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Lupo


Un parco contro WolfAlps
 




Mauro Deidier, neo presidente del parco delle Alpi Cozie, in provincia di Torino, parco partner di Wolf Alps, ha scritto alla "centrale" di Wolf Alps (e del lupismo), il parco delle Alpi Marittime, per manifestare la sua contrarietà al progetto.  Nella circostanziata e densa lettera di cinque pagine, egli rileva come, non solo Wolf Alps operi in modo poco trasparente ma impieghi una quota sostanziosa della pioggia di milioni ricevuti per consulenze. Consulenze a favore della autoreferenziale cerchia lupista. Grave, poi,  per Deidier: l'assoluta volontà di manipolare l'informazione e la comunicazione verso il solo obiettivo di creare a tutti i costi consenso attorno al progetto al fine di proteggerlo da opinioni difformi. Sino a vantarsi di praticare con successo il lavaggio del cervello (parole loro) ai danni degli alunni della scuola dell'obbligo.

scarica il PDF della lettera integrale di Mauro Deidier



di Michele Corti







(28/01/2021) Il Parco delle Alpi Cozie è fra i maggiori del Piemonte: 50 dipendenti articolati su cinque sedi, un bilancio da 6,2 milioni di  euro l’anno, 35mila ettari in gestione comprensivi di quattro parchi naturali, due Riserve e (dal 15 marzo 2019) 27 siti della rete natura 2000 (le valli Argentera e Thuras per esempio ne fanno parte).  Mauro Deidier (foto sotto) ha ricoperto in passato il ruolo di presidente del parco Orsiera Rocciavriè, l'area protetto più estesa del nuovo ente che ha accorpato parchi e riserve tra val di Susa e val Pellice.



Da poco tornato al vertice dell'ente, Deidier, si è reso subito conto del carattere "invasivo" di WolfAlps". Al lupo sono ormai dedicate molte delle energie del parco e la maggior parte delle iniziative pubbliche divulgative. Considerato anche che gli allevatori - ai quali Deidier (a differenza della burocrazia verde del suo stesso parco), riconosce un ruolo insostituibile per il mantenimento degli equilibri ambientali della montagna - sono sempre più in sofferenza a causa del lupo, egli, dopo esserci documentato sulla gestione del progetto e su tutte le attività da esso finanziate, ha scritto una lunga lettera, contenente numerosi rilievi critici, alla "centrale" di WolfAlps, nella persona del geom. Canavese, direttore del parco delle Alpi Marittime (senza neppure un diploma universitario).

Un'iniziativa che assume un forte rilievo perché parte da un rappresentante di un ente, per di più partner di WolfAlps, a contestare. Qualcosa è cambiato da quando dovevamo accontentarci di citare il parco francese delle Cevennes (qui l'articolo di ruralpini del 2012) o il più grande parco nazionale olandese (qui l'articolo di ruralpini del 2019) come esempi di parchi che non si allineano alla politica di espansione a tutti i costi e ovunque del lupo.



Le aree protette organizzate nell'ambito del parco delle Alpi Cozie


Oltre a contestare diversi aspetti della gestione del progetto WolfAlps, Deidier chiarisce nella sua lettera (inviata per conoscenza ad amministratori locali ed esponenti politici e già in circolazione anche fuori delle provincie di Torino e di Cuneo e dello stesso Piemonte), che il parco delle Alpi Cozie non si impegnerà più in attività a favore di WolfAlps ad eccezione di un minimo compatibile con gli impegni sottoscritti dalla precedente amministrazione dell'ente.


Una posizione mantenuta con coerenza


È bene chiarire subito che Deidier non è un fulminato sulla via di Damasco ma, in tema di lupo e progetti pro lupo sostiene in modo chiaro e con coerenza queste posizioni da almeno 16 anni. Nel 2005 egli sosteneva che:


Mentre per l'agricoltura di montagna da anni non ci sono fondi, per studiare il lupo si sono spesi oltre 2 milioni di euro negli ultimi 5 anni fra progetti Interreg e "ricerche" varie... I possibili rimedi? Adottare stru­menti di difesa, ma anche prepa­rarci a cambiare le norme di pro­tezione assoluta del lupo. Nessu­na specie (tanto più se non è a rischio di estinzione) deve poter arrecare inestimabili danni al ter­ritorio in cui si diffonde (da Eco Mese - mensile dell’Eco del Chisone di Pinerolo), anno 2005.


Credo di non essere i solo a ricordare l'intervento di Deidier al convegno di Moretta (Cn) del 19 febbraio 2011: Pastorizia un mestiere multifunzionale da difendere nell'ambito del progetto Pro-past, attuato in una breve finesta durante la quale la Regione Piemonte, invece di finanziare ulteriori progetti proloup, aveva inteso sostenere un'iniziativa, rara aves, dalla parte del pastore. In molte altre occasioni pubbliche il presidente del Parco Orsiera Rocciavriè aveva ribadito i suoi propositi: prima gli allevatori.



Moretta (Cn): 19 febbraio 2011: Deidier parla al convegno Pro-past


Due milioni per il "Progetto lupo"  parevano tanti. Con il progetto WolfAlps I e WolfAlps II il lupismo organizzato e istituzionalizzato ha portato a casa 20 milioni di euro (8 con il primo 12 con il secondo, sempre in crescendo).
In più WolfAlps ha mobilitato risorse degli enti partecipanti. Per i parchi (sono cinque quelli che aderiscono oltre alla "centrale") questo impegno ha largamente assorbito le energie degli enti compromettendo altre attività istituzionali. Non meraviglia quindi che sia sorta un'opposizione a WolfAlps anche da parte dei parchi. Scrive Deidier:


... nella sola prima fase del progetto Wolfalps il solo Parco Alpi Cozie, nel suo piccolo, aveva rendicontato il coinvolgimento nel progetto lupo a vario titolo, di 18 dipendenti su 50, una spesa di 150.000 euro in consulenze professionali esterne, 453 giornate di lavoro del personale dedicate al lupo, 6.500 euro di missioni per la partecipazione a 119 meeting e convegni sul lupo in italia ed all'estero, ecc.


Deidier, però, non si preoccupa solo del proprio parco, del proprio orticello ma contesta il modo come WolfAlps impiega le milionate di cui dispone:


Analizzando le 152 pagine di rendicontazione della sola prima fase del progetto lupo si evincono fra gli altri 2,6 milioni di euro di costi del personale dedicato, 131.000 euro spesi per meeting, hotel, benzina e pedaggi, 1.740.000 euro di consulenze e servizi commissionati all'esterno, 550.000 euro per espositori, fototrappole, videoproiettori ed altre attrezzature ed altri 350.000 euro per materiali vari di consumo: sinceramente tutto ciò mi pare davvero eccessivo e si parla solo della prima fase del progetto lupo; analizzando il dettaglio delle spese si ha la percezione che venga cercata ogni minima possibilità per riuscire ad investire le ingenti risorse disponibili.


Un gregge nel parco delle Alpi Cozie


Trionfalismo autocelebrativo, ma l'avversione contro WolfAlps, percepito come un centro di potere, cresce


Deidier, però, non si limita a contestare la generosa distribuzione di denaro che ha creato una comoda greppia per le truppe del lupismo militante, per i quadri dell'animal-ambientalismo in servizio permanente effettivo. Non ne fa solo una questione di soldi, pone anche un problema etico. Contesta il trionfalismo autocelebrativo di WolfAlps che finge di ignorare il dramma di centinaia, migliaia di persone, di piccole comunità, di famiglie che si devono misurare con scelte laceranti: cani o non cani, smettiamo o continuiamo, cambiamo sistema? C'è chi abbandona l'allevamento estensivo, cambia razza e si blinda in stalla alimentando gli animali a mangime (alla faccia del benessere animale e della sostenibiliutà), c'è chi si fa giustizia da solo. Dietro queste scelte quante discussioni tra genitori e figli, tra mogli e mariti, quanti litigi, quanti esaurimenti nervosi, quante malattie psicosomatiche. Solooggi ho ascoltato un vocale di un pastore (inoltratomi da una comune conoscenza, ma il pastore lo conosco di persona): urlava di disperazione perché dove abita, e ha le capre, siamo circondati dai lupi ma dicono che non sono lupi. Non c'è lo spazio fisico per mantenere una muta di cani da guardiania in una borgata aggrappata alla montagna con le case addossate le una alle altre. Ma anche dove fa alpeggio non solo passano turisti ma vi sono baite abitate in estate dai proprietari. Situazioni senza via di uscita. Di qui tensioni, sofferenza. Spostandoci dall'Ossola alle valli di Cuneo parlo al telefono con un pastore: Quest'estate cinque attacchi, ho preso un cane del Caucaso ma i lupi sono 8-10, devo continuare a fare nuovi recinti alla sera altrimenti le pecore soffrono, avevo due recinti da seguire e non riuscivo ad allontanarmi prima delle dieci di sera. Con il lupo ho perso dieci anni di vita (non è una battuta).





Stride ascoltare le relazioni trionfanti della Marucco e dei suoi accoliti. Sono persone senza cuore, perché sanno bene ciò che patiscono i pastori per i loro lupi. L'interesse personale e l'ideologia impediscono però loro di farsi venire il minimo dubbio, si sentono in pace con la coscienza (lo era anche il dr. Mengele se è per questo). Il fine, per loro, giustifica i mezzi (a volte lo dicono anche). Tutto ciò ha una forte affinità con i comportamenti di chi, in nome della "razza", della "classe" non esitava a liquidare milioni di vite umane e che non ha mai provato rimorsi per i crimini commessi. Oggi c'è il lupo quale quintessenza di una Natura che diventa un idolo al quale offrire sacrifici umani, in nome di un interesse superiore (ma, ovviamente, lo hanno deciso loro che è superiore, senza chiedere il parere di coloro che ne pagano le conseguenze).



Il geom. Giuseppe Canavese. Il direttore della "centrale del lupismo", il Parco delle Alpi Marittime, già vice-direttore, svolgeva il ruolo di responsabile della propaganda  del parco


Deidier, nella sua lettera a Canavese scrive:


Mi è stata posta la domanda perchè, dopo 5 anni di azioni del progetto Wolfalps fase1 finalizzate alla tutela ed alla convivenza della cui efficacia vi ritenete soddisfatti, continui a sussistere e ad aumentare la forte avversione nei confronti del progetto e delle strategie poste in essere per il Lupo a tutti i livelli economici ed istituzionali( pastori nelle aree del progetto, sindaci, amministratori locali) . I messaggi celebrativi sul ritorno del predatore , con numerose iniziative intitolate non a caso "dalla parte del Lupo" " viva il Lupo” ecc. che pullulano anche nell'ambito del progetto wolfalps sono inondate da elogi riconducibili ad una platea di persone alle quali non importa nulla dell'impatto sulle attività pastorali con insulti pesanti e continui anche solo se qualcuno si azzarda a mettere in forse tali celebrazioni per i danni che arreca in talune aree la presenza eccessiva del predatore.




I lupisti si vantano di lavare il cervello ai bambini e irridono  ai politici (fanno bene perché solo i politici ignavi che consentono loro di spadroneggiare)


L'arroganza degli esponenti di WolfAlps è quella di chi ritiene di avere la verità in tasca (loro si ritengono gli interpreti della Natura, superiori ai comuni mortali che operano sulla base di meschine e soggettive considerazioni umane).  L'arroganza di WolfAlps è quella di chi ritiene che la democrazia sia solo una fastidiosa formalità e che gli esperti dovrebbero decidere sempre al posto degli ignoranti. Peccato che gli esperti siano esperti solo nel loro ambito specialistico e per il resto dei "sapienti ignoranti" come diceva già negli anni '30 del secolo scorso Ortega Y Gasset, più ignoranti spesso della gente del popolo con il suo "buon senso comune". Peccato che questi "sapienti ignoranti", basandosi solo su loro cnoscenze settoriali, specialistiche avulse da contesti di realtà più ampi, vogliano imporre la loro volontà. Perché chi studia il lupo deve imporre alla gente di smettere di vivere in un certo modo, smettere di andare nei boschi, smettere di vivere di allevamento, far accompagnare a scuola i bambini dai carabinieri (successo a Macugnaga sra succedendo in valle Antrona)?  Questo atteggiamento è ben rappresentato dalla relatrice (al convegno finale di Trento di WolfAlp) del gruppo di comunicazione dello stesso WolfAlps, Irene Borgna.





Deidier nella sua lettera espone il contenuto della relazione della Borgna:


Irene Borgna ha specificato che quando esce il pasticcio (ovvero articoli che mettono in discussione la funzione di tutela o che danno voce alla protesta degli allevatori ) il gruppo mette in campo immediatamente "uno squadrone super efficace della comunicazione e paff si rimedia subito"; spiega che nelle strategie di comunicazione sul lupo occorre al contempo ostentare un "candore di colomba" facendo percepire ai giornalisti oggettività e trasparenza ma nel contempo essere "astuti come serpenti" nel manipolare l'informazione segmentando il pubblico dei destinatari , citando poi come buone pratiche l'affermazione del guardiaparco Luca Giunti sulla necessità di "coccolarsi i giornalisti ed quando hai una buona notizia la diffondi e passa più facilmente". Prosegue la relatrice del gruppo di comunicazione: "ci siamo dispersi nelle scuole con cani da guardiania o cani antiveleno ed abbiamo insegnato ai ragazzi ad avere le antenne dritte quando si parla del lupo segnalando ciò che va contro la conservazione" [la solita istigazione alla delazione di chi ha pruriti totalitari nota m.c.]. Spiega poi inoltre candidamente e testualmente la relatrice wolfalps che "mentre ai ragazzi della scuole dell'obbligo riusciamo agevolmente a fare il lavaggio del cervello, ci è più difficile raggiungere quelli delle superiori"; continua dicendo che "anche se gli allevatori sembravano i più difficili da maneggiare invece sta cambiando la loro posizione anche grazie alle campagne di comunicazione di wolfalps" [evidentemente si riferisce a quelli comprati con gadget vari, sacchi di crocchette almonature e viaggi premio nota m.c.]. Nel dibattito viene chiesto alla relatrice un parere sul ruolo degli amministratori pubblici e su chi ha responsabilità di gestione e afferma che "con chi ha responsabilità politiche la scena è desolante, peggio di così non si può" sghignazzando e ricevendo gli applausi della sala. In quella relazione si è perfino beccato degli insulti l'alpinista Messner reo di essersela presa con il lupo per avergli sbranato le sue care pecore, definito fra l'altro persona imborghesita e disinformata.







WolfAlps, però non fa che applicare le "Linee guida" della vera disinformazione "scientifica" che da, decenni, sono applicate dalle cricche animal-ambientaliste. Leggiamo cosa si scriveva nella relazione ufficiale del progetto Life Co-op, 2005 - Criteri di comunicazione per la conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi. Rapporto redatto nell’ambito dell’Azione A3 del progetto LIFE Co-op Natura LIFE2003NAT/CP/ IT/000003 (Criteri per la creazione di una meta popolazione alpina di orso bruno) http://www.pnab.it/Lifecoop/ azione_a3.htm (link rimosso). La lettura è interessante perché quello era un progetto tutto centrato sulla strategia di comunicazione


[…] è oltremodo importante stabilire un canale diretto di informazione con i mass media: un metodo efficace è sicuramente quello di avviare buone relazioni personali con alcuni giornalisti, favorevoli alla presenza dell’orso (giornalisti ‘amici dell’orso’), referenti locali in materia. Ciò è, infatti, di solito sufficiente ad evitare una ricerca autonoma di informazioni da parte dei mass media, con il pericolo che vengano utilizzate fonti poco competenti o attendibili. In caso di ‘crisi’ poi con l’intento di sgombrare il campo da falsità e esagerazioni, oppure distrarre l’attenzione dagli eventi negativi proponendo notizie positive sugli orsi, non attinenti agli eventi in corso. A seconda delle relazioni esistenti con gli organi di stampa, ciò può avvenire informando i mass media senza apparire in prima persona oppure organizzando conferenze e/o comunicati stampa. I giornalisti ‘amici dell’orso’ (si vedano le fasi di ‘preparazione dell’arrivo’ e di ‘routine’) sono essenziali per raggiungere tali obiettivi, sebbene spesso nei momenti di sovraesposizione le cronache vengano realizzate anche da altri, può essere consigliabile spiegare chiaramente gli avvenimenti. In relazione alla situazione in corso, potrebbe risultare utile organizzare un pronunciamento pubblico o un’intervista in favore dell’orso (magari mediante una conferenza stampa) da parte di un noto esperto o di una ‘celebrità’ nel campo della conservazione della natura: la sua opinione verrebbe infatti considerata molto più autorevole di quella degli esperti e dei tecnici locali e potrebbe avere un effetto tranquillizzante.



La manipolazione è non solo ammessa ma raccomandata


Ciò che osta alla accettazione sociale dell’orso, le opinioni difformi sono, per i guru del progetto Life di cui sopra, fondamentalmente solo "pregiudizi" e "ignoranza". Ne discende la raccomandazione a promuovere una serie di azioni per attivare un flusso, up to bottom (cioè calato dall'alto), di "informazione diretta", tesa a "fornire una rappresentazione oggettiva" (tutto quello che pensano i non entusiasti sostenitori della reiptroduzioni sono opinioni soggettive di nullo valore) e a "placare timori infondati" (tanto infondati che in Trentino diverse persone hanno risciato di perdere la vita in incontri con gli orsi e alcune sono rimaste invalide). Dal momento che si tratta di combattere dei pregiudizi infondati gli autori della citata "strategia" suggeriscono, senza pudore, anche tattiche di tipo "manipolatorio". Nei confronti della stampa si suggerisce - con l’obiettivo di far si che i gestori dei Progetti orso (vale lo stesso per quelli sul lupo) divengano l’unica fonte di informazioni - un approccio che eviti da parte dei giornalisti "una ricerca autonoma di informazioni". A casa mia si chiama totalitarismo e tutta questa "strategia" puzza lontano un miglio di quelle tecniche di disinformazione in cui eccellevano nazisti e comunisti staliniani.


La solita tenera immagine del dolce lupetto (dal sito del Parco delle Alpi Cozie)


Deidier non è solo. Le istituzioni più vicine al territorio iniziano a reagire per difendere la montagna

Per quanto gli animal-ambientalisti farebbero a meno di enti elettivi dove il cittadino ignorante conta uno come gli esperti, per ora è previsto che alla guida di enti come i parchi ci siano persone espressione del territorio. Molti presidenti si lasciano guidare docilmente dai loro direttori (tutti legati al giro Federparchi/Legambiente), però non tutti.  Nelle aree calde, dove la presenza del lupo, promossa in ogni maniera da WolfAlps ha portato a un conflitto e a un allarme sociali fortissimi, anche i presidenti dei parchi si schierano con gli allevatori. Così in Ossola, dove la presidente delle aree protette, Vittoria Riboni, da tempo ha preso posizione a favore degli allevatori dichiarando, come Deidier che, per quanto dipende da lei, l'operatività del progetto sarà ridotta al minimo previsto dagli impegni sottoscritti. In Ossola anche il presidente della provincia del VCO, Arturo Lincio è sulle stese posizioni e ha inviato la lettera di Deidier a tutti i sindaci della provincia invitandoli a esprimere pareri, in particolare sul tema dell'ibridazione lupo-cane. Anche il Lessinia, dove è in corso un avvicendamento di presidenti del Parco è scontato che il nuovo presidente sarà dalla parte degli allevatori e contro il lupo. Per il semplice fatto che su 13 sindaci 13 sono schierati. Quantomeno a livello locale c'è una resipiscienza delle istituzioni. 



Purtroppo, almeno per ora, quando si sale al livello regionale (per non parlare di quelli ancora più lontani: Roma e Bruxelles) non c'è niente da fare: il peso delle lobby e della buroespertocrazia diventa sempre più forte quanto più ci si allontana  dai territori. Vi è comunqua un grande lavoro da fare per smuovere sindaci paurosi e opportunisti a schierarsi. La lettera di Deidier è una bella scossa che WolfAlps sarà costretto a incassare.  Ma ora servono altre iniziative dal basso. Serve che gli allevatorti, i pastori, gli abitanti delle borgate e contrade di montagna si attivino. Non serve lamentarsi, disperarsi, imprecare. Si deve pensare ad azioni politiche e legali efficaci.

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