Danni da lupismo :
la pericolosa fiera del lupo, tra simil-lupi e lupi
esotici
A
Grugliasco, periferia di Torino, in un
bilocale di condominio, una donna di 74 anni è stata sbranata dai
cinque cani
lupo
cecoslovacchi della figlia, di una linea francese sospetta di
reibridazione con il lupo. La signora, nonostante la morte della madre,
ha chiesto al magistrato di riavere i cani. Ai primi di ottobre, a
Saint Martin
Vesubie, nel Parco del Mercantour, al confine con la provincia di
Cuneo, sette luponi neri canadesi sono scappati dalla Disneyland dei
lupi dove erano detenuti. Cosa c'entrano le due notizie e perché
mettono in bella evidenza i danni gravissimi del lupismo? Scopriamolo.
di Michele
Corti
(20/12/2020)
aggiornato (22/12/20) e (23/12/2020)
I cani lupo cecoslovacchi
(CLC) sono tornati al centro dell'attenzione per il tragico episodio di
Torino (una donna di 74 anni, Mariangela Zaffino, sbranata dai cinque
CLC). Inizialmente si sapeva solo che erano tenuti in un bilocale di un
condominio e che erano in cinque (una famiglia di CLC al completo con
tre cuccioloni di nove mesi), il che è già un
fatto assurdo.
Tutti i
cani derivano dal lupo; alcune razze, però, sono frutto di ibridazioni del
cane domestico con il lupo. Frutto di ibridazioni antiche sono: il
pastore tedesco, l'husky, l'alaskan malamute. Nel Novecento si cercò di
creare (anche in Italia) nuove razze. Come vedremo più avanti il CLC
non è la sola razza. La formazione di queste razze ha dato esiti più o
meno problematici per la difficoltà di stabilizzazione dei caratteri
comportamentali anche dopo parecchie generazioni. Tendenza generale di
questi cani-lupo è la diffidenza verso gli estranei, l'istinto
predatorio, la necessità di essere gestiti da chi ne conosce bene le
caratteristiche. In anni recenti, però, sono stati praticate numerose
ibridazioni deliberate tra cani di queste razze e il lupo selvatico,
oggetto di un vero e proprio culto. Di qui la presenza di linee ancora
più problematiche.
La
coppia di cani adulti
di Grugliasco era nella disponibilità della figlia della vittima,
Simona Spataro, una donna di 48 anni. La signora secondo quanto apparso
inizialmente su Torinotoday, farebbe parte parte di un'associazione di volontariato
(Coda di lupo rescue)
che ricolloca cani CLC e altre nate da ibridazioni con il
lupo. Pare, invece, che la sorella ne facesse parte e questo può aver
indotto in confusione i giornalista. L'associazione ha comunque
smentito che la signora sia loro socia, pur precisando che "la famiglia
è di amici carissimi" (vedi Fanpage, che riporta che la proprietaria dei cinque CLC comunque "aiutava" l'associazione Coda di lupo).
Essa smentisce però categoricamente che i cani detenuti dalla Spataro
fossero quelli ricollocati dall'associazione stessa e sostiene
che erano stati acquistati presso un allevamento (Colosimo).
Quest'ultimo ha allevato soggetti di una linea francese sospetta di
recente ibridazione. La Spataro aveva acquistato uno di questi soggetti
"sospetti" dall'allevatore, poi pare (non ci sono riscontri) che avesse
ricevuto in dono la femmina. I due cani erano mezzi fratelli e di linea
sospetta ma la signora li ha fatti accoppiare, ha ceduto le femmine
della cucciolata e si è tenuta tre maschi.
I
soggetti di questa linea "francese" non sono stati cancellati dal libro
genealogico ma sono sospesi (in attesa di verifiche sul dna).
L'associazione proclama di avere a che fare solo con cani "puliti"
(ricordiamo che il club degli allevatori CLC è stato, per anni e sino a
due mesi fa, commissariato dall'Enci inseguito all'inchiesta della
forestale).
Il problema dell'abbandono o comunque della rinuncia alla
detenzione di questi cani (anche "puliti") deve essere di una certa entità se vi sono
associazioni appositamente dedite all'attività di ricollocazione,
un'altra infatti è CLC rescue,
presente in tutte le regioni e in gran parte delle provincie italiane.
Coda di lupo, da parte sua, così inquadra il problema:
Il fenomeno delle razze
ibridate dal lupo é
in piena espansione: complici i vari film e serie televisive con questi
splendidi esemplari protagonisti, il fascino misterioso e selvaggio del
lupo, la voglia di approcciarsi ad esemplari di razza dall’indiscussa
bellezza e l’arroganza dei neofiti, siamo arrivati al punto in cui gli
abbandoni di questi animali é in continuo aumento e purtroppo crescerà
ancora anche per colpa di “cagnari” che svendono in rete esemplari
frutto di cucciolate non testate e di dubbia genealogia che portano ad
abbassare il prezzo di mercato rendendo questi cani alla portata di
cialtroni privi di qualsiasi cultura cinofila che alla prima difficoltà
se ne disfano.
Coda di lupo sostiene di
volersi differenziare dal marasma delle associazioni animaliste. E
ne prendiamo atto, anche sutto il mondo che ruota intorno al CLC (come
a molta cinofilia) appare torbido. I servizi veterinari assillano con
controlli gli allevatori di animali da reddito mentre nel condo della
cinofilia ne succedono di tutti i colori.
Da
quello che si è appreso i CLC di Grugliasco vivevano in un bilocale e
gli spazi all'aperto erano il cortile del condominio e i giardinetti.
In queste condizioni i cani sono stati fatti riprodurre. Va detto che i
soggetti frutto di reincroci recenti e
illegali, come quegli oltre 200 esemplari di CLC sequestrati nel 2017
dai forestali (vedi oltre) ma anche i soggetti problematici e di dubbia
origine dovrebbero essere sterilizzati. A parte la vicenda di Torino
che comunque solleva numerosi interrogativi sull'attività di queste
associazioni, ci si chiede che tipo di vigilanza sia stata esercitata
sugli oltre 200 cani sequestrari ma riaffidati (per il benessere
animale) ai loro detentori.
Ma facciamo dei passi
indietro.
Sopra
e sotto: due modi di dare una
notizia: sopra la parola CANE non è utilizzata, sotto - all'opposto -
non è utilizzata la parola LUPO. Evidentemente Repubblica, che in
Italia è testata ammiraglia del politically correct entro il quale
(sullo sfondo del capitalismo neoliberale) il lupismo si colloca, non
vuole in nessun
modo associare con il lupo il fattaccio :il lupo è buono, innocuo e
innocente per
definizione. Eppure, se la gente acquista i CLC è per la diffusa
lupofilia/lupomania e se il CLC non è un "cane per tutti" è perché ha
una componente genetica lupesca recente, che qualcuno tende a
"rinfrescare".
Nel 2013 Ruralpini, con
un articolo che aveva irritato alquanto i lupisti, (Lupomania
e fabbriche dei lupi fanno male al lupo) si era occupato di una
prima operazione condotta dai forestali che avevano sequestrato decine
di CLC. Nel gennaio
2017, i medesimi, nel frattempo divenuti carabinieri, hanno eseguito
una nuova vasta operazione di sequestri di cani in diverse regioni.
Furono
sequestrati in tutto oltre 270 esemplari di CLC
"taroccati" (o almeno presunti tali). "Taroccare" un CLC
che scopo ha? Farlo assomigliare di più al lupo, quello vero,
quello selvatico quello che eccita il lupomane.
I
CLC, come in questo caso della pubblicità della Brondi, ma anche altri
cani - lupo (o lupo -cani?) sono diventati protagonisti di una
serie interminabile di "cappuccetto rosso e il lupo", molti in versione
sexy
I lupomani sono disposti
a spendere migliaia di euro per
avere un lupo, il più possibilmente "vero"... al guinzaglio. Una
situazione che riflette bene la schizofrenica natura
dell'animal-ambientalismo, figlio della società industriale e
post-industriale che ha smarrito il senso spontaneo ma al tempo stesso
profondo del rapporto uomo-animale e uomo-natura ma sale in cattedra e
vuole imporre le sue contraddizioni a chi quel rapporto, alm,eno in
parte, non ha perso. Amano
tanto, dicono loro, la natura "libera e incontaminata", che vorrebbero
chiudere un
lupo in un loculo di condominio per la loro soddisfazione
egoistica e capricciosa. Ma si sa: torturatori assassini sono i
pastori. La moda è imperante. Le motivazioni sono state
espresse da Ilaria Boldrini che, da lupofila, è divenuta allevatrice di
CLC.
Insomma,
un giorno all''esposizione di Firenze abbiamo visto una coppia di CLC.
E sia io che Francesco li abbiamo trovati bellissimi! Davvero la razza
per noi, in tutto e per tutto! Premetto che siamo amanti del lupo
selvatico da anni; per me il massimo è il lupo canadese. E
quando
li abbiamo visti per la prima volta il sogno si è avverato. Dopo un
anno un "lupo" è entrato a far parte del nostro piccolo branco.
(...) Come
vedi morfologicamente il CLC? "Lo vedo sempre più simile al
lupo. lo Standard dice che questo cane deve assomigliare al lupo. Tutti
i segni caratteristici del Pastore Tedesco sono da considerare un
difetto. Quindi la groppa scesa, la canna nasale non a punta, ma
rivolta verso il basso, le orecchie grandi, gli occhi tondi e scuri, le
angolazioni da Pastore Tedesco. (...) Il CLC è semplicemente unico
nella specie canina! Io ho letto e visto tanto sui lupi, e posso dire
che questi cani sono decisamente simili all'antenato lupo. Di
"cane" c'è davvero poco. E adesso, dopo tante selezioni, l'aspetto
morfologico è più del lupo che del cane.
In un recente lavoro
sulla genetica del CLC dal titolo significativo "Lupo fuori e cane
dentro?" (R. Caniglia, et
al. Wolf outside, dog inside? The
genomic make-up of the Czechoslovakian Wolfdog. BMC
genomics, 2018, 19.1: 533), gli autori concludono che l'apporto
genetico del lupo
all'identità genetica della razza è però tutto sommato modesto.
Interessante, però come inquadrano il problema;
Nel
corso del tempo, un
numero crescente di specie è
stato selezionato attraverso incroci controllati con lo scopo di
fissare artificialmente, o migliorare, tratti morfologici considerati
necessari e/o comportamenti desiderati e questo, con il passare delle
generazioni, ha portato alla nascita di un'enorme varietdi
razze utili all'uomo sempre più distanti dai progenitori selvatici dai
quali era partita la loro selezione.
Al giorno d'oggi, tuttavia, si può notare una tendenza inversa. Si sta
cercando di ottenere razze che abbiano caratteristiche sempre più
simili ai loro antenati selvatici che ai loro corrispettivi domestici.
Un esempio evidente di tale tendenza è rappresentato dalla crescente
popolarità di
razze di cane lupo disponibili al grande pubblico, come ad esempio il
Cane Lupo di Saarloos, il Lupo Italiano, il Cane Lupo di Kunming, gli
American Wolfdog e il Cane Lupo Cecoslovacco, tutti creati
dall'incrocio
voluto e deliberato tra razze lupoidi o antiche (il Pastore Tedesco,
l'Husky o l'Alaskan Malamute) con lupi selvatici e che, quindi,
rappresentano casi estremi di ibridazione antropogenica.
"Dentro", il CLC non è molto lupo. Però,
la lupofilia/lupomania, fomentata dalla propaganda finanziata da decine
di milioni di progetti pro lupo gestiti dalla lupologia/lupocrazia, ha
spinto - sulla base della legge del mercato, in cinofilia è
particolarmente spregiudicato - perché il CLC diventasse ancora
più lupo,
più prestante, più gagliardo, più esteticamente simile al lupo. I
militari e la protezione civile volevano un lupo dai dai sensi più
acuti, più resistente alla fatica, dai piedi più forti. I lupofili un
lupo-cane, che si confonda al massimo con un lupo vero, i lupomani un
cane che sia anche dentro più lupo possibile. Dei vari cani lupo
il CLC è il più
diffuso, almeno in Italia.
Altro che Rin-tin-tin o
il Commisario Rex! Oggi il cane lupo dev essere molto più lupo. Non
sono più i tempi che il solo nome "cane lupo" metteva una gran paura ai
bambini (me compreso); oggi la gente vuole accarezzare i simil-lupo e
persino i lupi veri, come quell'automobilista che, qualche settimana
fa, accarezzava un lupo ferito vittima di un incidente stradale non
rendendosi conto che ciò provoca uno stress ulteriore
all'animale. Ma queste sono le conseguenze della propaganda che
assimila i lupi ad agnellini, che presenta il selvatico in forme
accattivanti, domesticate, infantilizzate attraverso una propaganda
strumentale da parte di chi la fauna dovrebbe conoscerla e che distorce
strumentalmente e sistematicamente l'informazione e la comunicazione
per i propri fini (anche economici).
Il CLC è sotto i
riflettori ma, a dimostrazione della diffusione del fenomeno, conviene
ricordare che non mancano gli appassionati detentori
del meno popolare e più problematico cane lupo di Sarloos (razza
riconoscita dall'Ente
nazionale cinofilia italiana alla pari del CLC, e dell'American Wolf
Dog, una razza non riconosciuta dalla Federazione cinogenica
internazionali per via del ricorso al re-incrocio con il lupo ma
allevata in Italia dove esiste un'associazione di Amici allevatori del Wold Dog. Il
Lupo italiano è partito da una ibridazione deliberata negli anni '60.
Esiste un registro ufficiale ma i cani non sono in vendita e sono
affidati dall'associazione che lo tutela solo a aspiranti detentori
selezionati (prima c'era un Ente lupo italiano). Non è riconosciuto a
livello internazionale ma il governo
italiano l'ha sostenuto ed è in dotazione ai forestali. Un vero cane
lupo di stato.
Gli autori del
sopracitato studio sul CLC osservavano anche, a proposito del CLC e
degli altri cani lupo che: L'
ultima
problematica, infine, è rappresentata da incroci illegali con lupi
che mirano a creare animali con un aspetto ancora più simile al
lupo, e che quindi, spesso, vengono venduti a prezzi molto più alti
della media di razza. Questi ibridi presentano, ovviamente, anche una
gestione molto più complessa causata spesso da temperamento molto
meno prevedibile (sono, di fatto, più soggetti a risposte istintive
a determinati stimoli e motivazioni) a sua volta causato,
probabilmente, dalla rottura della composizione genetica e delle
interazioni epistatiche (ossia quando un gene influenza l'espressione
fenotipica di un altro gene) stabilite durante diversi decenni di
selezione artificiale dei tratti comportamentali del CLC. La
preoccupazione maggiore è che, se questi incroci venissero
abbandonati in natura o fuggissero, potrebbero più facilmente
ibridarsi con i lupi rispetto ad altre razze, contribuendo
all'immissione degli alleli del cane nel genoma del lupo, dando vita
quindi a un serissimo problema di conservazione delle diverse
popolazioni di lupo.
Quanto è ipotetica questa
possibilità che questi cani lupo reincrociati con lupi veri si ibridino
con la popolazione selvatica? Il problema dell'ibridazione del lupo è
enorme. La lupologia sa bene che è scottante.
La lupologia è
quella componente del
mondo scientifico che, abusando dell'autorità scientifica, ha
spregiudicatamente cavalcato la lupofilia e l'animal-ambientalismo per
sviluppare il lupomarketing, incassare decine di milioni di euro, e
sviluppare una rete di potere intorno al lup, ovvero creare
un'incipente lupocrazia. Veri apprendisti stregoni, i lupologi, a
partire dal
lupologo-maximo (Boitani). Nel
breve-medio periodo la lupologia, che tende, sempre più oliata dai
finanziamenti e sull'onda della lupofilia, a una vera e propria
lupocrazia (ovvero a
creare centri e reti di potere, veri network istituzionali de facto ma
sempre più riconosciuti come "pezzi" degli apparati), ha
incassato altri progetti su tema ibridazione (Mirko-lupo,
Hybrid-wolf)
e sta proponendo altri sviluppi del tema.
L'ibridazione
mette a ko
però la
legittimazione biologica naturalista della super-protezione del lupo
quale specie autoctona
originale "pura", specie se, oltre all'ibridazione con il cane
domestico, emergesse quella con lupi esotici extra-europei. Specie se
emergesse che è il lupismo, nel suo seno, a promuovere certi attentati
all'integrità genetica del lupo.
Il tema dell'ibridazione
è servito
egregiamente a intorbidare le acque in un periodo recente di espansione
dei lupi. Oggi con il lupo che copre quasi tutto il territorio
nazionale, la subdola tattica di utilizzare gli ibridi come capri
espiatori non serve più
(nemmeno quella, in realtà, di additare quale fake ogni avvistamento di
lupi in aree antropizzate riconducendolo ai CLC, che fanno comodo
quindi al lupismo). I lupi-lupi, per quanto geneticamente
largamanete compromessi), selvatici al 100% ( in base quantomeno alle
definizioni di
legge), si trovano
ormai alle periferie cittadine e nella pianura padana.
Qualche anno fa
i lupisti (i lupologi "scientifici" più i lupofili militanti)
sostenevano
che i lupi erano diventati "confidenti" perché non erano lupi ma ibridi
e che l'ibrido è
pericoloso per l'uomo mentre il lupo "vero" lo teme (che balla!). O non
ci sono più lupi "veri" o quelli che ci sono hanno proprio perso la
paura
dell'uomo per il semplice farro che quest'ultimo non rappresenta ormai
più una minaccia per il canide selvatico.
Boitani, che nel tempo ha dichiarato tutto e il contrario di tutto, già
parecchi anni fa asseriva che: nel
giro di poche generazioni lupine se il lupo non è più sparato ce lo
troviamo nelle case.
Ormai il lupo, per
la gioia dei lupofili e lupomani è ovunque. Inevitabile un
significativo grado di ibrifdazione che non può che aumentare.
L'estesa ibridazione (i
lupologi, come i virologi non concordano neppure su punti cruciali: per
alcuni è arrivata all'80% dei "lupi" italiani, per altri è limitata al
20-30%) è
comunque il risultato di una politica di sostegno in tutti i modi
all'espansione territoriale del lupo. Il canide, da specie
opportunista, non legge le cartografie dei lupologi e ha già
colonizzato spazi dove non era più presente da secoli. Non solo, ma sta
dimostrando di gradire le zone di pianura e densamente
antropizzate. Il lupo ha dimostrato di essere bravissimo a
oltrepassare le barriere naturali e artificiali e a trovare in ogni
ambiente prede di cui sfamarsi. Sta arrivando dove i lupologi non
prevedevano. Ovviamente nelle zone pianeggianti e antropizzate
l'interazione (predatoria e riproduttiva) con il cane è frequente,
l'ibridazione inevitabile. Troppi lupi, niente lupi veri. Ma al lupismo
interessa qualcosa della biodiversità? Il lupo è solo uno strumento,
una testa d'ariete, un grimaldello per obiettivi di potere, controllo
del territorio, business.
Uno dei temi più
controversi riguarda l'acquisizione di certi caratteri fenotipici
(esteriori), molto più facili da verificare che le mappature del Dna. I
lupi bianchi, neri, grigi, sono l'effetto degli incroci con grossi cani
di razze lupoidi asiatico-americane o c'è di mezzo dell'altro? Se la
responsabilità della diffusione di certi caratteri (eventalmente
confermata dall'analisi genetica) fosse riconducibile all'ibridazione
con certe razze di cani domestici e se fossero individuabili degli
"untori", l'inquietante presenza di luponi avrebbe i suoi responsabili,
i suoi capri espiatori.
E arriviamo così alla
grande operazione dei
forestali. Operazione molto mediatizzata, molto enfatizzata, con una
gragnuola di ipotesi di reato: detenzione illegale di fauna selvatica,
violazione convenzione CITE sulle specie a rischio di estinzione,
violazione della legge sulla tutela della fauna selvatica, falso
ideologico, frode in commercio. Fuochi d'artificio, conditi con
perquisizioni all'alba di ignari detentori di cani, svegliati da
pattuglioni di forestali armati. Come finirà? Le norme sulla detenzione
degli ibridi sono in contrasto tra loro e le sentenze tendono a
ritenere che un ibrido nato in cattività da genitori in cattività non
possa esere equiparato a un selvatico. Facile che resti solo la
falsificazione dei pedegree dei cani. Il reato di detenzione di animale
selvatico verrebbe limitato a lupi-lupi eventualmente detenuti come
stalloni/fattrici e, forse, ai prodotti di prima generazione
Quanto agli ibridi F2,
F4, F4 (o
presunti tali) sequestrati essi sono stati lasciati in custodia e in
uso
ai detentori "per il benessere animale". Ma non sono pericolosi? Non
possono accoppiarsi con i lupi? Non sono valide quindi le motivazioni
alla base della definizione del reato? Il caso è stato
montato a partire da un soggetto femmina di nome Ave lupo (di qui il
nome della grandiosa operazione dei forestali). Nata in repubblica ceca
da un accoppiamento non legale tra una lupa canadese e un pastore
tedesco. Poi la fattrice, che il repubblica ceca era stata prima
iscritta al registro dei cani sanza pedigree poi depennata privando i
detentori della possibilità di utilizzarla per la riproduzione...
appare in Italia, dove le schiere lupofile e lupomani bramano di
possedere un lupo, quasi vero, tutto per loro (sono quelli che amano la
natura ma ci vanno preferibilmente in fuoristrada, amano il lupo ... al
guinzaglio).
Ave Lupo, una volta in
Italia è stata fatta riprodurre con uno stallone dell'allevamento Passo
del lupo ottenendo diversi prodotti (F2). Tutti i 272 cani
sequestrati dai forestali sono F3 e F4 di questa discendenza? Nella
discendenza di Ave lupo sono stati utilizzati ancora dei lupi e degli
ibridi? Sarà interessante scoprirlo.
Veniamo ai lupi di
Saint Martin Vesubie. Il parco Alpha
(i nomi non si scelgono a caso: i lupofili/lupomani sono
tendenzialmente dei frustrati, magari mobbati dal capufficio, che si
vogliono immedesimare con un meccanismo di transfer abbastanza palese
nel "capo-branco", nel lupo alfa dominante). Il parco Alpha è uno dei
tanti luna park del lupo. Il lupo è un
business. Eco come si promoziona sul suo sito nella cattiva tradizione
dal francese:
Ogni giorno di apertura,
i badanti-animatori
spiegano ai visitatori la vita dei branchi e presentano il
comportamento di ciascun lupo durante l'alimentazione. Il parco Alpha
consente anche ad alcuni di accedere al loro sogno: diventare badante
per un giorno. Accompagnato dai professionisti del parco, il badante
per un giorno si mette nella pelle di un animale affiancandosi ai lupi
da vicino. Una merenda e un'area di picnic vi permetteranno di
migliorare la splendida giornata trascorsa al parco Alpha.
La gente non si
accontenta di film e di romanzi sul lupo (ne scrivi uno mediocre con il
lupo nel titolo e sei sicuro di vendere). Il bombardamento mediatico
pro lupo è incessante ed è ovvio che l'offerta di lupo trova sempre una
domanda ricettiva. Più i luponi dei centri-lupo sono esotici e
fustacchioni
(ripetiamo: ma le balle sulla biodiversità autoctona?) e più il centro
incasso. Ergo ci deve essere una bella domando di lupi
di ogni razza e ogni provenienza. Quello che è sucesso ai primi di
ottobre potrebbe succedere altrove nei tanti centri italiani.
Nel
Mercantour, il grande parco dove il 5 novembre 1992 venne annunciato
l'arrivo dei lupi (con sei mesi di ritardo e nel silenzio del personale
del parco stesso e di un giornalista, in quest'ultimo caso ottenuto con
le minacce). Le alluvioni (Tempesta Alex) che hanno sconvolto la
Provenza ai primi di
ottobre ha provocato una frana che ha danneggiato la recinzione e
consentito ai lupi di scappare. Erano sette lupi neri e un lupo bianco
artico. Il branco dei lupi neri, di grossa
taglia, è stato visto unito qualche giorno dopo. Il 18 ottobre ne è
stato catturato uno, a novembre altri due. Ai primi di dicembre è
filtrata la notizia che un fuggitivo sarebbe stato abbattuto da ignoti.
Uno dei lupi fuggitivi catturati con il dardo narcotico ancora nella spalla
Ne restano ancora quattro in libertà. Gli
allevatori di Cuneo sono preoccupati che, se sopravviveranno all'inverno possano incrociarsi con i lupi
stanziali e dar luogo a degli ibridi ancora più feroci (è
vero che sono nati in cattività e quindi "imbranati" ma è anche vero
che sono lupi provenienti da aree molto fredde capaci di sopravvivere
se riescono a procurarsi cibo) .
Quanti
lupofili da tastiera sarebbero felici di incontrarlo
a tu per tu di
notte in un bosco?
Ma se quanto accaduto al
Parco Alpha è finito sotto i riflettori, cosa accade nei tanti centri
di recupero dove vengono accudini amorevolmente i lupi? E cosa succede
nei tanti parchi faunistici? Alcuni di questi "centri" sono (o erano)
localizzati in aree che sono poi diventate strategiche per la nuova
colonizzazione dell'Italia del Nord da parte della specie. Più o meno
accidentalmente o deliberatamente da tutta questa rete opaca di centri
lupo dove i controllori e i controllati si confondono all'insegna del
lupismo militante e conclamato o celato dietro ruoli di funzionari
pubblici e di divise. Ai tempi del
primo sequestro dei CLC "sospetti", nel 2013, Duccio
Berzi, moderatore del forum Canis lupus - non mancava di notare le
contraddizioni del Centro lupo di
Popoli gestito dal Corpo forestale dello stato che, nel mentre
sequestrava gli ibridi.... li produceva
esso stesso.
Alcune
cose ascoltate al convegno mi hanno fatto accapponare la pelle...
Nella presentazione della dr.ssa Mattei, si indica che i lupi
nelle aree faunistiche della Majella vengono fatti riprodurre.
Questi sono poi utilizzabili per altre aree faunistiche o in vista di
reintroduzioni in natura (...). Sempre a Popoli tempo fa è arrivata una
femmina di CLC
gravida probabilmente di un lupo (accoppiamento programmato da un
allevatore). E' stata fatta figliare. Ora hanno un nuovo gruppo di
ibridi in cattività che non sanno come gestire.
Ma come? La forestale
mette in moto la grande operazione Ave
lupo e poi le fattrici CLC ibridate intenzionalmente
vengono fatte partorire? E se questo succede nei centri dell'ex Corpo
forestale dello stato figuriamoci dove i lupisti che li dirigono non
sono neppure frenati (un pochino) da una divisa. Dobbiamo credere che
solo i cattivoni allevatori di CLC giochino sporco? Che non
possano manipolare le carte anche chi gestisce centri recupero o zoo
vari? Il lupista, anche se pubblico ufficiale, veterinario, funzionario
ritiene che per "salvare" il lupo il fine giustifichi i mezzi.
Cauda
Un
lupo nero avvelenato a Imola nel 2010. La narrazione lupologica
vorrebbe far credere che i lupi neri derivino da ibridazioni con
il cane di 10 mila anni fa e che l'Appennino settentrionale, insieme al
Nord-America sia l'unica area al mondo dove il carattere si è fissato
nella popolazione lupina autoctona da migliaia di anni. Ne raccontano
tante di favole! Anzi di balle. Perché se osservate la cartina
della diffusione del lupo negli anni '70, vedrete che
sull'Appennino settentrionale il lupo era estinto. La lupologia
ortodossa continua a sostenerlo. Ora ci debbono spiegare come fa il
carattere "mantello nero" ad essere fissato da migliaia di anni nella
popolazione attuale se: 1) in Europa era tipico solo nella sotto
popolazione appemminica settentrionale, 2) nell'Appennino
settentrionale il lupo si è estinto ela
ricolonizzazione è avvenuta a partire da centri dell'Appennino
centro-meridionale.
Si contraddicono essi stessi. Come quando qualche anno fa, Apollonio,
sulla base di un monitoraggio aveva stimato la popolazione lupina
toscana di consistenza superiore al migliaio di individui mentre
Boitani, per poter avallare l'idea del lupo a rischio di estinzione e
incassare le milionate, dava una stima per l'Italia inferiore a quella
di Apollonio per la Toscana. Chiamatela scienza, se volete. Se siete
lupisti irrecuperabili.
Glossario
di una patologia sociale post-moderna
Lupismo ideologico:
Ideologia che associa alla reintroduzione del lupo proprietà
taumaturgiche di ricostituzione degli equilibri ecologici, di
promozione della biodiversità. In forza di queste premesse assiologiche
essa rivendica la protezione "a prescindere" del lupo, la necessità
della sua
espansione, ma anche, senza proclamarlo apertis verbis, la prevalenza
dell'interesse alla proliferazione del lupo
rispetto ad ogni altro interesse (anche costituzionalmente garantito).
Nelle sue forme più aggressive l'ideologia lupista si presenta come
testa d'ariete del rewilding e esalta nel lupo il "vindice" della
natura corrotta dall'uomo (ma qui si sconfina non la lupomania, vedi
oltre).
Lupismo organizzato:
L'insieme
dei soggetti che esercitano l'azione di lobby nel quadro dell'adesione
all'ideologia lupista.
Lupologia: la componente scientifica
del lupismo finalizzata a costruire legittimazioni al lupismo
sfruttando l'autorità accademica, diffondendo informazioni parziali o
manipolate, confutando e delegittimando le obiezioni degli interessi
lesi dal lupismo.
Lupocrazia:
Il lupismo organizzato oltre a conseguire forti posizioni nelle
istituzioni e negli organismi consultivi e tecnici (tanto da poter
muoversi entro un'ampia sfera di autoreferenzialità) si fa istituzione,
come
nel caso del Centro grandi carnivori in Piemonte (autority regionale
del lupo), la rete creata attraverso i vari progetti Wols Alps
all'interno delle istituzioni coinvolte (istituzione ombra all'interno
delle istituzioni). Nel piano lupo si auspicava la creazione di
autority locali del lupo (in analogia ad altre agenzie con potere di
regolare e vincolare attività di uso del territorio). Governance del
lupo come tassello cruciale di governance del territorio espropriativa
delle istituzioni elettive.
Lupofilia:
Il sentimento, gli atteggiamenti di simpatia e
pregiudiziale favore nei confronti del lupo e delle iniziative a
suo favore che porta a
schierarsi per la sua protezione assoluta )indipendentemente da ogni
considerazione sociale, storica, ambientale) e a una forte propensione
a un consumo
culturale specifico (libri, narrativa, gadget, abbigliamento,
spettacoli).
Lupomania: La
forma ossessiva di lupofilia che porta a detenere un cane più
possibilmente lupo, a tatuarsi con immagini del lupo, a partecipare a
gruppi social di lupomani, a svolgere attivismo pro lupo, a utilizzare
fototrappole per immortalare gli oggetti del culto.
Lupomarketing:
Lo sfruttamento a fini di lucro della lupofilia e della lupomania
nonché delle posizioni acquisite dal lupismo organizzato e dalla
lupocrazia (il business dei progetti Life, i centri faunistici del
lupo, il turismo del lupo, la letteratura e le produzioni audiovisive).