Ruralpini
ha di recente raccolto le riflessioni di alcuni giovani in materia di
montagna, del suo (e del loro) futuro. Anche un ragazzo di 16 anni, che
frequenta un istituto tecnico agrario in provincia di Cuneo, Davide
Garnero, ha voluto consegnarci il suo pensiero. Lo ha esposto
originariamente attraverso un tema scolastico e la sua insegnante l'ha
incoraggiato a pubblicarlo. Non
ci illudiamo che le parole di Davide arrivino ai potenti (che hanno ben
altri interessi e fingono di ascoltare certi "oracoli" adolescenziali
per loro convenienza). Speriamo, però, che scuotano i tanti che hanno a
cuore la montagna ma
si sono lasciati vincere dalla rassegnazione e nello scetticismo.
Oggi circolano valori che sembravano fuori corso. Valori che hanno la
forza
di spingere un ragazzo a sognare un futuro in una borgata di montagna.
Ai grandi il compito di assecondarli, ognuno per quello che può.
di Davide Garnero
(16.07.20) Ogni
epoca ha avuto i suoi pro e i suoi contro: fino ad inizio ‘900
spesso si viveva in povertà, non c’erano comodità, la vita era
durissima e le cure sanitarie insufficienti, insomma, non c’erano
grandi prospettive per i giovani. Nei decenni successivi ci sono
state le due guerre mondiali che hanno tolto la vita a tantissime
persone innocenti spesso sotto ai vent’anni. Successivamente il
Boom economico ha portato lavoro e benessere in alcune zone d’Italia,
mentre in altre ha creato solo spopolamento (come nei paesi di
montagna e al Sud) e disuguaglianze sociali presenti ancora oggi.
Ai giorni nostri ci
sono lussi e comodità impensabili fino a pochi
decenni fa: si ha più tempo libero, la tecnologia e i macchinari
rendono il lavoro e la vita quotidiana meno faticosi, ci tengono in
contatto fra di noi nei periodi di lontananza, ecc. Nonostante
questo, i lati negativi non mancano, alcuni sono presenti da secoli,
come guerre fra alcuni Paesi, disuguaglianze sociali, epidemie, …,
altri sono emersi da poco, come la distruzione dell’ambiente
naturale e il nostro allontanamento da esso (da cui però
dipendiamo), il degrado della società (l’individualismo, le
comunità non esistono quasi più, la tecnologia ha ridotto le
relazioni dirette con gli altri e la capacità di cavarsela solo con
la propria manualità ed intelligenza, ecc.). Inoltre, per riuscire a
guadagnarsi da vivere è necessario ormai adeguarsi ad un mondo
frenetico, caotico, governato spesso da leggi assurde e ingiuste; per
“tirare avanti” bisogna far concorrenza ai più forti (come le
multinazionali), ed è anche per questo che molte piccole attività
del territorio falliscono. Penso che tanti giovani siano attratti da
questo mondo sempre più globalizzato, dove tutto è veloce, in cui
molti vedono (o più che altro sognano) possibilità di guadagno
enorme con scarsa fatica, mentre altri (tra cui anch’io) al
contrario possono avere varie incertezze per il proprio futuro. Molti
di noi (sia giovani che adulti) non se ne preoccupano minimamente
perché pensano che le risorse della Terra siano infinite, ma io
credo che tanti si chiedano: come vivremo nel mondo quando saremo più
di dieci miliardi di esseri umani? Dovremo rinunciare a molte nostre
abitudini? Quali saranno le conseguenze di un numero sempre maggiore
di immigrati nel nostro paese (ovvero migliaia di persone con una
cultura completamente diversa dalla nostra)? Si riuscirà a
proteggere ciò che rimarrà dell’ambiente naturale da cui
dipendiamo da sempre per sopravvivere? Da dove arriverà il cibo che
mangeremo? Scoppierà la terza guerra mondiale?... E di conseguenza…
riusciremo a vivere sereni e realizzati? A tutte queste incertezze
secondo me si aggiunge il senso di disorientamento del mondo di oggi:
molti valori non esistono più, perché non sempre gli adulti
riescono a trasmetterceli dato che a volte mancano la capacità,
l’interesse o la passione per rapportarsi con noi adolescenti,
tanto da perdere la nostra fiducia nei loro confronti. Di conseguenza
può succedere di non trovare il coraggio e il tempo di confidarsi
con qualcuno, per paura di essere giudicati; ci si affida all’esempio
di internet e dei social, che ci mostrano come dovremmo essere,
facendoci sentire inadeguati e spingendoci ad uniformarci al branco
per venire accettati dagli altri. Inoltre ci si sente ulteriormente
confusi dal fatto che veniamo bombardati da notizie non sempre vere,
dal fatto che le autorità e gli scienziati, nell’informarci sui
fatti che accadono, contraddicono regolarmente quanto detto in
precedenza, si fanno battaglia a vicenda, oppure non vanno d’accordo
internamente (un partito sostiene una causa mentre il suo “rivale”
sostiene il contrario), come stiamo vedendo oggi nelle decisioni da
prendere nella lotta al coronavirus e sulle precauzioni da adottare.
E così non capiamo più nulla di ciò che sta succedendo…e forse è
proprio questo l’obiettivo della politica: controllarci facendo
leva sulla nostra ignoranza e sulle nostre paure.
Per riuscire ad entrare nel mondo degli adulti occorre superare delle
sfide, bisogna essere competenti, adattabili, avere pazienza, la
voglia di lavorare ovviamente non deve mancare, bisogna essere onesti
per dare il buon esempio, e molte altre qualità che dovremmo
acquisire dall’educazione data dalla famiglia, dall’oratorio e
dalla scuola.
A sentire i discorsi
degli adulti, soprattutto quelli degli anziani, è
vero che oggi si vive meglio e ci sono più opportunità, ma al tempo
stesso, sotto alcuni aspetti, il mondo è diventato più difficile di
un tempo. Spesso per chi vive in paesi piccoli o in campagna il
paragone tra le due epoche è questo: una volta, con venti vacche,
qualche animale da cortile e una certa quantità di campi
coltivabili, pur con grandi fatiche e sacrifici si riusciva a
mantenere una famiglia numerosa, nelle borgate ci si conosceva tutti,
ci si aiutava a vicenda, il cibo (soprattutto la carne) era più sano
perché prodotto in modo naturale, privo di sostanze chimiche o
ormoni aggiunti per accelerare la crescita degli animali, le estati
non erano siccitose come ai giorni nostri, ecc. Oggi invece è tutto
cambiato, ma non bisogna dimenticare che ora ci sono macchinari che
alleggeriscono la fatica e che ci sono più opportunità. Insomma,
sfide ce ne sono sempre state, ma sono cambiate nel corso del tempo.
Penso che molti giovani preferiscano il mondo di oggi, dove per fare
fortuna bisogna pensare in grande, mentre altri la pensino come me,
che sostengo che sarebbe necessario unire i valori, la semplicità,
le tradizioni e il contatto con la natura di una volta con le
opportunità e i mezzi di comodità di oggi, rinunciando a quelli
superflui del consumismo.
Pur considerando che
ognuno di noi è diverso da tutti gli altri, tutti
sogniamo che il futuro ci porti libertà di scelta, serenità,
soddisfazioni, realizzazione personale, amici con cui trascorrere il
tempo libero, amore. Poi, in base al carattere e al proprio modo di
pensare, molti possono desiderare di essere come gli idoli dei
social, ovvero ricchi e apprezzati da tutti o personaggi d’affari,
oppure fare una piccola fortuna con la propria professione. Altri,
più semplicemente sognano un lavoro che soddisfi le proprie
aspirazioni e una famiglia con la quale vivere serenamente. C’è
chi non dà particolare importanza al luogo in cui vorrebbe vivere,
come chi vorrebbe un lavoro che necessita di continui viaggi, c’è
chi si affida al destino, chi sarà disposto a seguire il posto di
lavoro (come fanno ad esempio gli insegnanti), mentre molti altri,
per fortuna, si sentono legati alla propria zona d’origine (le
classiche “radici”). Sono presenti anche giovani che non amano
particolarmente il luogo in cui hanno vissuto l’infanzia o lo stile
di vita che è necessario adottare in quel posto, e che quindi
sognano di abitare in un'altra zona; chi vorrebbe vivere su un’isola
tropicale, in una metropoli o in mezzo alla natura. Penso che tutti
siano d’accordo con me se affermo che sia importante impegnarsi per
trovare il proprio posto nel mondo (se si ha la possibilità
ovviamente), cioè quel luogo in cui ci sentiamo a nostro agio, che
capiamo essere adatto alle nostre esigenze e aspettative. Ognuno
vuole (o almeno dovrebbe) trovare un senso alla propria vita,
qualcosa che gli permetta di avere un motivo in più per alzarsi la
mattina e che lo spinga ad impegnarsi e a combattere per raggiungerlo
o per prendersene cura. In genere il senso della vita di noi
adolescenti penso sia ciò che abbiamo o che possiamo ottenere nel
presente, come l’amicizia, il tempo libero, il divertimento, la
propria passione, l’amore, la difesa di una giusta causa (come
alcuni dei ragazzi che manifestano per la difesa dell’ambiente),
oppure la religione, ecc. Ciò che invece può rappresentare il
senso della vita di molti adulti, come il successo, i soldi, la
realizzazione personale, il creare una famiglia, ecc., può essere
solo un sogno per noi giovani. Ma non bisogna dimenticare che spesso
alcuni di noi fanno delle proprie aspirazioni future il senso vero e
proprio della vita presente, che appena potranno li spingerà a
combattere per realizzarle.
Io, personalmente, mi
pongo molte delle domande sui problemi del futuro,
sono un po’ preoccupato per le difficoltà di questo mondo sempre
più governato dai soldi, dalla concorrenza contro i più forti, dal
fatto che non si possa più vivere e lavorare tranquillamente nel
proprio piccolo mondo perché bisogna essere tutti connessi, super
aggiornati su cosa dobbiamo fare per non andare in un fallimento
causato da nuove leggi o dalla concorrenza dato che è necessario
pensare in grande per guadagnare con un’azienda propria ed essere
uniformati al resto del mondo (come sarà monotono il mondo quando
vivremo tutti come gli americani o i cinesi, in un pianeta omogeneo,
ormai privo di elementi tipici di ogni singola zona,
dall’architettura, alla musica, dalla cucina, alla lingua, senza
più dialetti, ecc.). Inoltre penso spesso a come si vivrà in un
mondo sempre più popolato, cementificato, inquinato, con un clima
sempre più invivibile per noi e per la natura che ci circonda. Non
mi sento molto ottimista, ma ho comunque speranze e sogni. Dopo il
diploma di tecnico agrario, andrei a lavorare per un’azienda che
magari la scuola mi consiglierebbe, non ha molta importanza quale
lavoro dovrei svolgere, l’importante sarebbe riuscire a risparmiare
nel corso di qualche anno una somma di denaro sufficiente a
realizzare il mio sogno, cioè andare a vivere in una borgata sulle
montagne della nostra provincia di Cuneo, che noi della pianura
troppo spesso consideriamo solo come
il nostro parco giochi della domenica. In montagna mi piacerebbe
avviare una piccola azienda agricola, coltivando ciò che è
possibile far crescere lì, come patate, ortaggi, piccoli frutti,
magari la segale (come facevano una volta); tenere puliti i boschi
vendendo legna da ardere; tagliare il fieno; allevare qualche animale
per utilizzo personale, come conigli e galline, o per passione, come
un piccolo numero di pecore o vacche. In pratica vorrei fare ciò che
si faceva una volta, pur con le comodità essenziali e le competenze
di oggi. Se mi restasse del tempo libero andrei a fare escursioni, a
sciare, a ballare le danze occitane alle feste di paese. Inoltre
vorrei imparare a suonare l’organetto diatonico (che nelle nostre
vallate viene chiamato “Semitoun”). Tutto questo porterebbe molta
fatica e non sono sicuro che con un lavoro del genere sarebbe
possibile mantenere la famiglia che vorrei creare con la persona
giusta, ma sono sicuro che se ci riuscissi ne varrebbe la pena,
perché penso che l’importante non sia essere ricchi, ma
semplicemente riuscire a “tirare avanti” ed essere realizzati.
Vivremmo in un luogo bellissimo, magari un po’ isolati dal “mondo”
(che però secondo me è sempre più invivibile e non sono l’unico
a pensarlo), ma a contatto con la natura, vedendo lo scorrere delle
stagioni, lontani dal caldo torrido estivo e dallo smog invernale
ormai tipici della nostra pianura, conducendo una vita scomoda, ma
molto più sana che quella in città, pur sapendo che non sarebbe
tutto rose e fiori, ma anche difficoltà e preoccupazioni (che tra
l’altro sono presenti anche in chi vive in città con ogni
comfort), ovviamente non sarebbe una vita adatta tutti, ma penso che
lo potrebbe anche essere per me. La montagna avrebbe un grande
bisogno di famiglie che la abitassero tutto l’anno, continuando a
prendersi cura del territorio. E’ sbagliato pensare che aree
svantaggiate come le nostre valli possano vivere solo grazie al
turismo, come sostengono i politici. “Le nostre montagne hanno un
alto potenziale turistico” è la frase che si legge ogni tanto sui
giornali… come può bastare tutto questo?? I comuni della val Maira
hanno visto aumentare le proprie nascite grazie ai visitatori
italiani e stranieri? Molti terreni sono rimasti incolti, proprio
come pochi decenni fa, quando di turisti non se ne vedevano mai. Sono
ancora poche le persone disposte a lanciarsi in attività agricole in
montagna. Mi fa rabbia scoprire che in alcune zone montane di giorno
i cani anti lupo vengano vietati per evitare che causino problemi a
noi escursionisti. Il turismo è giusto che ci sia, ma dovrebbe
adeguarsi alla pastorizia, all’agricoltura e alla manutenzione dei
boschi (cioè i lavori che si svolgono da sempre sulle Alpi), non
viceversa.
Io la montagna l’ho
sempre frequentata come turista, ma l’ho sempre
vista come possibile casa e luogo di lavoro, anche perché credo che
la vita sui monti trasmetta molti valori, tra i quali la pazienza, il
rispetto per una natura molto più forte di noi dalla quale
dipendiamo, di conseguenza l’umiltà, il senso di sacrificio, la
prudenza, la fatica per raggiungere un obiettivo, il senso di
aiutarsi reciprocamente con chi ci sta vicino, ecc.
Cercherò
di lottare per realizzare il mio sogno e auguro a tutti di riuscirci
con il proprio, perché noi giovani abbiamo ancora coraggio,
speranza, determinazione e forse maggiori opportunità rispetto ai
nostri antenati, e per questo dobbiamo tornare a prenderci cura della
terra e delle tradizioni, perché non si può più andare avanti così
come stiamo facendo ora.
Giovani e montagna
Mi
piace stare qui così. La rivoluzione della montagnba
(di una ragazza di 24 anni)
(03.05.20) Così. Così, come adesso, al tempo del contagio. Nella
montagna rurale il silenzio da il senso liberatorio di una
"restituzione", della montagna a sé stessa, rispetto al tanto che
la modernità e la colonizzazione culturale hanno tolto e al poco che
hanno dato. Così, restati soli, scoprendo una libertà di cui si era
perso il valore, si fa "la tara" alle lusinghe della cultura cittadina,
anche quelle "ecosostenibili". La montagna rurale saprà vincere, fare
le sua rivoluzione silenziosa, non seguendo mode effimere, ascoltando
la montagna (e i lasciti di generazioni che l'hanno ascoltata). Detto
da una ragazza di 24 anni lascia ben sperare.
Popolo
alpino ... a rischio di estinzione (29.01.20)
Andrea
Aimar, un giovane di 25 anni dell'alta val Maira, in provincia
di Cuneo torna sul tema del futuro della montagna. Se, per gli anziani,
riflettere su questo è motivo di rimpianto o sordo risentimento, per un
giovane può portare a due atteggiamenti: rinuncia e fuga o ribellione.
E infatti dal Veneto al Piemonte non si odono più solo voci di
rassegnazione. Non è più il mondo dei vinti senza voce.