Far chiudere gli
allevamenti è uccidere la montagna
di Andrea Aimar
Una notizia che ha colpito e intristito la val Maira,
ma non solo. Ha chiuso i battenti all'inizio del mese l'ultimo
allevamento di trote, dopo cinquant'anni di attività. Era
un'attività che ben si integrava con il turismo che, almeno in estate,
ha visto un interessante crescita negli ultimi anni, specie grazie alla
predilezione dei turisti tedeschi e di chi cerca valli ricche di
storia, di arte, di paesaggi non deturpati dal turismo di massa. La
montagna, le alte valli hanno la materia prima essenziale per la
troticultura: acqua pulita, a bassa temperatura. Logica vorrebbe
attività come queste, che ben si prestano ad essere esercitate in
montagna, ma che non possono avere grandi numeri e inserirsi nella
grande distribuzione, venissero aiutate per il fatto che arricchiscono
l'offerta gastronomica locale, quindi l'economia turistica, con
prodotti a km 0. La logica del fisco e della burocrazia di questo
non vuole farsi carico. Gli adempimenti colpiscono anche in montagna
senza pietà, senza guardare in faccia a nessuno. E prima o poi, sotto
il carico della sempre più opprimente burocrazia, le aziende alzano
bandiera bianca. Probabilmente è quello che si vuole: desertificare la
montagna dal punto di vista economico, agricolo, sociale, umano.
(21.06.20) Lo
scorso 1’giugno ha chiuso i
battenti ad Acceglio, località Ponte Maira, alta
Valle Maira l’ultimo allevamento di trote iridee
e salmerini della valle.
Dopo
lunghe e attenti valutazioni è
stata questa la decisione di Giovanna Pasero, 54 anni, titolare
dell’Azienda, sul futuro del suo allevamento ittico inaugurato dal
suocero Giacomo Marchetti nel lontano 1970.
Un’attività che ha dato
moltissime soddisfazioni, spiega Giovanna, perché in questo
lavoro ci abbiamo sempre messo la passione, forza primaria che ha
consentito a questa attività di proseguire e svilupparsi per tutti
questi decenni. Un prodotto di nicchia dovuto anche alla purissima
acqua di sorgente del luogo, che conferiva alle trote un valore
aggiunto, voluto e apprezzato da tantissimi clienti, oltre che a
ristoranti della valle e non solo. Un prodotto salutare, genuino e a
km0, direttamente dall’alta valle Maira, a 1400 metri di quota
Se
ne va’ così un altro pezzo di
storia di questo territorio, una realtà purtroppo triste, ma
veritiera, dei nostri piccoli borghi Alpini.
La
figlia Giulia Marchetti, classe
2000, racconta:
La burocrazia e la nuova entrata in
vigore della fatturazione elettronica non hanno fatto altro che
aggravare ulteriormente la situazione dell’economia di montagna,
anziché migliorarla semplificandola. Il turismo in valle è molto
vocato, ma
limitato al periodo estivo. Fuori stagione ci sono giorni in cui non
si vede nessuno. E le entrate concentrate a così pochi mesi all’anno
non bastano più al mantenimento di certi settori. Ora mamma aiuterà
me ed i miei fratelli nella nostra azienda di vacche Piemontesi,
anche con l’appoggio prezioso di papà Sergio, ex dipendente
Postale della valle.
Interviene
anche Giovanni Marchetti, promogenito, classe 1988
Sono decenni che si discute
dell’argomento della defiscalizzazione dell’economia montana, ma
i risultati sono visti in prima persona solamente da coloro che in
montagna ci vivono e ci lavorano tutto l’anno, il villeggiante che
sale solo la domenica, molte cose non le può capire. Bisogna far in
modo di agevolare le micro-medio imprese, soprattutto per noi
giovani, che in questi stupendi territori abbiamo ancorato le nostre
radici. II futuro è nelle mani delle nuove generazioni, a cui però
non è data la giusta considerazione. Perché con le parole molti
sono gli aiuti per la montagna, ma nella realtà di tutti i giorni ci
vediamo venir incontro più difficoltà che semplificazioni. Ne può
essere un chiaro esempio la reintroduzione del lupo, dove ogni
mattina andiamo al pascolo senza sapere se il nostro gregge c’è
ancora tutto, o qualche vitello, nella notte, è stato sbranato da
qualche carnivoro selvatico.
L’arco
alpino, in cui è racchiusa
una storia e una tradizione ultra millenaria, si trova ora ad una
nuova progressiva epoca, fatta per lo più di borghi abbandonati la
maggior parte dell’anno, gestita da una politica Nazionale che
molte volte non ha nessuna chiarezza di cos’è la vita di montagna.
Alle aziende (agricole, artigianali, commerciali e ricettive), quale
futuro?
Una
cultura che si è sbiadita nel
tempo ha eroso quei tasselli fondamentali di ancoraggio, facendo
venir mancare per la quasi
totalità della gente che sta in montagna,
il significato ancestrale del mantenimento del territorio. Eredità
trasmessa a quelle ormai poche persone, che in montagna hanno saputo,
e voluto, fondare il proprio stile di vita. Come ha fatto Davide,
classe 1992, fratello di Giovanni e Giulia.
Per me la valle Maira è sentirmi a
casa, lontano dalla montagna è come se perdessi parte di me. Non
sono poche le difficoltà del vivere qui, ma con un po’ di impegno,
un pizzico di fortuna, tanta voglia di lavorare e molta positività,
si possono anche vedere i raggiungimenti di soddisfacenti obiettivi.
Come il vivere per la propria passione, gli animali sono il mio
impegno quotidiano, insieme a mio fratello e mia sorella abbiamo
portato avanti l’azienda di famiglia, allevando vacche di Razza
Piemontese. Alcuni anni fa abbiamo fatto la stalla nuova, e cercato
di organizzarci migliorandoci nella meccanizzazione, come per la
fienagione, e all’acquisto delle attrezzature per l’alpeggio,
investendo denaro, tempo e sogni. Perché bisogna sempre puntare al
meglio, e non sempre necessariamente al massimo.
Vite,
queste, che andrebbero ascoltate
con più attenzione, in particolar modo dalle istituzioni, perché se
non si rafforzano con solide basi queste realtà, i pilastri delle
nuove generazioni, con quali semplici virtù potranno reggere questo
immenso patrimonio, chiamato montagna?
(24.05.20) Il mondo agricolo è
molto critico sulle recenti manovre governatire per regolarizzare
centinaia di migliaia di clandestini "per aiutare l'agricoltura". Il
governo da bene perché l'agricoltura è in difficoltà e ha problemi di
manodopera. Burocrazia, oneri contributivi, norme e apertura
indiscriminata dei mercati ai prodotti esteri costringono
all'autosfruttamento o ad assumere in nero.
L'arte dello sfalcio manuale. Una tecnica
per giovani (15.05.20)
In provincia di Cuneo una bella esperienza di passione e
imprenditorialità si incontrano con la voglia dei giovani di vivere
montagna e agricoltura tornando alla tradizione,siapure
in un contesto innovativo. Lo testimoniano i corsi di falciatura a mano
della ditta FALCI di Dronero e il rinnovato impegno di questa ditta centenaria nel settore handtools.
Popolo
alpino a rischio di estinzione
(29.01.20)Andrea Aimar, un giovane di 25 anni
dell'alta val Maira, in provincia diCuneo torna sul tema del futuro della
montagna. Se, per gli anziani, riflettere su questo è motivo di
rimpianto o sordo risentimento, per un giovane può portare a due
atteggiamenti: rinuncia e fuga o ribellione. E infattidal
Veneto al Piemonte non si odono più solo voci di rassegnazione. Non è
più il mondo dei vinti senza voce.
La
montagna vista da un giovane dell'alta val Maira (Cuneo) (13.12.19)
Essere consapevoli dei termini di un problema rappresenta già un primo
passo per una possibile soluzione. Nella lettera che riportiamo,
Andrea, un giovane di una valle della provincia di Cuneo, sostiene
che - al di là dei proclami - la politica (Roma e Bruxelles) vuole lo
spopolamento della montagna. Porsi rispetto alla politica senza
illusioni, con realismo, significa poter
elaborare strategie adeguate a contrastare certi disegni. Quantomeno
provarci, in un quadro di scenari aperti che concede anche qualche
chances.