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Inforegioni/Pastori a Rovato: oltre la protesta

 

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Le regioni tendono a riconoscere un ruolo importante ai pastori transumanti per la gestione del territorio (montano ma non solo)

 

 

di Michele Corti

 

Dai 'pascoli d'oro', al lupo (e all''orso), alle amministrazioni comunali che affittano le baite sui pascoli ai turisti o le trasformano in rifugi lasciando i pastori 'sotto le stelle', ai divieti di pascolo imposti da Parchi e comuni, non sono pochi i motivi di protesta dei pastori transumanti. Ma su questi e altri temi si è avviato un importante dialogo con le Regioni.

 

Il convegno tenutosi a Rovato il 31 ottobre sul tema Il mondo della pastorizia: le prospettive in previsione della riforma agraria del 2013 ha segnato un punto di svolta per il mondo della pastorizia transumante/vagante alpina. Sia in termini di maggior ccordinamento tra i pastori delle diversi regioni che di avvio di un confronto organico con le istituzioni (Regione Lombardia in testa). Non che siano mancati i motivi di preoccupazione e protesta.  Li hanno esposti i relatori ma anche i diversi pastori intervenuti nel dibattito. A differenza di altre occasioni, però, i problemi sono stati messi a fuoco in modo organico, con un tentativo di assegnare loro una gerarchia e, almeno in alcuni casi, di individuare proposte e soluzioni.

 

Verso una Federazione della pastorizia transumante alpina

 

Intanto va precisato che, dopo la costituzione dell'Associazione Pastori Lombardi, presieduta da Tino Ziliani, è ora operativa anche l'Associazione triveneta dei pastori transumanti, costituitasi ufficialmente nel dicembre del 2009 e rappresentata da Emilio Pastore. In Piemonte non è stata ancora formalizzata un'analoga associazione ma un importante ruolo di collegamento tra i pastori (e anche di canale con le istituzioni) viene svolto da Marzia Verona anche grazie al suo blog (pascolovagante.splinder.com). Emilio e Marzia erano entrambi presenti a Rovato. Prima dei loro e di altri interventi è toccato a me introdurre i temi sul tappeto anticipando gli argomenti che avrebbero svolto i vari relatori e tentando di ordinarli in un filo logico. Nell'elenco dei problemi ho incluso:

 

  • regole sugli affitti dei pascoli e criteri della fruizione dei contributi per il loro utilizzo;
  • disponibilità e condizioni dei ricoveri per i pastori;
  • formazione degli operatori e di personale ausiliario;
  • divieti di pascolo legati a aree protette, aree boschive, comuni ecc.;
  • impatto dei grandi predatori sulla gestione pastorale.

 

Formare pastori e aiuto-pastori

 

Nel mio intervento ho solo accennato agli altri problemi (indicando quali relatori li avrebbero affrontati) e mi sono concentrato sul tema della formazione anche perché sullo stesso mi era stata consegnata una nota da parte di Biagio Piccardi dirigente della struttura partenariato alpeggi dell'Ersaf (Ente regionale per i servizi agricoli e forestali). Piccardi pur non potendo essere fisicamente presente al convegno ha voluto per mio tramite informare di un'iniziativa in gestazione proprio sul tema della formazione di operatori pastorali. Ersaf inoltre gestisce 30 'montagne' di proprietà del demanio regionale e Piccardi ha inteso anticipare in sede di convegno anche alcuni nuovi indirizzi in materia di affitto delle proprietà regionali.

La proposta in materia di formazione prende avvio dall'esperienza del progetto 'Giralpeggi', da alcune iniziative di 'didattica in malga' sviluppare da Ersaf nelle ultime stagioni d'alpeggio e dal programma di Amamont 'Ragazzi in alpeggio' (attuato attraverso il blog lavoroinalpeggio). Il progetto di Ersaf prevede, in via sperimentale, una scuola pratica estiva di formazione in alpeggio. Tale corso - che sarà incentrato oltre che sui rudimenti del lavoro del pastore anche sul tema della multifunzionalità è rivolto a giovani figli di alpeggiatori ma anche a ragazzi 'di città', a partire da coloro che hanno partecipato al programma 'Ragazzi in alpeggio'. L'obiettivo è quello di selezionare e immettere, anche mediante contratti di formazione e avviamento al lavoro, 'energie fresche' nel sistema alpeggio che ha bisogno non solo di manodopera ma anche di idee nuove, di scambio di esperienze. La finalità è quella di formare pastori e aiuti-pastori sia per i sistemi di alpeggio con animali da latte sia per quelli transumanti.

Piccardi ha anche annunciato che il criterio di privilegiare nell'affitto dei pascoli allevatori locali di aziende di fondovalle non sarà più seguito visti i risultati deludenti. Verrà valutata la qualità gestionale e l'effettiva valorizzazione del territorio. Una buona notizia per i pastori transumanti che spesso si vedono rifiutare alpeggi dove caricano 5 vacche e che loro, con 1000 e più pecore, potrebbero 'mangiare' molto meglio.

 

La Regione Lombardia assegna un ruolo importante alla pastorizia

 

Al tema della gestione dei pascoli si è ricollegato Alberto Lugoboni dirigente della Struttura Struttura Sviluppo dell'agricoltura di montagna e dell'utilizzo sostenibile dei terreni agricoli della DG agricoltura della Regione Lombardia. Lugoboni ha annunciato che la Giunta Regionale ha già approvato le modifiche della legislazione forestale regionale che liberalizzano il pascolo consentendo di pascolare liberamente (anche alle capre) su tutti i terreni conquistati di recente dal bosco purché figurino ancora a catasto come pascoli, seminativi, prati. Una bella notizia per i pastori che sono spesso 'fuorilegge' (specie con le capre, presenti in tutti i greggi transumanti). Ma Lugoboni ha anche affermato che la sua presenza al convegno era da mettere in relazione a   precie indicazioni dell'assessore all'agricoltura Giulio De Capitani. Quest'ultimo non solo intende  prestare un'attenzione particolare alla montagna ma anche fare in modo che tutte le voci del mondo agricolo abbiano la possibilità di essere ascoltate. In modo diretto, anche al di fuori dei canali delle grandi organizzazioni che non sempre - e il caso dei pastori transumanti è emblematico - sono in grado di rappresentare le tante sfaccettature dei tanti sistemi agricoli regionali. Nel merito della pastorizia transumante Lugoboni ha riferito come la Regione Lombardia riconosca l'importanza di questa realtà non solo per il mantenimento e il recupero dei pascoli alpini ma anche di tante superfici di bassa montagna che nei decenni passati hanno visto scomparire prati e terrazzamenti inghiottiti dalla boscaglia. Ha anche riferito che oltre alla rimozione dei divieti di pascolo sulle superfici di nuova forestazione sarà consentito integrare l'azione di recupero degli animali pascolanti intervendo anche sulla vegetazione legnosa con "la motosega" (che ora, anche quando si tratta di impedire l'invasione dei pascoli, richiede complicate autorizzazioni). Uno degli aspetti più interessanti dell'intervento del dirigente regionale ha però riguardato i contributi per i pascoli che prevedreranno la corresponsione di 180€ all'ettaro ma solo in presenza di una buona gestione del pascolamento e di interventi di decespugliamento. Da questo punto di vista i transumanti, con il loro metodo sistematico di pascolamento, con gli asini e le capre al seguito del gregge ovino, hanno tutte le carte per poter usufruire meritatamente di questi contributi. Il dirigente regionale si è detto poi disponibile ad aprire un tavolo in Regione Lombardia anche con la partecipazione delle altre regioni.

 

L'intervento di Emilio Pastore (pastori del Triveneto)

 

Emilio Pastore, rappresentante di circa settanta pastori del Triveneto, ha preso la palla al balzo per ricordare come la concentrazione del patrimonio ovino in poche decine di pastori transumanti per regione rappesenti una leva importante nell'ambito delle politiche sanitarie consentendo di operare con efficacia interventi di risanamento e controllo (sono circa 160 i pastori transumenti delle regioni alpine con circa 1.000 capi ciascuno).

 Pastore ritiene che il coordinamento tra regioni può aiutare a risolvere alcuni dei problemi della transumanza. "Siamo soddisfatti che le regioni riconoscano il nostro ruolo per il mantenimento delle montagna, dei pascoli, della biodiversità ma poi ci devono dare una mano ad evitare che scesi in pianura vari enti ci massacrino". Il riferimento è alle ordinanze di divieto di pascolo emanate da sindaci friulani e veneti e ai verbali - a colpi di 500 € alla botta - per la trasgressione a divieti di transito delle greggi. “Regioni come la Lombardia e il Piemonte, che contano tanti ovini quanto il Veneto, hanno fatto di recente delle leggi che affidano alle Ulss il controllo delle greggi e il compito di avvisare i sindaci dei territori che queste andranno ad attraversare – ha sottolineato Pastore – mentre in Veneto si deve andare in giro a chiedere le autorizzazioni ad ogni sindaco e il pastore deve rincorrere centinaia di documenti in ogni stagione”. Più carte che pecore. Pastore ha auspicato un'azione di informazione sulla realtà della pastorizia transumante al fine di evitare vere e proprie azioni 'terroristiche' come quelle intraprese da stampa e amministrazioni che sollevando in modo allarmistico il problema delle zecche ne attribuiscono la responsabilità alle greggi.

Guardando al futuro Pastore vede la possibilità di collaborazione tra pastori ed enti territoriali. I pastori sono disponibili a concordare strumenti per rendere il gregge sempre e facilmente rintracciabile, per muoversi lungo percorsi prestabiliti (con un ragionevole margine di flessibilità). Le istituzioni, però, devono dare una mano ai pastori per impedire vessazioni da parte di amministrazioni pregiudizialmente ostili, per risolvere la questione del divieto di pascolo e di transito sugli argini dei fiumi e per evitare che la rete delle 'aree protette' ("ci sono 200 tra ZPS e SIC in ogni provincia veneta", ha ricordato Pastore) diventi un ostacolo insormontabile alla pastorizia.

 

L'intervento di Marzia Verona (paladina dei pastori piemontesi)

 

Il tema del lupo è stato affrontato da Marzia Verona. La sua è stata una testimonianza sulla problematica 'convivenza forzata' dei pastori piemontesi con il predatore. Testimonianza sollecitata dai pastori lombardi stessi che si sentono sempre ripetere dai Verdi che "in Piemonte grazie ai cani e ai recinti i pastori hanno imparato a convivere". dal momento che questo ritornello non li convince  volevano sentire la versione dei loro colleghi.  I pastori piemontesi in realtà non sono affatto rassegnati a convivere con il lupo, almeno nei termini imposti dalle attuali regole del gioco. La relazione di Marzia ha messo in evidenza come la presenza del lupo determini gravi disagi per i pastori,  l'abbandono di intere montagne e la chiusura di non pochi allevamenti stanziali.

L'adozione delle 'misure di difesa passiva' comporta un aggravio dei tempi di lavoro del pastore e della fatica del suo lavoro. Basti pensare alla difficoltà di caricarsi sulle spalle rotoli e rotoli di rete elettrica e di realizzare i recinti provvisori sui pascoli senza accesso con mezzi meccanici. I pastori della valle Stura hanno poi calcolato nel 20% il minor accrescimento degli agnelloni in alpeggio, dovuto allo stress, alle minori ore di pascolo, alla peggiore disponibilità di buon pascolo (conseguenza della necessità di sfruttare solo le aree non troppo distanti dagli "stazzi" dove vengono istallate le recinzioni semi permanenti, nettamente più alte e di laborioso 'montaggio' rispetto a quelle che si possono realizzare con i rotoli di rete elettrica). Marzia ha poi ricordato come, nonostante le reti, nonostante  i cani Maremmani, nonostante  la presenza del pastore i lupi, approfittando della nebbia o della morfologia del terreno, riescono a colpire comunque. Quanto ai cani il loro impiego non è sempre privo di 'effetti collaterali' dal momento che si segnalano non pochi casi di aggressioni a turisti, camminatori ecc.  Anche nel caso del Piemonte, però, si segnala una nuova attenzione ai problemi della pastorizia da parte della Regione. Tale attenzione si è tradotta nell'approvazione del progetto "Sostenibilità dell'allevamento pastorale in Piemonte" (vedi articolo), un progetto che dovrebbe prendere in esame - anche ascoltando direttamente i pastori - quelli che sono i problemi attuali della pastorizia e dell'alpeggio ed elaborare una serie di proposte e soluzioni (compresa una 'revisione' la gestione dei  rimborsi e prevenzione danni da lupo fin qui affidati in esclusiva agli 'amici del lupo' (ovvero al Centro per la tutela e la conservazione dei grandi carnivori del Parco delle Alpi Marittime).

 

 

L'intervento di Dino Mazzini (pastore emiliano 'azzerato' dai lupi)

 

Se l'intervento di Marzia non fosse stato sufficiente ad aprire gli occhi a quei pastori che, non avendovi direttamente a che fare, continuano a ritenere che i grandi carnivori rappresentino un problema minore, ci ha pensato Dino Mazzini a fare cambiare loro idea. Mazzini è il pastore stanziale dell'Appennino modenese (vedi articolo) che ha avuto l'azienda distrutta dai lupi. Divorate la maggior parte delle pecore ha dovuto regalare le sopravvissute per non incorrere in denunce per 'maltrattamento degli animali'. Secondo i veterinari aveva la colpa di non blindarle in stalla (pascolavano in recinti su terreno aziendale). I pastori lombardi presenti hanno ascoltato in grande silenzio l'intervento di Mazzini, svolto senza enfasi e senza neppure cedere allo spirito della polemica. Ha lasciato a tutti l'amaro in bocca sapere che la vicenda si è conclusa con un indennizzo di 10.000 € per un gregge la cui costituzione aveva richiesto anni di lavoro. Il commento di Dino è tagliente: "con 10.000€ pensano di aver liquidato il problema in modo molto conveniente per loro, senza avere più grane". Il pastore emiliano, amareggiato ma non rassegnato a subire l'ingiustizia, ha però annunciato che, insieme con altri allevatori che hanno dovuto cessare l'attività per colpa del lupo, intraprenderà una class action contro provincia e regione. "Di fatto la mia azienda è stata espropriata e  ora non vale nulla dal momento che, al massimo, posso allevare asini".

Mazzini ha anche ricordato come la Regione Emilia-Romagna, non solo osteggi la pastorizia ma ha di fatto vietato del tutto qeulla transumante impedendo il transito delle greggi e facendo mandare al macello un gregge di pecore sane che aveva contravvenuto alle draconiane disposizioni anti-transumanza.

 

 

Proteste ma anche prospettive di dialogo con le istituzioni sui vari temi sul tappeto

 

E' seguita un'interessante discussione nella quale sono intervenuti diversi pastori presenti. Tra le lamentele quella che spicca è la denuncia delle truffe sui pascoli: "ci sono le grosse aziende zootecniche della pianura che prendono i contributi e non mandano un solo capo a pascolare; a noi dicono: se volete potete usufruire del pascolo gratuitamente, ma intanto loro incassano con i premi per il pascol  ben più di quello che pagano di affitto e non perdono i contributi pur sforando con la direttiva nitrati". Molto sentito anche il problema della mancanza di ricoveri ("a noi non affittano i pascoli perché ci dicono che ci sono baite adatte alla lavorazione del latte, ma poi le caricano con quattro bestie asciutte") e quello della 'distrazione' dei fabbricati d'alpe per altre finalità  ("in alta val Brembana i comuni affittano le baite messe a posto ai turisti e noi restiamo senza un tetto"). Anche la Regione non è risparmiata dalle critiche: "Ci sono pascoli dell'Ersaf che non sono 'mangiati', dai fabbricati hanno portato via i pannelli solari e gli infissi, ma a noi non li vogliono affittare".

Molte sono anche le rimostranze nei confronti dei cacciatori che impongono divieti di pascolo anzi "divieto di pastorizia" come testimoniano i cartelli del tipo di quello riprodotto sotto.

 

 

Al convegno i rappresentanti dei cacciatori erano stati invitati ma,  purtroppo il cacciatore, rappesentante di un'importante associazione a livello nazionale che aveva annunciato la sua presenza non ha potuto raggiungerci a Rovato.  Vista l'importanza del confronto con questa categoria, con la quale  ci sono anche elementi di convergenza oltre che di conflitto, varrà la pena organizzare un evento apposito quanto prima.  

Nel giro di conclusioni (Pastore, Lugoboni, Ziliani) si è ribadita la necessità di stabilire un primo momento di confronto presso la Regione Lombardia con rappersentanti delle regioni e delle associazioni dei pastori. In definitiva un incontro propositivo.

 


 

 

 

 

 

                   

 

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