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Orso e lupo
Cani
da difesa greggi: sfruttando l'emergenza lupi si smerciano soggetti non
idonei
La lobby
del lupo, che punta a eliminare la pastorizia dalle Alpi attraverso la
diffusione dei grandi carnivori, caldeggia da anni l'adozione a tappeto
dei cani da difesa. Lo fa perché sa bene che i pastori non solo non
riusciranno a eliminare i danni da predazione ma si troveranno a
fronteggiare altri problemi (la problematica "convivenza" tra cani
sufficientemente aggressivi per contrastare i lupi e i turisti), tanto
da gettare la spugna. Nel frattempo chi non adotta i cani,
o chi li adotta ma non riesce a evitare le predazioni, viene biasimato
come testardo, retrogrado o incapace (chi è causa del suo mal
pianga sé stesso). Se si aggiunge che molti cani venduti come
"addestrati e selezionati" sono stati "addestrati" in forza della
presenza in allevamento (canino) di quattro pecorelle da compagnia, si
comprende bene come la "soluzione" cani sia in realtà una trappola
perfetta. Utile, non in ultimo, a dividere i pastori tra loro e a
esibire come "buoni selvaggi" (da contrapporre ai "cattivi"), i pastori
che accettano di fare da testimonial della felice convivenza con il
lupo in cambio della fornitura a gratis di crocchette per cani della
Almo Nature.
di Michele Corti
(02.03.19) Qualche giorno fa a Cavedine, valle
dei Laghi, Trentino, nell'allevamento di lama e alpaca "Maso Eden" è
avvenuta una predazione a danno di uno dei lama che si trovava in uno
dei recinti. Sull'efficacia dei recinti inutile aggiungere qianto
ripetuto infinite volte dagli allevatori: se non sono alti due metri e
non prevedono accorgimenti particolari non fermano il lupo. Però quello
che colpisce dell'episodio del "Maso Eden" è che nell'azienda vi
fossero 6 (dicasi sei) cani da difesa "addestrati" di cui due
all'interno del recinto con i lama.
I pastori e gli allevatori alle prese con il lupo
sono stati costretti a dotarsi di cani da difesa. Le istituzioni hanno
utilizzato tanto il bastone ("se non vi attrezzate con recinti e cani
non avrete alcun contributo e non potrete neppure presentare domanda
per l'indennizzo dei danni da predazione") quanto la carota di cani
forniti in comodato da parte di enti pubblici. Per i pastori che
si prestano ad essere testimonial della convivenza, ovvero che si
vendono per i famosi trenta denari per fregare la loro categoria,
prestandosi a dare credibilità al mantra lupista che difendersi dal
lupo è possibile e che solo i pastori ignoranti, trogloditi, pigri e di
cattiva volontà non sono capaci di farlo, ci sono anche le crocchette
gratis di Almo Nature, una
ditta che si vuole promozionare sponsorizzando una soluzione buonista
win-win che tutela il lupo e tutela i pastori. Tutti contenti e
soddisfatti, tranne i "cattivi pastori" che insistono nel sostenere che
cani e recinti non risolvono il problema, ma possono solo alleviarlo,
aggravando però i costi di allevamento, allungando i tempi di lavoro ed
esponendo il pastore ai rischi di procedimenti penali qualora i cani
aggrediscano escursionisti e biker.
Quello che i lupisti, i venditori di
cani, Almo Nature e lo stuolo dei saccenti
improvvisati esperti in difesa delle greggi non dicono è che un cane
serve se c'è da contrastare un lupo in dispersione. Ma il lupo,
normalmente vive e caccia in branco. "Basta un cane bene addestrato per
salvare un gregge dai lupi" proclamano (vedi sotto) i
"selezionatori" di cani da difesa. Chi sa come avvengono gli attacchi
dei branchi può solo ridere di queste sparate pubblicitarie. Quando un
cane da solo si confronta con un branco o scappa o ci rimette la pelle.
Non solo, ma solo gli incompetenti (o i lupisti in cattiva
fede) possono ignorare che le caratteristiche della vegetazione e la
morfologia dei versanti alpini sono totalmente diverse da quelle degli
altipiani abruzzesi. Sulle alpi tratti cespugliati si alternano al
pascolo erbaceo e a fasce boschive mentre dossi, avallamenti, massi
riducono la possibilità da parte dei cani di tenere sotto controllo il
gregge. Non parliamo della nebbia che sulle Alpi è facilmente presente
anche in piena estate. Sulle Alpi servono più cani ma al tempo stesso è
più difficile gestirli.
Nella corsa a
cercare di fare qualcosa, in attesa che a livello europeo e nazionale
la super protezione del lupo sia adeguata allo status più che
favorevole delle popolazioni lupine (ovvero declassata a semplice
"protezione"), le regioni e le provincie autonome devono confrontarsi
con le proteste degli allevatori e, al di là di iniziative legislative
che invocano una gestione del predatore inattuabile in tempi brevi,
stanziano risorse per reti e cani. Il problema è maggiormente sentito
in Veneto e in Trentino-Alto Adige dove la presenza del lupo è
recentissima (se si esclude il branco formatosi in Lessinia nel
2012) e impatta su un territorio con scarsi o nulli fenomeni di
abbandono e, anzi, con un sistema di zootecnia di montagna importante
per la sua valenza sociale ed economica, con una presenza capillare di
aziende (specie a Bolzano). L'introduzione sistematica dei cani da
guardiania , caldeggiata dai lupisti per il solo scopo di poter
rinfacciare agli allevatori sprovvisti di non essersi "tutelati" e a
quelli provvisti di "non saperli usare", presenta aspetti problematici
proprio nella montagna alpina orientale dove vi è una forte industria
turistica.
Ogni paragone con l'Abruzzo ma anche solo con le Alpi occidentrali o
con le stesse Alpi orientali di cent'anni fa è del tutto fuori luogo.
Oggi i sentieri e le piste forestali della montagna dolomitica e di
altre zone vocate al turismo sono intensamente percorsi da
escursionisti e biker. Dotare tutti i pascoli caricati con bestiame di
mute di cani da guardiania è incompatibile con l'attività turistica.
Va poi detto che i cani "ben addestrati e selezionati" (due condizioni
che non sono certo sinonimo l'una dell'altra e che andrebbero
considerate con attenzione) non si fabbricano con la stampante 3D. Ma
se i cani che vengono adibiti al servizio nelle malghe non sono idonei,
si otterrà una scarsa efficacia nel contrasto alla predazione (come nel
caso clamoroso di Cavedine) mentre non si eviteranno le "grane" a meno
che - come a volte è dato di riscontrare - non si tratti di cani del
tutto privi di attitudini che vanno incontro scodinzolando ai turisti
per farsi accarezzare.
Giusto un mese fa su un blog
specializzato in cani da lavoro in contesto pastorale quelli che da
tempo sono i dubbi e i sospetti nostri e di non pochi pastori, sono
stati sollevati dai cinofili interessati al mantenimento delle doti da
lavoro del cane maremmano-abruzzese.
Nell'articolo si rilevavano non poche incongruenze nell'attività
del Settore lavoro del Circolo del
Pastore Maremmano-Abruzzese, pool di allevatori che, almeno
sulla carta, dovrebbe offrire il massimo delle garanzie : 1) tra i cani
venduti ai pastori alcuni sarebbero stati venduti da cinofili senza
neppure una pecora; 2) che il requisito delle 5 pecore è del tutto
insufficiente rispetto all'esigenza dell'imprinting corretto di un cane
da difesa greggi (« resta il forte
scetticismo sul fatto che, per giunta, questi cuccioli sono spesso
di provenienza prettamente “cinofila”e non pastorale, sebbene
allevati con 5 pecorelle “da compagnia”, perchè l’attitudine al lavoro,
se non viene selezionata e verificata sul campo (nel nostro caso nei
pascoli, e non nei box degli allevatori), alla fine si perde»); 3) che è alquanto sconveniente che la metà
dei cani venduti ai pastori provenga da 2 soli allevamenti; 4)
che è sorprendente che il suddetto circolo di allevatori non abbia
disponibili i pedigree degli animali venduti e che non operi
raccogliendo dati sulla riuscita degli animali venduti, confrontandola
con le ascendenze. Sono rilievi seri.
A destare ancora più
perplessità è il fatto che l'azienda "Maso Eden" di cui sopra, con i
cani che non hanno contrastato la predazione del lama, faccia parte del
Circolo e abbia a sua volta venduto dei cuccioli. Sorvoliamo
sull'appartenenza, a questa elite di allevatori del maremmano-abruzzese, di
quei pastori trentini che fanno i testimonial per Almo nature (e per Wolf Alps) per un
piatto di lenticchie. Forse, invece, è meglio non sorvolare perché è
bene che gli Enti pubblici, pronti a stanziare importanti risorse per
"difendere i pastori", e i pastori stessi, sappiamo che dietro il mercato
dei cani c'è un giro che porta dritto ai progetti delle centrali
lupiste del Parco delle Alpi Marittime e di Wolf Alps (che presto
replicherà, con la gioia dei pastori e degli allevatori di tutte le Alpi,
con Wolf Alps II).
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