(13.12.09) Sui sentieri, mulattiere, strade agrosilvopastorali vige
il divieto di mezzi motorizzati se non per servizio
o comunque autorizzati, però in zone come le valli bergamasche
dove la pratica del motocross è molto diffusa qusti
divieti non sono rispettati.
Le conseguenze non sono da poco.
Motocross
in montagna: sport o vandalismo? Un problema non solo
bergamasco
di Michele Corti
Qualcuno
penserà che le montagne soffrono di tanti e più gravi
problemi e che non è il caso di prendersela contro dei
'ragazzi' che, dopotutto coltivano una 'sana passione'.
Certo le colate di cemento, i fiumi ridotti a rigagnoli
per le captazioni, i progettati 'parchi eolici' che
deturperanno splendidi paesaggi (per pochi MW), i versanti
disboscati per allargare le piste da sci rappresentano
aggressioni che sfregiano più a fondo la montagna. La
piaga del motocross selvaggio, però, provoca danni sul
tessuto territoriale minuto, danni economici ed ambientali
e disagi per chi la montagna la frequenta in modo
'dolce' e per lavoro, per trarre un onesto guadagno
dalle attività agrosivopastorali o per svolgere attività
di manutenzione, controllo, studio.
Fig.
1-3 - Nei solchi scavati dalle ruote delle moto
l'acqua scorre con maggior velocità trascinando materiale
solido e determinando un'azione erosiva che approfondice
e allarga i solchi fino a rendere il transito dei mezzi
di servizio a quattro ruote di impossibile e anche
fino a mettere a nudo la roccia sottostante
Chi
scorazza ad alta velocità su sentieri e mulattiere danneggiandole
spesso gravemente si diverte alle spalle di chi poi
deve provvedere al ripristino di queste infrastrutture.
La viabilità 'minuta' montana è ancora oggi vitale
per garantire la presenza dell'uomo. Chi si diverte
in questo modo lo fa anche alle spalle dei 'vecchi'
(anche i loro!) che hanno pazientemente costruito con
diligenza e profondendo grandi energie quelle mulattiere,
quei sentieri, senza mezzi meccanici, senza cemento
a presa rapida ecc.
Fig.
4-6 - Belle mulattiere selciate che
possono essere danneggiate dalla pratica del motocross
Chi
cammina lungo sentieri e mulattiere di montagna o pedala
su una MTB è spesso infastidito dal passaggio di moto
rombanti e sgasanti che sollevano nuvole di polvere.
Va anche detto che non sono mancati incidenti con ferimento
di escursionisti a causa del passaggio a grande velocità
dei motocrossisti (quest'anno il 22 febbraio una donna
si è rotta una caviglia sul M. Misma in seguito ad una
caduta provocata dall'urto con un motociclista).
Fig.
7 - Una delle tante proteste (Eco di Bergamo, 28.11.08)
L 'impatto'
della pratica del motocross sui sentieri, le mulattiere
e in generale la viabilità agrosilvopastorale ha
la sua importanza perché rappresenta un deterrente per
la frequentazione 'dolce' della montagna e un danno
all'economia turistica. Perché compromette l'attrattività
dei comprensori interessati a questo fenomeno e determina
anche un più generale danno di immagine legato
alla palese manifestazione di inosservanza 'di
massa' delle norme e ad una diffusa 'tolleranza'.
In termini ambientali, poi. oltre ai problemi
di erosione vi sono le conseguenze dell'inquinamento
acustico sulla fauna selvatica. A questo proposito
vale la pena notare come specie in fase di rarefazione
quali quelle appartenenti alla tipica avifauna alpina
possono veder compromesse in modo grave le aree
dove mantengono ancora una presenza riproduttiva stabile.
Tutto il disturbo alla fauna è comunque grave.
Servono
norme? No. E nemmeno le multe a raffica
Di
norme ve ne sono fin troppe e chi ne invoca di nuove
o 'leggi quadro' non sembra in buona fede. Oltre
alla legge forestale vi sono i regolamenti dei parchi,
le ordinanze dei sindaci e chi più ne ha ne metta. Ovviamente
non si tratta solo di un problema bergamasco; qui,
però, è più sentito per la presenza di un Moto
Club con 2.000 associati che evidentemente rappresentano
un ìpacchetto di voti' allettante. E non si tratta solo
di 'ragazzi' che si allenano ma di gente di varia età,
compresi quelli di mezza età come quel signore residente
a Songavazzo stroncato pochi giorni fa, il 24 novembre,
mentre praticava la sua passione (link
a Bergamo sera)
su quel percorso - tra Bossico e Monte Falecchio - cui
si riferisce la maggior parte delle foto di questo 'fotoracconto'.
Non vale la pena neppure invocare la repressione.
Anche se non sarebbe difficile 'mietere' sanzioni questa
strada non risolverebbe il problema. L'uso mirato dello
strumento sanzionatorio dovrebbe essere accompagnato
da azioni tese a diffondere una cultura di rispetto
della montagna, per tutti quelli che la vivono, per
gli animali che la popolano, per le generazioni passate
che l'hanno plasmata e umanizzata e per quelle future
che hanno diritto a viverla. Serve una cultura che consideri
l'esaltazione novecentesca della macchina, del rumore,
della potenza meccanica e dell'approccio aggressivo
all'ambiente qualcosa di primitivo, rozzo, superato
e che qualifica negativamente gli adepti dell'uso dei mezzi
meccanici inquinanti negli ambienti di montagna (il
discorso andrebbe esteso a quod e motoslitte).
Fig.
8-10 - Uno dei tanti cartelli di divieto e ...
i motoctrossisti in azione
La
battaglia del Cai deve essere affiancata e sostenuta
da tutti gli 'amici della montagna'
Il
Cai orobico si batte da anni per tentare di arginare
il fenomeno proponendo ad enti e agli stessi motocrossisti
di individuare dei percorsi autorizzati ma dopo parecchi
anni di discussioni non si è fatto ancora nulla. E i
danni continuano. Essi non riguardano solo quelli alle
infrastrutture al servizio delle attività economiche
(e di quelle ricreative sostenibili) ma anche a danno
ai pascoli e ai prati. Nelle immagini che seguono
si può constatare come per il puro gusto di 'scalare'
e ridiscendere i pendii per la linea di massima pendenza
o per prendere delle 'scorciatoie' o motocrossisti non
si fanno scrupolo di devastare prati e pascoli. Un fatto
grave è che questi 'appassionati' non si arrestano di
fronte a qualsiasi condizione del terreno: non importa
se è saturo d'acqua, coperto di neve ecc.
Fig.
11-19 -Immagini di effetti del passaggio delle
moto
Commenti
Quelli della
foto sostenevano con
prepotenza di essere su di un percorso (??????) autorizzato!
trattasi della dorsale val chisone-val
sangone... non c'è nemmeno un sentiero, venivano giù per i pascoli
Qui nelle
valli torinmesi abbiamo una guerra con i
motocrossisti e trialisti che dura da decenni e che vede impiegate le GEV...
senza grossi risultati, perchè dovresti ogni sabato, domenica e non solo
pattugliare TUTTI i sentieri, le piste nei boschi e così via.
Marzia
Verona
Tutto il mio consenso: oltre al ruscellamento, ci sono
danni a flora e fauna
e insopportabile inquinamento da rumore. Come WWF abbiamo veretnze aperte
contro questo modo becero di uso della moto nelle valli
alpine piemontesi Riccardo Fortina |