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(11.11.11) Sono centinaia le specie di insetti che si sono introdotte in Italia negli ultimi decenni con una impressionante accelerazione rispetto al passato. Almeno una decina sono dannosissimi per il verde e l'agricoltura

 

Il Cinipide mette in ginocchio la castanicoltura

(delizie della globalizzazione)

 

di Michele Corti

Le perdite di produzione di castagne nella campagna di raccolta 2011 sono arrivate in alcune zone al 90%. Così quest'anno sono aumentate le importazioni. Un duro colpo ai programmi di recupero dei castagneti e di rilancio della castanicoltura e della filiera della castagna in aree montane. Una dura lezione della globalizzazione

Negli ultimi decenni sono arrivate in Italia 400 specie di insetti esotici. Non tutte, per fortuna dannose e, soprattutto, non tutte in grado di espandersi e di insediarsi stabilmente negli agroecosistemi. L'introduzione così rapida e massiccia di nuove specie rappresenta comunque un grave problema ecologico ed economico: gi insetti invasori non sono controllati da parassiti, parassitoidi, predatori che nel loro habitat di origine limitano i danni. Tra i 'pericoli pubblici numero uno' nel campo degli insetti 'clandestini' si segnala almeno una decina di specie che stanno provocando gravi danni al verde ornamentale e all'agricoltura e alla salute pubblica. Basti pensare alla zanzara tigre, alla diabrotica del mais, al tarlo asiatico, al punteruolo delle palme, al cinipide del castagno. È quest'ultimo che ci interessa in modo particolare perché il suo arrivo, che data dal 2002 in provincia di Cuneo, si è inserito negativamente in un trend positivo di recupero di varietà, di rilancio multifunzionale del castagneto e di filiere basate sulla castagna. Sta insomma frustrando un ambito molto interessante di rilancio di un'agricoltura montana rurale e plurifunzionale (con finalità educative, turistiche, paesistiche, gastronomiche).

La castagna, frutto della memoria e occasione di socializzazione

Tali iniziative poggiano su un profondo senso di identità e affezione per le castagne, vero "albero del pane" da parte delle popolazioni montane, pedemontane, collinari. Un senso di riconoscenza e di amore per la castagna che si è mantenuto vivo con le "castagnate", le rituali "uscite fuori porta" delle famiglie (di città) per andare a raccogliere in autunno le castagne sui monti. Castagne che i contadini in larga parte non raccoglievano e non raccolgono più (ricordo però ancora che, da bambino, negli anni '60 quando si andava a fare la "castagnata" c'erano ancora i contadini che i vusava. Le "castragnate" di allora erano famigliari, un po anarchiche, oggi le organizzano parrocchie, club, associazioni e sono più disciplinate tanto che la raccolta da parte dei cittadini e la castagnata (con qualche iniziativa ludica, gastronomica, didattica annessa) possono divenire una forma di reddito per chi si accola la cura e il ripristino dei castagneti nell'ambito di una auto-raccolta  controllata e con le castagne pagate un modico prezzo.

Un magnifico e maestoso esemplare di castagn, oggetto di interventi conservativi da parte dell'Ersaf (Alpe Bedero, Valle Intelvi) Foto Michele Corti

Iniziative meritorie

Tra le iniziative più interessanti - per citare solo quelle realizzate in Lombardia - la costituzione del Consorzio della castagna con sede a Paspardo in Vallecamonica (collegato all'Ecomuseo "Nel bosco degli alberi del pane" che collega un percorso didattico sul tema della coltura castanile intrecciato a quello delle incisioni rupestri che si possono ammirare in situ. Come in altre realtà alpine e appenniniche il Consorzio ha avviato in collaborazione con laboratori artigianali locali piccole filiere di produzione di prodotti da forno. Per fare questo si è dotato di un mulino e di altre attrezzature. I volumi di attività sono relativamente modesti e il prezzo riconosciuto per i castanicoltori (per lo più "hobbysti") è ancora poco incentivante ma sono già stati ottenuti interessanti risultati sia dal punto di vista del risanamento di alcune selve castanili che di indotto turistico. Molto interessante l'utilizzo della materia prima per la produzione di birra di castagne da parte del Birrificio di Como che, solo stagionalmente, produce la Birolla, proprio partendo dalla castagne del consorzio camuno. È doveroso, però, citare anche le iniziative quali il Museo della castagna (all'aperto) di Brinzio nel Parco regionale del Campo dei fiori dove sono stati anche attrezzati percorsi didattici. Altre iniziative si segnalano in val S.Martino (Lc). Quest'anno il calo della produzione in Vallecamonica è stato del 90%.

Attività dimostrative del Consorzio della castagna di Paspardo.  Foto Michele Corti

Un 'regalo' che proprio non ci voleva

È bene ricordare che la castanicoltura era già stata provata pesantemente dal cancro del castagno, una patologia di cui non è certo se di origine americana o se già presente in Europa. Si diffuse a partire dalla seconda guerra mondiale e nel dopoguerra, unendosi ai ben noti fattori di crisi dell'economia rurale, inferse colpi gravissimi alla coltura castanicola determinandone l'abbandono in molte aree.  Attraverso costosi interventi di potatura e nuovi impianti si era arrivati a interessanti recuperi. Ora un colpo gravissimo. Il Cinipede  (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu) è un insetto della famiglia degli imenotteri (ha l'aspetto di una formica alata dii colore molto scuro) ed è originario della Cina. È un parassita specifico del genere Castanea che purtroppo dsi adatta bene all castagno europeo (Castanea sativa). Introdotto accidentalmente in Giappone (1941), Corea (1963) e in seguito nel sud-est degli Stati Uniti (1974) dove ha devastato i castagneti locali, basati prevalentemente sulla coltivazione di varietà giapponesi o cinesi. Nel 2002 è stato segnalato per la prima volta in Europa, in alcuni castagneti del Piemonte (Cuneo); da allora si è diffuso in molte altre regioni italiane ed in altri paesi europei, quali Francia, Slovenia e Svizzera. Il Cinipide si riproduce per partenogenesi (non ci sono maschi). Le femmine adulte tramite l'apparato ovidepositore introducono le uova nelle gemme che, con lo sviluppo delle larve, danno luogo alla formazione di una galla (da qui il none di Cinipide le castagno o di Cinipide galligeno).

La lotta biologica al Cinipide deve essere intensificata. O no?

 

Danneggia sia il castagno europeo (C. sativa), selvatico o innestato, sia le altre specie dello stesso genere (C. crenata, C. mollissima, C. dentata) e gli ibridi. Attacchi di questo pericoloso parassita possono determinare danni molto gravi, percentualmente elevati, sia per quanto riguarda impianti per la produzione di frutti che di legname. L' attività di questo nemico del castagno determina un notevole calo della fruttificazione (fino al 60-80%), forti riduzioni dell'accrescimento della massa legnosa ed il deperimento delle piante colpite che possono giungere anche alla morte.

Il controllo del parassita non è facile specie per quanto riguarda piante di notevoli dimensioni: prevede la raccolta e la distruzione delle galle o delle piante attaccate, da attuarsi in primavera prima dello sfarfallamento delle femmine adulte. Il materiale raccolto deve essere bruciato (foto sopra). Del tutto da sconsigliare ogni trattamento con pesticid.

La lotta biologica attualmente rappresenta la possibilità migliore per il controllo del Dryocosmus kuriphilus e consiste nell'impiego di uno specifico parassitoide, l'imenottero Torymus sinensis Kamijo originario della Cina. Da esperienze condotte in Giappone l’introduzione di questo insetto ha permesso di limitare i danni in modo apprezzabile portando le percentuali di germogli attaccati a valori modesti e ampiamente al di sotto della soglia di danno economico (30% dei germogli colpiti). Centri di allevamento e moltiplicazione del Torymus sono sorti in diverse regioni. In Lombardia il Torymus è stato rilasciato in aree ristrette, prima in val Seriana e poi - quest'anno -  in Val Trompia, Val Brembana, Valle San Martino, Oltrepo Pavese, Triangolo Lariano e Parco Regionale Campo dei Fiori. A questo punto ci si chiede se tali interventi debbano essere sostenuti in modo ancor più massiccio per favorire la diffusione del parassitoide. Non mancano infatti coloro che sostiengono che di fronte al costo degli interventi sarebbe più saggio affidarsi ad agenti autoctoni in grado di contrastare l'insetto "invasore" e contare anche sulla maggior resistenza del castagno anche grazie a opportune modalità di coltivazione e alla selezione dele piante più resistenti.

In ogni caso il Cinipe scoraggia il recupero dei vecchi castagneti di valore estetico, storico-culturale, didattico dove - tra l'altro - è anche possibile utilizzare un pascolo di servizio compatibile con la cura della "selva" ed anzi positivo per il contenimento di tanti residui di biomassa a terra che possono risultare veicoli di patogeni e parassiti. Il Limpide favorisce nuovi impianti, forme di allevamento "moderne" che incanalano ancora di più questa bella coltivazione dalle tante valenze verso forme di coltivazione più specializzate ed intensive. Intanto, però, le castagne arrivano sempre più da paesi dove questi indirizzi intensivi sono già prativati e magari si fanno meno scrupoli ad utilizzare pesticidi. Male porta male, la giobalizzazione agisce non solo con la finanziariarizzazione dell'economia, con lo sfruttamento planetario, ma anche rovinando i sistemi agricoli tradizionali con apparentememnte "innocenti" agenti biologici che uno scambio commerciale a volte inutile e potenzialmente pericoloso trasforma in calamità, in fattori di distruzione di biodiversità e di economia locali.

 

 

           

 

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