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(01.03.12)  La trasferta umbra mia e di alcuni amici emiliani del Comitato nazionale antibiogas/biomasse è stata ricca di insegnamenti. Certe prove rafforzano le comunità ma solo se hanno gli anticorpi, se sono sane

 

Le biomasse sono una

 

aggressione alle comunità.

 

Quelle vive reagiscono

 

di Michele Corti  (foto di Michele Corti e di Paolo Esposito)

L'esperienza di Costano, un paese di poco PIù DI mille abitanti che riesce a difendersi dalla minaccia del biogas è spiegabile solo in parte con l'aver già subito simili aggressioni. In realtà la straordinaria reazione che sta mandando a monte il progetto è frutto di una grande vitalità della comunità, di legami famigliari e di vicinato solidi, dell'esperienzaquasi quotidiana di organizzazione di attività

La storia della (proposta) centrale a biogas di Costano, un paese di poco più di mille abitanti in comune di Bastia Umbra è per certi versi simile a tante altre che vedono protagonisti piccoli centri delle aree rurali italiane, spesso interessate da recenti fenomeni di urbanizzazione e quindi dal problema di convivenza con "ecomostri" collocati a poche centinaia se non decine di metri dalle abitazioni.

La storia di Costano, però, è anche quella di una reazione particolarmente immediata, compatta, efficiente contro il progetto della centrale. Costano, come si legge sulle bandiere del comitato "Ha già dato" e non vuole pagare un'altra volta lo scotto della presenza di biodigestori.

 

La nuova centrale a biogas dovrebbe sorgere a fianco dei resti di un vecchio impianto di trattamento dei reflui zootecnici degli allevamenti suini della zona (nella foto sotto)

L'impianto vecchio (a sinistra); a fianco di esso - al centro della foto - dovrebbe sorgere la nuova centrale che, come si vede, è vicinissima ad un casolare "storico" ufficialmente censito come tale. La foto l'ho presa dall'agriturismo Bellarosa. Si può ben rendersi conto quanto sia ridotta la distanza

Un impianto sorto nei lontani anni '70 e considerato un "gioiello tecnologico". Già allora si produceva biogas anche se solo per i fabbisogni dell'impianto stesso. Quello che era un digestore realizzato per trattare i refui di 12mila suini arrivò a ricevere quelli di 25mila suini. Di conseguenza si operarono sversamenti illegali nel corso d'acqua che scorre a pochi metri dall'impianto. Le conseguenze furono pesanti: i pozzi privati della zona vennero inquinati e tutt'ora non possono essere utilizzati. Ma non è tutto. Dalle indagini dell'autorità giudiziaria sono emerse palesi complicità di funzionari dell'ARPA (l'agenzia regionale per la protezione deel'ambiente); costoro non solo "coprivano" l'inquinamento prodotto dall'impianto ma suggerivano direttamente ai gestori cosa fare per non farsi scoprire. Memori di queste vicende (di cui si pagano ancora le conseguenze) gli abitanti di Costano sono decisi a impedire a ogni costo la nuova centrale.

Va subito precisato che non solo solo poche abitazioni isolate a trovarsi in un raggio molto ridotto della proposta centrale ma tutto il paese (entro 800 m dalla centrale). Nella foto sopra sono indicate le abitazioni più vicine con dlele frecce gialle. L' Agriturismo Bellarosa (foto sotto che mette in evidenza l'accurata ristrutturazione) è a meno di 300m, l'altro casolare a meno di 200. Quest'ultimo appartiene al titolare di una tipografia locale. L'agriturismo è diventato la "centrale oprativa" del comitato, che si riunisce tutte le sere, il tipografo è diventato l'autore di una serie di manifesti, volantini, brochure che hanno costituito il veicolo di una massiccia campagna di comunicazione.

La campagna è stata efficace non solo grazie al materiale per le affissioni e il volantinaggio ma anche grazie al convolgimento di un gran numero di persone, specie se si considera che si tratta di una comunità di mille abitanti.

E qui non si può non fare riferimento alla realtà di una comunità altamente strutturata in cui molte persone e intere famiglie partecipano a una pluralità di iniziative creando una densa trama di relazioni e facendo della comunità qualcosa di veramente degno di questo nome, un organismo vivo non la somma di individui e famiglie che condividono spazi e servizi ma nulla più. Alla forte realtà di associazioni fa riscontro un altro elemento: il senso di appartenenza e di orgoglio. Se non vi fosse quest'ultimo "motore" probavilmente la vita associativa e il legame comunitario non sarebbero così forti. Il senso di appartenenza è mantenuto vivo da diverse tradizioni tra le quali quella che spicca è la lavorazione della porchetta. I membri del comitato sono i primi a riconoscere che la fama di Costano e l'orgoglio locale sono alimentati in misura significativa da questo emblema gastronomico-territoriale che risale al XVI secolo (almeno per quanto riguarda la documentazione scritta). La Sagra della porchetta attira moltissimi appassionati e alimenta la fama di Costano. È arrivata alla quarantesima edizione qualificandola come sagra tradizionale (www.sagradellaporchettadicostano.it). Una Sagra con tutti i crismi per figurare nel novero di quelle di qualità (secondo i criteri indicati nel Manifesto della sagra tradizionale di qualità redatto con il concorso di Ruralpini). La Sagra a Costano è organizzata dal Gruppo giovanile ma coinvolge molti costanesi che dedicano sino a dieci giorni di lavoro volontario per il buon esito dell'evento. Con il ricavato vengono finanziate moltissime attività sociali, culturali, assistenziali tanto che la Sagra - specie in tempi di magra di finanza pubblica - si configura come una istituzione comunitaria parallela al comune. Il gruppo giovanile, collaudato, dalla organizzaizone della Sagra si è mosso immediatamente appena si è profilata la minaccia della nuova centrale. Giovani, membri della banda (altra istituzione comunitaria molto sentita), famigliari e amici hannno costituito un gruppo affiatato e ben organizzato. In poco tempo sono state raccolte numerose firme (più della metà degli abitanti), ci si è informati sugli aspetti tecnici e legali, si sono inziati incontri con le autorità. I costanesi sono già andati dal vescovo, dal presidente della provincia e agiorni si recheranno anche da quello della regione. Ammirevoli.. Si sono anche preoccupati di mettersi in rete con gli altri comitati e si sono recati già due volte in Emilia per le prime riunioni del coordinamento nazionale.

 

 

Tanto attivismo ha già sortito parecchi risultati. Il comune di Assisi si è espresso negativamente perché la nuova centrale è nel cono panoramico della città di San Francesco. Nel rendering della foto sopra si vede come la posizione della centrale, in mezzo alla valle, la rende visibile dalla basilica di San Francesco (in alto a destra). Nel frattempo anche la posizione dell'amministrazione comunale di Bastia umbra, in un primo tempo refrattaria alle proteste degli abitanti di Costano, si è "riposizionata". L'amministrazione stessa ha rilevato che  una recente modifica delle linee guida regionali per l'insediamento delle centrali tiene conto della distanza minima dai casolari storici censiti (che deve essere superiore a 300 m). In questo modo il fabbricato del tipografo costituirebbe un impedimento alla realizzazione della centrale (almeno nel sito previsto). Nonostante qualche schiarita il comitato prosegue la sua campagna. Domenica scorsa si è tenuto un importante convegno al Cinema Esperia di Bastia (foto sotto l'ingresso imbandierato).

Anche se l'evento era stato ampiamente pubblicizzato riempire una sala come quella sotto (l'ho voluta fotografare apposta prima dell'afflusso del pubblico) non è impresa facile.

Eppure la sala si è riempita con oltre trecento persone che hanno seguito con attenzione (a volte con "calore") gli interventi che si sono protratti sino alle tredici.

Al grande impegno del comitato locale ha corrisposto la disponibilità di diversi personaggi venuti da fuori: tra i relatori Luigi Gasparini (medico ferrarese in prima linea sul fronte dell'opposizione alle centrali). Gasparini ha tenuto a sottolineare come la qualità dell'aria della valle umbra per quanto nettamente migliore di quella del catino padano, non è per nulla soddisfaciente e che ogni "camino" in più non fa che aggravare la situazione contravvenendo il disposto della direttiva europea che stabilisce che laddove l'aria è cattiva è necessario operare per migliorarla (foto sotto).

L'avv. Marzia Calzoni di Bologna (sotto) ha portato l'esperienza del suo comitato (Galliera) mettendo in evidenza come le amministrazioni comunali tendano spesso a dichiararsi impotenti a fermare le centrali mente, invece, hanno parecchie carte da giocare.

L'impeto della Calzoni nel sostenere queste tesi ha provocato la reazione del sindaco Ansideri (sotto) che si è sentito chiamato in causa. Le repliche della Calzoni e altri interventi hanno comunque stemperato il contrasto anche perché il primo cittadino ha riconosciuto che il convegno, nonostante momenti di tensione, ha portato elementi conoscitivi importanti che l'amministrazione non aveva in precedenza considerato. Aprendo, forse, prospettive di dialogo.

 

Molto interessante a tale proposito la presentazione del biologo perugino Roberto Pellegrino (sotto) che ha sottolineato la scarsa efficienza del biogas quale sistema di produzione energetica, specie se finalizzato alla sola o prevalente produzione di elettricità.

 

Nel corso del convegno oltre alle relazioni di taglio tecnico si è dato spazio agli interventi di altri comitati dell'Umbria. Questi interventi (sotto una battagliera esponente del Comitato di Gualdo, Nadia Monacelli ) hanno contribuito a chiarire come la regione sia stata presa come "cavia" (un concetto già utilizzato da Pellegrino) di una sperimentazione (sulla pelledel territorio) sulla produzione di ogni tipo di energia rinnovabile. La presenza a Perugia, nell'ambito dell'università, di un Centro nazionale per lo studio delle biomasse (http://www.crbnet.it/) e l'esistenza di progetti europei coinvolgenti l'Umbria e diverse altre regioni dislocate in mezza Europa (progetto ben) lascia supporre un "piano" che dava per scontata la realizzazione di impianti dei quali le amministrazioni comunali stesse non avevano avuto alcuna informazione. Gli elementi portati al convegno sono più che sospetti e lasciano intraveredere una condizione di "democrazia sospesa", di deriva tecnocratica molto pericolosa e insidiosa.

Nelle stanze dell'università, della regione, di altri centri di potere opachi si punta a imporre scelte pesanti per la vita di intere comunità giocando sulla scarsa trasparenza, sui procedimenti lampo, sul ruolo passivo anche delle istituzioni locali. I Comitati ne sono sempre più consapevoli e ciò infonde loro forza. La battaglia dei comitati è tutt'altro che egoistica. Egoismo è semmai quello di chi persegue superprofitti privati danneggiando gli interessi di altre attività economiche, il valore patrimoniale di tante proprietà private, la sicurezza e la serenità di tante famiglie. Ma i comitati sentono che la loro è anche una battaglia per la democrazia partecipata contro chi vorrebbe svuotare le istituzioni territoriali imponendo logiche tecnoburocratiche e gli interessi delle lobby più agguerrite. Antonio Caravai, il giovane presidente del comitato (foto sotto durante il suo intervento che riassume le vicende di Costano), è un tranquillo ingegnere che lavora alla Colussi e che gira l'Europa per conto della sua società. Non è un barricadiero e non è un chiuso "localista" come farebbe comodo dipingere i NOBIOGAS. Del resto il Comitato di Costano non ha bisogno di urlare la sua protesta. È bastato proiettare il video con l'intervista al vecchio guardiano della vecchia centrale (con i riferimenti al "malfunzionalento" e agli sversamenti per far capire che ha ragioni da vendere.

 

A me (foto sotto) è toccato di trarre le conclusioni della giornata. Non ho potuto non rilevare come grazie all'apporto di comitati come quelli di Costano, si stanno costituendo rapidamente i caposaldi di un movimento che può contrastare efficacemente le centrali.

Scambiando esperienze e coordinando le mosse (risorsi al TAR per esempio) ma anche aggregando la forza dei tanti comitati sparsi per l'Italia e operando pressione sul piano nazionale e regionale per ottenere più sagge normative. Ho annunciato che il movimento si sta dando la scadenza di un prossimo convegno nazionale a Bra (in partenariato con Slow Food) ma anche che parlando con i membri del Comitato di Costano è nata spontanamente l'idea di una Marcia per difendere la terra dalle biomasse. Una sorta di Marcia della pace che invece di seguire l'itinerario Perugia-Assisi farà quello Costano-Assisi. Dopotutto la prima garanzia della pace è la democrazia alimentare, la possibilità per ogni territorio di non essere espropriato dalla possibilità di coltivarsi il proprio cibo.

 

Dopo il convegno ci si è ritrovati a pranzo in un locale ai piedi della basilica di San Francesco. Il cibo è una parte essenziale di quei valori collettivi che danno sostanza ad una comunità, che stabiliscono legami e senso di appartemenza. La sera prima ci si era ritrovati a cena, qualcuno del comitato aveva cucinato, qualcuno aveva messo a disposizione il "locale" (un castello), gli altri avevano procurato le materie prime. Mentre si parlava della Sagra della porchetta in tavola c'era la squisita porchetta di Costano. Il giorno dopo il bilancio del convegno è stato fatto a tavola (nella foto sotto il "sindaco" di Costano, un leader della comunità che però ha preferito lasciare spazio ai giovani, altra lezione importante da trarre!).

 

Al Nord, sopra il Po, siamo abituati ad apprezzare la convivialità ma abbiamo sempre una riserva mentale derivata da un inquinamento calvinista che ci impedisce di apprezzarne in pieno i valori. Temiamo di essere "goderecci". Invece da queste parti il valore conviviale è più originario. Dice il Manifesto sul futuro del cibo redatto sotto gli auspici della Regione Toscana dalla Commissione Internazionale per il Futuro dell'Alimentazione e dell'Agricoltura (con forte inflenza di Vandana Shiva):

 

"Stanno emergendo movimenti - molti dei quali in più paesi e tra loro collegati - che ristabiliscono i legami storici tra cibo, agricoltura e valori collettivi. Questi movimenti riportano il cibo e la sua produzione a riprendere il giusto posto nella cultura e nella natura - dopo una devastante estraniazione che emerge come aberrazione dell'esperienza umana".

 

Leggevo il Manifesto mentre rientravo in treno e le parole mi sono parse molto pertinenti all'esperienza vissuta in Umbria. Dietro alla convivialità, alla passione dei contradaioli senesi, che dal di fuori può sembrare morbosa, ci sono valori importanti. C'è qualcosa che si chiama capitale sociale e che gli economisti e i fanatici della crescita e della globalizzazione vogliono distruggere. Dopo un po' mi sono ricordato che questi aspetti erano stati ben espressi da uno studioso americano nel libro di cui non mi ricordavo il titolo e che sono andato a cercare nella biblioteca personale, trovandolo (foto sotto).

 

 

Elementi che ci aiutano a capire perché il grande ed autentico ecologista Teddy Goldsmith ha voluto vivere e morire nei pressi di Siena.

 

 

Il biogas è la negazione di tutti questi valori positivi. È una devastante aberrazione. Lo sapevo già, ma dopo Costano lo so ancora meglio.

 

 

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