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Il marchio dei presidi. Iniziativa importante e positiva ma c'è un po' di delusione

Pubblicato in Caseus. Arte e cultura del formaggio, anno XIII (2008), n. 6, pp. 21-22 (Novembre-Dicembre)

 

Riassunto. Il Marchio dei Presidi segna un impegno più diretto di Slow Food e la fine di una fase in cui I Presidi vivevano in una dimensione quasi esclusivamente comunicativa. Ai produttori di formaggi si chiede di rispettare alcune regole: niente insilati, niente OGM e di utilizzare il latte crudo. Rimane il condizionamento degli sponsor. Si rischia di premiare con il Marchio dei Presidi alcuni prodotti a scapito di altri che, magari nello stesso territorio, rappresentano espressione autentica di comunità di cibo, ma che - spesso proprio per questo - non solo sono sostenute, ma sono osteggiate dai poteri forti locali. Così nelle montagne del Lagorai in Trentino si è promosso il Botìro di malga a Presidio chiamandolo del Primiero dal nome del Comprensorio (l'ente locale sponsor) e del caseifico sociale (anch'esso sponsor) dove la panna di un'unica malga del Lagorai viene lavorata a burro del Presidio, Ciò mentre nel Lagorai vi sono 9 malghe che producono in loco in modo del tutto artigianale il burro ma che, essendo riunite nella Libera (di nome e di fatto) Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai  sono marginalizzate dalle istituzioni locali .

 

di Michele Corti

 

C'era molta attesa per il marchio dei prodotti dei Presidi. Su questa rubrica qualche mese fa scrivevamo: "La concessione, in via eccezionale, del marchio Slow Food al Bitto del presidio potrebbe infatti consolidarsi e, nell'ambito di un eventuale accordo, rappresentare un contrassegno del Bitto prodotto secondo le regole del rispetto della tradizione. Ma l'uso della "chiocciola" quale marchio potrebbe fare da esempio ad altri prodotti di particolare pregio.  Sarà la chiocciola stessa a "istituzionalizzarsi" (almeno in parte) e a rappresentare il marchio leggero?". Mano a mano le attese erano cesciute e non solo le nostre...

Era diffusa  la convinzione che i Presidi dovessero fare un bel passo avanti, che il ruolo di Slow Food dovesse divenire più attivo, che i prodotti dei Presidi dovessero per primi incarnare lo spirito del "buono, pulito e giusto" e che Slow Food, in questa operazione, dovesse "metterci la faccia".

Dall'Arca del Gusto, nata in occasione del Primo Salone del Gusto  - nell'ormai lontano 1996 - è passato molto tempo. Fu una operazione

che diede la scossa al mondo dei "prodotti tradizionali", diviso tra il ripiegamento nostalgico e autoconsolatorio (alimentato da una certa retorica delle "cose che scompaiono"), lo spirito del campanile ... la speculazione imitativa di piccolo cabotaggio. Proiettati nell' universo della comunicazione multimediale i prodotti dei contadini, dei pastori, dei pescatori acquisirono lo statuto delle "cose che contano"; da gingilli di intellettuali un po' morbosi, (e molto snob), ad oggetti del discorso sociale di fasce non trascurabili di "pubblico". Credo che quel Salone del Gusto fu per molti un'esperienza che ha lasciato il segno. Anche nel nostro caso.

 

Slow Food e Presidi: un impegno piu tricisivo era inevitabile

 

Nei dodici anni successivi vi è stato un effetto replicativo e moltipliplicativo; i Presidi hanno rappresentato un modello per la rappresentazione del "prodotto tradizionale", imponendo persino un nuovo stile nella comunicazione  del "cibo territoriale". La foresta è cresciuta e I Presidi - così come altre iniziative lodevoli - sono divenuti meno riconoscibili tra tanti alberi  della foresta. Più che i Presidi, in quanto tali, a perdersi nella foresta sono stati i prodotti dei presidi. È vero che alcuni utilizzatori dichiarano di  di impiegare i prodotti dei Presidi (un caso tra tutti, iI gelati Grom), che i "Locali del Buon Formaggio", pre. premiati e segnalati da Slow Food, dovrebbero utilizzare i formaggi dei Presidi (dico dovrebbero perché in alcuni di essi mi è capitato di trovare il Bitto del Consorzio, invece che quello del Presidio), ma ... il tutto è stato finora lasciato alla buona volontà degli attori. Quanto al consumatore finale le possibilità di identificare un prodotto dei Presidi sono state sinora molto limitate (a meno che non si recasse presso i produttori del Presidio stesso).

Di tutto ciò Slow Food dichiara di essere stata consapevole. L'istituzione del Marchio dei Presidi risponde all'esigenza di mettere in condizione il consumatore di distinguere i prodotti dei Presidi e di stabilire un nesso un po' meno vago tra i Presidi stessi e la "filosofia" Slow Food. Viene richiesto di costituire un'Associazione e che questa sia affiliata a Slow Food, di praticare "quantomeno" forme di "lotta integrata" (se non l'agricoltura biologica). Nel caso dei formaggi diventa necessario seguire alcune regole: niente alimenti GM, niente insilati, utilizzo di latte crudo, preferenza per il pascolo. Un bel passo avanti, non si può non riconoscerlo. Chi, però, si aspettava di vedere la chiocciola sui formaggi di eccellenza tutelati dai Presidi è rimasto deluso. Il Marchio può essere riprodotto solo in versione a colori (quindi sulla carta di una pelure). Niente marchi a fuoco, niente serigrafie. Peccato che non si sia voluto prestare attenzione ai problemi specifici dei formaggi. Noi stessi abbiamo sostenuto in più occasioni - anche in questa rubrica - che il formaggio non potrà mai fare il necessario salto di qualità nella direzione della trasparenza e della riconoscibilità del produttore e del metodo di produzione se non accompagnato da un sistema di etichettatura. Ma è un processo lento. Per ora marchi a fuoco, serigrafie, bassorilievi impressi sullo scalzo, sono indispensabili. La grafica del nuovo logo non si presta a questi usi.

Ma poi dov'è la "chiocciola"? il segno che richiama immediatamente Slow Food e che equivarrebbe, nel linguaggio della comunicazione grafica, a proclamare a gran voce "Qui Slow Food ci mette la faccia!". Nel segno grafico un po' "puntinista" puoi scorgere una cornucopia, una "g", ma non la chiocciola. La dichiarazione comunque c'è, per carità, (sotto c'è scritto Prodotto del Presidio Slow Food) ma non è proclamata, è sommessa, molto soft come i colori pastello che "richiamano quelli della terra, i mercatini..." e via discorrendo, con toni poetici ma poco convincenti. L'impressione è che il segno di Slow Food sia impresso in modo molto, troppo lieve. Forse perché i tempi perché Slow Food possa riconoscersi pienamente nei Presidi non sono ancora maturi? Forse perché non c'è stata l'auspicata "selezione" che avrebbe dovuto "lasciar cadere" alcuni Presidi un po' in contraddizione con la filosofia Slow Food?

Assenze, new entry e conferme che fanno riflettere

All'Oval di Torino i Presidi c'erano quasi tutti ma ne mancavano alcuni molto rappresentativi. II pensiero non può non andare al Parmigiano Reggiano delle vacche rosse. Perché non c'era? Non è un emblema della biodiversità? I Presidi non dovrebbero anche essere un esempio di legame tra razza e prodotto? Ma andiamo avanti. Tra le "new entry" ne abbiamo vista una lodevolissima: il Botìro di Malga del Primiero. Il Presidio è sostenuto dal Comprensorio di Primiero, dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, dalla Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi, dall'Azienda per il Turismo San Martino di Castrozza, Primiero e Vanoi. Enti cui non mancano certo le risorse ...

La panna proviene da Malga Fossernica, situata a 1804 metri di altitudine ai piedi delle cime del Lagorai, i cui pascoli sono particolarmente ricchi di erbe aromatiche. Attualmente la panna viene trasportata al Caseificio Comprensoriale di Fiera di Primiero a 30 km di distanza e - senza pastorizzazione -viene burrificata. Bellissimo perché la ripresa della produzione di burro che, nelle malghe del Primiero era cessata negli anni '80, può diventare un concreto incentivo a produrre sul posto anche in malghe isolate e difficili da raggiungere. Però non abbiamo potuto fare a meno di considerare che per il Botìro del Lagorai (prodotto proprio al di là delle montagne) non c'è nessun Presidio. Eppure lì ci sono 8 malghe che non hanno mai smesso di produrre un burro pregiato che, come quello del Primiero, andava a Venezia. Peccato che l'Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai, che raduna in tutto 12 malghe dove si Produce Formaggio di malga del Lagorai e - per l'appunto - botìro, non solo non goda dell'appoggio di alcuno sponsor istituzionale o paraistituzionale, ma, anzi, sia uno degli esempi più emblematici di "resistenza casearia"; il che, tradotto in un linguaggio più "convenzionale", significa che agli occhi del monolitico establishment zoocaseario trentino, "quelli delle malghe del Lagorai" sono considerati dei gran "rompiballe".

Tra i pilastri dell'establisment di cui sopra vi è il Concast-Trentingrana, struttura cooperativa di secondo grado, che è responsabile di due Presidi (quelli del "formaggio di malga" prodotto in caseificio, di cui abbiamo già avuto modo di parlare in questa rubrica). Questi Presidi hanno il nuovo marchio dei Presidi, sono stati confermati. Morale. Accanto a Presidi che tutelano piccoli produttori, impegnati in sacrosante battaglie di difesa di produzioni che rischiavano di essere annullate dalla burocrazia e dai Consorzi "di tutela" (basti pensare al Bitto Valli del Bitto e al Macagn, tanto per restare in tema di alpeggi) ve ne sono altri di segno un po' diverso che - inutile nasconderlo - servono a finanziare tante lodevoli iniziative in Italia e nel mondo. Peccato solo per i piccoli produttori "tagliati fuori" come quelli del Lagorai. In ogni caso finché i Presidi erano un po' virtuali, vivendo nella dimensione comunicativa e poco più, queste contraddizioni potevano anche non dare troppo nell'occhio. Oggi, però, le cose cambiano.