Quando
la crisi dei maxi caseifici cooperativi apre nuove prospettive
Luglio-Agosto
2009
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Le
contraddizioni del modello di un sistema zoocaseario
basato - in un area alpina - sulla concentrazione produttiva
e le economie di scala hanno determinato una grave crisi
delle principali strutture produttive cooperative. Oggi
per rimettere in piedi il caseificio di Fiavè si sta
procedendo a 'razionalizzazioni' e 'tagli' che vanno
a penalizzare quegli allevatori che avevano creduto
nel biologico. Fortunatamente i consumatori organizzati
nei GAS, desiderosi, di poter disporre di formaggi bio
pensano di intervenire a sostegno dei produttori di
latte. Dalla crisi dei modelli gestiti dall'alto di
ispirazione tecnocratica e produttivista forse potrebbe
sortire un'esperienza di tutt'altro segno. leggi tutto
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Vino e formaggi: si continua ad
andare in direzioni opposte
Maggio-Giugno
2009
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Mentre nel campo dei vini DOCG si
prosegue nella strategia di differenziazione attraverso
la valorizzione dei cru sulla base di sottodenominazioni
geografiche o di altri criteri, nei formaggi il peso
della componente industriale delle Dop punta a valorizzare
il minimo comun denominatore del marchio (con conseguenze
pèrevedibili sulla qualità). Le sottodenominazioni,
nel mondo delle Dop casearie, sono legate a
circostanze particolari. I privilegiati sono il Trentin
Grana (Grana Padano, ma 'deiverso') e la Mozzarella
campana. Per altre produzioni le richieste di sottodenominazioni
sono precluse. Due pesi e due misure verrebbe da dire.
Chi ci rimette sono i formaggi di montagna (non
quelli fatti genericamente in montagna), i formaggi
di pascolo. Una politica miope che non favorisce la
valorizzazione delle eccellenze casearie e che, al di
là dell'economia lattiera penalizza l'indotto turistico
e la tutela di risorse ambientali e culturali. leggi tutto
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Marzo-Aprile
2009
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In Trentino
si spinge alla globalizzazione della produzione della
Mela Melinda, allargando l'area della monocoltura, creando
un super complesso per l'esportazione con le coop del
Sudtirolo e 'colonizzando' il Veneto. Nel campo
lattiero-caseario, invece, ci si appella ad una sorta
di autarchia ('comprate trentino' è stato l'appello
del Presidente della Provincia autonoma). Tanta strumentalità
si spiega con la grave crisi del comparto dove il più
grande caseificio della provincia (Fiavè) è stato salvato
con decine di milioni di soldi di Mamma Provincia (che
può permetterselo grazie ai generosi trasferimenti dallo
stato centrale). Ma il bello è questi prodotti lattiero-caseari
locali non sono - nella maggior parte dei casi - per
niente locali. Il principale prodotto trentino è il
Grana Padano seguito da Asiago, Fontal alla Provola,
Mozzarella ecc. Aziende zootecniche e caseifici hanno
cercato di inseguire il 'modello padano' e da qui è
nata una crisi che si risolve con un coraggioso ripensamento
e non con ulteriori stampelle pubbliche e un appello
al buy local che risulta particolarmente stonato. leggi tutto
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- Aiuti di stato
alle 'grandi Dop'
Gennaio-Febbraio
2009
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Il
sostegno del governo ai consorzi del Grana Padano e
del Parmigiano Reggiano lascia perplessi perché riflette
più il peso politico dei consorzi stessi che la gravità
della crisi di mercato. Quest'ultima ha colpito maggiormente
gli 'altri formaggi duri'. Per di più la grande quantità
di formaggio ritirata dal mercato e offerta gratuitamente
agli 'indigenti' non potrà non avere ripercussioni negative
sulla domanda del comparto. E' poi con un pizzico di
arroganza che i Consorzi dichiarano di non avere
alcuna intenzione di ridurre l'offerta. 'Noi produciamo
quanto ci pare, poi Pantalone sostenga il prezzo' pare
vogliano dire. Quanto alle accuse alla Gdo che deprimerebbe
i prezzi con le offerte promozionali si deve constatare
che i vilissimi prezzi di vendita non sono solo
legati alle promozioni ma che c'è un segmento da 'primo
prezzo' che viene venduto costantemente a prezzi stracciati e
per il quale si pone un problema di compatibilità della
modesta qualità che lo caratterizza con le pretese di
'garanzia' e 'eccellenza' della Dop. leggi tutto
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Novembre-Dicembre
2008
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Il
Marchio dei Presidi segna un impegno più diretto di
Slow Food e la fine di una fase in cui i Presidi
vivevano in una dimensione quasi esclusivamente comunicativa.
Ai produttori di formaggi si chiede di rispettare alcune
regole: niente insilati, niente OGM e di utilizzare
il latte crudo. Ciò rappresenta un grande passo avanti.
Rimane il limite (e l'equivoco) del condizionamento
degli sponsor. Sponsor spesso tutt'altro che disinteressati
e desiderosi di promuovere i loro prodotti all'insegna
del "buono, pulito e giusto". Ma così si rischia
di premiare con il Marchio alcuni prodotti a
scapito di altri che, nello stesso territorio, rappresentano
l'espressione di comunità di cibo osteggiate dai
poteri forti locali. Così nelle montagne del Lagorai
in Trentino si è promosso il Botìro di malga
a Presidio chiamandolo discutibilmente del Primiero
dal nome del Comprensorio (l'ente locale sponsor) e
del caseifico sociale (anch'esso sponsor). In quest'ultimo
la panna di un'unica malga del Lagorai, trasportata
nel lontano fondovalle principale, viene lavorata
a burro del Presidio. Ciò mentre nel Lagorai vi
sono 9 malghe che producono in loco in modo del tutto
artigianale il burro ma che, essendo riunite nella Libera
(di nome e di fatto) Associazione Malghesi e Pastori
del Lagorai sono marginalizzate dalle
istituzioni locali . leggi tutto
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Settembre-Ottobre
2008
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Le produzioni casearie di montagna si trovano spesso
davanti ad un difficile dilemma. Se non hai la protezione
della Dop chiunque può imitarle. Ma appena si inzia
a parlare di Dop iniziano a produrre il prodotti tipico
anche i caseifici industriali delle zone a valle
e persino della pianura. Poi, accampando la "ragione
dei numeri" (detta altrimenti la "legge del
più forte") grazie all'appoggio delle "istituzioni"
(CCIAA, Provincie, Enti di promozione vari) la zona
"tradizionale" di produzione viene allargata
a tavolino e si scrive un disciplinare che "normalizza"
e "standardizza" le tecnica di modo che "ci
sta dentro" anche l'industria. Parliamo di Branzi
e di Strachitunt, prodotti della Val Brembana. Il secondo
è un caso esemplare: la Dop Strachitund Valtaleggio
è stata pensata per rimediare all'esproprio della denominazione
"Taleggio". Ma una volta che lo Strachitut
è stato "lanciato" (Vissani) qualcuno a cominciato
a farlo in pianura ... e a volere la Dop.
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Luglio-Agosto
2008
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In
Svizzera la politica di sovvenzione al prezzo del latte
e alle esportazioni in dumping è finita. Qualcuno
poteva pensare che la "competitività" portasse
ad una maggiore standardizzazione e industrializzazione
dell'industria casearia elvetica, invece sta accadendo
il contrario. La competitività non si gioca in modo
suicida sul prezzo e sulla quantità ma sulla differenziazione,
con il bio che aumanta in modo consistente e persino
con la rinascita di un comparto di produzioni artigianali
sin qui compresso dalla monocoltura dell'Emmenthal.
Insegnamenti interessanti ,specie se si considera che
il sostegno al reddito zootecnico è sempre più finalizzato
al mantenimento del territorio e a buone pratiche. Il
caso di Poschiavo, la valle che sta diventando bio e
ha saputo dire di no all'insilato di mais. leggi
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Maggio-Giugno
2008
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Tracciabililità
e rintracciabilità cosa garantiscono nel campo della
produzione lattiero-casearia? Le maggiori produzioni
"tipiche" italiane in campo caseario sbandierano
sistemi di tracciabilità (con il codice che trovate
sulla confezione entrate in internet e .....) ma questo
significa sapere da quale stalla proviene quel latte
e quanto latte fanno quelle mucche e cosa mangiano?
No. La trasparenza è altra cosa. Solo in una catena
di fiducia dove, mediatori distributori/rivenditori/ristoratori
consapevoli, si può stabilire tra un produttore che
ci mette la faccia e il consumatore finale, si può sperare
di mantenere il "buon formaggio" identificabile
sin nel piatto. Diffondendo una cultura che consenta
di dare visibilità a produttori di eccellenza per quanto
piccoli, moltiplicando guide di produttori artigianali,
degistazioni, cheese bar, introducendo sistemi
di etichettatura le cose possono cambiare e il mondo
del buon forrmaggio potrà emanciparsi dall'abbraccio
soffocante e dal vampirismo dell'industria casearia.
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Marzo-Aprile
2008
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Bene
le certificazioni bio, equo e solidale (oltre alle ambigue
Dop) ma pechè non si deve assicurare al consumatore
che un formaggio è ottenuto con latte munto da
bestie che - come dovrebbero per la loro natura - si
alimentano brucando erba invece che ingozzarsi
con puzzolenti insilati, cereali strappati dalla
bocca dei poveri, sottoprodotti e scarti dell'industria
alimentare, soia OGM, coltivata disboscando i polmoni
verdi del pianeta ecc. ecc.? E' così rivoluzionario
sancire che un sistema pastorale è agli antipodi della
zootecnia industriale? I consumatori non devono sapere
che alimentandosi con erba fresca gli erbivori domestici
producono latte (e, indirettamente)i formaggi
ricchi di composti nutraceutici che proteggono dalle
malattie cardiache e tumorali? E che invece.. leggi
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Gennaio-Febbraio
2008
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A
differenza del vino "vestito" di una bella
bottiglia con tanto di etichetta, controetichetta e
sigilli vari, il formaggio arriva troppo spesso "nudo
alla meta". Dal momento che il formaggio è vittima
di processi di concentrazione industriale e standardizzazione
molto pesanti è una situazione che fa comodo a molti
che spacciano per artigianale ciò che non lo è, per
formaggio di pascolo quello che non lo è. Avanziamo
qualche proposta per risalire la china. leggi
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- Fanno
meno di 10 litri di latte al giorno!
Novembre-Dicembre
2007
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Scherza coi fanti ma lascia stare I
santi. Anche il Carlin
nazionale se va un po' oltre il suo ruolo si becca delle
bacchettate dal mondo della zootecnia industriale. Loro
devono pensare a 2 milioni di macchine da latte, mica
alle fantasie nostalgiche delle mucche felici al pascolo
che ... orrore, fanno "meno di 10 litri di latte".
Loro produco per tutti non per quegli snob privilegiati
che vogliono prodotti buoni e puliti. Il popolo si deve
accontentare. La qualità al consumatore gliela danno
certo: 60 litri di latte alimentare pro capite + 160
altri litri di latte con latticini e derivati. Poi lo
ingozzano di uova e bistecche. Siete proprio dei benefattori.
Noi che chiediamo la qualità siamo degli egoisti inguaribili,
antipopolari, aristocratici. Per fortuna c'è l'agroindustria
che pensa alla salute, al benessere e alla felicità
(no, quella era Prodi) delle masse popolari leggi
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Settembre-Ottobre
2007
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La
politica delle "produzioni tradizionali" è
lasciata all'improvvisazione. Si parla di "petrolio
italiano" ma ci si comporta in modo non conseguente.
Prodotti come la maschèrpa d'alpeggio della Valtellina
e di altre vallate lombarde, fortemente radicati nella
tradizione, portatrici di diversità sensoriale e suscettibili
di arricchire la gastronomia di montagna entrando in
tante possibili preparazioni, semplicemente non
sono presi in considerazione e non li troverete nei
chilometrici e spesso improbabli elenchi delle "PAT".
In compenso di altri prodotti si parla troppo, tanto
che, dai e ridai ,si finisce per incentivarne la "clonazione"
e per distorcerne il carattere di prodotti di nicchia
espressione di particolari legami con territori circoscritti.
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Luglio-Agosto
2007
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Poveri
formaggi d'alpeggio. Molti consorzi di tutela (di sè
stessi) non vogliono neppure sentirne parlare di identificare
la produzione d'alpeggio, distinguendola da quella invernale.
Altri utilizzano etichette di vari colori (chi indica
la produzione d'alpeggio in verde, chi in rosso). Altri
considerano "d'alpeggio" il latte lavorato
sopra una certa quota altimetrica (tutto l'anno). In
questa giungla l'appeal del formaggio d'alpeggio
è sfruttato in modo maldestro e spregiudicato per una
politica di corto respiro. leggi
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Marzo-Aprile
2007
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Le
regioni, Lombardia in testa, invece che aiutare la montagna,
le produzioni di qualità, il biologico, sovvenzionano
pesanti investimenti per "industrializzare"
ed "esternalizzare" anche la gestione dei
reflui zootecnici, finanziando costosi impianti di biogas
e "abbattimento" del contenuto di azoto dei
liquami. Nell'illusione di "svincolare" gli
elevati carichi di bestiame della zootecnia intensiva
padana, concentrata in poche provincie sovraccariche,
dai limiti della incombente Direttiva nitrati. leggi
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- Artigiani
del latte nella morsa
Gennaio-Febbraio
2007
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Stretti
tra la morsa dell'adeguamento alle norme igienico-sanitarie,
le pressioni "normalizzatrici" delle varie
agenzie (Consorzi di tutela in primis), il basso potere
di mercato di fronte ai grossisti-stagionatori-affinatori
gli artigiani del latte quando non soccombono sono a
volte spinti ad adottare soluzioni che snaturano nel
profondo le tradizioni produttive e che, a volte, allontanano
talmente il formaggio "artigianale" dai connotati
della genuinità da far accettare il prodotto industriale
quale inevitabile surogato di una artigianalità divenuta
impossibile da realizzare. leggi
tutto
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Novembre-Dicembre
2006
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Produrre
formaggio in grossi caseifici di fondovalle con
latte proveniente da più alpeggi ,trasportato a valle
con percorsi anche di decine di km è "fare
formaggio di malga"? Forse sì se si pensa che con
le pratiche culturali, con la sensibilità dell'artigiano
del latte e con un determinato microambiente (il
caseificio, la casera di maturazione), con attrezzi
il cui design è stato dettato da secoli di esperienza il
formaggio non c'entri nulla (e che venga meglio con
I fermenti selezionati, le polivalenti, le celle). Prendiamo
in esame alcuni casi del Trentino dove persino Slow
Food .... leggi tutto
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