Con il solito colpo di mano (20 giorni per
silenzio assenso, sindaci che non ne sanno niente) il Parco delle Alpi
marittime/Centro di referenza grandi carnivori e il il settore
Biodiversità e aree protette della Regione Piemonte vorrebbero
imporre in due ampie aree SIC di fresca istituzione (in val Grana e in valle Stura di Demonte),
regole e vincoli specifici per tutelare (dentro e fuori il perimetro
dell'area) i siti di riproduzione del lupo. Per fortuna l'operazione
cade nel bel mezzo delle polemiche su WolfAlps scatenate dal presidente
del parco Alpi Cozie, Mauro Deidier e del dibattito sulla necessità di
contenere la proliferazione del lupo. E i comuni interessati sono
decisi a non farsi imporre l'ennesima prepotenza colonialista dei
centri di ecopotere autoritari.
di Michele
Corti
(11/02/2021) Bisogna
ammettere che i centri di potere animal-ambientalista dentro e fuori le
istituzioni sanno muoversi con abilità e tempismo. Non impacciati da
regole democratiche, decidendo tutto nell'ambito di ristrette cupole,
contando su tante pedine negli uffici e sull'ignavia della politica,
possono agire velocemente e efficacemente. Utilizzando anche furbizie
che, in presenza di un minimo di controllo democratico, verrebbero
smascherate sul nascere. Purtroppo i comuni sono deboli, le provincie
svuotate, la regione burocratizzata.
I SIC (siti di
interesse comunitario) sono istituiti sulla base della Direttiva
Habitat per "garantire condizioni di conservazione a piante e animali
rari che rischiano di scomparire". Lodevoli intenzioni. Però a pensar
male si fa peccato, ma ci si azzecca, ed è palese che i SIC come le Zone
speciali di conservazione (ZSC) e le Zone di protezione speciale (ZPS)
sono gli strumenti per creare non già una "rete ecologica", questa è la
favoletta, ovvero il testo "in chiaro" che raccontano ai gonzi, ma
(secondo un copione ombra) una rete di potere dei parchi che sono poi i
gestori di tutte queste aree protette.
Ai SIC, ZPS, ZSC si
aggiungono i SIR (Siti di interesse regionale) e i siti della rete
ecologica. In questa rete vengono intrappolati gli enti locali, chi
utilizza il territorio che, ignaro, si trova a non poter esercitare più
le attività tradizionali, a muovere una badilata di terra, a tracciare
una pista agro-forestale, a cacciare, a pascolare, a tagliare la legna
ecc. ecc.
Le aree sono
individuate con la scusa di un pipistrello, di un endemismo di un raro
insetto, di una torbiera ma, in realtà con un altro criterio: saldare
tra loro i parchi, ampliare l'ambito territoriale sotto il loro
controllo. Non è un mistero che, a livello internazionale, le lobby
ambientaliste, indicano nella percentuale del 30-50% delle terre emerse
la quota di pianeta da trasformare in aree protette sotto il loro
controllo, sottratte al controllo delle popolazioni locali e agli usi
tradizionali.
Fig. 1 - I parchi della provincia di
Cuneo
(Marittime e Margiareis .. e il nuovo Monviso)
Fig. 2 - I parchi... & C.
Non bisogna essere
aquile per capire che, pezzo dopo pezzo, si vuole comprendere tutta la
montagna nelle aree protette, sotto il tallone tecnocratico degli Enti di
gestione, ovvero di centri potere sottratti al controllo non solo della
politica locale ma anche di quella regionale, centri di potere che
rispondono a lobby, a conserterie e che dettano l'agenda politica alla
regione. Vero è che i presidenti dei parchi sono nominati dalla politica ma sono spesso dei
firmaioli in balia della struttura (dove entri solo se hai requisiti
che, di fatto, coincidono con l'essere di provata fede ambientalista).
Così sulla (non) gestione del lupo comanda WolfAlps alias Centro referenza grandi carnivori
alias Ente di gestione delle aree
protette delle Alpi marittime, alias la "banda del lupo". E' palese che la banda comandi e che la Regione
(con l'assessore Carosso novello Don Abbondio), fornisca ex post una
(tenue) patina di legittimazione politico-istituzionale a quanto già
deciso nelle segrete stanze.
La banda ha dalla sua dirigenti chiave
della Regione a partire dal dott. Vincenzo Maria Molinari, nominato
dalla giunta Chiamparino a capo del settore Biodiversità e aree
protette. Nella "Tana del lupo", ovvero sulla plancia di comando del
Parco Alpi Marittime, c'è il geometra Canavese alla testa di 60
dipendenti inquadrati quasi militarmente che si avvale del consiglio e
dell'influenza di un altro personaggio chiave: l'ex presidente del
parco, il Salsotto, colonnello del Corpo
forestale dello Stato, che - sino alla
caduta del Conte bis - rappresentava il filo diretto con il ministro
animalista Costa (generale di brigata dell'ex CfS).
Si scopre una farfalla ...
.
Nel
caso del vallone
di Demonte, un'area tutt'altro che remota ma, al contrario, di grande
interesse turistico (è percorsa da una strada provinciale spettacolare
che collega la val Stura alla val Grana e alla val Maira).
In più vi sono centri abitati e strade comunali che li collegano. Il
Vallone è ricco di pascoli caricati prevalentemente con bovini di razza
piemontese. Qui la scusa per istituire il SIC è stata la presenza della
farfalla Euphydryas maturna.
(scusa perché ovunque c'è qualche elemento naturalistico interessante,
spesso, e qui sta il paradosso, legato alle pregresse attività
antropiche, tanto vituperate e spregiate dai naturalisti per i quali
ogni intervento unamo è un sacriilego "disturbo", compeso il loro
esistere e consumare, però, se fossero coerenti)
Fig. 3a - Sic Vallone di Demonte
Fig. 3b - Sic Vallone di Demonte
Nel caso della Comba
di Castelmagno il motivo dell'istituzione è da ricercare nella tutela
del Buxus sempervirens.
Una
rarità? Macché, non è nient'altro che il Bosso comune, pianta spontanea
dell'ambiente mediterraneo e che si trova in
tanrissime siepi di giardino, allo stato spontaneo è diffusa nella
maggior parte delle regioni italiane (sotto la mappa di distribuzione
in Italia del Bosso, nel Triveneto è naturalizzato, in Emilia
occasionale).
La scusa, come dicevamo, si trova sempre. Basta
sguinzagliare stuoli di esperti ambientalisti (bisogna pure trovare
scuse per mantenere il ceto degli ambientalisti di professione) che
redigono chilometrici inventari di piante e animali e loro formazioni
in un gergo arcano. Un gergo, proprio per questo suo carattere volutamente incomprensibile, autorevole (o presunto tale) e
difficilmentre contestabile dai "laici" (come insegna il successo degli stregoni dal paleolitico
in avanti), un gergo non comprensibile
ai comuni mortali (i sindaci, gli amministratori, chi abita e utilizza
quelle aree).
Così, di fronte a tanta scienza, al sciorinare di tutte
quelle preziosissime risorse naturalistiche (spesso piuttosto banali), i "profani" si
inchinano e acconsentono. Non sanno che firmano la loro condanna.
Fig. 4 - Sic Comba di Castelmagno
Il Sic "Comba di
Castelmagno" è al limite di due borgate di Castelmagno (Campofei e
Valliera) che sono oggetto di interessanti inteventi di recupero e rilancio che
costituiscono casi di scuola (le ristrutturazioni e la
rifunzionalizzazione agrituristica delle borgate è stata oggetto di
tesi dei laurea e pubblicazioni). Il Comune di Castelmagno punta su
questo settore del territorio per il rilancio della produzione del Castelmagno
d'alpeggio (il celebre formaggio oggi è per lo più prodotto in comuni
più a valle dal latte di grossi allevamenti stabulati).
Nei progetti
agricoli e turistici del comune sono già state investite importanti
risorse pubbliche e private (la Regione aveva un progetto per le borgate di montagna). Ma la banda del lupo considera tutto ciò
materia volgare e insignificante. Nobile è il lupo sanguinario, tutto
quello che puzza di stalla, formaggio, animali "umili", pacifici e
utili è volgare, plebeo (non avete notato un impressionante
parallelismo tra Parchi e quei poteri feudali che si sottraevano, nel basso medioevo e
sin dentro l'età moderna, alla giurisdizione
delle città-stato e poi degli stati regionali ?).
Fig. 5 - La borgata
Campofei, oggetto di un interessante recupero. Il confine del SIC, che
introduce vincoli a non finire, sfiora le case a destra.
Fig. 6
- Castelmagno d'alpeggio prodotto a Valliera.
Fig. 7
- Rifugio la Valliera. A Castelmagno il turismo è stato orientato ai
valori della cultura tradizionale provenzale, del pastoralismo, delle
pregiate produzioni casearie. La banda del lupo vorrebbe imporre la sua
ideologia naturalista, livellatrice della diversità culturale, antiumanista in un territorio dall'identità forte.
Fig. 8
- Santuario di San Magno. Un santo molto caro ai margari delle valli di
Cuneo. Opera d'arte, testimonianza di fede e della cultura della gente
alpina. Queste sono le ricchezze di Castelmagno, non i lupi che gli
appassionati del genere possono andare a vedere nei luna park di St.
Martin Vesubie o al Centro Uomini e lupi (altra emanazione del Parco
Alpi Marittime sul quale sono piovuti i milioni a dirotto da quando ha scoperto il lupo... dalle uova d'oro).
Fig. 9
- L'alpeggio al Colle Arpet (ortofoto) con una mandria di vacche
piemontesi in riposo. All'interno del SIC, con le regole di protezione
del lupo (ma anche delle varie specie animali e vegetali protette) le
attività pastorali subirebbero molte limitazioni
Vincoli e divieti a non finire
Tutti i Sic sono
sottoposti a una serie di divieti, di vincoli di richeste di
autorizzazioni all'Ente gestore (il Parco "madre"). In più vi sono i
divieti e i vincoli "sito-specifici" stabiliti per ogni SIC. Sono
quelli che in questi giorni devono essere contestati dai comuni e da
altri soggetti aventi titolo pena l'approvazione entro il 15 febbraio.
Queste misure si aggiungono a quelle previste Misure di conservazione comuni a tutte le
aree "Natura 2000" (SIC, ZSC, ZPS) vi sono divieti validi per
tutte le aree e quelle per gruppi di ambienti (vedi qui).
Le regole specifiche per i SIC del Vallone dell'Arma e della Comba di
Castelmagno comprendono 33 articoli che riguardano specie vegetali e
animali, ciascuna con i suoi divieti, le sue "buone pratiche" (che
oltre a porre condizioni e limiti alle attività forestali, di pascolo,
turistuche, prevedono diluvi di studi, rilievi, attività divulgative
suscettibili di far lavorare eserciti di ambientalisti.
Analizzare
tutti gli articoli (vedi qui)
è un'impresa e si capisce bene come il termine di 20 giorni per dar
pervenire le osservazioni rappresenti un modo di impedire che gli
interessati ci "guardino dentro". Come può un piccolo comune disporre
delle competenze necessarie per valutare in un periodo così breve
regole così complesse e dettagliate? E' palese che il potere
ambientalista di basa su un'assimmetria di competenze. Loro hanno
stuoli di funzionari pubblici che giustificano gli stipendi
arzigogolando e producendo chilometrici provvedimenti i comuni uffici
tecnici part-time che devono già districarsi nelle norme urbanistiche,
inadeguati a poter valutare complessi provvedimenti ambientali.
Limitiamoci all'ultimo articolo delle nuove regole dei SIC, quello che
protegge i mammiferi, che poi sono uno solo: il lupo. Serve una dose
colossale di sfrontatezza e di arroganza a proporre gli "asili dei
lupetti", le aree super protette di riproduzione del lupo quando dalle
valli, dagli allevatori, dai pastori, dalle persone di buon senso sale
un grido unamime: il lupo è un'emergenza, stanno aumentando troppo,
vanno CONTENUTI, vanno GESTITI. E la banda del lupo che fa? Li protegge
ancora di più, mentre gli asili per i cuccioli d'uomo chiudono loro
aprono le nursing per i lupi. Ma la politica è d'accodo? Se la sente di
dire alla gente di montagna che deve sparire, deve lasciare il posto al
lupo, che la Regione Piemonte abbraccia questa ideologia? Carosso ha
tutta la responsabilità politica di questi provvedimenti. Sono Molinari
e Canavese dipendenti della Regione e di un Ente strumentale della
stessa o è, piuttosto, l'assessore vicepresidente della regione,
Carosso un passacarte, un dipendente di Molinari e Canavese? Decida
alla svelta perché è disonesto di fronte agli elettori, alle forze
politiche che lo hanno messo sulla sua poltrona non sciogliere questo
dubbio.
In
pratica l'Ente gestore (il parco Alpi marittime) individua i siti di
riproduzione già individuati da WolfAlps, sentito il Centro referenza
grandi carnivori (tutta una farsa perché sono sempre loro con tre
diverse etichette). Un aspetto preoccupante è che le misure di divieto
e l'attività di "polizia del lupo" esercitata dalle squadre di guardie
con i cani antiveleni del Parco, si eserciterà anche fuori del
perimetro del SIC. Drastiche le limitazioni all'attività
forestale
(di fatto non si può raccogliere più un pezzo di legno e il bosco
va
lasciato rinaturalizzare, salvo lasciare piccole radure che fanno
comodo ai lupi per le loro attività sociali). Vietato tracciare
piste
forestali. Il pascolo deve essere attuato entro rigide disposizioni.
Unica "consolazione" sarà promosso il turismo ecologico (a tema lupo) e
i prodotti wolf-friendly. Immaginiamo come i produttori di Castelmagno non vedano l'ora di poter vendere il loro formaggio con l'impronta del lupo
e il marchio di WolfAlps.
Fig.
10 - Non girano molte foto dei prodotti wolf-friendly. Un marchio che
esiste sulla carta, giusto da sbandierare ai convegni (mostrando sempre
questa fotografia), tanto per dire che loro (che si proclamano ai loro convegni auto turibolanti
"più astuti
dei serpenti") fanno
qualcosa per i pastori. Notiamo che questo packaging (la carta
"rustica", lo spago) è utilizzato da anni sui mercatini per spacciare
anche prodotti dozzinali come fossero artigianali, quindi un marketing
da
quattro soldi (andremo a spulciare quanto è stata pagato da WolfAlps).
La sostanza è che su 5 produttori del marchio "Terre
di lupi", uno è un bioagriturism/fattoria didattica in Trentino
(gestito da una coppia di
iscritti a Legambiente) che tiene gli animali (una trentina di
ovicaprini) sempre chiusi in una recinzione fissa, tanto da dover
comprare fieno anche in buona stagione. Ottimo esempio di convivenza
virtuosa ed ecologica). Produce miele (che con il lupo non c'entra).
Degli altri
quattro "beneficiari" del marchio "Terre di lupi", due non sono
allevatori ma caseifici (che ritirano il latte da altri) con sede a
Entraque dove c'è il Centro Uomini e Lupi (con i recinti dei lupi),
un'altro è un'azienda con produzione aziendale di
formaggi in area parco (Palanfrè) ma anche con rifugio e
locanda e collabora alle attività del Parco, tanto che lo stesso le ha
fornito una baita prefabbricata per l'alpeggio. Resta un
allevatore con produzione aziendale di formaggi di Frabosa soprana, ex
ferroviere, che troviamo anche tra i premiati dal Cai in quanto
"allevatore virtuoso" bravo, a differenza dei colleghi ignoranti e
scansafatiche, a convivere con il lupo. Sempre i soliti, perché
tra i 10 premiati (su 23 domande in tutta Italia) c'è anche il
bioagriturismo trentino di cui sopra. Disposti a vendersi per 30 denari non sono in molti. Per fortuna.
In conclusione, le misure per proteggere le "aree nursing" per le cucciolate lupesche, unite ai divieti previsti negli
altri 32 articoli e a quelli per i SIC in generale, implica una
pesantissima limitazione delle attività pastorali, forestali, venatorie
che nasconde il fine di una graduale trasformazione di queste aree in aree
wilderness, dove ogni attività antropica sarà preclusa. Per
salvaguardare gli oggetti di tutela del SIC si prevede di modificare lo
stesso tracciato dei sentieri escursionistici oltre a condizionare ogni
nuovo sentiero al parere vincolante dell'Ente gestore. In poche parole
il Parco diviene il padrone del SIC. E pezzo dopo pezzo il potere
ambientalista, la lobby, vuole diventare padrona di tura la montagna di
tutte le Alpi.
Vanno
fermati subito, oggi che gli enti eletti democraticamente hanno ancora
barlumi di capacità di reagire, oggi che c'è ancora un rado e
scoraggiato tessuto di attività economiche.
VALE SIA PER DEMONTE CHE PER CASTELMAGNO
MAMMIFERI
Art. 33 (Misure per
la tutela di Canis lupus)
1. Obblighi
a) prevedere nel territorio del Sito e nelle aree limitrofe la messa in
atto di un sistema integrato di interventi finalizzati alla protezione
degli attacchi da canidi che comprenda, oltre all’uso di recinzioni
elettrificate mobili, il ricorso ai cani da guardiania, ai dissuasori
acustici e l’adozione di buone pratiche per assicurare il controllo
degli animali al pascolo. Tali pratiche devono essere estese anche alle
aree esterne al Sito in relazione funzionale con esso;
b) il Soggetto Gestore, nelle aree di propria competenza, effettua e
coordina il monitoraggio in conformità a quanto previsto dal D.P.R.
357/97 articolo 7 comma 2 per la sorveglianza dello stato di
conservazione della specie. Il monitoraggio deve essere eseguito nel
rispetto dello schema nazionale e di popolazione alpina indicato nelle
Linee Guida per il monitoraggio Nazionale del lupo in Italia redatte da
ISPRA e sulla base di quanto definito nel documento “Strategia, criteri
e metodi per il monitoraggio
dello stato di conservazione della popolazione di lupo sulle alpi
italiane (2014)”, sviluppato nell’ambito del Progetto LIFE “WOLFALPS”;
c) il Soggetto Gestore, sentito il Centro di Referenza per la
Conservazione e Gestione dei Grandi Carnivori della Regione Piemonte,
individua le “Aree funzionali
alla conservazione della Specie” sulla base delle attività di
monitoraggio di cui alla lettera b) del comma 1 del presente articolo e
del "Modello spaziale e Mappa di Idoneità Ambientale per i siti di
Riproduzione del Lupo sulle Alpi Piemontesi” (Allegato B), realizzato
nell’ambito del Progetto LIFE WOLFALPS;
d) il Soggetto Gestore tutela i siti di riproduzione documentati nel
Sito, ancorché esterni alle aree di cui alla precedente lettera c),
regolamentandone, se necessario, l’accesso o applicando i disposti di
cui al presente articolo, comma 3) delle presenti “Misure di
conservazione sito-specifiche”;
e) il Soggetto Gestore, per il territorio di propria competenza,
salvaguarda le “Aree idonee alla riproduzione della Specie per il
territorio della Regione
Piemonte”, identificate mediante l’allegato B, promuovendo una gestione
programmata delle attività antropiche compatibile con le esigenze
ecologiche della specie;
f) il Soggetto Gestore monitora la presenza dei cani vaganti e il
fenomeno del randagismo canino, in particolare relativamente alle razze
canine simili al lupo (cane lupo cecoslovacco);
g) in presenza di casi di comprovato o sospetto utilizzo di esche e
bocconi avvelenati, il Soggetto estore effettua il controllo e la
bonifica del territorio del Sito anche mediante l’utilizzo di unità
cinofile antiveleno;
h) il Soggetto gestore predispone attività di controllo e bonifica
continua anche dei territori limitrofi al Sito con l’utilizzo di unità
cinofile antiveleno.
2. Divieti:
a) effettuare qualsiasi attività che preveda l’utilizzo della tecnica
di wolf-howling (ululato indotto) non motivata da esigenze di
monitoraggio/ricerca e senza l’assenso del Soggetto gestore.
3. Ulteriori divieti
vigenti nelle aree individuate secondo i disposti di cui al precedente
comma 1 lettera c):
a) effettuare interventi selvicolturali, compreso l’esbosco nel periodo
compreso tra il 1 maggio e il 30 settembre di ogni anno; nel restante
periodo e fatte
salve eventuali ulteriori limitazioni di cui al Capo I, nelle stesse
aree sono ammessi esclusivamente:
1. interventi selvicolturali orientati al raggiungimento e alla
conservazione di una struttura forestale caratterizzata da una maggiore
maturità e da una
composizione specifica il più possibile simile a quella naturale;
2. la conservazione e/o il ripristino di radure all’interno di
superfici forestali, con superficie unitaria inferiore a 2000 metri
quadri ed estensione complessiva non superiore al 10 per cento della
superficie boscata;
3. il ripristino naturalistico di stagni, maceratoi, pozze di
abbeverata, fontanili, risorgive, fossi e muretti a secco interni al
bosco.
b) praticare l’attività venatoria, inclusa l’attività di controllo
demografico del cinghiale, nel periodo compreso tra il 1 maggio ed il
30 settembre di ogni anno;
c) svolgere attività di addestramento cani, con o senza sparo, dal 1
maggio al 30 settembre;
d) la realizzazione di nuova viabilità forestale e agrosilvopastorale.
4. Buone pratiche:
a) promozione di attività economiche compatibili con la presenza del
predatore (eco-turismo, attività agro-silvo-pastorali, creazione di
prodotti locali wolf-friendly); programmazione di attività di
eco-turismo atta a evitare situazioni di sovrapposizione temporale e
spaziale con i branchi residenti durante il periodo nella tana
(maggio-giugno) e nei rendez-vous (luglio-settembre);
b) mantenimento di una comunità diversificata di ungulati in grado di
assicurare un’adeguata disponibilità di prede per il lupo attraverso
una gestione venatoria compatibile con la presenza del predatore;
c) gestione e controllo dei cani vaganti e del randagismo canino, in
particolare di razze canine simili al lupo (cane lupo cecoslovacco),
anche tramite cattura;
d) monitoraggio, gestione e controllo di eventuali casi di ibridazione
di prima o seconda generazione tra lupo e cane accertata
genotipicamente e fenotipicamente, previa valutazione e autorizzazione
dell’ISPRA;
e) monitoraggio dei cani da guardiania problematici e gestione degli
stessi tramite l’attivazione di tavoli di coordinamento con Comuni, ASL
e altri soggetti competenti;
f) attività che impediscano la frammentazione degli habitat e che
riducano il disturbo antropico associato con lo sviluppo di
infrastrutture anche nelle zone limitrofe al Sito;
g) promozione di azioni per la prevenzione del bracconaggio, per il
controllo capillare e sistematico del territorio e per la persecuzione
degli illeciti con particolare riferimento all’uso di mezzi illegali di
cattura e/o uccisione di fauna selvatica (es. lacci, trappole, esche
avvelenate);
h) promozione di attività di sensibilizzazione, informazione e
formazione per il pubblico generico, i turisti e gli stakeholder sulle
problematiche connesse al
bracconaggio (allestimento di bacheche o cartelli informativi, incontri
di divulgazione e formazione);
i) cooperazione su attività antibracconaggio, monitoraggio e
comunicazione con gli Enti responsabili delle attività nei territori
confinanti con il Sito
ARTICOLI RECENTI
SULLO STESSO TEMA
Loup e vourp. Il colpo alla nuca alla
montagna
(08/02/2021) Anna Arneodo torna a parlare di cultura alpina e di lupo.
Ripercorrendo le tappe della progressiva "resa" delle Terre alte.
Per esse il lupo è il colpo di grazia, sparato consapevolmente e
cinicamente, per quanto nascosto da spesse cortine di ipocrisia, a una
vittima già a terra. leggi
tutto
Un
parco contro WolfAlps (29/01/2021)
Mauro Deidier, neo presidente del parco delle Alpi Cozie (Torino),
parco partner di Wolf Alps, ha scritto alla "centrale" del
progetto-istituzione, il parco delle Alpi Marittime, per manifestare il
suo dissenso. Nella sua circostanziata e densa lettera, rileva
come Wolf Alps operi in modo poco trasparente e impieghi una quota
sostanziosa della pioggia di milioni ricevuti per consulenze e
comunicazione, una "comunicazione" che viene effettuata, come loro
stessi riconoscono, in forma di manipolazione, anche dei bambini.
Dall'articolo link alla lettera integrale del dr. Deidier leggi
tutto
In
Piemonte il lupo è un problema sociale e politico (19/01/2021) Alcuni
comuni e unioni
montane delle provincie di Torino e Cuneo chiamano in causa la
regione
Piemonte in tema di lupo. Contestano la sua inerzia e l'appiattimento
sulle posizioni delle lobby animal-ambientaliste. Il vice presidente
Carosso risponde sostenendo che in Italia il lupo è gestito bene, che
ci sono poche predazioni e tutto andrà bene dopo che saranno noti i
risultati del censimento dei lupi orchestrato dal solito Wolf Alps.
Abdicazione della politica (come volevasi dimostrare)leggi
tutto
I
danni del lupismo (21/12/2020) Due fatti
di cronaca
mettono in evidenza come il lupismo rappresenti una patologia sociale
con gravi conseguenze. Dalla donna sbranata dai simil-lupi
cecoslovacchi (reincociati con il lupo?) alla fuga di sette lupi neri
canadesi del luna park del lupo francese al confine con la provincia di
Cuneo leggi
tutto
Si
allarga alla Valsesia il movimento NO LUPI (29.07.20) "O noi o i
lupi".
WolfAlps - sempre più autority del lupo istituzionalizzata
- e
Regione Piemonte sono stati contestati anche in Valsesia in nome della
resistenza rurale (dopo la protesta in Ossola di un mese fa). Nessuna
fiducia nell'opportunismo della politica e delle istituzioni. Va
intensificata la protesta per rompere la cappa di piombo di censura e
manipolazione leggi
tutto
CAI:
che brutta figura (il lupo da alla testa) (19.07.20) Il GGC
(gruppo grandi
carnivori del Cai) fiancheggiatore di WolfAlps, con il
"bando" per
"allevatori virtuosi" (a favore della convivenza con il lupo) ha
rimediato una magra figura. Il bando ha raccolto solo 23 domande in
tutta Italia. Non solo, ma il Cai ha fatto orecchio da mercante
quando
Nina Liebhardt, una pastora ossolana, ha rifiutato il premio
per non
prestarsi a una strumentalizzazione contro i pastori. L'abbiamo
intervistata all'alpe Ratagina in val Agarina in questi giorni leggi
tutto