sono autoreferenziali e si auto
attribuiscono
una veste scientifica inserendo personaggi di estrazione accademica
(comunque
legati
alle organizzazioni militanti o operanti in istituzioni private di
ricerca di
impronta ambientalista) in gruppi costituiti da rappresentati di Ong.
Una volta
costituito il gruppo di esperti, tutti ideologicamente schierati,
esso viene
accreditato presso i ministeri dell'ambiente e la commissione
europea (dove non mancano
elementi
con stretti legami personali con le Ong).
In
ultimo quello che era nato come un gruppo di lavoro ambientalista a
carattere militante
assume una
veste ufficiale istituzionale e opera per lo stato dentro lo stato. In
Italia tutto è più brutale: WolfAlps
ha
esautorato la Regione Piemonte ma, in parte, anche le altre dell'arco
alpino dove
arrivano i numerosi tentacoli dell'organizzazione ombra, un pezzo di
deep state
che opera sotto la mascheratura di un innocente "progetto".
Inutile ricordare che i "tentacoli" di WolfAlps arrivano in tutti i
servizi parchi delle regioni, nelle polizie provinciali, nelle Asl.
Un
protocollo che finge di non esserlo
Le premesse erano indispensabile per capire come il rapporto tedesco
non
è affatto "neutrale" ma sia inficiato da pregiudizi favorevoli al
lupo. Pur se dimostra più realismo e un po' più di oggettività delle
posizioni lupiste all'italiana. Le raccomandazioni con costituiscono,
stando a quanto dichiarato
dagli
autori, un protocollo ufficiale ma delle linee guida per gli stati
della
federazione. Si tratta di una foglia di fico perché in
realtà, esse
includono anche un vero e proprio protocollo. Con lo scopo dichiarato
di:
a)
garantire che le persone in Germania non subiscano lesioni o uccisioni
da parte dei lupi;
b)
promuovere e mantenere la fiducia del pubblico nelle autorità di
gestione del lupo nelle regioni con presenza del lupo;
c)
garantire che la paura delle persone per i lupi non aumenti;
d)
per consentire ai lupi a diffondersi ulteriormente in Germania senza
causare gravi conflitti tra lupi e gli esseri umani.
Come
si vede il lupismo, mascherato da organismi statali, la fa da padrone
anche in Germania. Come WolfAlps, secondo la strategia lupista le
"raccomandazioni" si preoccupano che il pubblico non perda la fiducia
nelle autorità che gestiscono il lupo (loro), che non aumenti la paura
nei
confronti
del lupo (fin che serve deve ancora valere il mantra "io non ho paura
del lupo" recitato da ampie compagini dove si trovano sia ruoli di
furbo opportunismo che di utili idioti). Alla fine il lupismo è, in
tutta Europa, quel programma che persegue la crescita dei lupi e la
loro occupazione di ogni angolo del continente (comprese le isole dove
non ci sono ancora). Vanno abbattuti, i mezzi
"alternativi" sono buoni per la recita
Nonostante
sia steso da lupofili, il rapporto precisa comunquq come sia necessario
rendere consapevole il pubblico che il lupo spavaldo è potenzialmente
pericoloso e che, quando il suo comportamento indica il superamento di
una
soglia critica, stante la scarsa efficacia dei mezzi alternativi, è
indispensabile ricorrere a quelli letali per neutralizzare il pericolo.
Gli
autori sono consapevoli che, nonostante l'attuale normativa limiti
strettamente
la possibilità di abbattere un lupo problematico, il ricorso a questa
misura sarà
sempre più frequente. Va precisato che il rapporto, edito nel 2020, è
stato
scritto nel 2017 e, nel frattempo, la Germania ha già modificato le
regole
rendendo un po' meno difficile sparare ai lupi problematici (anche se
restano
in vigore le anacronistiche Convenzione di Berna e Direttiva Habitat).
WolfAlps
si guarda bene dal dire questo (per ora). Lo farà quando sarà suo
comodo. Tutta
la strategia lupista è basata su stadi successivi. L'umano (il
"villico" per la precisione) è considerato un animale stupido, da
assuefare gradualmente ad essere soggiogato, sottomesso, cacciato dalla
propria
terra per far posto alla wilderness (ovvero al controllo degli spazi ex
rurali
da parte del conservazionismo e dell'ipercapitalismo neoliberale che lo
esprime). Le torme di lupi che, protette e coccolate, si riproducono a
ritmi
velocissimi, sono le divisioni corazzate dell'ambientalismo , le teste
d'ariete
della guerra dichiarata contro l'uomo, quello rurale almeno (poi ce ne
sarà per
tutti perché ci sono troppi segnali che il capitale stia pensando a uno
scenario post-umano).
La narrativa del "lupo
innocuo" è dura a morire
Per decenni si è avallata la narrativa del "lupo
non
pericoloso". Il prof. Geist (un etologo, un vero biologo, con una
visione
non meschinamente riduzionista e meccanicista come la lupologia), ha
operato la
decostruzione di questa narrativa nel suo studio del 2007 When do
wolves
becames dangerous to humans? (scarica il PDF).
Va aggiunto che Geist
insegnava
all'Università di Calgary, in Canada, un posto dove di lupi non si può
non
intendersene.
Oggi
il partito del lupo, avendo ottenuto risultati impensabili (la
diffusione del lupo in Germania e in Francia, l'Italia satura di lupi)
non può
e non vuole più insistere sul "lupo innocuo". Tanto non serve più a
nulla raccontare la favola al contrario, il lupo c'è, chi avrebbe
potuto
opporsi è stato messo in condizioni di impotenza, è stato sommerso
dalla
propaganda massiva del lupismo foraggiata da decine di milioni di euro
dei
progetti LIFE. Così si inizia a dire che "può essere pericoloso". Il
rapporto DBBW ha quindi anche lo scopo di spiegare a un pubblico urbano
tedesco
- che inorridisce all'idea di sparare a quello che, indipendentemente
dalle
sue malefatte, resta sempre nell'immaginerio fideista un "povero lupo",
un "magnifico
animale" -, che ogni tanto non si può fare a meno di tirare la
schioppettata a Ezechiele. Ovviamente il rapporto non lo dice ma è
chiaro che,
quando i lupologi ammettono di dover abbattere un po' di lupi, lo fanno
solo
perché si preoccupano delle conseguenze negative che gravi incidenti a
danno di
esseri umani, comporterebbero sull'accettazione del lupo e delle
relative norme
di gestione (o "non gestione"), sulle donazioni private alle Ong
lupiste, sull'erogazione dei finanziamenti pubblici al lupismo
organizzato. In
Germania, comunque, le cose stanno diversamente che in Italia. Come
abbiamo già
spiegato in varie occasioni, il pubblico urbano tedesco, per quanto
imbesuito
di ambientalismo televisivo, ha la possibilità di afferrare qualche
concetto
ecologico razionale. L'ambientalismo in Germania ha radici profonde, è
autoctono. In Italia è recente e di importazione anglo-sassone. Si è
affermato
solo facendo leva sull'emotività e su una propaganda grossolana.
Spiegare in
Italia alle masse lupofile che è venuto il momento di sparare per il
bene
stesso del lupo è oltremodo arduo. Serviranno molti LIFE, decine di
milionate
ancora. E i nostri si fregano le mani.
La
distanza di fuga: metri cruciali
Il
rapporto tedesco ha comunque dei meriti perché fissa dei parametri che
anche i lupisti nostrani non potranno ignorare. Per esempio, fissa la
distanza
critica di avvicinamento del lupo all'uomo a 30 m. I lupi che si
avvicinano a
distanze inferiori alle persone sono quelli che devono preoccupare. La
causa di
questo comportamento è attribuita a condizionamenti positivi
(disponibilità di
cibo e rifiuti presso gli abitati) o assuefazione (ripetute esperienze
di
avvicinamento senza conseguenze negative per il lupo). "La normale
distanza
di fuga del lupo all'aperto è di 100 m". Ma questa affermazione
categorica
dei lupologi (che nasconde la loro scienza incerta) come si concilia
con i
fenomeni di adattamento ed evoluzione dell'interazione uomo-lupo nella
storia?
Sarebbe interessante verificare a quanto è scesa questa distanza oggi
in
Italia. Di certo vi sono moltissimi casi in cui il lupo è stato visto a
distanze inferiori ai 100 m.
Il
lupo che si avvicina alle case potrebbe restare ancora a livello di
curiosità (che può comunque degenerare per via dell'assuefazione ad
alcuni
stimoli, specie olfattivi legati alla presenza umana e che potrebbe
nascondere
un comportamento sistematico di esplorazione e conquista del
territorio, ma
questo il rapporto non lo prende in considerazione). Il già citato
prof. Geist
che, non essendo lupista ma un serio biologo, ha affrontato la
questione senza
remore (anche perché in Canada i lupi sono sempre stati merce
abbondante) e ha
messo in evidenza che l'aspetto di condizionamento positivo (la
facilità di reperimento
di cibo presso gli insediamenti) è solo un aspetto del problema. Dice
Geist, nello
studio citato:
Well fed wolves can also
become dangerous, but under
conditions where they take advantage of a rich feeding opportunity that
–
constantly – brings them into close contact with humans. This can
happen at
garbage dumps and on campgrounds. However, a necessary condition for
attacks to
occur is the de facto or de jure
protection of wolves. When these conditions are met, wolves begin to
explore
humans as alternative prey. I
lupi ben nutriti possono anch'essi
divenire pericolosi, in circostanze che consentono loro di
avvantaggiarsi di
buone opportunità alimentari e che li portano a contatto - in modo
regolare -
con gli umani. Ciò avviene presso discariche di rifiuti o presso gli
accampamenti. Condizione necessaria affinché si verifichino degli
attacchi [all'uomo] è, però, la condizione di protezione de facto o de
jure del
lupo. Quando si verificano queste condizioni, i lupi iniziano a
prendere in esame
gli umani come prede alternative.
Il
concetto, c'è poco da scandalizzarsi, è stato peraltro ribadito più
volte da Boitani: dopo alcune generazioni di assenza di
persecuzione da
parte dell'uomo il lupo riprende a considerarlo una possibile preda. La
DBBW definisce
anche i "comportamenti significativi" (conspicuous behaviour) che
consistono nell'avviccinarsi ripetutamente all'uomo a meno di 30 m. Il bold
wolf è un problematic wolf,
potenzialmente pericoloso,
questo gli
autori tedeschi non lo nascondono.
Chi
è un bold wolf?
Secondo
il rapporto DBBW il lupo spavando è un lupo che, riconosciuto
l'uomo, gli si avvicina a meno di 30 m e lo fa ripeturamente. Pur
ribadendo - e
qui si vede come i nostri noin rinuncino tanto facilmente alla
narrazione
tradizionale della lupisteria - che l'attacco predatorio all'uomo
rappresenta
una possibilità remota, legata al passato, il rapporto riconosce che il
lupo
può tutt'oggi esercitare un attacco predatorio diretto all'uomo.
Perché
i bold wolf?
Il
rapporto spiega che la frequanza dei contatti con il lupo dipende dal
fatto che questo si adatta benissimo alle aree antropizzate. Anche qui
ci
sarebbe da dire qualcosa. Infatti, nel contesto della narrazione sul
"lupo
innocuo e schivo" è stato predicato per decenni che il lupo è sinonimo
di
natura incontaminata. L’acquisizione di un comportamento spavaldo
sarebbe
comunque favorita dalla personalità individuale del lupo. Individui più
coraggiosi avranno più facilmente la possibilità di ottenere delle
"ricompense". Si insiste quindi sul fatto che la possibilità di
ottenere del cibo nelle aree abitate viene rappresenti l'elemento che
più
facilmente determina l'assunzione di un comportamento spavaldo da parte
di un
lupo. Va notato però, che, a differenza del rapporto svizzero, che
mette
l'accento sul branco, quello tedesco insiste di più su caratteristiche
individuali
(anche se non genetiche).
L'insistere
sul ruolo del cibo quale elemento che fa scattare il
comportamento spavaldo porta gli autori a sottolineare l'importanza di
non
mettere a disposizione cibo per i lupi (i loro emuli italiani su questo
sono diventati ossessivi, perché quando individuano qualcosa che appare
in linea con le proprie idee pro lupo - e anti umani - la abbracciano
con devozione). In questa insistenza non si può
non intravedere, infatti,
una tattica sottile per discolpare l'amato lupo e incolpare umano. Non
solo ma
si sorvola del tutto, non fa comodo ai lupisti, su quello che ha
insegnato
Geist in materia di esplorazione e di stabilimento del territorio. Il
lupo
diventa un pericolo quando i centri abitati, da ambito ostile e
pericoloso,
diventano per il lupo parte del suo territorio dove gli attori sono
competitor
o prede.
L'interpretazione
di Geist: non solo curiosità, anche comportamento
esplorativo e di stabilimento del territorio.
La scala di Geist della
pericolosità dei lupi
I - Le prede all'interno
del territorio occupato dai branchi diventano
scarse,
sia per l'intensa predazione da parte dei lupi che dell'abbandono in
massa
dell'area da parte delle prede stesse. Alternativamente i lupi
frequentano
sempre di più le discariche, durante la notte.
II
- I lupi in cerca di cibo si avvicinano alle case ma solo di notte. I
cani abbaiano. Quelli da difesa delle greggi ingaggiano con i lupi
abbaiando
continuamente. I lupi ululano anche di giorno.
III
- I lupi si fanno vedere anche di giorno e osservano a una certa
distanza le persone che sono impegnate nelle loro attività. Si
avvicinano alle
case anche di giorno.
IV
- Piccoli animali domestici e d'affezione sono predati vicino alle
abitazioni anche durante il giorno. I cani sono vittime preferite e
vengono
inseguiti sino alle verande delle case. Le persone devono difendere i
cani da
uno o più lupi ma questi ultimi non si focalizzano sull'uomo ma
attaccano gli
animali con determinazione anche se cercano di spaventare mostrando i
denti e
ringhiando l'uomo che difende i cani o si avvicina a una carcassa di un
animale
ucciso dai lupi. Gli attacchi non sono ancora decisi e spesso le
persone
riescono a salvare i cani. In questa fase i lupi stanno cercando di
stabilire
il loro territorio.
V
- I lupi iniziano a "saggiare" gli animali di grossa taglia
(afferrandoli per la coda, tentando di prenderli ai garretti). Si
verificano i
primi gravi ferimenti di bovini che devono essere soppressi. Quindi si
verificano le prime uccisioni di bovini e cavalli nei pressi delle case
e dei
ricoveri dove cercavano di rifugiarsi. I lupi inseguono gli
animali e li
circondano, sin dentro le verande e iniziano a guardare dalle finestre
sin
dentro le case.
VI
- Il lupo dirige la sua attenzione all'uomo inizialmente osservandolo
da
vicino per diversi minuti. Da questo punto in poi il lupo ha stabilito
il suo
territorio e l'uomo è diventato una preda. Inizialmente i lupi sono
incerti e
gli attacchi sono condotti quasi per gioco mordendo e strattonando gli
abiti e
mordicchiando gli arti e il torso. Si allontanano quando affrontati.
Difendono
con decisione le prede dall'uomo andandogli incontro ringhiando a
distanza di
10 m.
VII
- lupi attaccano l'uomo. Inizialmente l'attacco è maldestro perché il
lupo non sa ancora come attaccare la nuova preda. Così spesso le
vittime
riescono a sfuggire. Quindi gli attacchi vanno a segno e le persone
possono
essere uccise.
Come
si vede quelli che per i lupologi sono comportamenti "non
pericolosi", per Geist sono l'indizio di una dinamica, difficilmente
reversibile che porterà al conflitto. I lupologi tedeschi in ogni caso
mostrano
un certo realismo e sostengono che se la rimozione del cibo (bidoni
della
spazzatura sigillari ecc.) non risolve il problema dell'avvicinamento
si tratta
di utilizzare degli stimoli negativi, ovvero di associare la
frequentazione
degli abitati a esperienze spiacevoli (pallottole di gomma, pallini o
altri
disturbi). Ma le probabilità di successo di questi metodi sono
limitate. Ecco
perché, il rapporto, pur da una prospettiva di tutela del lupo,
riconosce che è
necessario spiegare al pubblico le ragioni che rendono necessario
l'abbattimento dei bold wolves. Cullarsi nella prospettiva dei
"metodi alternativi" serve solo a rimandare la soluzione del
problema, a creare branchi e intere popolazioni di lupi potenzialmente
pericolosi. Sono cose che anche dalle parti dell'ISPRA non potranno non
tenere
in conto.
Pur
dichiarando di non costituire un protocollo, di fatto, il rapporto
tedesco costituisce un protocollo piuttosto dettagliato e affronta le
problematiche delle azioni da mettere in atto. Come anticipato sin
dalle
premesse, esso spiega che, nei casi più gravi, non ci sono alternative
praticabili all'abbattimento. La soppressione del lupo, in alcuni casi,
potrebbe essere effettuata mediante eutanasia dopo la cattura (non si
può
sparare in un centro abitato). Dal momento che tutto l'approccio è
garantista
al massimo nei confronti del lupo, il protocollo prevede prima
dell'abbattimento del soggetto problematico la sua cattura e
radiocollarazione.
Una volta catturato e sedato al "discolo" viene applicato il
dispositivo. Una volta sveglio lo si lascia libero ma prima gli si
spara con
pallini non letali per avvertimento. Se, nonostante questo trattamento,
il
soggetto ripete le sue "marachelle" allora viene soppresso. Tutta
questa trafila dipende dalla (super)protezione de jure
garantita dalla
Direttiva Habitat che si basa su valutazioni anacronistiche e
falsificate dello
stato di conservazione del lupo. Non sarà così in eterno, anche se i
lupisti
cercano di ritardare il più possibile il passaggio del lupo a una
condizione di
normalità perché sarebbe la fine del loro business, fine delle vacche
sacre da
mungere, delle galline dalle uova d'oro. È chiaro che se, come
ammettono gli
svizzeri, non è il singolo lupo ad essere spavaldo ma il branco, o
almeno
alcuni dei soggetti del branco, tutto il teatro della cattura,
radiocollarazione, spari con pallini, risparo, appare come una liturgia
per
"accontentare" la lettera di una normativa obsoleta e le sue vestali
(ISPRA e Ministero in Italia). Quanto alla captivazione
permanente essa
viene sconsigliata per motivi di "benessere animale" (del lupo) e per
il fatto che, trattandosi di soggetti che hanno preso "confidenza"
con l'uomo possono essere pericolosi con chi li governa. Le
autorizzazioni per gli abbattimenti dovrebbero essere limitate a
determinate
aree e a determinati periodi (dovrebbero avere una "scadenza").
Il vero e proprio protocollo di gestione degli spavaldi spiega come
creare un
archivio con i dati, come organizzare le osservazioni, come
incoraggiare le
segnalazioni (da noi pensano ancora a scoraggiarle o a fare passare per
visionari o ubriaconi coloro che denunciano le "marachelle" dei
lupi). Si tratta poi di capire cosa attrae i lupi (cibo ma anche
cani per
attrazione sessuale). Il monitoraggio consiste nel perlustrare l'area
da parte
degli "esperti", meglio se questi ultimi girano con un cane in modo
da poter avvistare più facilmente i soggetti sospetti.
I
metodi di dissuasione
La scarsa esperienza in Europa dell'applicazione dei metodi di
sissuasione (ai
tempi del rapporto, 2017, praticamente solo la Svezia disponeva di una
casistica) non consentirebbe di stabilire quali siano i più efficaci.
Il
rapporto, però, mette in guardia contro una fiducia eccessiva. Il lupo
è
animale intelligente e capisce che le "punizioni" non sono per lui
pericolose, solo fastidiose, quindi se ha sviluppato un comportamento
spavaldo
vi è il rischio concreto che si abitui alle tecniche di dissuasione. In
ogni
caso il rapporto consiglia di applicarle subito e di utilizzare quelle
più
drastiche.
Petardi e spari a salve:
poco efficaci perché quando
finiscono
lontano
dal lupo determinano una graduale assuefazione; per di più possono
determinare
rischi di incendi boschivi.
Proiettili.
Efficaci perché provocano dolore. Quelli
di gomma e
di
plastica sono utili sotto i 20 m di distanza (alcuni tipi anche meno),
le munizioni
convenzionali di
piccolo calibro vanno invece usate tenendo accuratamente conto della
distanza
di tiro
e, per mirare accuratamente al posteriore, meglio coperto di muscolo
(non si deve mirare alla spalla), si deve restare
sotto i
30 m. Osserviamo che oggi tra le munizioni non letali utilizzabili con
un
calibro 12 vi è ampia gamma di scelta tra quelle a palla di gomma (o
due palle),
pallettoni di gomma, granuli di materiale plastico e i famigerati
"sacchetti di fagioli", che sono riempiti di piccolissimi pallini di
piombo che, all'impatto, hanno la forza di un pugno. Usati da alcune
polizie in
contesto antisommossa, hanno provocato gravi lesioni alle persone
colpite. Ma ci
si preoccupa ormai più del lupo che degli esseri umani.
Con tutte queste munizioni non possono essere usati semiautomatici
perché il
gas sviluppato non è sufficiente al riarmo (la polizia infatti, quando
è in assetto antisommossa usa fucili a
pompa).
L'efficacia dell'azione di deterrenza dipende però in prima istanza dal
momento e dal luogo.
Sono
adatti se il lupo si lascia avvicinare a meno di 30 m nei luoghi e nei
tempi abituali. In questo modo può associare l'esperienza
(condizionamento) negativa a quel
luogo.
Se, invece, l'animale appare qua e là ed è avvicinato in circostanze
inconsuete
l'effetto sarà limitato.
L'informazione del pubblico
Almeno sulla carta il rapporto tedesco raccomanda di informare il
pubblico in
modo onesto e trasparente. Sappiamo che questo non è certo
l'approccio
"storico" del lupismo e non solo in Italia. Verrebbe da ritenere che il
riferimento rappresenta solo un
omaggio formale a regole di comportamento etico che i lupisti sono ben
lungi da
osservare. A ben guardare, però, in assenza di informazione la fiducia
nelle autorità lupiste non può che crollare, quindi un dosaggio
dell'informazione è utile anche a loro. Il rapporto, in ogni
caso, raccomanda che gli
esperti
lupologi informino per primi i media, evitando che siano altri
soggetti a
passare loro le informazioni. L'esperienza di (non) gestione del lupo
in
Italia insegna che la tattica è ben diversa: si lascia che ai media
arrivino le
informazioni più disparate in modo da screditare tutte le segnalazioni
(anche
le più preoccupanti e circostanziate) e tacciare ogni preoccupazione
come
"allarmismo"). Una tattica adattativa: fin quando rende silenzio e
menzogne spudorate, poi si passa a tecniche più fini.
Una cosa è certa. Di fronte alla crescente baldanza dei lupi, alla
moltiplicazione degli avvistamenti dentro i centri abitati le comunità
devono
attivarsi. Se WolfAlps vuole aspettare dopo il 2024 ad affrontare il
problema
dei bold wolves, le popolazioni non possono aspettare. E
l'interlocutore
istituzionale che deve affrontare il problema scuotendosi dall'inerzia
c'è: le
regioni, non solo quelle a statuto speciale, anche le altre. A fronte
di
progetti ben predisposti l'ISPRA non può permettersi, pena screditarsi
come
organismo legato a certi interessi, a bloccare tutto. Ma ci deve essere
la
volontà e il coraggio di portare avanti la cosa.
Articoli
Ruralpini
sullo stesso tema
Il
lupo dilaga nella pianura padana
(21/03/2021)
Nell'ultimo mese
dell'inverno si sono moltiplicati gli avvistamenti del lupo nella
pianura
padano-veneta. Dalla periferia di Modena alle vie centrali di
Marostica il
lupo appare in pieno giorno, E nelle campagne fa anche stragi.
L'animale
"elusivo" è ormai presente solo nella propaganda lupista mentre le
"autorità" balbettano, ripetendo i mantra lupisti, di monitoraggi (=
far nulla) e "risolvono" il problema con il coprifuoco per gli
animali domestici e la sorveglianza ai cassonetti. Servono, invece,
protocolli
su come affrontare una presenza sempre più invadente. Senza
vigliaccheria.
La
Germania applica nuove regole sul
lupo
(24/02/2021)In
Germania, nella Bassa Sassonia, un lupo è stato abbattuto legalmente
qualche
giorno fa per tutelare gli allevamenti dai gravi e ripetuti attacchi
predatori.
È la prima volta che accade. Quello che appare un fatto “eccezionale” è
l’anticipazione di un auspicabile ritorno alla normalità (come
sottolineato
dallo stesso ministro dell'ambiente della Bassa Sassonia), un ritorno
al buon
senso che suggerisce che animali pericolosi e dannosi non possono
essere
lasciati proliferare con “licenza di predazione”. In
Italia, che non è un paese "normale", occorrerà ancora del tempo.
Prof.
Cavallero: troppi lupi
(23/02/2021)
A
cosa sono servite, si chiede l'autorevole agronomo torinese, tante
acquisizioni
scientifiche, tanti studi sui pascoli e sulla loro gestione se poi si
deve sacrificare
tutto alla crescita senza freni del lupo? E chiarisce che, nel contesto
alpino, il
grande predatore rappresenta una minaccia per la biodiversità alpina
Non
solo Covid. In montagna emergenza
lupi
(21/02/2021) Enzo Bacchetta del Comitato salvaguardia
allevatori
ossolani, già amministratore locale di Bannio Anzino, in valle
Anzasca,
denuncia l'insostenibile situazione della sua valle (ma è lo stesso in
tante
altre). La politica ha lasciato degenerare la situazione per colpevole,
vergognosa, dolosa abdicazione dei poteri pubblici alla lobby del lupo.
Contenere il
lupo si può (le norme
vigenti)
Basta alibi. Le regioni hanno il diritto/dovere di monitorare e
controllare la fauna (ancorché iper-protetta), anche il lupo e l'orso.
Nei modi
previsti dalle normative. Vediamole e facciamo chiarezza.
Cuneo.
Colpo di mano della banda del
lupo
(11/02/2021) Istituiti nel 2019, uno per una farfalla, l'altro per il
Bosso (la
comune pianta delle siepi), i SIC (varietà di area protetta) di Comba
di
Castelmagno e del Vallone dell'Arma a Demonte ora diventano "aree di
protezione assoluta delle cucciolate di lupi" introducendo pesanti
vincoli
che mettono una camicia di forza alle attività forestali, pastorali,
turistiche.
Sotto il controllo (anche poliziesco) del Parco Alpi Marittime
(WolfAlps). I
comuni hanno pochi giorni per poter opporsi (chiamala democrazia).
Un
parco contro WolfAlps
(29/01/2021)
Mauro Deidier,
neo presidente del parco delle Alpi Cozie (Torino), parco partner di
Wolf Alps,
ha scritto alla "centrale" del progetto-istituzione, il parco delle
Alpi Marittime, per manifestare il suo dissenso. Nella sua
circostanziata e
densa lettera, rileva come Wolf Alps operi in modo poco trasparente e
impieghi
una quota sostanziosa della pioggia di milioni ricevuti per consulenze
e
comunicazione, una "comunicazione" che viene effettuata, come loro
stessi riconoscono, in forma di manipolazione, anche dei bambini.
Dall'articolo
link alla lettera integrale del dr. Deidier.
Loup e
vourp. Il colpo alla nuca alla
montagna
(08/02/2021) Anna Arneodo torna a parlare di cultura alpina e di lupo.
Ripercorrendo le tappe della progressiva "resa" delle Terre alte. Per
esse il lupo è il colpo di grazia, sparato consapevolmente e
cinicamente, per
quanto nascosto da spesse cortine di ipocrisia, a una vittima già a
terra.
In
Piemonte il lupo è un problema
sociale e politico
(19/01/2021)
Alcuni comuni e unioni montane delle provincie di Torino e Cuneo
chiamano in
causa la regione Piemonte in tema di lupo. Contestano la sua inerzia e
l'appiattimento sulle posizioni delle lobby animal-ambientaliste. Il
vice
presidente Carosso risponde sostenendo che in Italia il lupo è gestito
bene,
che ci sono poche predazioni e tutto andrà bene dopo che saranno noti i
risultati del censimento dei lupi orchestrato dal solito Wolf Alps.
Abdicazione
della politica (come volevasi dimostrare).
I
danni del lupismo
(21/12/2020)
Due fatti di cronaca mettono in evidenza come il lupismo rappresenti
una
patologia sociale con gravi conseguenze. Dalla donna sbranata dai
simil-lupi
cecoslovacchi (reincociati con il lupo?) alla fuga di sette lupi neri
canadesi
del luna park del lupo francese al confine con la provincia di Cuneo.
Si
allarga alla Valsesia il movimento
NO LUPI
(29.07.20)
"O noi o i lupi". WolfAlps, sempre più autority del lupo
istituzionalizzata - e Regione Piemonte sono stati contestati anche in
Valsesia
in nome della resistenza rurale (dopo la protesta in Ossola di un mese
fa).
Nessuna fiducia nell'opportunismo della politica e delle istituzioni.
Va
intensificata la protesta per rompere la cappa di piombo di censura e
manipolazione.
CAI:
che brutta figura (il lupo da
alla testa)
(19.07.20)
Il GGC (gruppo grandi carnivori del Cai) fiancheggiatore di WolfAlps,
con il
"bando"per "allevatori virtuosi" (a favore della convivenza
con il lupo) ha rimediato una magra figura. Il bando ha raccolto solo
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domande in tutta Italia. Non solo, ma il Cai ha fatto orecchio da
mercante
quando Nina Liebhardt,una pastora ossolana, ha rifiutato il premio
per non
prestarsi a una strumentalizzazione contro i pastori. L'abbiamo
intervistata
all'alpe Ratagina in val Agarina in questi giorni.