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(24.05.11) Meno stato più comunità nelle Terre alte

Dalle scuole parentali agli alberghi 'informali' delle 'donne di montagna', ai gruppi di consumo arrivano segnali della volontà delle terre alte alpine di voler tornare a gestirsi sulla base delle mai sopite tradizioni di gestione comunitaria. Lo stato, la burocratizzazione e istituzionalizzazione di ogni aspetto della vita economica e sociale, devono fare un passo indietro. E le terre alte diventeranno un modello vitale. leggi tutto

 

(01.02.10) Montagna soffocata dalla tecnoburocrazia Il peso crescente e soffocante della tecnoburocrazia è una scelta politica o una deriva incontrollabile 'endogena' ? In periodo di campagna elettorale è bene ricordare ai politici che il fattore che contribuisce di più a piegare la resistenza di chi vuole continuare ad esercitare le attività tradizionali in montagna (per non parlare di chi vuole intraprenderne di nuove) è la tecnoburocrazia nei suoi aspetti forestali, igienico-sanitari, ambiental-ingenieristici. leggi tutto

(17.09.09) Così si fanno scappare i giovani dalla montagna

Due testimonianze raccolte da Marzia Verona nelle valli piemontesi che raccontano come la burocrazia impedisca ai giovani allevatori di restare in montagna frapponendo mille ostacoli alla realizzazione, ampliamento o sistemazione di fabbricati indispensabili all'esercizio delle attività agricole o impedendola del tutto. Problemi che vanno affrontati con un'iniziativa politica e interventi a carattere generale. Per non lasciare soli gli interessati a scontrarsi con un muro di gomma burocratico. leggi tutto

 

(05.09.09) Nel ginepraio burocratico della normativa forestale prevale sempre la cultura anacronistica della 'protezione del cespuglio'

Il giorno 3 si è tenuta a Malga Rosello (foto) 'cuore' del demanio forestale lombardo un'interessante giornata sui tema del recupero (con il pascolo) delle aree pascolive marginali a scopo faunistico. Sono emerse le difficoltà di una gestione multifunziona intelligente nella giungla delle competenze in materia e in un quadro normativo fermo alle logiche settoriali e, in primis, alla tuttora egemone cultura  del 'forestalismo'.     leggi tutto

 

(20.01.09)  Per liberare i contadini dalla burocrazia

E 'partita il 17 gennaio da Torriglia (GE) la campagna popolare per una legge che riconosca l'agricoltura contadina quale realtà fondamentalmente differente dall'agricoltura industriale e liberi il lavoro dei contadini dalla burocrazia che lo opprime (Promossa da Consorzio della Quarantina, Civiltà Contadina, Rete Bioregionale Italiana, Antica Terra Gentile, Corrispondenze Informazioni Rurali). Ruralpini è tra i sostenitori della campagna   leggi tutto

 

(15.07.09) La riforma della 157/92 è occasione per ripensare la fauna selvatica come risorsa per integrare il reddito agricolo e sostenere lo spazio rurale

Nell'ambito della discussione sulla riforma della  caccia ) le associazioni venatorie FIDC, ANLC,

ENALCACCIA, ANUU, CONFAVI) nella loro 'posizione congiunta' del 9 luglio sul testo unificato delle proposte di modifica alla legge 157/92 hanno  riconosciuto che la fauna selvatica è una risorsa che deve servire a integrare il reddito agricolo. Un buon punto di partenza che speriamo si traduca in norme chiare e innovative. Invece gli ambientalistii si attardano su posizioni retrograde e demagogiche parlando di 'barbarie' a fronte di adeguamenti della legge che tengono conto dell'evoluzione della realtà agrosilvopastorale. Posizioni miopi perché i cacciatori sono i primi a volere un'agricoltura sostenibile e una realtà rurale vitale.leggi tutto

 

 

 

 

(01.01.12) La spremitura fiscale si abbatte anche sull'agricoltura, in particolare su quella di montagna.  Un settore che potrebbe generare nuova occupazione se sgravato da burocrazia e fisco viene sottoposto a nuove forme di tassazione

 

IMU e altre stangate

 

di Michele Corti

 

La "manovra" del governo, basata sul monocorde ricorso all'aggravio fiscale, penalizza l'agricoltura con l'IMU e l'aumento delle accise aul gasolio. L'agricoltura di montagna paga in modo particolare a seguito della riduzione del differenziale delle aliquote contributive e del peso particolare della consistenza dei fabbricati rispetto alla capacità di produzione di reddito

 

Tra le categorie si ritengono beffate da quel richiamo all' "equità" della manovra ci sono sicuramente i contadini di montagna. L’articolo 13 del decreto Legge n. 201 del 6 dicembre 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 284 dello stesso giorno (il decreto sbandierato come "Salva-Italia") è risultato particolarmente indigesto a tutte le categorie agricole proprietarie di fabbricati ad uso abitazione o "funzionali". Una brutta sorpresa perché, a parte qualche tentativo dei comuni più a caccia di soldi di imporre l'ICI anche ai fabbricati agricoli, l'agricoltura si riteneva al riparo da questa imposta per il semplice e ovvio motivo che il fabbricato agricolo è annesso al fondo e quindi già tassato con esso. Ora in pianura - dove di pagava per il terreno - si pagherà più caro per il terreno e in più per i fabbricati. In montagna dove non si pagava nulla si pagherà per i fabbricati (compresi quelli strumentali). Va precisato che in montagna molti contadini part-time (dipendenti, autonomi o pensionati in altri settori) non potendo avere più classificati i fabbricati come "rurali" (per via della non prevalenza del reddito agricolo) erano già soggetti all''imposta.

 

 

Il rinvio per i fabbricati non ancora accatastati nel catasto fabbricati

 

Un po' di respiro è poi arrivato dalla proroga dei termini per l'accatastamento dei fabbricati rurali che non sono classificati nelle categorie A/6 (immobili abitativi) o D/10 (fabbricati strumentali) del catasto urbano e che sono ancora compresi nel catasto terreni. Il termine scadeva a settembre ma il lasso di tempo concesso per effettuare l'operazione era stato ridicolo tanto che gli uffici del catasto respingevano le domande. Così il governo nel decreto "milleproroghe" ha finito per rimandare il termine al 30 marzo. In tal modo, solo per il 2011, i fabbricati interessati sfuggiranno all'IMU.

 

I moltiplicatori

 

Per i fabbricati iscritti in catasto, il valore è costituito da quello ottenuto applicando all'ammontare delle rendite risultanti in catasto, vigenti al 1° gennaio dell'anno di imposizione, rivalutate del 5 per cento ai sensi dell’articolo 3, comma 48, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, i seguenti moltiplicatori: 160  per i fabbricati classificati nel gruppo catastale A (quindi anche A6), per i fabbricati strumentali 60 (tranne le stalle classificate C6 che subirebbero un moltiplicatore di 160). Per i fabbricati agricoli non è possibile fare confronti con i precedenti moltiplicatori percjhé erano esenti. Per terreni agricoli, invece (la montagna continua per fortuna ad ad essere esentata dalla gabella), l'imposizione sale sensibilmente perchè il moltiplicatore passa dall'attuale 75 a 120. Per i fabbricati delle banche il moltiplicatore passa da 50 a 80 (per loro la stangata è stata più leggera, ma chi ne avvrebbe dibitato?).

 

Le aliquote

 

Il comma 8 del d.l. 201 (Manovra Monti) prevede espressamente l’applicazione ai fabbricati rurali dell'imposta con l’aliquota dello 0,2 per cento.  Si tratta dei fabbricati  a uso strumentale (stalle, ricoveri per attrezzi e prodotti, fabbricati adibiti ad agriturismo) di cui all’articolo 9 del Dl 557/1993 che prevede i requisiti di ruralità che - per richiamarli in sintesi- prevedono un reddito agricolo del titolare superiore al 50% del reddito totale e l'assoggettamento all'immobile di una superficie minima di 10.000 m2 (3000 m2 in montagna).  Ai sensi dell’articolo 7 del Dl 70/2011 si tratta delle costruzione iscrivibili in catasto fabbricati nella già ricordata categoria D10. Per le abitazioni rurali che non essendo in alcun modo citate ricadono inevitabilmente nella categoria generica dei fabbricati classificati nella categoria A l'aliquota di imposta è 0,4% se si tratta di abitazione principale ovvero se l'agricolo proprietario ha la residenza anagrafica e la dimora nella casa (vale la pena ricordare che sono comprese le pertinenze: cantine, soffitte e garage).  Se la casa non è abitazione principale, invece, l'aliquota è e quella ordinaria (ad esempio, case dei dipendenti, dei coadiuvanti dell'impresa agricola eccetera l'aliquota sale allo 0,76%). Per i terreni l'aliquota sale dallo 0,4 allo 0,76% (che unito all'aumento del moltiplicatore comporta una doppia bella legnata (moltiplicatore + aliquota).

 

Un gravame sproporzionato

 

Per l'agricoltura che deve disporre di ampie volumetrie per svolgere le proprie attività è una bella stangata. Lo di più per la montagna dove la ridotta delle dimensione delle aziende fa si che l'incidenza dei fabbricati sia ancora maggiore. In più in montagna il numero di immobili di una azienda è molto spesso moltiplicato dalla frammentazione dei fondi dislocati a differenti quote altimetriche e a differenti esposizioni in modo da garantire uno sfruttamento integrale delle risorse (un vigneto nelle località meglio espsoste, campi in diversa posizione per minimizzare le avversità, prati a diversa altitudine per assicurare la catena di foraggiamento durante l'anno). Ogni minifondo aveva i propri fabbricati. Una famiglia poteva avere sino a una decina di piccole stalle-fienile. Oggi tutti questi fabbricati sono in parte dismessi ma sono ancora molte le aziende che posseggono tre stalle: una in basso (fondovalle o in area pedemontana), una alle quote intermedie (per lo sfruttamento primaverile-autunnale), una in quota per sfruttare i pascoli. Anche l'azienda di montagna di oggi, che pure ha "semplificato" la dislocazione di terreni, boschi prati, seminativi, colture legnose, pascoli e relativi fabbricati, ha una pesante "dote" di fabbricati che spesso rappresentano un forte onere per le manutenzioni. Si tratta in molti casi di fabbricati con valore paesaggistico ed anche storico-architettonico per il quali la collettività bene farebbe a riconoscere dei contributi per la manutenzione. Altro che IMU!

 

La stangata dei contributi previdenziali

 

Alla montagna come unica consolazione rimane l'esenzione dall'imposta sui terreni. Ma è una consolazione magra perché sul fronte contributivo arriva un'altra stangata. Una stangata che riduce anche lo "sconto" per la montagna come dalla seguente tabella. Lo scatto dello 0,3% parte con oggi 1° gennaio.

 

Tabella 1. - Aumento delle aliquote contributive per i lavoratori autonomi


aree "normali"

aree "svantaggiate"

anno

>21 anni

>21 anni

>21 anni

>21 anni

2012

20,6

18,4

17,7

14

2013

20,9

19

18,1

15

2014

21,2

19,6

18,5

16

2015

21,5

20,2

18,9

17

2016

21,8

20,8

19,3

18

2017

22

21,4

19,7

19

2018

22

22

20

20

 

L'aumento delle accise sui carburanti

 

Succesive stangate hanno portato il prezzo del gasolio agricolo a lievitare dai 55 centesimi dell'autunno 2010 a quasi 1 € con l'ultimo aumento delle accise deciso da Monti  (9,5 cent/l). Inutile dire che l'agricoltura paga pesantemente anche il prezzo dell'aumento del gasolio da autotrazione. In una fase di domanda "fiacca" e di aumento di ogni genere di tasse e tariffe i consumatori saranno portati a comprimere i consumi e a orientarsi su prodotti a basso prezzo. Con la conseguenza che a pagare saranno i produttori alla base della catena che vedranno ulteriormente compressa la quota di partecipazione alla formazione del valore aggiunto dei prodotti alimentari. Km 0, filiera corta, ridimensionamento della meccanizzazione possono aiutare il piccolo produttore a restare a galla ma diventa molto difficile che l'agricoltura di montagna (e non) possa svolgere quel ruolo di assorbimento di nuove energie e occupazione che essa potrebbe ricoprire in un contesto di crisi profondissima del sistema economicoi e sociale.

Il miope perseguimento di una politica di cassa per "mettere in sicurezza i conti dello stato" (messa in atto principalmente per rispondere ai "signori dell'Euro" e allinearsi ai desiderata di Berlino e di Bruxelles) rischia di avere conseguenze pesantissime.

Eppure una politica un po' più coraggiosa sarebbe possibile. Proprio in agricoltura dove una larghissima quota della spesa pubblica di sostegno al settore si disperdere in mille canali e va a finire ad agenzie ed enti largamente parassitari. Ma credete che Monti e i suoi "secchioni" oseranno toccare queste aree di privilegio?

 

 

           

 

pagine visitate dal 21.11.08

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