(06.05.11) La civiltà urbana di massa promette libertà, indipendenza, cultura per tutti e stigmatizza la civiltà rurale come priva
di tutte queste cose. Ma la realtà è diversa
La Rasa estalissa
di Mariano Allocco
La lezione di ecologia umana e di liberà della montagna è indispensabile ad una presuntuosa civiltà urbana sempre più disorientata e sempre più 'eterodiretta'. Ma la montagna per farlo deve rimanere viva. Con grande vantaggio di chi, nelle pianure, nelle aree urbanizzate
non vuole più essere rasa estalissa
Giorni fa ero a Torino
al Lingotto, ex stabilimento Fiat ora diventato 8Gallery, ero entrato con la mia
compagna per far compere e in un attimo mi sono perso sotto le stupende
capriate della rampa a chiocciola che conduce alla pista sul tetto, ero come imbambolato
a cavallo tra due ere geologiche, tra due periodi storici, tra due civiltà, tra
due mondi.
Assunto in Fiat ventenne come disegnatore
particolarista, andavo a rilevare travature e impianti nelle officine del
Lingotto, ero il fiulin che faceva
lavoretti da apprendista e mi aggiravo con circospezione per non intralciare i
ritmi di una produsiun che aveva
nell’organizzazione la sua religione.
Dopo più di 30 anni mi sono poi trovato con
la penna bianca a occuparmi dei laureati neoassunti, a fare il tutor dei nuovi
fiulin e per organizzarmi al meglio
sono andato negli USA per vedere come loro gestivano questi ingressi.
La, specialmente negli stati del sud, ho
visto come i figli degli immigrati messicani competevano in modo vincente con gli
altri, con quelli che nel giro di poche generazioni da pionieri erano diventati
coach potatoes, patate da soffà,
definizione sovrapponibile a quella occitana di rasa estalissa.
Ma torniamo al Lingotto, altre volte ero
stato all’8Gallery, ma ero passato distratto, quella volta no chissà perchè,
attorno a me quella volta vedevo un mondo strano, colori improbabili, rumori
molesti, umanità varia e variopinta.
Perché mi sembrava di essere piombato
improvvisamente in un mondo alieno? dove ero e che diavolo ci facevo li? Da
dove era stata paracadutata quella moltitudine caciarosa, improduttiva e
sostanzialmente per me inutile? Dove erano finiti gli indigeni che popolavano
il Lingotto, quelli della produsiun
? Da dove schiodava e chi diavolo era quella rasa estalissa?
Rasa estalissa,
definizione antica che avevo accantonato nella memoria, ma che ora mi appariva
nella sua espressione piena, non più definizione teorica, ma presente con tutte
le sue varianti generazionali, bimbi obesi per mano a nonni travestiti da
ragazzini, gioventù senza età, babbionume vario….ero in presenza della rasa estalissa…l’avevo individuata.
I motivi per questa deriva sono noti, non
sto a approfondire la questione, è un processo planetario che attiene al
governo delle masse, le leggi sono quelle del mercato, residuali tracce quelle
della democrazia.
Estaliss
quassù si dice di animali tenuti sempre a stalla, abituati a cibo standard, a
orari fissi, a movimenti limitati e ripetitivi, accuditi sempre dalle stesse
persone.
Vita eterodiretta, programmata nei dettagli
e tranquilla, ma problemi emergono quando vengono liberati e lasciati
all’aperto, non sanno gestire le forze, scegliere i pascoli, autocontrollarsi,
sono incapaci di autogestirsi, diventano autolesionisti e gli incidenti sono
all’ordine del giorno, gli allevatori lo sanno bene.
Per gli equini il pericolo poi è massimo,
per loro incombe il mal del luns, il
male che viene dopo un periodo di inattività a stalla, è la mioglobinuria,
l’accumulo di acido lattico che corrode i muscoli inutilmente eccitati da
movimenti scomposti e inutili. E’ letale!
“Stai
attento perché qui stanno allevando una rasa estalissa, pensa con la tua testa”,
raccomandazione che mia nonna non smetteva di farmi quando siamo scesi a Torino, non era una riflessione ingenua, tutt’altro,
aveva colto in pieno l’essenza del mutare generazionale, storico,economico e
sociale.
Al 8Gallery d’improvviso mi ero ritrovato a
riflettere su questo cambiamento esploso negli ultimi anni e quando Tiziana mi
ha riportato alla realtà tirandomi per un braccio e chiedendomi perché guardavo
il soffitto in modo inebetito, non me la
sono sentita di fare le compere programmate e siamo tornati su, le spiegazioni
durante il viaggio.
Giorni fa è stato fotografato un lupo che
ciondolava quassù sotto le nostre case, altro mondo, due mondi prossimi che
stanno perdendosi di vista, ma nessuno dei due ha la ricetta per un avvenire
possibile.
A uno sguardo superficiale il mondo dei montanari
pare destinato a finire presto, perso in un deserto verde, ma d’altro canto non
riesco a cogliere “le magnifiche sorti e progressive” del popolo dell’8Gallery, dove diavolo pensa
di andare vivendo in un reality fragile, incerto, eterodiretto e
sostanzialmente estaliss? Altri
arriveranno a competere con questa generazione di coach potatoes, altri lupi,
altri predatori alfa girano anche laggiù!
Due mondi che
dovrebbero cercare di capirsi, confrontare le ragioni degli uni e degli altri,
fare squadra e pensare a un avvenire possibile per entrambi.
Visto da quassù pare
difficile pensare di discutere con gente che si è fatta una opinione del mondo
rurale leggendo le storie della fattoria di Nonna Papera e un’idea dei grandi
predatori sulle striscie di Lupo Alberto e con i cartoons dell’orso Yoghi.
Visto dalla
metropoli invece è difficile accettare che qualcuno voglia essere libero di
vivere e gestire in libertà un monte che ritiene suo mentre da altri è
considerato un polmone verde non da vivere, ma in cui sfogare le nevrosi
accumulate salendo e scendendo per le scale mobili, spingendo un carrello
all’ipermercato e lavorando davanti a un video.
La centralità sulle
Alpi si è spostata dall’uomo che le vive all’ambiente, peccato che non possa
essere questo un approccio storicamente possibile e neppure accettabile da
parte nostra.
Per tutti e due i
mondi la questione comunque attiene a uno dei fondamentali del vivere: quello
dell’idea di libertà.
La libertà quassù
è sotto attacco e la presenza del lupo e di una fauna aliena non è che l’ultimo
in ordine di tempo, nella metropoli la libertà invece se ne sta andando alla
chetichella, senza dare nell’occhio, viene sostituita da luci, lustrini,
musiche, parole e reality.
Quassù ce ne siamo
accorti da tempo, la libertà è indispensabile per poter vivere il monte, mentre
la sotto anche la rasa estalissa
dovrebbe cercare di difenderla e gestirla cercando di non….farsi male.
Troviamo il modo
di confrontarci, conviene a tutti!