(13.08.11) La pioggia ha costretto il
7 agosto a cambiare programma ma
la 'formula' della festa si è perfezionata
con la degustazione guidata dell'Onaf di Bergamo
In
crescendo la festa alla malga Valmezzana di
Songavazzo (nonostante la pioggia)
testo
e foto di Michele Corti
Organizzata
dal comune di Songavazzo e dal consorzio forestale
Presolana, con la convinta partecipazione dell'azienda
agricola Alex Benzoni (il caricatore dell'alpeggio),
di Felice Zamboni (Orto felice) e di tanti volontari
si conferma un 'modello' di sagra di qualità
La
montagna è così. Nebbia e pioggia
anche d'estate (quest'anno in particolare).
Noi vediamo le cose spesso solo con l'occhio
del turista, ma quello che è un 'brutto
tempo' agli animali piace. Piace pascolare l'erba
che resta fresca e abbondante. Agli alpeggiatori
piace un po' meno. Da una parte la 'pastura'
è la cosa più importante e quello
che conta è che le bestie 'facciano bello',
ma lavorare sotto l'acqua non è bello
per nessuno. Se poi la pioggia tiene lontani
i turisti-consumatori c'è un ulteriore
motivo per non essere contenti.
Domenica
7 agosto alla Malga Valmezzana, comune di Songavazzo (
ma raggiungibile dalla Malga Alta di Pora - località
sciistica del comune di Castione della Presolana) le
condizioni erano quelle che ben rende la foto sotto.
In realtà poi sono arrivati anche degli scrosci.
Va
subito detto che le consolazioni per coloro che hanno
affrontato la breve passeggiata che dalla sbarra porta
alla malga non mancavano: burro fresco di malga, mascherpa
(ricotta) 'bianca' o con mirtilli o zuccherata. Basterebbero
queste leccornie per attirare i golosi.
E
poi le irresistibili torte (sopra) della sorella di
Alex con le mele bio di Felice, con la mascherpa, con
le confetture bio di Felice (che si potevano anche degustare
tal quali, sotto).
La
ricca 'colazione', vera super-ricompensa a fronte della
breve scarpinata, comprendeva anche miele e per scaldarsi
vin brulè (sotto). All'insegna del 'niente plastica'
il vino (sfuso e bergamasco) era servito in boccali di legno
realizzati in legno di ontano in valle Imagna. Per il prossimo anno il consorzio forestale,
molto attento a valorizzare la propria materia prima a
km 0, provvederà a realizzare qualcosa ancora
più tradizionale con il legno cresciuto qui. Per
chi non beve vino, oltre a un po' di bibite, c'era l'acqua
della sorgente.
Naturalmente
la colazione era completata dai formaggi. La produzione
delle varie malghe del consorzio forestale era ben in
vista.
La
tipologia più diffusa è la formaggella
semigrassa. Nella foto sotto si vedono 'schierate' le
formaggelle della malga Lusù (comune di Cerete),
quelle di Valmezzana (la malga ospitante) ed altre.
Il
programa della festa prevedeva, dopo la colazione, una
serie di attività. Una parte dei partecipanti
si era già diretta, guidata dal sindaco Giuliano
Covelli, verso le altre malghe della zona per una passeggiata
ad anello. I più sedentari avevano invece la
possibilità di assistere alla caseificazione
-
illustrata in diretta da Alex - partecipare alle degustazioni
guidate dall'Onaf di Bergamo e ascoltare da me delle
spiegazioni sulla storia e la realtà dell'alpeggio
in questo comprensorio (del Monte Pora). Il programma,
causa la pioggia, e la scarsa possibilità di
spazio al coperto è stato un po' ridimensionato.
Alex,
in ogni caso, che aveva posticipato l'avvio della lavorazione
per consentire ai turisti-partecipanti di assistere
a tutte le fasi, inizia di lena il suo lavoro di casaro-cicerone.
Lo scorso anno aveva dovuto ripetere tutta la spiegazione
più volte. Era statro veramente bravo. Quest'anno ad assistere non sono in
molti perché - alla spicciolata - qualcuno inizia,
ben rifocillato, a riprendere la via del ritorno. In
programma prevedeva che, in caso di pioggia, ci si trattenesse
sino alla 11.30 alla malga per poi scendere in paese
per il pranzo presso il campo sportivo. Alex è
un po' deluso. Capita quando ci si mette tanto impegno
e una circostanza imponderabile ti manda (quasi) tutto
all'aria. Per lui e la sua azienda questa giornata è
una preziosa occasione promozionale (e ci tiene molto
che se ne parli anche sul web e i media in generale).
La
scarsa presenza di turisti mi consente di ammirare da
vicino la nuovissima 'stufa' che consente di utilizzare
la legna senza gli effetti collaterali della fuliggine.
Il disegno della stufa è opera di Andrea Eterovich,
direttore del consorzio forestale (il consorzio gestisce
le malghe di Songavazzo e degli altri comuni della zona).
Ovviamente Andrea - che si preoccupa di progettare questi
che per altri spocchiosi sono 'dettagli' - è
all'opposto del tecnoburocrate che provova allergie
ai ruralpini; anzi, si da un grand da fare per
le 'sue' malghe. Non la vuol 'vendere' come farina tutta del suo
sacco questo 'brevetto', ma ci tiene a farmi vedere alcuni dettagli che
fanno la differenza e che sono stati congegnati da lui.
La
stufa è stata realizzata da un lattoniere locale.
L'idea di base è presa da alcune realizzazioni
installate presso alpeggi di proprietà regionale
(Ersaf) ma con sostanziali miglioramenti. Uno
è dato dal sistema di spostamento del carrello
con la fiamma che avviene agevolmente e rapidamente
grazie ad una catena, azionata da una manovella
(sotto).
Prima
di parlare dell'altro perfezionamento osserviamo che
la stufa è stata realizzata su misura per la
vecchia e gloriosa caldaia di rame. E se si cambia caldaia?
Niente paura, basta utilizzare degli anelli (è
il principio delle vecchie 'cucine economiche' a legna
per intenderci, dotate di una serie di analli per adattare
paioli e pentole alla bocca). E il rubinetto che vediamo
sotto la manovella a cosa serve? Ad erogare acqua calda
necessaia alle operazioni di pulizia ecc. Ben poca energia
di quella legna che viene bruciata qui viene sprecata.
Il
particolare di cui Andrea va più fiero però
è una intercapedine interna refrattaria che separa
la stufa in due compartimenti. Quando azionando la catena
il carrello con la fiamma si sposta lontano dalla caldaia
il calore della fiamma non continua a riscaldare, sia
pure non direttamente, la caldaia di rame e quindi il suo
prezioso
contenuto. Così riscaldamenti e raffreddamenti
sono più rapidi, più facilmente 'dosabili'
e controllabili. Questa difficile 'gestione' dei gradienti
di temperatura è una delle pecche imputate alle
caldaie tradizionali e uno dei punti di forza dei 'minicaseifici'
che operano con le 'vasche di coagulazione' (che brutto nome
industrialista!)
con camicie riscaldate ad acqua. Ancora una volta l'uso
di mezzi e risorse tradizionali (legna, rame) riesce
a dimostrare di sapersi evolvere e di unire i suoi pregi
a quelli delle nuove tecnologie. Bello. Sotto il particolare
di uno dei due sportelli di alimentazione del fuoco
che ci sonsente anche di osservare un'altra cosa interessante.
Per realizzare questa stufa non serve 'toccare' il pavimento.
Il fondo appoggia sul pavimento piastrellato preesistenente.
E, in un domani, il tutto può anche essere facilmente
asportato. Chi volesse copiare lo può fare.
Fuori
dal caseificio piove. Ma è ora di avviare, con
un po' di ritardo, la degustazione guidata. Si
pensava di realizzarne una per i bambini e una per gli
adulti ma lo spazio al coperto è limitato e si
deve rinunciare. Di seguito una carrellata dei formaggi
presi in esame. Qualla sotto è una variante della
formaggella realizzata da Alex a Valmezzana "per
chi me la chiede". Lo scalzo è molto alto,
all'opposto della formaggella. In realtà è
qualcosa di diverso che matura in modi e tempi diversi.
Bella l'occhiatura anche se non molto regolare.
Le
tipologie presentate sono molto varie. Sotto un formaggio
di un anno che inizia a scagliare.
Qui
sotto la forma lascia un po' a desiderare e l' occhiatura
è a capocchia di spillo.
Ora
(sempre sotto) è la volta di una occhiatura un
po' eccessiva anche se uniformemente distribuita e di
dimensioni contenute.
Decisamente
equilibrata l'occhiatura (sempre sotto) di quest'altro
pezzo in esposizione che, ma giudicare dalle foto è
difficile, presenta anche un bel colore.
Qui
invece proprio non ci siamo. Se un consumatore vuole
il Lerdammer lo piglia al Supermercato non in
alpeggio. Eppure questa, la polemica non è intenzionale,
è l'unica tra le formaggelle presentate che sia
in regola con il discipinare e provvista delle regolamentari
marchiature sul piatto. Andrea aggiunge che "questo
è il caseificio più pulito e organizzato,
anche se con i mangimi pompano". Tanta pulizia
(magari anche disinfettanti) e poi la contaminazione
con i propionici da il risultato che si vede ... (sotto)
Quanto
alle altre caratteristiche organolettiche dovrei farmi
dare le schede degli amici dell'Onaf. La degustazione
guidata è stata condotta da Grazia Mercalli (foto
sotto) che è rimasta soddisfatta per l'interesse
dei partecipanti.
Anche
se queste degustazioni non sono così semplici
da realizzare in maltga come in una sala di un ristorante
va detto che sono estremamente utili. Consentono di
mettere il consumatore in grado di apprezzare cosa distingue
un formaggio artigianale, specie se di malga, da uno
industriale. Consentono anche di chiarire che il formaggio
di malga può avere dei difetti anche gravi e
che è giusto orientare le proprie scelte e modulare
la disponibilità di spesa in funzione di una
reale qualità. Così si aiuta il sistema
a crescere.
La
degustazione Onaf termina alle 11.30 e ai pochi rimasti
non posso certo pensare di imporre la mia conversazione
storico-tecnica. Così mentre i turisti se ne
vanno accetto - come l'anno scorso - l'invito
a mangiar polenta con i famigliari e i collaboratori
di Alex nonché con Andrea e un suo collaboratore
neoassunto al consorzio.
Sarebbe
stato però interessante partecipare al pranzo
giù in paese dove, sempre all'insegna del riuso
sono state le tazze di ceramica (queste, per ora made
in China) in è stata servita somministrato la "zuppa del malghese", apprezzatissima.
Le conversazioni alla
malga sono state interessanti
e hanno riguardato spesso i progetti agrituristici. Qui ci
sono condizioni ideali: un breve tragitto a piedi, località
turistiche affollate a valle, un giovane dinamico supportato
dal padre e da un collaboratore con lunga esperienza
di malghe. Un altro collaboratore, questo invece giovanissimo
e di provenienza cittadina ma ormai alla sue terza stagione
e ormai indistingibile ma un malghese 'di scuola'. Poi
c'è la sorella che cucina ottimamente. Un team
veramemente forte e attrezzato. Oltre al fattore umano
(quello decisivo) c'è
oltre alla strada già ricordata anche la sorgente... senza dimenticare i buoni pascoli.
Andrea,
però, racconta che i progetti vanno avanti con
il contagocce "Di più di ventimila euro
per volta non riesco a disporre". Sarà dieci
anni che conosco queste malghe (prima era direttore
del consorzio Biagio Piccardi, dirigente Ersaf nativo
di Castione) e che sento di questi progetti:
la sistemazione della casera di Valmezzana come 'agriturismo
in famiglia' (valorizzando la separazione tra due 'ali'
già esistente e l'enorme ma suggestivo antro
della cucina), la realizzazione di alloggi indipendenti
alla vicina Malga Ramello della Corna. Lavori eseguiti
con il contagocce che poi vanno in parte rifatti.
Peccato
perché poi di soldi se ne spendono tanti nonostante
l'austerity. Questa è una realtà modello
(anche per via della festa),
gestita con una logica comprensoriale. Meriterebbe
un po' di più (almeno quanto le proprietà
gestite da Ersaf). Se qui i soldi non arrivano, in un
contesto di budget per gli alpeggi non certo disprezzabile,
la conclusione non può essere che una: una logica
ancora troppo a pioggia, senza una programmazione
strategica.
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