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Fotoracconti d'alpeggio

 

(11.09.11) Alpe Madri (Dosso del Liro, Co)

La storia di una vipera che con un morso mortale alla fidata mula mette in crisi un alpeggio. Che deve scaricare a ferragosto. Sono questi 'eremiti' (o 'trogloditi') che tengono in piedi la montagna (senza ricevere adeguati sostegni).Testo e foto di Pierfranco Mastalli

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(08.09.11) Tra alpi orobiche e marittime. Antiche strutture d'alpeggio a confronto

Le antiche strutture pastorali presentano forme che si ripetono in aree diverse e in tempi diversi. Le nostre conoscenze sono ancora frammentarie ma è già possile stabilire interessanti analogie. Come nel caso dei calécc delle Orobie occidentali e nelle capanne casearie degli alpeggi del monregalese sulle Alpi Marittime.

Ricostruire la storia concreta dei sistemi di alpeggio e di caseificazione e la loro evoluzione serve anche a far uscire l'alpeggio da una dimensione bucolica atemporale restituendogli l'importanza che merita. leggi tutto

 

(13.08.11) "Malga in festa" a Songavazzo (Bg)

Nonostante la pioggia e la nebbia e il cambiamento di programma (con pranzo in paese) la festa delle malghe di Songavazzo alla seconda edizione si conferma come un raro esempio di sagra dell'alpeggio di qualità. Cruciale l'aspetto di educazione al gusto attraverso degustazioni, illustrazioni dal vivo e spiegazioni su caseificazione e mondo dell'alpeggio. vai a vedere

 

(11.08.11) Plesio (Co). Festa di Sant'Amaa e alpe Nesdale

Anche quest'anno sono stato a Sant'Amaa e all'Alpe Nesdale (Plesio, Co). E' stato bello vedere il sindaco, il parroco, la gente del paese così interessati alla realtà dell'alpeggio rendere omaggio al lavoro degli alpigiani, ai frutti degli animali e dei pascoli. Un evento che dovrebbere essere di modello per le feste in alpeggio.

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(04.08.11) All'Alpe Cavisciöla, tra 'integralisti' del Bitto storico e mucche O.B.

Un alpeggio della val Brembana dove si arriva solo a piedi, dove il latte si lavora in baite 'storiche'. È gestito da una giovane coppia unita dalla passione per l'alpeggio, lei casara 'fliglia d'arte', lui giovane ed orgoglioso caricatore d'alpe che ha fatto la gavetta,  fermo come una roccia sulle sue convinzioni. Propugnatore di una perfezionata arte del pascolamento e del ritorno alla Bruna alpina (O.B.). In alpe ci sono anche dei cascin ("pastorelli") di 14 e 12 anni, l' per imparare. Sembra una storia abilmente costruita per mitizzare una realtà. Ma è vera. Un invito caloroso a  tutti a farsi una bella camminata e ad andare a conoscere Alfio e Sonia che vi accoglieranno come amici anche se non vi conoscono. vai a vedere

 

(15.07.11) Ritorno all'Alpe Madri (Dosso Liro,Co)

Mario Bassi ha potuto ritornare a caricare l'Alpe Madri dopo le incresciose vicende di speculazioni sugli alpeggi che gli avevano impedito di farlo lo scorso anno. Anche quest'anno Pierfranco Mastalli è andato a trovarlo. Ci ha raccontato come l'alpeggiatore abbia ripreso la vita di sempre nella suggestiva Valle del Dosso, montagna aspra e dirupata. vai a vedere

 

(22.06.11) All'alpeggio Case di Viso da Andrea Bezzi malghese-casaro-affinatore

Storia di una esercitazione-seminario in cui si sono affrontati tanti problemi e capite tante cose sulla realtà dell'alpeggio. Su tutte una: l'allevatore di montagna non può pensare solo a mungere ma deve usare le sue mani abili e tutte le sue capacità tecniche e comunicative. La grande lezione di Andrea Bezzi che da diversi anni segue un suo 'stile produttivo' che oggi viene ammirato. Andrea è pienamente soddisfatto del suo lavoro "il più bello del mondo". Se solo il Parco....  leggi tutto

 

(27.09.10) Val Vigezzo (VB). I tesori degli alpeggi: Alpe Basso

All'Alpe Basso, in Val Loana, Bruno Zani alpeggia 80 capre e venti mucche e produce un formaggio particolare e molto pregevole mescolando latte caprino e vaccino (al 50% ca). La tecnica risente dell'influsso della cultura casearia della vicina Svizzera interpretata però in modo originale. Il risultato è rappresentato de forme del peso di 15 kg. La pasta presenza una marcata occhiatura ma la tecnica accutata e paziente di lavorazione è tale da consentire una maturazione piuttosto lunga senza difetti. Anche qui, però, i problemi non mancano; a parte la siccità di questa stagione è in forse la possibilità di utizzare l'alpeggio del comune, a quota più elevata, a causa della mancata esecuzione dei benedetti 'adeguamenti igienico-sanitari'. vai a vedere

 

(20.09.10) Alta Valle Camonica (BS) Rilancio per le malghe del Mortirolo?

Resoconto di una visita (14 c.m. ) ad un gruppo di malghe con forti elementi di criticità ma anche con gradissime potenzialità multifunzionali (per le valenze storiche, naturalistiche e turistiche).  Le amministrazioni paiono decise a puntare con convinzione sui loro alpeggi. Un fatto molto positivo.   vai a vedere

 

(17.09.10) Gias Gardon (Valle Stura di Demonte, CN)

Un alpeggio chiave per la sopravvivenza della pecora Sambucana. Due ragazzini che vorrebbero fare i pastori.  Il tutto condizionato da un futuro incerto per colpa della presenza stabile dei lupi. Che in Valle Stura di Demonte hanno già messo in grave difficoltà la pastorizia e rischiano di affossarla completamente 'bruciando' progetti, energie, passione, impegno

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(03.09.10) Alpe Graglio (CO) Descarga anticipata

Alpeggi comaschi tanto belli quanto poco valorizzati. Visita all'Alpe Graglio, una delle poche che nell'alto Lario occidentale sono regolarmente caricate con vacche da latte. Purtroppo le bizze del clima quest'anno hanno provocato la fine anticipata dell'alpeggio (testo e foto di Pierfranco Mastalli) vai a vedere

 

(27.08.10) Una vita ruralpina:  Ambrosini Dante da Dubino (SO)(classe 1919)

La prima stagione d'alpeggio a 6 anni ;poi una serie di stagioni a S.Sisto (Campodolcino) con le poche vacche di famiglia e le prime esperienze da giovanissimo sfrosaduur. Quindi la guerra con la prigionia. Immediato dopoguerra con il contrabbando spericolato e il lavoro dei boschi (più il primo). Poi in cantieri in Svizzera fino a un grave incidente sul lavoro. Ancora alpeggi negli anni '60. Poi commercio e trasporto bestiame (anca de sfroos föö de Livign); poi ancora alpeggi negli anni '80. Da 10 anni carica (da solo) l'Alpe del Piani a 2070 m e impara a fare il formaggio. 'Ma i vach e i cavaj  i uu semper tegnuu) (Foto M.Corti, Alpe dei Piani, 25.08.10)

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(22.08.10)  In Valle Camonica un ecomuseo delle malghe

Un glorioso fabbricato d'alpeggio, emblema della produzione del formaggio Silter in Valgrigna è attualmente oggetto di attento restauro conservativo. Sarà il cuore dell'ecomuseo delle malghe, un cuore vivo, con la stagionatura del formaggio e i supporti didattici per i visitatori. Finalmente un intervento che valorizza il patrimonio storico-architettonico dell'alpeggio.

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(13.08.10)  Como-Canton Ticino. Confronti deprimenti

Una passeggiata 'transfrontaliera' attraverso il Passo di S.Jorio, nell'alto Lario, mette in evidenza la diversa considerazione con la quale sono tenuti gli alpeggi in Canton Ticino e in Lombardia. Di là (Val Morobbia) un alpe modello, di qua (valli S.Jorio e Albano) alpeggi abbandonati, trasfromati in 'stazioni naturalistiche' o distrutti dalle valanghe. E il mitico 'formaggio grasso di Garzeno o di Basciarino' sostituito da un 'semigrasso' qualsiasi.

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(09.08.10)  Festa delle malghe (a Songavazzo, BG)

Pieno successo della Festa delle malghe di Songavazzo. Pienamente soddisfatto il malghese e gli organizzatori si pensa già alla prossima edizione ma anche ad organizzare eventi simili per il 2011. La Festa è stata predisposta per l'aspetto gastronomico  tenendo conto dei criteri che devono informare la sagra di qualità: solo prodotti di agricoltori e trasformatori locali, niente bicchieri e stoviglie di plastica a perdere.  leggi tutto

 

(30.07.10)  All'Alpe Nesdà (Plesio, CO) si festeggia la rinascita

Gli alpeggi del Bregagno, nei comuni di Garzeno, Pianello, Cremia, S.Siro, Plesio, Grandola e Cusino rappresentavano un grande comprensorio di alpeggi con pascoli alti fino a 2.000 m, affacciati sul lago di Como e di Lugano. Pochi sono ancora caricati ma l'apertura di una nuova pista forestale, che dai 'monti' di S.Siro porta all'Alpe Nesdà (passando per l'Alpe Rescascía), può aprire nuove prospettive. Domenica 25, con una bella cerimonia (che ha compreso anche la benedizione dei pascoli, degli animali e dei fabbricati) si è aperta la prima forma prodotta in alpe dopo anni di abbandono. Oltre agli strepitosi panorami questi alpeggi hanno anche un altro asso nella manica: i prodotti. Il formaggio che si produce (da secoli) è il Bitto, che qui, come nelle Valli omonime, viene prodotto con l'aggiunta del latte di capra. Insieme ad esso si produce una straordinaria mascarpa che diventa poi zígher. leggi tutto

 

(26.07.10)  Lagorai significa malghe. No al Parco

Amamont (l'associazione transfrontaliera degli amici degli alpeggi e della montagna) è andata nel Lagorai. Nella malga più autentica della regione più autentica del Trentino. Da Oswald Tonner, malghese-simbolo dell'ecologia contadina contrapposta alle ideologie della wilderness. Un'occasione per sostenere la biodiversità dei pascoli e dei formaggi, per dire no alle 'bustine' di fermenti selezionati più o meno 'autoctoni', al degrado delle malghe storiche ridotte a pascoli di manze, ai progetti di trasformare le malghe abbandonate in 'palestre' per i giochi di sopravvivenza nella wilderness. leggi tutto

 

(20.07.10)  Alpe Laguzzolo (S. Giacomo Filippo, SO)

All'Alpe Laguzzolo a 1.774 m in valle del Drogo si arriva solo a piedi partendo da poco più di 1.000 m. Ma una coppia di giovani neocaprai di Mese (entrambi con solide radici locali e rurali) sta organizzando al meglio l'alpeggio per le loro capre da latte.  Con due bambini piccoli ... e  i nonni, i parenti che aiutano. Sono stato domenica scorsa a trovarli e vi racconto la storia (dell'alpe, della famiglia, dell'escursione). leggi tutto

 

(08.07.10)Fotoracconto: Alpe Andossi (SO)

Sulla stessa alpe stili di alpeggio diversi (pare un viaggio nel tempo). E poi il conflitto tra i discendenti degli alpigiani (ora 'vacanzieri') e gli alpeggiatori ('vecchio' e 'nuovo' stile). Quello che conta è che il bosco è stato fermato anche se '... tanta erba non è mangiata e ad agosto è gialla' vai a vedere

 

(21.06.10) Nevicate sugli alpeggi

Cronaca (fotografica) della giornata di domenica 20 giugno  all'Alpe Li Piani (Brusio, Val Poschiavo - Canton Grigioni).  Mentre fuori nevicava si è tenuta l'assemblea dell'associazione Amici Li Piani. Presente Robi Ronza, grande amico della montagna, cui è stata conferita la qualifica di 'socio onorario'.vai a vedere

(17.06.10) Cantine (hilter) d'alpeggio. Monumenti minacciati (Songavazzo, BG)

Sono sopravvissute ai diktat dei veterinari-burocrati, ai danni dei progettisti che farebbero meglio a progettare villette e condomini (architetti, ingegneri, geometri). Sono le cantine di stagionatira degli alpeggi ancora miracolosamente in funzione; veri monumenti al sapere ambientale e tecnologico dei nostri vecchi. Vi mostriamo quella della Malga Valmezzana in alta Val Seriana, un alpeggio 'fortunato' in quanto gestito dal Consorzio Forestale Presolana e caricato da un giovane 'neomalghese' locale pieno di entusiasmo e passione. leggi tutto

 

(12.06.10) Valstrona (VCO). Una valle da capre (che oggi possono tornare ad essere una risorsa)

Tipica valle insubrica aspra, incassata, rocciosa, dove l'economia per secoli si è basata sull'integrazione dell'agricoltura di sussistenza con l'emigrazione, l'artigianato del legno e le miniere. Agricoltura e zootecnia 'povere', (almeno secondo certi schemi che forse è ora di rivedere). Basata sulle capre, le castagne e l'orticoltura (in assenza di campi e di grandi pascoli da bovini). Un modello ecologico efficientissimo che consentiva un'elevata densità demografica . Oggi di caprai e di capre ne rimangono pochi ma di buona razza (entrambi). E la tradizione della trasformazione  del latte caprino nei tipici furmagit at crava si rinnova.

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(10.04.10) Storie di alpeggi: 'Adesso non passa più neanche il mulo'

Lorena Pirozzini e Moreno Zanetta di Calasca Castiglione (VCO) raccontano cosa significhi caricare un alpeggio dove si arriva (a fatica) solo a piedi e capita spesso di rifocillare gli escursionisti della GTA. Ma invece che un premio ...  leggi e guarda tutto

 

(10.01.12) Non sono pochissimi i ragazzi (anche con una laurea in tasca) che vorrebbero tornare alla terra e alla montagna. La schizofrenica società urbana da una parte li incoraggia, dall'altra ... preferisce i lupi

 

Giovani che fanno rivivere la montagna

(sfidando le difficoltà)

 

testo e foto di Michele Corti

 

La storia di Andrea e Silvia è una storia esemplare che ne riassume anche altre. Ne parliamo in pieno inverno perché l'alpeggio - al di là della dimensione turistica - è un aspetto importante della vita in montagna, di cui ci si deve preoccupare tutto l'anno. Ci sono giovani con una passione enorme, ma pare che la società urbana pronta a commuoversi per le loro storie e per la bontà dei loro prodotti poi non riesca a fare a meno di mettere sempre nuovi bastoni tra le ruote

 

 

 

La visita all'alpe Pravareno in comune di Venaus (a un passo dal Moncenisio in alta val di Susa) risale ai primi di settembre. Ne è derivato un bel pò di materiale (foto, interviste videoregistrate e non) anche perché, contrariamente a quanto accade di solito, invece di un blitz si è trattato di una visita vera e propria con tanto di pernottamento. Tanto da pensare di utilizzarlo per più articoli sviluppando diversi temi:  "giovani laureati in alpeggio", "formaggi di tre latti (mucca, capra e pecora)", "i costi materiali e morali della convivenza forzata col lupo".

 

 

Andrea e Silvia, i giovani caricatori (marito e moglie con due bambini)  li ho poi rivisti a Sondrio due mesi dopo quando, su mio invito, hanno partecipato con entusiasmo a "Formaggi i Piazza" la mostra-mercato sui formaggi d'alpeggio e di montagna organizzata in occasione del ponte dei morti dal comune. Aspettavo quella occasione per poter verificare come era venuta la "Toma dei tre latti" prodotta il giorno della mia visita. L'idea era quella di compilare con l'amico Marco Imperiali una scheda di degustazione e presentare alla grande il formaggio dei due amici. Come avevo rilevato durante la mia visita, però, la cantina di stagionatura, a causa dei problemi che frequentemente si riscontrano dove sono stati realizzati locali con criteri e tecniche "moderne", necessita di alcuni interventi per migliorare il microclima. In queste condizioni valutare il formaggio avrebbe penalizzato la cura e la passione di Andrea e Slivia. Se ne parlerà il prossimo anno. Nel frattempo, però, ho trascritto le interviste e ordinate e corrette le foto che mi sono sembrate fatte apposta per un fotoracconto.

 

 

Prima di tornare ad Andrea e Silvia e ai loro problemi vale la pena raccontare qualcosa sull'alpeggio perché ha una storia singolare. Già a prima vista le strutture edilizie (abitazione e caseificio - sopra- e lo stallone - sotto) denunciano una condizione alquanto insolita per le Alpi occidentali. Lo stallone si direbbe di tipo "trentino".

 

 

Di certo una struttura sovradimensionata ma non solo, non adatta alle condizioni locali. Qui i pascoli presentano un grande gradiente altimetrico, nettamente superiore a quello delle malghe trentine; sono anche molto acclivi (adatti alle vecchie vaccherelle di tipo valdostano di una volta e agli ovicaprini). E allora perché realizzare queste strutture largamente inutili? La spiegazione è facile. Negli anni '70 il sistema tradizionale di alpeggio stava entrando in crisi. Qui non esisteva un alpeggio unitario ma il pascolo era sfruttato in modo "dissociato" da decine di piccoli proprietari di bestiame che disponevano di piccole cascine alle quote inferiori e "spingevano" le loro bestie nel pascolo comune. Uno schema una volta molto diffuso sull'Arco Alpino. La montagna allora era tutta "mangiata" da Venaus sino a qui secondo uno schema di migrazione stagionale verticale (ora si sale con innumerevoli tornanti in mezzo al bosco di neoformazione). Negli anni '70 l'industria idroelettrica e altre opportunità di lavoro (non va dimenticato che la distanza tra qui e la Fiat è molto inferiore a quella tra la Valtellina e le fabbriche milanesi) hanno "svuotato" l'agricoltura di montagna e i pascoli con il vecchio sistema ereditato dall'agricoltura di sussistenza rischiavano di rimanere del tutto deserti. Così il Consorzio erede della vecchia proprietà collettiva decise di creare un alpeggio ex-novo e di farlo gestire da un margaro "di fuori" in forma unitaria e imprenditoriale. Complice la generosa disponibilità di fondi pubblici dell'epoca (spesa "di consenso", poco vincolata alla congruità degli investimenti) il Consorzio investì dei bei soldini affidando il progetto a progettisti che trapiantarono qui un modello di alpeggio "idealtipico" che non aveva possibilità di funzionare. Lo stallone non venne mai riempito e negli anni il "carico" è diminuito e il bosco è cresciuto (come dimostra il denso lariceto che cresce a ridosso dello stallone). Per rilanciare l'alpe si sono eseguiti dei lavori di adeguamento del caseificio e lo si è concessa in affitto a una giovane coppia piena di entusiasmo e voglia di produrre e trasformare il latte di mucche, capre e pecore anche senza esperienza di alpeggio alle spalle.

 

 

Andrea e Silvia (sotto) provengono da un'esperienza universitaria. Lei ha conseguito la laurea in scienze forestali lui si è fermato a pochi esami dalla laurea in ingegneria ambientale al poli di Torino. Lui torinese lei di Reano, a breve distanza da Avigliana e dalla bassa val Susa ma anche dalle propaggini della conurbazione torinese. Di famiglia rurale ma con difficoltà a mantenere un minimo di attività a causa dello sviluppo edilizio che ha interessato anche i piccoli centri entro l'orbita di gravitazione della grande città. L'alpeggio, inseguito per anni (le difficoltà di accesso agli alpeggi per giovani bene intenzionati sono enormi in questianni di bieche spoeculazioni) è stata un'occasione insperata, colta al volo. E poi che alpeggio! Allacciato alla rete Terna, raggiungibile con normali autoveicoli, con un caseificio enorme e diverse stanze con servizi al primo piano. "Come una villetta" scherzano Andrea e Silvia consapevoli di tanta fortuna. A loro spese questi giovani hanno capito che "i libri è meglio metterli da parte". Significa che tipologie di strutture, tipi di razze, tecniche di pascolo non possono essere trasposte meccanicamente. Il corral per la mungitura manuale è un capolavoro di ingegneria pastorale che rappresenta gli antipodi del cementizio greve stallone. La leggerezza, la flessibilità è la cifra tecnologica di questa struttura che riassume soluzioni abbastanza universali ed altre peculiare ad una cultura pastorale dello spessore di quella transilvana.

 

 

L'artefice è Janko, un giovane pastore rumeno fiero della sua cultura (nella foto sotto a sinistra mentre munge . Janko si è fatto portare dalla Romania il mantello-casa dei pastori transilvani (sono sei pelli di pecora cucite insieme) e quando custodisce le pecore sui pascoli alti quella è la sua 'casa'. Al più ci sono i vecchi ripari pastorali sottoroccia e qualche volta può dormire al rifugio. Grazia a Janko il gregge delle pecore asciutte che utilizza pascoli molto ripidi a quote alte può essere relativamente al sicuro (nebbia a parte) dagli attacchi dei lupi.

 

 

Il gregge delle pecore e delle capre da latte, invece, viene mantenuto presso i fabbricati.  Andrea mi racconta che vive nella paura di restare senza il pastore. "Cosa faccio il giorno che un pastore così esperto e orgoglioso decide di andaresene?". C'è anche un altro elemento di preoccupazione. "La paura è legata al lupo, non è legata alla predazione del singolo capo, è alla strage che ti fa che che te le spinge tutte in un precipizio e quindi non s'è mai tranquillo".

 

 

Parlando con Andrea è evidente come per lui il lupo rappresenti un grosso problema. per lui il più serio.  Sembrava di aver raggiunto il paradiso, di avere un alpeggio con tutte le "comodità" e invece...  A parte il costo del pastore assunto per sorvegliare le pecore Andrea si deve anche sobbarcare il mantenimento di un cavallo che gli serve per trasportare le reti sugli alti pascoli nonché il cibo per il pastore e per i cani. In più, dal momento che il cavallo non riesce a raggiungere i pascoli più scoscesi il nostro amico è costretto a caricarsi in spalla il tutto. Spese, fatiche e ansia. C'è poi il problema dei cani da difesa. Che oltre a pappare parecchio (sono cagnoni) creano anche altri problemi.  Andrea aveva provato ad utilizzare un cane maremmano (fornito dal Progetto lupo) ma ha dovuto renderlo perché seguiva i turisti e  gli telefonavano dal paese sotto di andare a prenderlo. Così è andato in Abruzzo e ha comprato di tasca sua due cucciolotti, un maschio e una femmina. Una situazione non troppo simpatica perché i veterinari del Progetto lupo ovviamente non l'hanno presa bene. Ma sono poi loro che vengono a fare gli accertamenti, ovvero a redigere i verbali sui quali sono poi sono riconosciuti i rimborsi e sono loro a valutare i "punteggi" per l'assegnazione del premio per il "pascolo gestito". In tutto ciò c'è evidentemente qualcosa che non va. Del resto quando Andrea si è rivolto alla Forestale non ha trovato molta più comprensione. Sarà perché ci sono margari e pastori che fanno i furbi nel denunciare le perdite subite a causa dei lupi - riconosce Andrea - ma non è bello quell'atteggiamento che tende a mettere sistematicamente in discussione la "responsabilità del lupo", a imputare al pastore negligenze nella gestione dei propri animali.

 

 

Al di là di queste amarezze Andrea e Slvia hanno anche tante soddisfazioni e riconoscimenti.  Il negozio dell'alpeggio (foto sopra) è sempre frequentato da estimatori dei loro formaggi che vengono sin quassù apposta per fare "rifornimento". Con tanta applicazione e pazienza i due giovani hanno perfezionato diverse tecniche di caseificazione cimentandosi nell'arte della miscelazione dei diversi latti. A fine stagione (come quando mi sono recato a Pravaren) il latte è poco e si mescola tutto insieme. Come da millenni. In vendita vi sono formaggi di pura capra, di vacca, di pecora. Considerato il prezzo a cui sono rivenduti certe prelibatezze vale sicuramente venire apposta da Torino. Qui un erborinato di pecora costa solo 22€ e una toma stagionata di mucca 10€.

 

 

Non è stato facile raggiungere questi risultati. "I vecchi margari sono gelosi dei loro segreti". Andrea ha imparato a sue spese che nel mondo contadino si impara facendo e guardando. Nessuno "ti insegna". Per chi viene dagli studi universitari non è un impatto facile. Anche a proposito delle tecniche di allevamento e della scelta delle razze Andrea ha scontato forti delusioni. "Avevamo preso la pecora delle Langhe, ma non è come la raccontano i libri; è troppo delicata. Ora ci stiamo orientando ad un incrocio con la Frabosana, razza più rustica, quanto alle vacche ci stiamo orientando alla Barà".

 

 

La "filosofia" dell'azienda è confermata dalla composizione del gregge delle capre da latte composto da capre variopinte con prevalente influsso del tipo Du Rove della Provenza.

 

 

In caseificio ritroviamo un mix di modernità e tradizione. L'aspetto è un pò freddo, lontano dall'immagine dei caseifici d'alpeggio. Non è bello vivere immersi in una coltre di fumo (come avviene ancora in molte baite-caseificio) ma lascia molto perplessi vedere il fornello alimentato a gas (sotto) quando fuori il bosco sta riconquistando velocemente quelli che da millenni sono pascoli.

 

 

Alla mia osservazione Andrea risponde che "Da noi le Asl proibiscono l'uso della legna". Deve essere vero perché me lo hanno già detto in tanti. Da noi in Lombardia c'è maggior tolleranza anche perché per i prodotti tipici (Dop ma anche Pat) è prevista la deroga. In ogni caso il fumo può essere allontanato e ci sono sistemi molto efficienti di uso della legna che consentono una agevole e precisa regolazione del riscaldamento, un facile caricamento della legna e il completo allontanamento dei fumi con tanto di recupero di calore (vai a vedere a proposito la Malga Valmezzana del Consorzio Forestale Presolana).

 

 

Le immagini sopra e sotto simboleggiano un po' il contrasto tra una certa interpretazione della "modernità" e la tradizione. Da una parte piastrelle, plastica e strumenti "laboratoristici", dall'altra un inconfondibile stampino per il burro di modello alpino. Qui i due aspetti paiono convivere e dialogare. Anche perché Andrea e Silvia hanno una cultura "ibrida" che consente loro di guardare le cose con spirito critico e di arrivare a una rielaborazione personale.

 

 

Andrea si è comunque calato alla perfezione in una dimensione che esclude la fretta. A differenza di tanti "agricoli" contaminati dalla frenesia urbana che devono fare tutto in fretta lui, "neorurale" lavora con serenità e pazienza. E precisione, come dimostra il taglio delle cagliata nelle foto sotto.

 

 

Il tempo scorre. Senza enfatizzare le cose Andrea mi racconta i suoi problemi con il lupo, i veterinari, le false certezze dei libri che si studiano all'Università. La cagliata intanto "lavora" e affiora il siero.

 

 

La prima rottura è operazione che richiede delicatezza e pazienza quanto poche. Con lo spino Andrea inizia a rompere con gesti misurati la cagliata.

 

 

Poi i movimenti si fanno più energici e veloci con una progressione che va "calibrata" bene tenendo conto delle caratteristiche della cagliata che si sta lavorando (condizionate dai latti utilizzati per la coagulazione).

 

 

Alla fine il movimento dello spino è vorticoso.

 

 

L'occhio della mano rimane indispensabile per valutare il grado di elasticità e asciuttezza raggiunto dalla cagliata. Come un vecchi casaro.

 

 

Dopo la fase di riposo la cagliata raccolta sul fondo della cagliata viene estratta e messa in forma utilizzando cestelli di plastica traforati di varia forma.

 

 

Il lavoro del caso prosegue in cantina con le salature, le puliture. I prodotti di Andrea e Silvia sono prodotti tradizionali e non possono prescindere da una maturazione nelle migliori condizioni. Come dicevamo all'inizio le cantine moderne come questa che è in cemento armato in sintonia con lo "stile" dei fabbricati. Mentre, però, lo stallone è ipertrofico, la cantina è angusta. Con un po' di interventi come dicevo all'inizio potrà migliorare e non c'è dubbio che i prodotti di Andrea e Silvia che hanno tanta stada da percorrere davanti a loro, raggiungeranno i vertici della qualità.

 

 

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