Succede nella bassa bolognese, in una campagna piatta come una tavola da biliardo strappata alle acque dalle bonifiche, dove i centri abitati - piuttosto grossi - sono piuttosto distanti l'uno dall'altro. Grandi distese di coltivazioni dove ha posato l'occhio e poi l'artiglio la speculazione delle necroenergie. Sì, chiamiamole così, energie di morte, come ci insegna il poeta-contadino franco-algerino Pierre Rabhi, cantore della terra e dell'uomo sostenitore di una insurrezione delle coscienze e di un cambiamento sociale che deve partire dal diritto di ciascuna comunità a produrre il proprio cibo, a disporre di cibo prodotto in loco che non deve arrivare anonimo da migliaia di chilometri di distanza.
In viola i SIC (siti ambientali di interesse comunitario) e le ZPS (zone di protezione speciale)
Sottraendo fette crescenti di terra all'uso alimentare, come sta succedendo nelle aree agricole più produttive della Padania: Cremona, Brescia, Bologna, Ferrara, non facciamo che aumentare le importazioni di alimenti zootecnici e per l'alimentazione umana. Alimenti che non piovono dal cielo! Che sono prodotti a prezzo della deforestazione (diretta o indiretta) e dell'aumento delle rese delle vecchie terre agricole: aumentando l'uso di concimi chimici, pesticidi e trasporti. Aumentando la competizione per le derrate alimentari, una competizione in cui sono sempre più i più poveri a soccombere con l'aumento della denutrizione ma - e qui ci conviene riflettere bene - una competizioni in cui le economie della vecchia Europa saranno presto sopravanzate da quelle dei paesi emergenti con miliardi di bocche tendenzialmente con un potere di acquisto pari al nostro. La Cina vuole diventare anche una superpotenza alimentare (alla fine il cibo conta più delle armi) e si accaparra aree agricole in Africa e in Asia. Gli sviluppi in questo senso sono rapidi e basterebbero qualche annata di cattivi raccolti per anticipare foschi scenari.