(14.04.12) Il papa della scienza interviene sulla 'barbarie' degli agnellini 'sgozzati' a Pasqua. Un intervento che mette ancora più in difficoltà la pastorizia. Forse antipatica a Veronesi perché troppo 'naturale'
Veronesi piange per gli agnellini
(ma vuole un futuro nucleare, di inceneritori e di OGM)
di Michele Corti
Le preoccupazioni per la salute di Umberto Veronesi sono legate solo all'alimentazione (gli inceneritori sono salubri). Ha ragione a dire che si mangia troppa carne, che a combattere le "fabbriche della carne" che consumano troppa acqua e superfici agricole (sull'energia non insiste perché con il nucleare ce ne sarebbe in abbondanza...). Poi, però, mette sul piatto tutta la sua autoritas per condannare come barbarie il consumo di "agnellini" a Pasqua. Il dubbio è che al di là di un'etica un po' raffazzonata (non si dovrebbe mangiare l'agnellino perché bianco e morbido...) Veronesi 1) se la prenda con i soggetti ecomomicamente e socialmente più deboli; 2) dietro al crociata contro la crudeltà insita nel divorare gli animali c'è sempre il disegno a favore degli OGM.
Per Veronesi sarebbe meglio trasformare i pascoli in campi di cereali? Ma ha qualche idea di agroecologia?
Pregiudizi? In una intervista concessa dal papa della scienza al Corriere della Sera dal titolo «Contro la fame, meno carne in tavola e sì agli Ogm, 11.06.2002)» Veronesi metteva sullo stesso piano i sistemi zootecnici intensivi e il pastoralismo. Dopo aver sostenuto (e fin qui siamo perfettamente d'accordo) che:
«Abbandonare gli allevamenti intensivi, per altro, vuol dire anche preservare un bene prezioso come l' acqua. Infatti, per produrre la stessa quantità di cibo, l' allevamento intensivo consuma 70 volte più acqua della coltivazione (per una tonnellata di carne bovina occorrono circa 32 mila metri cubi d' acqua, mentre per una tonnellata di cereali ne bastano 450)».
Lo scienziato aggiungeva:
«Non solo: la stessa estensione di territorio produce oltre dieci volte più proteine se coltivata a cereali e leguminose per il consumo umano che se destinata a pascolo o a coltivazioni per la produzione di mangimi».
E qui non ci siamo perché nel mondo il pastoralismo è largamente confinato in ambiti territoriali dove, per ragioni climatiche e altri limiti alla coltivazione, non sarebbe né possibile né sostenibile operare un dissodamento e trasformare i pascoli in arativi. È strano come lo scienziato maximo nella sua crociata contro la carne, invece di limitarsi agli aspetti salutistici ed ecologici, finisca per colpire più pesantemente (sulla base di considerazioni emotive che non tengono conto della bietica come diciplina scientifica) proprio la pastorizia che è il comparto di produzione zootecnica più sostenibile, più vicino al rispetto di equilibri naturali, più rispettoso dell'etica ambientale e animale
Forse è proprio per questa sua "naturalità" che la pastorizia risulta antipatica a Veronesi. Il quale è famoso per la sua ardita affermazione: "le piante OGM sono più sicure di quelle tradizionali". Non è certo Veronesi il solo a ritenere che la natura - frutto della mera casualità - sia imperfetta e da "migliorare". Chi segue la religione scientifica ritiene che nella natura non ci sia nessun "progetto" e che l'unico dio sia lo scienziato-demiurgo che deve -finalmente - imprimere un disegno intelligente al vivente. sin qui mera materia inerte e stupida.
Le campagne demagogiche mettono ancora più in difficoltà la pastorizia
Inutile tentare di spiegare a Veronesi che il pastore, nella maggior parte dei casi (sempre quando l'allevamento è finalizzato esclusivamente o principalmente alla carne) sarebbe felice di macellare o vendere al macellatore l'agnello non a poche settimane ma a sei mesi. Si produrrebbe più carne, carne ottenuta dalla trasformazione dell'erba in e proteine e grassi. Grassi "buoni", ricchi di acidei grassi essenziali con funzioni biologiche importanti e "protettivi" (anche in funzione antitumorale). È solo la tirannia del mercato globale, la "libera circolazione planetaria" degli agnelli come di ogni altra merce che impedisce che i nostri pastori producano agnelli pesanti e agnelloni. Animali che vengono allevati per il macello ma che, intanto, attraverso il pascolamento, operano anche la cura dei territori montani, collinari, di pianura. Che vivono una vita degna, spostandosi da un pascolo all'altro, facendo esperienze, giocando, correndo, all'aria aperta, prima vicini alle mamme, poi in gruppo. Perché Veronesi non se la prende con il mega macello in progetto a Montichiari (Brescia)? Un impianto dove entrano vivi ed escono hamburger di suino 2milioni di capi allevati in modo intensivo nei paesi dell'Est. Come vivono quei maiali? Un po' di più degli agnellini ma come? E poi perché un agnellino bianco e lanoso deve fare più tenerezza di un porcello rosa e glabro (in questo e in molti altri aspetti fisiologici e anatomici molto più vicino a noi umani).
Pastori costretti a puntare ancora di più sull'agnello da latte leggero (l'agnellino)
Prendersela a Pasqua con la bargarie degli agnelli 'sgozzati' (in realtà solo quelli della macellazione rituale ebraica e islamica, un ex ministro della sanità dovrebbe saperlo, ai cristiani e agli altri cittadini è imposto l'uso dello stordimento con pistola a proiettile captivo anche nel caso di macellazione per autoconsumo)Prendendosela con gli agnellini gli sforzi dei pastori di qualificare le loro produzioni rispetto a quelle di massa vengono frustrati e, nella stretta del mercato, sono ancora più spinti a puntare sull'agnello leggero da latte per sfruttare la "finestra" pasquale (e Natalizia, anche se a Natale nessuno ci pensa che si macellano altrettanti agnelli che a Pasqua). Non è finita: sono spinti ad allevare più animali per compensare il reddito unitario calante e, inevitabilmente, a trascurare sempre più le le cure necessarie alla salute e al benessere. Questo il risultato delle campagne di Lav, Pro Natura e Veronesi. I primi lo fanno per aumentare iscritti, visibiltà e introiti il secondo per una pura convinzione filosofica? È dura da credere. Considerate le posizioni del personaggio.
E intanto per accontentare i vegetariani e... sfamare gli affamati, arriva la carne artificiale a 250mile€ il kg
La motivazione circa la "crudeltà", messa al centro delle campagne animaliste (e di Veronesi) sta sortendo un altro esito. Entro ottobre di quest'anno la scienza promette il primo hamburger di carne artificiale da coltivazione di staminali bovine. Al modico costo di 250mila euro al kg sarà disponibile il primo hamburger di carne artificiale creata dal dottor Mark Post, direttore del dipartimento di fisiologia dell'Università di Maastricht. L'onore (?) di cucina e cucinato top chef britannico Heston Blumenthal, noto per le sue creazioni di gastronomia molecolare. Si tratta di strisce di tessuto lunghe 3 centimetri e meno di mezzo millimetro di spessore, di consistenza molliccia e di colore grigio perche non c'e sangue (quindi manca anche il ferro che rappresenta una delle componenti più utili della carne. Veronesi ha giudicato tutto ciò "una follia". Motivo? Invidia, concorrenzialità?
Io penso che questo progetto vada a rompere le uova nel paniere alla strategia "anticarne" di Veronesi che, più che della salvezza degli agnellini, si interessa del business degli Ogm che, nonostante la persistente visione salvifica di Veronesi e di altri promotori, sono in crisi. Cosa potrebbe rilanciarli alla grande?
La produzione di piante (o "organismi") con caratteristiche in grado di rappresentare dei succedanei alla carne, almeno sotto il profilo nutrizionale mettendo in pace le coscienze animaliste e lo spettro di miliardi di pance vuote (agitato magari dagli stessi che stanno procedendo al land grabbing per produrre biocarburanti).