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Dalla mostra al
libro. Aspettando la proclamazione da parte dell'Unesco
E'
stato presentato il 28 novembre a Trento il volume "Fiume che cammina".
Dopo la mostra omonima, che è stata esposta in diverse località
trentine nel 2017 e 2018, è uscito il libro - poetico e fotografico -
di Alberto Pattini che comprende 32 poesie e 99 fotografie a
colori.
A. Pattini, Fiume che cammina. Transumanza patrimonio
dell'umanità. Volume in brossura, formato 28 x 21 cm, 144
pagine, 32 poesie e , stampato da Grafiche Futura, Mattarello di
Trento, Prezzo: 20 €
Alberto
Pattini,
farmacista, divulgatore sui temi di medicina dello sport, ha pubblicato
numerosi lavori di storia locale e diversi libri di poesie ispirati al
Trentino corredati anche da fotografiee (Poesia del Trentino, Il cuore delle Alpi, Lacrime
di resina). Autore anche di due documentari sulla
transumanza: Pastori
erranti sotto le stelle (2017) e Suoni
vaganti in Trentino (2018).
-
(01.12.19) Il libro
“Fiume che cammina“,
propone immagini e versi che ripercorrono la vita di pastori e i luoghi
attraversati con il loro gregge: dalle montagne trentine della catena
del Lagorai (il suo nome deriva dalla numerosa presenza di laghi
alpini), fino ai pascoli di Altino e Jesolo sul mare Adriatico veneto e
viceversa lungo il percorso millenario della transumanza sul quale
successivamente i Romani costruirono la strada Claudia Augusta Altinate.
Prefazioni al volume:
Marta Villa, Antropologa
culturale alpina, docente Università degli Studi di Trento e
ricercatrice Università della Svizzera Italiana. Presidente Club per
l’UNESCO di Trento.
Le immagini e le parole
che Alberto Pattini ci dona in questa pubblicazione sono emozione pura
e rappresentano la dimensione più autentica e viva del mondo pastorale:
lo scrigno che l’autore ci permette di aprire è costellato di sguardi,
di amorevolezze, di dolci cure che il pastore, uomo o donna che sia,
giovane o di età più matura, elargisce ai propri animali, la sua
famiglia. La poesia fatta di versi che si rincorrono o di colori sulla
carta è la modalità più sincera per descrivere questa speciale modalità
di percorrere l’ambiente, che ci avvicina tra esseri umani, che ci
riconcilia con la natura, che ci affascina catturandoci. Le pagine sono
un incanto che osserviamo a bocca aperta, si materializzano suoni e
profumi di paesaggi, ci colpiscono nel profondo perché sono
manifestazione intima delle nostre radici più antiche, a cui non
possiamo restare indifferenti. Un fiume che cammina è il vero
patrimonio dell’umanità perché è l’umanità. Questo libro ci regala un
messaggio di speranza: il pastore errante non è più solo a cantare
nelle praterie notturne, ma accanto a lui/lei c’è ciascuno di noi,
capace di sapere ascoltare i suoi silenzi, capace di rispettare il suo
sacro cammino.
Annibale Salsa, presidente
del Comitato scientifico di Tsm/Step – Scuola per il Governo del
Territorio e del Paesaggio di Trento, Presidente del Comitato
scientifico del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San
Michele all’Adige, Esperto di cultura alpina nel consiglio
dell’Università della Valle d’Aosta. Già docente di Antropologia
filosofica e culturale presso l’Università di Genova, Già Presidente
generale del Club Alpino Italiano (CAI) con il patrocinio Club per
l’UNESCO di Trento:
Il libro di Alberto
Pattini – «Fiume che cammina» – dedicato alla «transumanza patrimonio
dell’umanità», appare particolarmente idoneo a valorizzare l’antica
pratica. Sfogliandone le pagine risulta molto evidente quanto l’Autore
abbia saputo immedesimarsi empaticamente nel fiume tortuoso degli
ovini. L’alternanza armoniosa fra testi poetici e narrativi integrata
da fotografie di indubbia forza comunicativa ci aiuta a comprendere il
valore della transumanza come fatto culturale. Le aree geografiche dove
Pattini documenta, con amore, pastori e greggi sono quelle delle
regioni di nord-est che dal Trentino – sua terra d’origine – scendono
verso le pianure venete dopo la fine dell’estate alpina o che, da
quelle pianure e marine, risalgono in primavera verso le malghe della
montagna. I luoghi prescelti corrispondono a quelli frequentati da
antiche famiglie di pastori della Valle dei Mòcheni, dell’alta
Valsugana e del Tesino, del Primiero e del Vanoi, della Valle di
Fiemme. Nomi evocativi di montagne e paesi come Palù del Fersina e
Kamauz, Vigolo Vattaro, i Lagorai con la Val Campelle, Carbonare, Canal
San Bovo, cui fanno da contrappunto le terre paludose e nebbiose di
Castelfranco Veneto e Scorzé, dei guadi del fiume Piave a
Valdobbiadene, della bassa padovana. I fiumi e i canali, con le loro
sponde ripariali, sono le vere autostrade del pascolo vagante che si
accontenta di poco ma che sa restituire molto a chi riesce ad andare
oltre le semplici apparenze. Difronte ad un mondo omologato nel quale i
«saperi» veicolati dalla tradizione sono stati velocemente spazzati via
da manifestazioni di pseudo-nuovismo, dal rifiuto di gesti antichi
altamente simbolici, da una ritualità di passaggio carica di
significati densi, dare valore alla transumanza come bene culturale
assume il significato di una vero e proprio risarcimento morale.
L'autore
presenta così il libro
La
famiglia Laner
di Kamauz in Valle dei Mòcheni è ancora una delle poche famiglie
in Europa che conduce una vita da nomadi, che le permette ancora di
sopravvivere economicamente. Sono persone umili e motivate da una forte
passione per questo mestiere costellato da molti sacrifici. Si lavora
365 giorni all’anno sempre all’aperto, a qualsiasi ora del giorno e
della notte, con sole, pioggia, neve e nebbia, con temperature calde e
fredde, consapevoli di portare avanti una tradizione singolare che
permette di avere il privilegio di godere delle bellezze naturali.
Toccante è stata la
frequentazione con il “pastore buono” di Cavalese Marco
Demattio detto
Scota, il decano dei pastori in attività nelle Alpi orientali. Un
uomo di altri tempi, dalla saggezza sconfinata e dalla capacità di
adattarsi a qualsiasi difficoltà sempre con positività e con il sorriso
sulle labbra.
Scota è un vero eremita errante, ha abbandonato le comodità in modo
radicale da oltre quarant’anni, ancora oggi qualche volta di notte
dorme vicino al suo gregge avvolto da un telo impermeabile verde.
Ha abbracciato incondizionatamente la natura e da questa riceve la sua
forza vitale.
La transumanza è un lungo
vagabondare in cerca di libertà e di pace e “dell’oro verde”,
un’immersione tra vette aguzze e paesaggi selvaggi negli eremi di alta
quota, ascoltando il fragore delle fragili cattedrali di cristallo ed
ammirando cieli blu cobalto tra foreste vergini, acque incredibilmente
cristalline di laghi incantevoli, pascoli fioriti e fragorose cascate.
Un’esperienza sensoriale attraverso uno dei paesaggi più selvaggi del
pianeta dove una natura rigogliosa risveglia l’anima di chi la
contempla in silenzio e con gran rispetto.
Questa affascinante
esperienza durata quatto anni con giovani pastori e non mi ha permesso
di vivere emozioni uniche toccando con l’anima la poesia della natura
in un viaggio errante e di comprendere che il ruolo del pastore è
legato alla tutela della natura e della sostenibilità ambientale.
Ogni volta al mio ritorno
ho trasformato in versi le emozionanti sensazioni vissute nei momenti
di gioia e di sofferenza dei pastori unendo i suoni della natura a
quelli dell’anima.
La transumanza e il
pastoralismo rappresentano realtà poetiche ma hanno anche un grande
valore ecologico e culturale
Protagonisti del "Fiume che cammina" sono anche i cani della razza
“pastore della Lessinia e del Lagorai” (in fase di riconoscimento
Enci). Sono bravissimi nel mantenere compatto il gregge e a radunare
tutti gli animali in ogni momento, oltre a fare la guardia notturna. La
presenza di lupi ed orsi ha costretto ultimamente i pastori a dotarsi
anche di cani da difesa come i mastini abruzzesi o i cani della Sila.
In Trentino e in Veneto la presenza del lupo, aumentata in modo rapido
negli ultimi anni, sta già profondamende influenzando la realtà dei
pastori, sia di quelli stanziali che dei transumanti. Questi ultimi,
nei loro tragitti attraversano anche zone antropizzate dove la presenza
di cani da difesa nel gregge in movimento può creare delle difficoltà.
Può sembrare un paradosso che proprio il pastoralismo subisca le
conseguenze di impostazioni ambientaliste ideologiche ("il lupo non si
tocca") quando si consideri che esso rappresenta l'attività di
allevamento animale più sostenibile ovvero quella che utilizza zero
pesticidi, zero concimi chimici, pochissima energia fossile. Dovendo
utilizzare razze adatte all'ambiente (che resistono alle condizioni
open air, alle marche, a variabili condizioni meteoclimatiche) essa ha
conservato una varietà di razze e popolazioni locali, tutelando la
bioviversità delle specie di animali domestici. L'animale giusto
nell'ambiente giusto rappresenta la condizione basilare del benessere
animale che, nel pastoralismo, è garantito anche dalla liobertà di
movimento e di comportamento alimentare.
La terza conferenza internazionale per
contrastare la desertificazione, che si è svolta a Cancún, ha indicato
la transumanza come il modo più efficace di allevamento anche per
migliorare la biodiversità del pascolo, ovvero delle superfici naturali
e semi-naturali utilizzate dai greggi (e dalle mandrie).
Esercitato nel modo migliore il pascolo rappresenta anche un sistema
che riduce le emissioni dei gas serra sostenere la conservazione di
grandi spazi naturali non antropizzati tutelando anche, mediante la
prevenzione di incendi, movimenti di masse nevose, ruscellamento
superficiale, i disastri ambientali. Per non parlare della qualità e
fruibilità del paesaggio.
Tutelare e conservare il pastoralismo
(transumante e non) deve diventare un impegno per tutti. Il
riconoscimento Unesco deve rappresnetare uno stimolo e non un fatto di
circostanza da dimenticare ben presto. la transumanza rappresenta un
elemento culturale dal forte contenuto identitario. Un'identità
tutt'altro che statica e chiusa ma, al contrario, fatta di
relazioni, basata sui legami sociali ed economici tra pastori e
abitanti dei centri attraversati.
La consapevolezza di
grandi valori
La transumanza alpina, che interessa tutte le regioni dell'Arco,
rappresenta un valore che unisce, oggi come un tempo, aree che si
trovano a ovest, al centro a est delle Alpi. Il riconoscimento Unesco è
l'occasione per far prendere consapevolezza cittadini e istituzioni dei
valori della transumanza. Sono valori di conoscenze, di saperi
ambientali e alimentari, sono valori che si traducono in paesaggi che
copnservano i loro connotati, la loro specificità, la loro bellezza.
Basterebbe una considerazione per riassumere questi concetti: il
paesaggio con gli animali al pascolo (paesaggio sonoro oltre che
visivo) è un paesaggio vivo , che si conserva in modo dinamico, che
trasmette, a chi osserva in modo partecipe e si lascia immergere,
impressioni positive.
Ben vengano
altre iniziative, altre opere
"Fiume che cammina" va nel senso di aiutare la consapevolezza del
valore della transumanza. L'auspicio è che altri artisti, poeti,
registi, fotografi, scrittori si cimentino sul tema. Noi dareno conto
du ruralpini di tutto quello che sull'onda del riconoscimento Unesco
verrà prodotto sull'argomento.
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