Galan inaugura un impianto a biogas 'agricolo'
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(19.02.13) Memorandum su biogas/biomasse per candidati/eletti
Nell'imminenza delle elezioni per il rinnovo del Parlamento il Coordinamento nazionale Terre Nostre dei comitati no biogas, no biomasse e per la salute e l'ambiente ha redatto un Memorandum
che viene sottoposto ai canditati e che sarà anche basse di confronto
con gli eletti. Vogliamo sapere se sischierano con una spregiudicata e
pericolosa speculazione o con i territori leggi tutto
(17.02.13) Un fortissimo NO al biogas da Castiglion Fibocchi
Castiglion
Fibocchi dopo Capalbio rappresenta una battaglia importante di quella
che è una vera e propria guerra scatenata daalla speculazione
biogasista contro l'agricoltura di qualità, contro le comunità rurali,
contro un modello migliore di economia e di società. Dove il patrimonio
rurale e civico sono forti e c'è la consapevolezza della loro importanza
il biogas non passa leggi
tutto
(23.01.13)Biogas: chi ricatta chi?
Ai
comitati che chiedono paletti per frenare il far west delle biomasse si
obietta che gli agricoltori sarebbero pronti a fare ricorsi su ricorsi
per difendere quella che è una "fonte indispensabile di reddito". Quali
agricoltori? leggi tutto
(09.12.2012)Ad
Assisi le biomasse diventano tema etico I
comitati no biogas biomasse sono impegnati
con tutte le loro energie nel contastare
la realizzazione delle centrali.
Nonostante ciò trova spazio nella loro
iniziativa anche la riflessione sulle
implicazioni morali dell'operazione
"energia da biomasse":
una spregiudicata speculazione che
calpesta principi di equità, trasparenza,
precauzione. Al convegno di ieri ad Assisi
c'era il vicario del vescovo di Perugia.
Un segno di una attenzione
al problema che speriamo coinvolga
anche altre diocesi da qui al prossimo
appuntamento ad Assisi (primavera 2013)
per la Marcia per la terra contro le
bioenergie insostenibili.
leggi tutto
(28.11.12) Serio rischio biologico con il biogas (sottovalutato specie in Italia) La
co-digestione di matrici organiche di ogni tipo, animali e vegetali, di
Forsu e - come succede già in alcuni paesi - dei fanghi di depurazione
pone gravi rischi di contaminazione, in primo luogo biologica, a carico
dei terreni agricoli utilizzati per la produzione di alimenti per gli
animali e per l'uomo. In altri paesi come la Germania sono state
introdotte normative per il trattamento e il controllo dei substrati in
entrata e dei digestati. In Italia nulla di ciò e si spinge
l'accelleratore di folli incentivi leggi
tutto
(04.10.12) Biogas: tecnologia sporca e insicura?
In Germania parrebbe di si.Una lunga catena di incidenti nelle 7
mila centrali a biogas germaniche. Le documenta un
sito a partire dal 2010. 90 incidenti che
comprendono non solo svasamenti di contenuto fetido
dei digestori nei corsi d'acqua ma anche tante
esplosioni e tantissimi incendi, Anche con persone
ferite e ustionate. In un caso un ustionato è morto.
Da segnalare un sabotaggio che ha provocato lo
sversamento del contenuto di un digestore. Come
possono i mercanti del biogas venire a drci che in
Germania va tutto bene? In Germania stanno
abbandonando il biogas e ci rifilano una tecnologia
obsoleta. Con la complicità della politica e dei
collusi negli apparati pubblici leggi tutto
(11.11.12) Le bioenergie
fanno male al clima
La maledizione del biogas e
delle biomasse viene giustificata con...
Kioto. Ma le bioenergie peggiorano
l'effetto serra. E ora anche la scienza e
la politica se ne accorgono. Anche se i
provvedimenti frenati dalla lobby sono
parziali e non tempestivi leggi
tutto
(18.10.12)
Il Biogas può uccidere. Helge Boehnel a Capalbio (GR)
Dalla Germania arriva la tecnologia
(ma anche il lobbismo industrial-finanziario)
che alimentano il far-west del biogas, l'affare
sporco del secolo. Per fortuna con i veleni arrivano
spesso anche gli antidoti. Il Prof. Boehnel,
autorità scientifica in materia di botulino (una
tossina mortale prodotta da un tipo di Clostridi
anaerobici che si sviluppano nei digestori del
biogas). Gli scienziati a libro paga del
capitalismo speculativo diranno che Boehnel è un
terrorista, un ciarlatano (come Séralini). Peccato
che Goettingen è una delle università più
prestigiose d'Europa e lui ha diretto per dieci
anni un Istituto di biotecnologie dove si
studia il botulismo leggi
tutto
(26.09.12)Biogas: altro che
emissioni zero!
Continua
la corsa al biogas per quanto frenata dall'aumento
del costo delle biomasse e dalla resistenza
politica e sociale (vedi Regione Marche dove
i comitati hanno ottenuto un pronunciamento di
sospensiva del consiglio
regionale). Intanto i dati che emergono sulle
emissioni nocive nell'aria desta forte
preoccupazione. Che si aggiunge agli altri pesanti
impatti ambientali, economici
e sociali. la Regione Emilia-Romagna ha "graziato"
dalle centrali a biomasse le aree con concentrazioni
oltre i limiti di legge delle polveri sottili.
Regione Lombardia dove il business è ancora più
forte se ne guarda bene leggi tutto
(06.08.12)
Colture
da
biomasse
rubano l'acqua
Lasiccità
è
grave. Il calo
della
produzione di
mais nazionale
avviene in un
contesto di
siccità
generalizzata
e le
ripercussioni
sui prezzi
saranno
pesanti. Le
pagheranno gli
allevatori già
penalizzati
dalla
concorrenza
delle
biomasse.
Aumenteranno
importazioni e
prezzi. Ma il
governo dei
tecnici ha
fatto un nuovo
regalo ai
vampiri del
biogas. leggi
tutto
(22.04.12) La vera antipolitica
Il
governo
dice che l'obiettivo di produzione di energia elettrica da
"rinnovabili" per il 2020 è già stato raggiunto. Dice anche che la
politica di incentivazione non è stata caratterizzata da criteri di
efficienza energetica ed economica. Però le centrali a biomasse che
avvelenano un'aria già pessima (specie
in pianura padana) sono sempre "urgenti" e di "pubblica utilità" e si
continuerà a favorirle con incentivi doppi rispetto alla media europea.
Da noi il bene comune è subordinato agli interessi consolidati, alle
lobby e alle caste. Anche quando c'è di mezzo la salute. Come dimostra
la Regione Lombardia che non emana le Linee guida sulla localizzazione
delle centrali leggi tutto
(20.03.12) Nato il coordinamento No biomasse lombardo
Sabato
scorso
a Cavernago (BG) in un incontro organizzato dal locale comitato contro
la centrale a biomasse è nato il coordinamento dei comitati lombardi no
biomasse non biogas. Obiettivi: sostenere i comitati e farlinascere dove
non esistono, lanciare una petizione popolare.
leggi tutto
(12.03.12) Agricoltura pattumiera? No grazie
Si
sta
finalmente chiarendo qual'è il fine della proliferazione delle centrali
a biogas e biomasse: smaltire i rifiuti. Sacrosanto utilizzare gli
scarti dell'industria agroalimentare e la frazione umida dei rifiuti
urbani ma in impianti specializzati, controllati, in aree industriali
accessibili alle grandi arterie. Preconizzare
il cocktail dei substrati e l'uso di substrati vari nelle migliaia di
impianti agricoli o pseudoagricoli significa esporre a grandi rischi
l'agricoltura e la salute leggi tutto
(06.03.12) Fertilità del suolo: bene prezioso, le biomasse la mettono a rischio
Il
suolo
coltivato è una grande risorsa per l'alimentazione e per gli equilibri
ambientali. L'agricoltura industriale ne ha causato il deterioramento ed
è ora di correre ai ripari. Specie in un paese come l'Italia dove le
condizioni climatiche e gli indirizzi agricoli fanno sì
che vi siano suoli poveri o poverissimi di sostanza organica. La
politica di utilizzo energetico delle biomasse che riduce le
restituzioni di sostanza organica rappresenta un tragico errore
leggi tutto
(02.03.12) Costano (PG). Una comunità viva
Con
poco più di mille abitanti il paese di Costano in Umbria è riuscito a
organizzare una grande mobilitazione contro la minaccia di una nuova
centrale a biogas. Un modello e un punto di riferimento non solo in
Umbria. Dove la comunità è viva e il legame sociale forte le minacce
esterne possono essere sventate leggi tutto
(24.02.12) Anche in Lombardia cresce l'opposizione alle bioenergie
Alcune provincie, buona parte del mondoagricolo, Slow Food e i Comitati stanno costituendo un fronte per fermare una
corsa sfrenata all'autorizzazione di centrali a biogas e biomasse. Dopo la
presa di posizione del consiglio provinciale di Cremona si annuncia la
costituzione di un Coordinamento regionale dei comitati che si oppongono alle
centrali. La prima riunione si terrà a metà marzo a Cavernago, paese simbolo
del NO biomasse leggi
tutto
(19.02.12) Il movimento decolla: stop centrali a biogas e biomasse
Dopo il convegno di Altedo di sabato si
preannuncia una settimana densa di incontri e convegni per dire basta alla
proliferazione di centrali a biogas e biomasse motivata solo dalla
speculazione. Una speculazione pericolosa per l'agricoltura che rischia di
comprometterla ancora di più
(14.02.12) Sabato coordinamento No biogas e biomasse ad Altedo (Bo)
Uniti per salvare le campagne dalla
proliferazione delle centrali a biogas e biomasse. Ci saranno comitati di tutte
le regioni del Centro e del Nord ad Altedo di Malalbergo (BO) sabato prossimo.
Lo scopo: coordinare la campagna nazionale per la moratoria e per la richiesta
di linee guida e piani energetici regionali rispettosi del territorio e
dell'agricoltura di qualità. leggi tutto
(08.02.12) Felonica (MN): cresce la protesta rurale
Le campagne tornano ad essere teatro di conflitti che
riguardano
aspetti centrali del modello sociale ed economico. Terra, salute, cibo,
inquinamento al centro del movimento contro le centrali a biomasse e
biogas. Cronaca e riflessioni sulla marcia di Felonica di domenica 5 febbraio
leggi tutto
(31.01.12) Biogas: fermare la corsa all'oro (riflessioni dai comitati)
A
Focomorto di Ferrara sabato scorso si è abbozzata anche la strategia
per i prossimi mesi. Oltre a cercare di fermare in ogni modo la
realizzazione degli impianti in loco serva una campagna nazionale che
chieda ai politici di imporre uno stop. Altrimenti ci sarà la corsa a
sfruttare il sistema super
agevolato vigente che
non mette seri paletti né in termini di vera efficienza energetica che
di rispetto delle vocazioni agricole dei territori e dei diritti dei
residenti. leggi tutto
(26.01.12) Biogas: verso una svolta. Sabato a Ferrara primo coordinamento inter-regionale
Dopo
le
parole natalizie di Vasco Errani, presidente della regione
Emilia-Romagna (con le quali giudicava "un grave errore" destinare
biomasse ad usi energetici) ha cominciato a serpeggiare un po' di
preoccupazione nel fronte della speculazione biogasista. Anche perché le
nuove autorizzazioni fioccano ma la popolazione - nonostante i media
nazionali tacciano - è sempre più sul piede di guerra e le proteste
dilagano. E sono sempre più dure annunciando un prossimo salto di
qualità di tutta la partita con l'incipiente informazione di un
coordinamento tra i comitati in nome della richiesta di MORATORIA
leggi tutto
(06.01.12) Petrini continua ad essere il solo intellettuale a denunciare il biogas selvaggio
Firme
prestigiose
hanno denunciato da tempo le devastazioni dell'eolico selvaggio e del
fotovoltaico a terra. Tranne Petrini, però, nessuno lo ha fatto a
proposito delle centrali a biogas, che crescono come funghi. Perché?
Perché il biogas è parte
di una strategia di "corsa alla terra" che va al di là dei MW e ci sono
in ballo interessi enormi? Perché le centrali che devastano le campagne
non urtano la sensibilità estetica borghese (tanto le vedono e le
"usmano" solo i "villici" dall'olfatto poco sensibile)? leggi tutto
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(15.01.11) L'industria è molto abile nel vendere all'agricoltura le corde con le quali impiccarsi. Le 'soluzioni' offerte dall' high tech sono pensate per rafforzare la subalternità dell'agricoltura. Intanto con il biogas che doveva 'sostenere il reddito agricolo' gli affitti dei terreni schizzano alle stelle
Il biogas è una trappola per l'agricoltura
Ora non lo dicono solo i talebani
di Michele Corti
All'interno del mondo agricolo le componenti meno appiattite e subalterne all'industria e alla Confindustria si stanno accorgendo che il biogas è un'insidia pericolosa per l'agricoltura in generale. C'è ancora tempo per indurre le regioni a tirare il freno delle autorizzazioni e dei finanziamenti concessi in modo scondierato dalle Regioni. Ora vi sono aziende che rischiano di chiudere perché il mercato degli affitti è drogato dalla corsa alla produzione di silomais da 'digerire
Il biogas non ha nulla a che fare con l'ecologia. É solo un meccanismo per produrre profitti speculativi approfittando di una situazione di incentivi anomali per le 'rinnovabili' in generale che non hanno alcuna possibilità di essere mantenuti nel medio-lungo periodo. É però anche un meccanismo pericoloso che mette in ginocchio l'agricoltura. L'Italia deve rimontare il ritardo nel raggiungimento degli obiettivi in materia di energie rinnovabili entro il 2020 e ha spinto in modo sconsiderato su esenzioni fiscali e 'certificati verdi' scatenando una vera e propria frenesia speculativa. Quanto la redditività sia legata al quadro legislativo lo ha dimostrato la legge 'finanziaria' del 2010 che sembrava volesse eliminare l'obbligo per il GSE, il Gestore dei servizi energetici, di riacquistare i 'certificati verdi' in eccesso. Poi un 'provvidenziale' emendamento - che dimostra quale forza abbia acquisito la lobby delle 'rinnovabili' - ha ripristinato l'obbligo del ritiro a prezzo non scontato dei 'certificati verdi' (autore il Sen. Azzolini).
Nel 2011, però, la spesa
per l’acquisto di certificati verdi dovrà essere del 30% inferiore rispetto a
quella del 2010. L’80% della riduzione deve inoltre derivare dal contenimento
della quantità di certificati verdi in eccesso. Qualche segnale che il bengodi non proseguirà così a lungo c'è già
Un business per chi?
Per gli interessi che girano intorno al business del biogas ci sono già campanelli d'allarme. Diventerebbe più difficile senza la certezza delle super-sovvensioni - pagate, non va mai dimenticato, con le bollette più care d'Europa da parte dei consumatori-sudditi - convincere gli agricoltori a creare 'parchi solari' o impianti a biogas se non c'è la certezza che al titolare dell'impianto possono disporre per 15 anni di certificati verdi' con 'mercato' (si fa per dire) sicuro.
Ma intanto i contributi a fondo perduto delle regioni (30% in regione Lombardia) ci sono ancora e il business 'tira'. Ma per chi? Per l'industria e vediamo come.
L'impulso al biogas 'agricolo' era venuto con la finanziaria del 2008 che prevedeva - per gli impianti autorizzati a partire dal 2008 - un nuovo certificato verde 'agricolo' per la produzione di energia elettrica con impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ivi inclusi i sottoprodotti (residui delle colture, ramaglie e potature, liquami zootecnici, etc.) in cui i prodotti devono essere ricavati entro un raggio di 70 chilometri dall’impianto che li utilizza per produrre energia elettrica. Il certificato verde 'agricolo' è un
certificato verde 'potenziato' con un coefficiente di 1,8.
Ma per i 'piccoli' (alla faccia!) impianti di potenza elettrica non superiore ad 1 MW, il produttore può optare per
una tariffa omnicomprensiva (di prezzo energia e certificato verde) che è quella che ha di atto incentivato il business. La tariffa onnicomoprensiva equivale a ben 28 cent/kWh. Nonostante qualche segnale di futuri ridimensionamenti del business degli incentivi la spinta al biogas è ancora fortissima. E le banche, di solito 'stitiche', in questo caso allargano i cordoni del credito con sospetta 'generosità'.
Il biogas è stato presentato come un'ancora di salvezza per le aziende agricole alle prese con redditività in calo. Un calo che è determinato da un'integrazione sempre più stretta e subalterna nelle filiere industriali e che alcune aziende hanno contrastato deintensificando, deindustrializzando la produzione agro-zootecnica, cercando vie di approvvigionamento dei fattori di produzione all'interno dell'azienda e sbocchi al di fuori del sistema dell'industria.
Il biogas promette di sfruttare anch'esso le prospettive della multifunzionalità e delle filiere corte ma ... acquistando impianti e tecnologia dell'industria e ... vendendo alle società elettriche l'energia. Il fatto è che gli industriali non sono fessi e a questo punto il biogas se lo fanno in proprio. Così si scatena la corsa alla ricerca di terreni in affitto per produrre insilato di mais da 'digerire. I profitti speculativi ottenibili con i 'certificati verdi' fanno sì che 'i signori del biogas' possano offrire cifre spropositate. Tanto i costi sono riversati sugli utenti dell'enegia elettrica. E così il consumatore viene spennato per rovinare gli agricoltori . E così si produce energia a costi cinque volte quelli dell'energia termoelettrica. Sì ma è 'pulita'! Manco per niente. Oltre a risparmiare solo una frazione di energia fossile la produzione in monocoltura del silomais ha impatti pesantissimi sul terreno, sulle acque superficiali, sulle acque di falda.
Speciale dell'Informatore zootecnico sul biogas
Piazzisti mascherati da
'tecnici', 'consulenti', 'esperti'.
Nella promozione
commerciale degli impianti di biogas si sono distinte le riviste 'tecniche'
dell'Edagricole. Questa casa editrice agricola da tempo è stata acquisita dal gruppo editoriale della Confindustria. Ma non sono state da meno quelle
delle organizzazioni agricole e allevatoriali e le 'istituzioni' che hanno organizzato
innumerevoli convegni e iniziative di ogni tipo per 'promuovere' presso gli
agricoltori la 'soluzione' biogas, presentata come un'opportunità percontrastare il declino di redditività delle imprese agricole. La 'soluzione' proposta dai pifferai magici impone forti investimenti in impianti e tecnologie
industriali e la vendita dell'energia alle società del settore. Un modo per
legarsi ancora più strettamente all'industria.
La via agroenergetica viene presentata in
technicolor mentre quella dell'agricoltura e della zootecnia 'convenzionali' a
tinte fosche (più nero che bianco, nonostante si parli per lo più di latte). Un
anno fa (25 gennaio 2010) sul Corriere della Sera ('classico' portavoce degli interessi forti industrial-finanziari ) era apparso un articolo che
ben rappresenta gli argomenti dei piazzisti del biogas. Viene intervistato un
allevatore di Soresina (Cr):
"Con cinquanta
tonnellate al giorno di biomasse vegetali, mais insilato, e in parte sorgo e
frumento, Marco Pizzamiglio produce energia elettrica civile sufficiente a
soddisfare il fabbisogno di 4.000 persone. «Con il mio impianto vendo energia
elettrica - ha spiegato l' allevatore -. E poi cedo tutto al gestore dei
servizi elettrici». Una scelta quella dell' agricoltore dettata da un futuro
grigio. Il settore agricolo langue: «Basti vedere quanto viene pagato il prezzo
del latte. Gli agricoltori sono molto penalizzati. L' ho fatto per il reddito,
l'azienda non rendeva più. Ho capito che era il momento giusto per produrre
energia. Mi sono reso conto che era impossibile fare solo agricoltura
tradizionale o produrre solamente latte». Ed ecco la svolta: l' allevatore si è
buttato sulle biomasse. «Perché l' ho fatto? È una svolta risolutiva, mi
permette di mantenere le mie mucche senza l' assillo di continuare a dire
chiudo, perché gli industriali non pagano il latte. Ora guardo avanti senza
timori e vedo finalmente la luce in fondo al tunnel. E' stata una scelta
meditata, ma felice»".
Biogas agricolo? Non scherziamo: è anti-agricolo
É triste che questa storia sia ambientata proprio a Soresina,
al centro di un distretto lattiero 'storico' con la famosa Latteria Sociale.
Possibile che nemmeno qui si sappiano trovare strade nuove per mantenere vitale
l'economia zoocasearia?
Intanto la Coldiretti lancia l'allarme ed è lo stesso 'Agrisole' (supplemento del Confindustriale 24 ore) che in un articolo dei primi di novembre (vai all'articolo) riprende il grido di dolore ella Coldiretti: 'Affitti d'oro con il biogas aziende agricole cremonesi a rischio chiusura'.
"l’avanzata di grandi impianti industriali rispetto a quelli medio-piccoli che affiancano l’attività agricola – spiega sempre Coldiretti Lombardia – sta generando una bolla speculativa sugli affitti dei terreni destinati al mais e alla segale usati come carburante energetico piuttosto che come foraggio per gli animali, facendo schizzare i valori da 500 euro a oltre 1.000 euro all’ettaro». Simone Solfanelli, direttore di Coldiretti Cremona, rileva addirittura picchi di 1.500 euro a ettaro e dà le stime delle superfici monopolizzate dal biogas in provincia: se ogni impianto di biogas si mangia circa 200-300 ettari coltivati a mais si arriva a un totale di quasi 25mila ettari destinati a usi energetici su un totale di quasi 54mila ettari investiti solo a mais. Questa crescita può avere un effetto stabilizzante sul mercato fondiario".
Ma fino a che punto è lecito considerare 'agricoli' gli impianti industriali da 999kW (ovvero al di sotto di un pelo di 1MW)? É evidente che le istituzioni e gli organi 'tecnici' hanno delle sepsse fette di salame (cremonese?) sugli occhi.
L'idea del biogas agricolo è nata tanti anni fa (qualcuno si ricorderà il 'Totem') per soddisfare i fabbisogni energetici
delle aziende stesse e per 'valorizzare' i liquami che, già allora erano un
problema. Non è nata per produrre energia elettrica da vendere utilizzando, come substrati energetici coltivazioni in competizione con la produzione foraggera
e quella di alimenti per l'uomo. Invece è successo proprio questo. Quel biogas,
quegli impianti non sono 'agricoli' sono 'anti-agricoli'.
Alla fine il biogas cannibalizza l'agricoltura
Gli scarti rappresentano una fonte di
approvvigionamento aleatoria e i costi di trasporto limitano ad un raggio
di 15 km la loro provenienza. Richiedono spazi per lo stoccaggio e accorgimenti
per la loro conservazione. Vi è poi il rischio che al posto di materie di
scarto vengano impiegati in modo poco corretto rifiuti più o meno mascherati.
Quanto al liquame esso ha una resa molto bassa, una composizione variabile che non
facilita l'impiego nei digestori. Per alimentare un 'piccolo' (in realtà
grande) impianto da 1MW servirebbero i liquami di migliaia di capi di bestiame. Non parliamo del siero e di altri 'rifiuti speciali' agroalimentari che sono ancora più difficile da gestire degli 'effluenti zootecnici'.
Non meraviglia quindi che il biogas 'venduto' come soluzione per risolvere il problema dei liquami venga prodotto in impianti di biogas che - nella maggior parte
dei casi - utilizzano solo materie agricole: mais, sorgo, frumento. Materie
tolte dalla bocca degli umani o, quantomeno, dalla bocca delle vacche da
latte. Nella pianura padana la produzione che fornisce le più altre rese per
ettaro è l'insilato di mais e così, invece di usarlo per le vacche da latte, lo
si usa per i digestori.
Per alimentare un 'affamato' digestore da 1MW
serve ogni giorno l'equivalente di 1 ha di terreno coltivato a mais. Incauti e, diciamolo pure, creduloni e ingordi agricoltori se ne sono accortitroppo tardi. A loro spese.
Servono quindi centinaia di ettari da 'tirateinsieme' con terreni propri, in affitto, in concessione. In provincia di
Cremona la SAU (superficie agricola utilizzata) è pari a 135.000 ettari (censimento
2000, ora sarà diminuita). Se anche si coltivasse tutta la superficie agricola
della provincia per produrre energia non si otterrebbe che 1/4 dell'energia che
produce una centrale termoelettrica come quella di Ostiglia (nella vicina
Mantova) che non è neppure la più grande della Padania. In termini di energia
netta (tenendo conto cioè che per produrre il mais ci vuole energia, per lo più
fossile) le cose stanno però diversamente. Avremmo sostituito 25% del
termoelettrico con energia 'verde' ma il risparmio di energia fossile non
sarebbe 25% ma solo il 15%.
Speciale biogas di Terra e Vita
Gatti e volpi per intrappolare l'agricoltura
Che il biogas diventi una trappola per l'agricoltura e, soprattutto la zootecnia, se ne sta accorgendo anche qualcuno nel mondo zootecnico 'ufficiale'. Sull'organo ufficiale dell'AIA, (Associazione italiana allevatori): 'L'allevatore magazine', nel numero del 9 dicembre 2010, è apparso un significativo articolo dal titolo. 'Nelle stalle da latte la redditività è in calo'. L'autore, Claudio Destro, non è certo l'ultimo arrivato e non certo un anti-industrialista neocontadino arrabbiato. Tutt'altro, è il direttore generale della Matarrese spa, una delle più grosse aziende agricole italiane. Destro nell'articolo individua come secondo fattore del rincaro del mais, che sta facendo lievitare i costi dele aziende zootecniche, proprio: "l'incontrollato proliferare degli impianti di biogas" e aggiunge:
"Le regioni dove è concentrata la zootecnia sono anche quelle dove è presente il maggior numero di impianti di biogas alimentati da effluenti zootecnici e colture energetiche (prevalentemente mais) che si sommano quindi agli allevamenti arrivando in alcuni casi ad essere in competizione. Ad oggi sono stimati 20mila ettari sottratti alla zootecnia e destinati alla realizzazione di impianti di biogas. Nella sola provincia di Cremona sono 30 gli impianti di biogas in funzione, 21 quelli in fase di costruzione e 26 in corso di autorizzazione". "Soprattuto nelle regioni a forte vocazione maidicola, il grosso impuslso ricevuto dalla tariffa omnicomprensiva, fa prevedere nei prossimi anni un raddoppio del numero degli impianti mettendo in serio pericolo una sostenibilità ambientale già insidiata con la direttiva nitrati accanto ad una preoccupante speculazione economica dei terreni agricoli, ed imprevedibili aumenti del prezzo del mais. Inoltre, occorre sottolineare il rischio per i tanti prodotti tipici, la cui filiera produttiva è legata strettamente al territorio, dove l'impiego dei foraggi provenienti dalel zone di produzione è uno degli elementi caratterizzanti".
Un quadro a tinte fosche che delinea con chiarezza in quale 'trappola' finisca l'agricoltura che cede alle sirene industriali e finisce per essere avvolta e stritolata nelle sue spire. Va osservato che l'apparire di voci critiche nell'ambito del mondo allevatoriale può essere letto alla luce della crescente divarificazione tra la Coldiretti (che negli ultimi anni ha rafforzato il controllo su AIA) dalla Confagricoltura ormai chiaramente lanciata verso prospettive di identificazione con l'industria e la Confindustria. Non a caso Confagricoltura è l'unica organizzazione professionale a favore degli OGM e al proprio interno conta Agrienergia un'associazione di categoria/lobby dell'agroenergetico. Sul biogas, però, anche la Coldiretti è ancora ben lontana da assumere le posizioni chiare espresse nel caso degli OGM e sullo stesso 'Allevatore magazine' non sono mancati gli 'speciali' promozionali del biogas (tra l'altro lo stesso numero dove Destro attaccava il biogas ospitava la pubblicità di una primaria ditta di impianti, il che stona).
Una strada insostenibile dal punto di vista ambientale
Trappola economica dicevamo (con la lievitazione del prezzo delle terra e degli affitti) e con quella del mais? E dal punto di vista ambiantale?. Innanzitutto va ricordato che l'efficienza energetica del mais da energia non è poi così alta dal momento che la coltivazione del mais assorbe parecchia energia (lavorazioni del terreno, concimi, chimici, diserbaniti, irrigazione, trasporto). Nel caso dell'etanolo da granella per anni si è dubitato che il bilancio energetico fosse negativo. Recentemente il Dipartimento dell'Agricoltura americano si è assestato su una valutazione del 34% (impegni 100 di energia per ottenere 134). E con il silomais? Negli impianti di cogenerazione l'efficienza arriva al 50% ma se si produce solo energia è sul 20-25%. Quindi deve essere ben chiaro che l'energia 'netta' che si ricava è molto ma molto inferiore a quella prodotta e che quando si parla di tot KWh prodotti va tenuto presente che l'energia fossile ha una 'resa' netta infinitamente maggiore. A volte si rischia di dimenticarlo. La maggior parte dell'energia 'pulita' si ottiene utilizzando energia 'sporca'.
Poi non si deve dimenticare che la corsa al biogas va a peggiorare il carattere di monocoltura della maiscoltura. Proprio a Cremona (e a Lodi) la monocoltura (monosuccessione ovvero mais su mais occupa già buona parte delle superficie agricole). Le conseguenze sono maggiore resistenza delle malerbe (e quindi più erbicidi), diffusioen della diabrotica (insetto temibile che viene combattuto con gli insetticidi). Mais si mais significa elevate concimazioni chimiche, elevate irrorazioni di diserbanti, elevatissimi consumi idrici. Significa pesticidi nelle acque superficiali, nitrati nelle falde, peggioramento della fertilità e delle struttura dei terreni. E' una prospettiva sostenibile incrementare ancora la monocoltura maidicola per produrre energia?
Concludiamo riprendendo le parole di Destro:
"In questo contesto è opportuno l'intervento tempestivo di una politica in grado di regolamentare l'utilizzo di biomasse vegetali per la produzione di energia per non creare un conflitto che inevitabilmente porterà ad una drastica riduzione dei nostri allevamenti."
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