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(12.12.12) Chi ha paura dei lupi antropofagi di un film? Chi da decenni cerca disperatamente di avvalorare l'idea che il lupo mai e poi mai attaccherebbe e papperebbe un essere umano. Ma le bugie vengono al pettine ...

 

 

Chi ha paura di un film?

 

 

di Michele Corti

 

 

Curiose e per certi versi sconcertanti le reazioni del lupologo Luigi Boitani all'uscita del film The grey. Pur di "assolvere" i lupi dal sospetto di antropofagia si dimentica dei rapporti scientifici da lui stesso redatti. Salvo poi sostenere che "ci salva il bracconaggio altrimenti avremmo i lupi in casa". È proprio vero che la scienza è in crisi

 

I lupologi, per favorire l'espansione del loro protetto, hanno costruito una "realtà alla rovescia" in cui il lupo è un animale timidissimo (un po' come l'orso vegetariano). Per avvalorare le loro tesi hanno riscritto le favole "politicamente scorrette" non facendosi scrupolo di andare a fare il lavaggio del cervello ai bambini nelle scuole, hanno organizzato spettacoli ed escursioni per famiglie sulle orme del lupo e messo in piedi il "Centro del lupo" in quel di Cuneo dove si ammirano i lupi ... nel recinto.

 

Forse c'è una reazione di rigetto

 

Dopo una overdose di buonismo da documentario animal-ambientalista - somministrato da anni a dosi letali - c'è una parte dell'opinione pubblica che comincia a sospettare che le cose non stiano proprio come le raccontano gli esperti naturalisti. Anche perché i lupi - che secondo loro non crescerebbero mai di numero - appaiono ormai alle periferie urbane e tante persone (anche orientate in senso ambientalista) hanno dovuto constatare di persona che non scappano tanto facilmente, che tanto schivi non sono, che un po' di paura la fanno. Le balle vengono al pettine.

In questo contesto arriva un film dove nella desolazione dell'Alaska un manipolo di uomini tenta di sopravvivere a un branco di lupi decisi a sbranarli. Il film non è certo un polpettone, è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico come opera di grande forza drammatica.

 

"Un pessimo servizio informativo" (!?)

 

Le notizie di appelli al boicottaggio da parte degli animalisti del film The grey, uscito i 5 dicembre (11 mesi dopo che in Usa)  sono folklore ma colpisce come uno studioso del calibro di Luigi Boitani in una intervista (http://life.wired.it/news/natura/2012/12/11/the-grey-chi-ha-paura-del-lupo-cattivo.html#content) rinfacci al film, che non è certo un documentario, di "fare un pessimo servizio informatico". Ma l'arte deve informare? In che mondo siamo tornati? Non è che l'amore del lupo confonde un po' le idee a Boitani? Quello che  non gli va giù è che il suo lupo venga descritto, sia pure in un film, come antropofago.

"Non si cibano di uomini, capita solo se li trovano morti. Non c'è prova, non esiste una storia provata di un attacco all'uomo negli ultimi due secoli. C'è da dire però che non si tratta di un documentario...”.

Riesce a smentire anche sé stesso il professore che in una precedente intervista si limitava a sostenere che: "Negli ultimi 100 anni non abbiamo prove di attacchi di lupi a persone in Europa". (http://www.pronatura-ti.ch/Rivista/06_ProNatura/Rivista_6.pdf) Rivista Pro Natura Ticino, n. 6, novembre 2005, pp. 9-11. Prima di andare a vedere cosa ha scritto lo stesso Boitani in qualità di  Dr. Jekill (o di Mr. Hyde a seconda dei punti di vista) sugli attacchi di lupi alle persone è interessante un'altra osservazione dul film. Boitani vorrebbe che, con caratteri cubitali comparisse nei titoli di testa un avviso che spieghi allo spettatore che "è tutta una finzione, nella realtà il lupo non torce un capello a nessuno e tanto meno si nutre di carne umana".

Scritte a caratteri cubitali ??

"... il realismo, gli scenari strepitosi dell'Alaska...tutto favorisce l'immedesimazione ed è vero che si fa un pessimo servizio informativo. Non ci sono scritte a caratteri cubitali che avvertono che si tratta di fantasia. Lo spettatore incamera l'immagine del lupo che aggredisce e si sa che poi questa immagine torna alla mente nei momenti meno opportuni

Ve lo immaginate se nei film ad ogni situazione che presenti in modo controverso una qualche realtà, una categoria di persone, un paese, una città, un partito dovesse apparire "a caratteri cubitali" un avvertimento circa il carattere di fiction dell'opera? Che tedio! Che bacchettone questo Boitani con i suoi lupi...

Ma veniamo allo stracciarsi le vesti di Boitani, al suo difendere il lupo "necroforo" (che bravo fa anche il servizio di spazzino!). Prendiamo il rapporto della LCIE (Large Carnivore Initiative Europe) una organizzazione che raduna i colleghi di Boitani sotto l'egida del WWF. Il rapporto in tema "attacchi agli umani da parte del lupo" si intitola The fear of wolves. A review of wolf attacks on humans. Il titolo, però, "La paura dei lupi" non deve ingannare. Nel rapporto si parla di morti e feriti. Non di "paure irrazionali".

(http://www.nina.no/archive/nina/PppBasePdf/oppdragsmelding/731.pdf)

Il report, edito nel 2002 dal Norsk institutt for natuforskning tratta dei tanti casi di umani predati dai lupi. Boitani ne è l'autore insieme a diversi colleghi ma è chiaro che essendo lui il lupologo più autorevole (e comprendendo il gruppo orsologi e linciologi) il suo contributo è stato determinante.

 

Nel merito del problema "il lupo è antropofago?" ll rapporto della LCIE, dopo aver preso in considerazione i casi di attacchi a persone da parte di lupi affetti da rabbia, si occupa di altre due categorie di attacchi: quelli difensivi e "di saggio" (prove per capire se il soggetto umano è una preda facile o meno) e quelli a scopo di antropofagia.

 

4.2 Attacco difensivo/di saggio

Ci sono documenti storici e contemporanei relativi a pastori morsi alla mano, al braccio o al piede quando mettono nell'angolo o minacciano il lupo che cerca di uccidere il loo bestiame o i loro cani tentando di ucciderlo con una forcone o con un bastone. Esistono altri casi di cacciatori che hanno sottratto dei cuccioli di lupo da una tana e sono stati morsi da un lupo adulto che cercava di difendere i cuccioli. Questi attacchi possono essere interpretato come difensivi da parte di un animale spaventato e messo alle strette. Essi sono generalmente costituiti da un solo morso, di solito ad una estremità, e il lupo non insiste nell'attacco ma sfugge se gli è possibile.

Un certo numero di casi relativi al Nord America, dove vi sono lupi non hanno paura degli esseri umani (sia per assuefazione che per comportamento innato) si persone morse dopo che un lupo si è avvicinato loro. In alcuni casi si è sospettato che i lupi eseguono "test" per studiare la persona come potenziale preda, avvicinandosi molto, buttando a terra, o mordendo. In altri casi sembra che il lupo avvia cercato di afferrare un oggetto (in due casi il sacco a pelo dove la vittima stava dormendo) ed è preso dal panico quando la vittima si sveglia o sorprende il lupo. Questo panico si traduce in un morso o una serie di piccoli morsi uno dopo l'altro. Come negli attacchi difensivi, il lupo non insiste nell'attacco, ed è facilmente fatto scappare.

 

(Originale) 4.2 Defensive / investigative attacks (p. 16)

There are historical and contemporary records of shepherds being bitten on the hand, arm or foot when they corner or confront a wolf trying to kill livestock or dogs, and try to kill it with a stick or hay fork. Other records exist of hunters digging out wolf pups from a den and being bitten by an adult wolf trying to defend the pups. There attacks can be interpreted as defensive bites by a scared and cornered animai. They generally consist of a single bite, usually to an extremity, and the wolf does not press the attack, but simply escapes if possible.

A number of cases exist from North America where wolves with no fear of humans (either from naivety or habituation) have bitten people after approaching them closely. In some cases it has been suspected that the wolves are "testing" or investigating the person as potential prey, which can result in close approach, being knocked over, or bites. In other cases it appears that the wolf has been trying to seize an object (in two cases the sleeping bag that the victim is sleeping in) and panics when the victim wakes up or surprises the wolf. This panic is often expressed as a bite or series of quick bites. As in defensive attacks, the wolf does not press the attack, and is easily scared away.

Veniamo ora alla predazione vera e propria. Per evitare equivoci riportato dall'enciclopedia scientifica Sapere (http://www.sapere.it/enciclopedia/predazi%C3%B3ne.html)

"sf. [da predare]. Relazione interspecifica fra due specie di cui una è alimento dell'altra. In senso stretto, e più propr., si applica agli animali (predatori) che uccidono e consumano totalmente o in gran parte altri animali (prede) catturati individualmente La predazione fra individui della stessa specie si chiama cannibalismo".

Predare significa uccidere un aninale vivo e cibarene. Nulla a che fare con la "necrofagia" attribuita al lupo da Boitani come sola eventualità di consumo di carne umana.

 

4. 4 Predazione. Gli attacchi predatori sembrano riguardare solitamente singoli lupi o singoli branchi, che imparano ad utilizzare gli esseri umani come preda. In questi casi le vittime sono solitamente attaccate direttamente alla gola e al volto in un modo ripetuto. I cadaveri sono spesso trascinati via e sono consumati a meno che i lupi siano disturbati. Sebbene si verifichino anche singoli incidenti, questi attacchi predatori tendono a ragrupparsi nello spazio e nel tempo e si protraggono fino a quando il lupo viene ucciso.

 

(Originale) 4.3 Predatory. (p. 16) Predatory attacks appear to usually involve single wolves, or single packs, that learn to exploit humans as prey. In these cases the vittimes are usually directly attacked around the neck and face in a sustained manner. The bodies are often dragged away and consumed unless the wolves are disturbed. Although single incidents have occurred, these predatory attacks tend to cluster in space and time, and continue until the wolf is killed.

 

Lasciando stare la Russia In Francia gli attacchi mortali sono proseguiti sino agli anni '20 del XX secolo (vedi tabella sotto)(p.20) 

 

 

Per Italia le informazioni sono molto più vaghe. Ma solo perché i lupologi non hanno fatto molti sforzi per recuperare fonti storiche. Hanno sottolineato l'importanza degli studi di un gruppo di studiosi di ambito naturalistico che si sono occupati dell'area insubre (tra lombardia occidentale, piemonte orientale e conaton Ticino) perché gli hanno portato le comunicazioni ... a domicilio (nei loro convegni come si vede dai riferimenti bibliografici). Il report LCIE cita infatti:

L. Cagnolaro, M. Comincini, A. Martinoli e A. Oriani (1996), Dati storici sulla presenza e l'antropofagia del lupo nella Padania centrale,  in: Atti del convegno nazionale “Dalla parte del lupo”, Parma 9-10 ottobre 1992, Atti & Studi del WWF Italia, n ° 10, 1-160, F. Cecere (a cura di), 1996, Cogecstre Edizioni.

M. Comincini, A Martinoli, A. Oriani (1996) Wolves in Lombardia: historical data and biological notes, Natura, 87, 83-90.

Così i casi di antropofagia nell'Insubria tra XVII e XVIII secolo vengono elevati a "caso mondiale" e in qualche modo eccezionale come la Galizia (vedi oltre i casi nella seconda metà del XX secolo) o il Gevaudan del XVIII secolo (con i casi attribuiti alla Bête du Gévaudan) (vedi la mappa sopra contenuta nel rapporto LCIE) Ma le cose stanno veramente così? Per nulla. Si è trovato dove si è cercato. Comincini e gli altri hanno sistematicamente analizzato i registri parrocchiali e... hanno trovato, hanno iniziato a gettare luce su un fenomeno più vasto relativamente al quale la posizione di incredulità non è peraltro nuova. Basti pensare che nel 1842 in Lombardia si reagiva sdegnati ad un articolo che un parigino  ("il panegirista  signor Filarete Chasles professore di letteratura nordica inserì nel Journal des Débats del 37 ottobre 1842"). Il "panegirista" avaeva scritto con un po' troppa enfasi che la Lombardia degli anni '30 era in piena crisi. E per sottolineare la crisi si evocavano gli orsi e i lupi e le città senza giovani e imprese. Che lupi e orsi diventino fantasmi che si materializzano come cupa metafora nelle gravi crisi di civiltà è un dato assodato. Lo Chasles però cita delle statistiche precise:

 

...sta emergendo improvvisamente una strana popolazione di orsi e lupi che scendono dalle regioni alpine, mentre la gioventù attiva e l'industria intraprendente lasciano vuote le città. Tra il 1831 e il 1837 sono stati uccisi 155 lupi uccisi e 34 orsi nelle pianure dellaLombardia.”

(Originale): “... on voit apparaître tout à coup une population singulière d' ours et de loups qui descendent des régions alpestres pendant que la jeunesse active et l'industrie entreprenante quitte toutes les villes veuves de citoyens. Entre les années 1831 et 1837 on a tués 155 loups et 34 ours dans les plaines de la Lombardie"

 

Giuseppe Sacchi sugli "Annali universali di statistica ecc." sosteneva che di lupi se ne ammazzano 26 all'anno ma solo in montagna e commentava:

 

"Ciò che neghiamo si è che queste fiere vengano a desolare le pianure di Lombardia. Da tempo immemorabile nessun orso e nessun lupo è venuto a visitare le nostre pianure tranne quelli chiusi nelle gabbie de serragli di belve vive". (G. Sacchi, Il Regno lombardo veneto illustrato statisticamente, Annali universali di statistica, economia pubblica, storia, viaggi e commercio. Volume Settantesimoterzo Luglio, Agosto e Settembre 1842 Milano Presso la Società degli Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell'Industria, 1842 pp.185-192)

 

Un negazionismo che oggi sappiamo ridicolo.

 

Era però un fatto diffuso nella società rurale del passato che fanciulli e pastorelli venissero sbranati dai lupi. Bastano e pochi sondaggi per confermarlo. Partiamo dalla Valtellina:

 

"Quando attaccavano una mandria o un gregge, ben presto capiscono che i piccoli pastori, che erano di guardia, rappresentavano una preda molto facile e allora succedeva il dramma. Anche nell'archivio parrocchiale di Rasura si trova il caso di un ragazzo, Giovanni Volpi, di anni 12, sbranato e divorato a metà dai lupi nell'alpe Piazza, in territorio di Rogolo, nel 1663" (C. Ruffoni, Rasura tra passato e futuro, Bellavite editore, Missaglia - LC - p. 79).

 

Dalla Valtellina al Friuli:

 

"La lettura ei registri parrocchiali (i più antichi, nel Friuli occidentale, datano agli anni Ottanta del Cinquecento) è un continuo raccapriccio, perquel che riguarda le morti provocate dagli animali, e non ci riferiamo a quelli domestici, che pure sono menzionati, ma proprio ai lupi: mangiati da i lovi, fu sepolta la testa e una gamba sopra ritrovati (Zoppola, 1623); mangiato da i lovi, solo certi pezzetti d'ossi, e pocca cotica di testa fu sepolto (Zoppola,1623); fu ucciso da lupi, erano n. 3, et mezo divorato, et mezo dal petto in su sepolto; questo caso successe fra Sedran et S. Quirino (San Quirino, 1628); fuit a lupo dilaniata, cuius nonnulla ossa sepolta fuerunt (Pasiano, 1630); fuit a lupo dilaniata, cuius reliquiae sepultae fuerunt (Pasiano, 1630) e pensiamo sia sufficiente". ""Per Pasiano, esiste memoria di 12 casi, compresi fra il 1630 e il 1673, ma di questi 7 sono concentrati tra il 26 aprile e il 28 maggio 1631, più altri quattro tra giugno 1630 e gennaio 1631, mentre l'incidente del 1673 (8 luglio) è sporadico e riguarda un bambino di 5 anni da Perdina, località ai margini della foresta della Mantova. I primi 11, se si escludono una donna di 60 anni e una di 24, sono tutti relativi a ragazze tra i 14 e i 18 anni: dunque, un assalto rivolto soprattutto a donne, giovani e giovanissime, realtà che in parte riscontriamo anche altrove (13 su 26 a San Giovanni di Casarsa, 3 su 5 a Zoppola) e che sarà da approfondire, se non vogliamo ricorrere a facili e banali motivazioni psicologiche e sessuali (il 'sesso debole'). Dei 26 sbranati dai lupi a San Giovanni di Casarsa tra il 1625 e il 1633, quasi la metà sono compresi tra la fine del 1630 e l'inizio del 1632, mentre a San Quirino si infittiscono nel 1628, a Zoppola i 5 casi sono diluiti tra il 1623 e il 1632; anche a Provesano il 1623 è ricordato perla singolare crudeltà, tuttavia è sul periodo 1629-1631 che si concentra la mortalità maggiore causata dal lupo: l'epoca apocalittica di carestie e peste, che nel Friuli occidentale furono causa di una temporanea regressione dell'agricoltura…" (Piercarlo Begotti, Per una storia del lupo nel Friuli occidentale di antico regime, La Loggia, n. 1,  Pordenone, dicembre 1988).

Come si vede questo studio è stato pubblicato nel 1988. Ma i lupologi non lo hanno considerato.

 

Passiamo al Piemonte. In uno studio di Gustavo Mola Di Nomaglio (Feudi e nobiltà negli stati dei Savoia: materiali, spunti, spigolature per una storia, Società storica delle valli di Lanzo, Lanzo torinese, 2006) si fanno ampi riferimenti a uccisioni di persone da parte di lupi citando lavori precedenti. Ecco cosa riportato a p. 194 dell'opera:

 

"Occorre ammettere che il pericolo più diretto e documentabile era costituito dal lupo [...]. Propio con riferimento a Balangero si ricorda che parecchi bambini erano vittime dei lupi che infestavano le montagne circostanti [nota 30: G.C. Pola Falletti, La castellata di Rivara e il Canavese, Vol I, Casale Monferrato, Stabilimento Tipografico Miglietta Milano e C., 1945, 390.], nell'affermarlo oggi si rischia di essere oggetto di incredulo sarcasmo, anche se certo non mancano le possibilità di provarlo ad abundantiam [nota 31: Il prevosto F. Assalto (Cenni storici sulla Chiesa prepositurale di Mathi Canavese, antica commenda benedettina dai suoi primordi al 1892, Ciriè, Tipografia Giovanni Lupo, 1904, pp. 111-112 ricorda), utilizza le fonte l'Archivio parrocchiale di Mathi, che vi furono anche qui alcune vittime. Tra il 1631 e il 1637 i lupi seminarono  il terrore nella zona, facendo strage di greggi e uccidendo un ragazzo dodicenne nel 1633 ed una di quattordici anni nel 1635. Nel 1628 a Mezzenile, per ottenere la liberazione da un branco di lupi che infestava la zona, la popolazione. di fronte all'inefficacia dei propri sforzi, fece addirittura voto di effettuare una propiziatoria processione novendiale a Sant'Ignazio. Non è (la escludere che un'indagine sistematica negli archivi spossa far scoprire altre vittime dei lupi nelle Valli in aggiunta a quelle ricordate dall'Assalto e da C.G. Ferrero in Raccolta delle grazie e dei miracoli operati da S.Ignazio di Lojola, fondatone della Compagna di Gesù in Val di Lanzo e in altri paesi ...., Torino nella stampa di Gianfrancesco Mairesse, all'insegna di Santa Teresa di Gesù. 1727. Nel non lontano Biellese le ricerche di Don Lebole hanno consentito di assodare numerose vittime dei predatori; negli anni 1729-1732, nella sola Cavaglià furono uccise dai lupi sei persone (D. Lebole, Le pievi di Vittimulo e Puliaco, Vol. 1, Biella, 1979, p. 72)].

 

Che l'Insubria abbia rappresentato un caso "speciale" è proprio da escludere così come appare più che probabile che cercando si troverebbero documentazioni per i secoli "caldi" anche per gli Appennini. Ciò per quanto riguarda le aree geografiche.

 

Quanto ai tempi  la conclusione del rapporto per quanto riguarda l'Italia è che "non si sono riscontrati casi documentati di attacchi o uccisioni dopo la seconda guerra mondiale". (p 20). Attenzione non "da oltre un secolo", "da dopo la seconda guerra mondiale". Una prudenza suggerita dalla presenza di informazioni che riguardano casi di attacchi mortali in Italia nella prima metà del XX secolo (sia pure non citati nel report della LCIE).  Nel periodico Le Vie d'Italia (a. 20, n. 8, agosto 1924) il Dr. Giuseppe Altobello di Campobasso scrive a proposito dell'Abruzzo:

 

"1° Nel 1914, in una giornata tempestosa invernale, una donna rimase vittima dei lupi in contrada Portelle, all’inizio della Piana di Cinquemiglia presso Roccaraso. 2° In uno degli inverni di guerra, un soldato che ritornava dal fronte in breve licenza, nel percorrere di notte la strada che dalla stazione di Palena va al paese, fu assalito e sbranato dai lupi. 3° L’inverno scorso tre donne che scendevano da Rivisondoli a Canzano furono circondate da un branco di lupi affamati e la più vecchia fu uccisa dai feroci carnivori. 4°Quest’anno, e propriamente nel gennaio, presso Cittaducale un mendicante è stato trovato morto, dilaniato dai lupi".

 

Forse che scarsa simpatia per i lupi manifestata dall'autore ha indotto a non prendere in considerazione le informazioni. Negli stessi anni il Messaggero del Mugello dell'11 marzo 1923 riferisce di un colono ucciso da una lupa che rientrava alla tana depredata dei cuccioli. Assalito alla gola e alla faccia l'uomo fu trasportato all'ospedale di Marradi ma vi morì. Un resoconto circostanziato che pare difficile escludere.

 

In Spagna, invece, dove è sopravissuta una popolazione numerosa di lupi, vi sono diversi casi documentati di uccisioni di umani da parte di lupi nella seconda metà del XX secolo. Nel giugno 1957 in Galizia (Spagna nord-occidentale) nel comune di Vilare in Castrelo un lupo attaccò due bambini di 5 anni. Uno venne ucciso. Il lupo tentò anche di aggredire una ragazza di 15 anni ma a questo punto venne ucciso. L'estate dopo nel vicino villaggio di Tines (la fonte è smpre Teruelo e Valverde, 1992) attaccò due bambini che stavano giocando da soli. Uno venne preso e portato via. Gli adulti sopraggiunti riuscirono a scacciare il lupo e a portare all'ospedale il bambino che, sebbene in gravi condizioni, si salvò. Nel 1959 un lupo attaccà due bambini di 4 anni. Questa volta, nonostante l'intervento degli adulti che scacciarono il lupo, uno dei due bimbi morì quasi subito. Nel 1974 a luglio si verificarono tre episodi. Nel primo il lupo attaccò (al torace) una ragazza di 13 anni e una donna di 59 (alla mano) prima di essere scacciato. Il giorno dopo il lupo portò via un bambino di 11 mesi che stava sdraiato su un campo con altri bimbi ed adulti. Il bambino venne ritrovato morto tra i cespugli poco lontano. Dopo altri sei giorni il lupo riuscì a portar via da una donna anziana un bimbo di tre anni che fu ritrovato morto a 250 m di distanza in un boschetto. L'anno successivo sempre a luglio un bambino di 4 anni che giocava con un compagno venne ucciso da un lupo che cercò di attaccare anche un altro bimbo. In agosto furono uccisi due lupi e gli attacchi cessarono.

Nel 1974 a Rante a luglio vi furono 4 attacchi di cui due mortali.  Nel primo caso il lupo ataccò una ragazza di tredici anni (al torace) e una donna di 59 (alla mano) ma fu messo in fuga. Il giorno dopo prese un bambino di 11 mesi che giaceva su un campo vicino ad aldulti e bambini. Venne trovato morto in alcuni cespugli nelle vicinanze.  Dopo sei giorni il lupo portò via un bambino di tre anni ad una donna anziana. Fu ritrovato morto in un boschetto a 250 m di distanza. Dopo alcuni giorni fu trovata una lupa avvelenata e non ci furono più attacchi. Nel 1975 a Allazir un bimbo di 3 anni fu afferrato da un lupo ma il nonno riuscì a scacciarlo. Il bimbo se la cavò con ferite lievi. Anche in questo caso uccisi i lupi gli attacchi cessarono.

 

E in anni recenti?

 

Per gli anni recenti dobbiamo accontentarci della contabilità di Wikipedia.

http://en.wikipedia.org/wiki/Wolf_attacks_on_humans

Wikipedia, citando sempre le fonti, indica 20 persone uccide dai lupi in Alaska, Canada, Russia, Iran, Afghanistan, Georgia, Svezia (parco faunistico), Usbekistan. Nell'Uttar Pradesk, stato dell'India tra il 1996 e il 1997 si registrarono 60 bambini uccisi dai lupi. Wikipedia secondo i lupologi non è attendibile, ma perché allora non forniscono loro dei dati "certificati"? La risposta la fornisce un onesto studio di due biologi svedesi (Jonny Löe and Eivin Röskaft, Large Carnivores and Human Safety:A Review, Ambio Vol. 33 No. 6, August 2004, pp. 283-288. Essi devono concludere che vi è una grave mancanza di dati relativi al fenomeno e che sarebbe indispensabile nell'ambito dei programmi di conservazione prevedere l'implementazione di banche dati auspicando anche la creazione di un organismo centralizzato incaricato di gestire in modo formale l'informazione. In realtà la contabilità la devone tenere Wiki e blog e siti che in tutto il mondo difendono il pastoralismo e la sicurezza delle popolazioni indigene e rurali. Gli autori svedesi forniscono la chiave per capire perché non è interesse dei conservazionisti (o meglio dire ripopolazionisti) archiviare i dati sugli attacchi. "Attacks by large carnivores that result in human injury or death may undermine conservation efforts by resulting in negative attitudes towards such efforts ,  and more illegal hunting ". Gli attacchi da parte dei grandi carnivori risultanti in òlesioni o morte di umani possono compromettere gli sforzi conservazionisti in ragione degli atteggiamenti negativi che suscitano nei confronti di detti sforzi e dell'incentivo al bracconaggio". Più chiaro di così. Di fronte a notizie riportate solo dai giornali i conservazionisti reagiscono invariabilmente mettendo sempre in discussione le circostanze, dando dei bugiardi alle vittime (se sopravvissute). Una strategia che discende dal "il fine giustifica i mezzi" e che dimentica rispetto della vita umana e della verità. L'idolo vale di più.

Il lupo va cacciato, anzi no

Ma vediamo il resto dell'intervista che riserva sconcertanti dichiarazioni. Boitani sostiene che i lupi si moltiplicano e che a un certo punto bisogna aprire la caccia. Però in Italia i cacciatori sono brutti e cattivi e non si può farlo. Meno male che ci sono i bracconieri che ci salvano uccidendo 100-200 lupi all'anno. Altrimenti ci troveremmo i lupi in casa (ma come non sono i terroristi nemici del lupo a sostenerlo?). Contorcendosi tra contraddizioni e paradossi però auspica che i bracconieri finiscano in galera. Avrà le idee chiare?

E quindi cacciarlo sarebbe accettabile?

“Esattamente, anche se è necessario distinguere. Negli Stati Uniti ha senso aprire la caccia perché le cose sono fatte con criterio. Esistono piani di gestione, ben pensati, con una precisa rilevazione dei dati: si decidono le quote per le uccisioni, e si rispettano. La sostenibilità della caccia è un discorso molto diverso dall'etica della caccia. Mettendo da parte la seconda, che ha motivazioni personali, la caccia sostenibile è una realtà indiscutibile negli Usa, dove un bracconiere che ha ucciso un lupo – ad esempio - è finito in galera. Da noi, ogni anno, i bracconieri ne uccidono 100/200 esemplari e non se n'è visto uno condannato, ma neppure citato in giudizio. Quindi: se da un lato già oggi, anche in Italia, se non ci fosse il bracconaggio, avremmo i lupi dentro casa; dall'altro non si può ammettere la caccia da noi, perché non ha regole né controlli. Negli Usa invece non mi fa affatto paura, la caccia non è un male in sé”.

Perché avremo i lupi dentro casa, senza i bracconieri?

“È un animale che si moltiplica velocemente e si adatta bene ad ogni ambiente. Purtroppo, in numero eccessivo, i lupi non sono compatibili con la presenza umana: non attaccano noi, ma cervi, caprioli, cinghiali, animali domestici e d'allevamento”.

Dunque neanche pensare a inserirlo tra gli animali da cacciare, in Italia?

“In Italia se si decide una quota di animali da uccidere nessuno controlla, proprio non c'è un sistema di controllo. Oggi non sappiamo quanti cinghiali o caprioli vengono uccisi ogni anno. In teoria il cacciatore a fine giornata dovrebbe registrare quanti animali ha ucciso, ma nessuno lo fa, e se lo facesse nessuno raccoglierebbe quei numeri. È una presa in giro totale".

Affermazioni pesanti contro i cacciatori non c'è che dire. E contro gli ambiti e comprensori di caccia dove prestano le loro consulenze parecchi faunisti (biologi e naturalisti, quindi colleghi parenti stretti dei conservazionisti alla Boitani). Lanciato nella demagogia anticaccia ecco che lo scienziato lancia un'altra sparata contro altri "brutti e cattivi": i leghisti piemontesi che non hanno più finanziato il progetto della sua discepola Marucco (come se con la crisi nera delle casse regionale si potesse ancora finanziare la caccia al tesoro e lo studio "all'avanguardia nel mondo" delle cacche dei lupi!).

Quanti sono i lupi in Italia?

“Un migliaio circa e, certo, dobbiamo stare sempre all'erta: sembrano tanti ma si fa presto a eliminarli. Il lupo da noi, e anche altrove, diventa subito un elemento di demagogia politica. Il Piemonte ad esempio era una regione virtuosissima: quando il lupo è arrivato dall'Appennino ligure, ha messo in piedi un progetto ideale, monitorando l'espansione e pagando i pastori per gli eventuali danni. Poi sono arrivati i leghisti e hanno fermato il progetto, cavalcando i danni ‘terribili’ e insostenibili che avrebbero portato alla pastorizia”.

Dovrebbe spiegare come fanno - da almeno dieci anni - ad essere sempre 1000 e non più 1000 i lupi in Italia mentre, come sostiene anche lui, continuano ad espandersi e si fanno vedere vicini alle città e sulle coste. Poi  pare che anche il professore faccia un po' di politica e magari un po' di demagogia.  Però la politica e la demagogia possono anche starci. Chi non le fa? Quello che non ci sta è dire oggi bianco e domani nero e cambiare le carte in tavola. Veniamo quindi al tema cruciale: la paura dell'uomo.

Ma perché il lupo attacca un cavallo, ma non un uomo?

“Dai dati delle parrocchie sappiamo che in passato – fino alla fine del '700 – il lupo mangiava uomini. Nella pianura padana, bambini o ragazzi, pastorelli, venivano attaccati e mangiati. Il numero si è azzerato con l'800, in coincidenza con il passaggio da una diffusione sporadica a capillare delle armi da fuoco. Il lupo è un animale intelligente e ha imparato che l'uomo è pericoloso sia a contatto diretto che a distanza. È poi un animale culturale, che trasmette ai figli ciò che impara. Ha insomma capito che l'uomo è molto pericoloso e, semplicemente, lo evita”.

 

Eccoci qua ancora con la "fregnaccia" (il termine lo usa il professore a proposito del film) dell' "azzeramento" da due secoli degli attacchi (e il rapporto LCIE?). Oggi sostiene che la fifa del fucile dura per secoli. Mac vuole poco a contraddirlo perché basta usare le sue stesse parole, solo che sono di un'altra intervista (quella a Pro Natura Ticino del 2006).

 

"Il lupo è un animale intelligente e culturale. Il suo comportamento non sta solo iscritto nei geni ma la mamma lo insegna ai suoi cuccioli a seconda delle circostanze. Sa che un uomo con una forca è pericoloso e che uno con il fucile lo è ancor di più. In origine il lupo era diverso ed era attivo di giorno, l’attività notturna è un suo adattamento ai pericoli. Se più nessun uomo torcesse un capello ad un lupo, in una sola generazione lupina, cinque anni quindi, il lupo potrebbe nuovamente provare ad attaccare anche le persone, almeno dove se lo può permettere. Abbiamo i primi bagliori in Canada da dove ci vengono segnalati tre casi. Ma in Europa non abbiamo ancora alcun segno di questo tipo, finora".

Come si vede il super esperto non è il massimo della linearità.

Avremmo anche noi una domandina da fare: "Se i lupi ci vengono in casa se non li cacciamo, se non li possono cacciare i cacciatori perché sono brutti e cattivi, se i bracconieri fanno bene a cacciarli ma vanno messi in galera, perché voi lupologi vi opponete quando le regioni chidono di poter procedere ad abbattimenti mirati legali (come avviene in Francia)? Ci dite per favore chi deve controllare i lupi? I pastori se gliene fosse concessa l'opportunità legale lo farebbero. O sono anche loro brutti e cattivi?


 

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