(25.12.11) La conferenza dei servizi riunita presso la provincia di Bologna il giorno 22 dicembre decide di non decidere sulla centrale a biogas di Galliera fa come Ponzio Pilato e demanda la decisione al Consiglio di Stato
di Michele Corti
Grande delusione del comitato per l'ambiente e la salute di Galliera che dopo le prese si posizione del presidente della Regione e del PD provinciale ha visto tornare in alto mare la speranza di bloccare definitivamente l'approvazione del progetto di una grossa società del settore. La questione biogas in ogni caso sta assumendo la dimensione di problema nazionale sull'uso della terra. E a questo punto chiediamo a chi si è schierato contro l'eolico selvaggio e il fotovoltaico a terra: cosa aspettate a prendere posizione sul biogas che, se non arrestato, destrutturerà completamente i sistemi agricoli di molte regioni?
Il fenomeno della proliferazione delle centrali a biogas pseudo agricole, quelle da 0,999MW per intenderci - che lucrano il massimo di incentivi e approfittano di un iter autorizzativo unificato e semplificato - sta diventando incontrollabile. Gli interessi in gioco e gli appetiti crescono con la progressione numerica esponenziale degli impianti tanto che la politica, che ha consentito sotto la pressione di lobby potenti ed astute (nonché legittimate da un certo ambientalismo) alla messa in atto del perverso meccanismo, si dimostra impotente non solo ad arrestarlo ma persino a frenarlo e a porre dei paletti.
Ne sanno qualcosa a Galliera che è diventato un pò l'epicentro della resistenza contro le centrali a biogas. Anche perché qui, dopo iniziali tentennamenti di sindaco e parte della maggioranza, oggi non solo la cittadinanza ma anche tutto il consiglio comunale è schierato contro la centrale.
Il 22 dicembre il Comitato ha avuto una amara dimostrazione del fatto che la politica si è fatta scappare di mano un gioco che diventa sempre più grande e pericoloso. La conferenza dei servizi, riunita presso la sede della provincia a Bologna, ha deciso di non decidere e di rinviare al Consiglio di stato la decisione sul rigetto o meno del progetto presentato dalla BG agricola (società controllata da Sinergia Sistemi). Ciò nonostante le parole di decisa condanna delle centrali a biogas che utilizzano biomasse agricole vergini da parte del presidente della regione Vasco Errani che aveva preso una netta posizione sul'onda dell'emozione suscitata dalla puntata di ReportRai3 del 19 dicembre. Ciò nonostante la marcia indietro (o quantomeno i distinguo) del PD provinciale. Il Comitato si aspettava il NO definitivo. Che non è arrivato.
La politica dice no, le istituzioni (la burocrazia) sì
Quello che è successo nella conferenza dei servizi del 22 dicembre è stato sintomatico. La BG è arrivata con una nutrita schiera di consulenti (la società ha poi smentito che si trattasse di avvocati come in un primo tempo riferito dai mezzi di indormazione) . In ogni caso la riunione si è protratta per ore e ore senza che uscisse il NO tanto atteso. Anzi pare che alla fine l'unico ad opporsi sia stato solo il sindaco Teresa Vergnana mentre la Provincia avrebbe dato già parere favorevole. Così il segretario provinciale del PD, Donini ha commentato:
«Dalle informazioni avute, ritengo le scelte della conferenza dei servizi molto deludenti e da parte della Provincia si è tenuto un atteggiamento molto burocratico. Per quello che ci riguarda continuiamo a ritenere che a Galliera non ci siano le condizioni per fare la centrale e continueremo su questa strada con tutti i mezzi a nostra disposizione».
Ma le istituzioni non dovrebbero rappresentare la volontà democratica? Che il ruolo della tecnoburocrazia molto spesso scavalchi la politica è un fatto noto. Qui, però, i politici si stanno chiamando fuori da un meccanismo che è stato avviato anche con il loro benestare. Oltre ai politici, però, in questa faccenda un ruolo molto negativo lo hanno svolto gli ambientalisti e persino tutti quelli opinion maker che si sono eretti a paladini del paesaggio, della trasparenza, dell'antimafia a proposito degli impianti eolici o fotovoltaici a terra, ma che continuano a far finta di niente di fronte alle centrali a biogas.
Serve un cambio drastico delle regole del gioco e questo lo deve fare la politica, esponendosi. Non basta farsi belli a parole come Errani quando si sono approvati piani energetici scriteriati. Serve la MORATORIA per tutte le richieste di autorizzazioni di centrali a biogas in tutta Italia. Finché non sia chiarito che il biogas è accettabile solo se prodotto da scarti e non da materie prime agricole destinabili all'alimentazione umana o zootecnica, finché non si chiarisce che la cogenerazione e lo sfruttamento del calore non devono restare sulla carta e che la strada della sostenibilità è semmai quella del biometano immesso nella rete che sostituisce direttamente quello fossile. Non del biogas bruciato per produrre elettricità con rese energetiche nette modeste e fortissimi impatti negativi ambientali, sociali, territoriali, economici, igienici. Altrimenti affidati all'esame dei "tecnici" e della burocrazia, in una guerriglia impari di opposizioni e controdeduzioni, i progetti delle cenrtali continueranno in larga misura a passare.
Un appello a non nascondesi
Quando le società del business agroenergetico avranno il controllo della maggior parte delle superfici agricole (questa è la folle previsione del 2020), quando gli agricoltori saranno in larga misura legati contrattualmente al business e senza alternative, quale spazio resterà per una programmazione democratica, per una politica di sicurezza e di recupero di sovranità alimentare?
Le pale sui crinali dell'Appennino fanno schifo, per non parlare degli ettari di terreno coperti dai pannelli fotovoltaici, ma migliaia di impianti a biogas nella pianura padana rappresentano la morte dell'agricoltura, una trasformazione epocale del rapporto tra le comunità umane (dalla piccola frazione alla "macroregione"), la terra, le risorse alimentari. Le centrali a biomasse rappresentano oltre che una prospettiva di destrutturazione dei sistemi agricoli anche una minaccia per l'ambiente (basti pensare all'aumento dell'uso di pesticidi e concimi chimici e dell'acqua di irrigazione), per la biodiversità, per la salute, per la vivibilità delle aree rurali (puzza, via vai di autocarri, crollo dei valori immobiliari). Perché le prestigiose firme che si sono schierate contro il fotovoltaico a terra e le centrali eoliche - con la lodevole eccezione (che purtroppo non fa che confermare la regola) di Carlin PETRINI -non muovono un dito? Perché ci sono in gioco interessi troppo grossi? Perché reputano che sia affare da "campagnoli" e quindi faccenda da olfatti non troppo sensibili che un po' di puzza possono sopportarla. Ce lo dicano per favore.