(05.07.11) Il campo del cibo è uno di quelli dove le scelte di oggi avranno gravi implicazioni per il futuro dell'umanità. Oggi si può agire in diversi modi 'dal basso' per sostenere
i sistemi agricoli buoni puliti e giusti. Il Bitto storico fa scuola
Decolla l'azionariato popolare per il Bitto storico
di Michele Corti
Vi spiego perché e come diventare paladini del Bitto storico sottoscrivendo (vedi info in fondo alla pagina) azioni della società Valli del Bitto, una spa etica che rappresenta il braccio commerciale dei 'ribelli del Bitto'. La politica è sorda a certi temi? Dimostriamo che
la partecipazione attiva, consapevole, può cambiare le cose e che oggi ci sono altri strumenti (la democrazia del cibo e del coproduttore) per 'fare da noi' senza aspettare (che sia troppo tardi)
Il Bitto storico ha superato indenne una serie di dure prove: i ribaltoni degli amministratori locali (che invece di sostenerlo si sono schierati con le cupole del potere); la messa fuori legge del marchio aggiuntivo (che lo distingueva dal Bitto generico prodotto con mangimi e fermenti liofilizzati); l'anticipo di consistenti
capitali per l'arredamento del Santuario del Bitto (la casera di stagionatura); il pagamento anticipato al comune di Gerola di venticinque annualità di canoni di affitto del 'Centro del Bitto storico' (trecento mila euro). Ora può puntare ad una meritata fase di consolidamento e sviluppo della propria attività che ha echi in tutto il mondo.
Un caso unico in Italia di resistenza casearia (e contadina)
Il 'caso Bitto' è legato non solo alle modalità particolari della sua produzione, alla straordinaria capacità di invecchiamento (che non ha uguali in nessun formaggio al mondo) ma, soprattutto alla sua capacità di dimostrare che un'economia morale può 'stare sul mercato'. Meglio di certe
economie che hanno voluto piegare, oltre ogni limite ragionevole, anche la realtà montana alla industrializzazione e alla globalizzazione. I grandi caseifici cooperativi vivono di continue sovvenzioni pubbliche e la sbandierata cultura efficientista e produttivista serve a giustificare gli stipendi del manager ma nasconde un sostanziale assistenzialismo. Il Bitto storico, unica realtà in Lombardia, nonostante quello che rappresenta (è il vertice dell'eccellenza casearia lombarda), nonostante
gestisca una casera con oltre tremila forme di notevole valore, non riceve alcun sostegno pubblico. Si tratta ovviamente di una discriminazione politica tendente a 'far pagar caro' ai 'ribelli del Bitto' il loro ruolo di scomoda 'spina nel fianco' del sistema delle Dop, di 'pietra dello scandalo' che esso rappresenta decretando, con la sua stessa esistenza, la condanna della politica casearia valtellinese che ha fatto crollare la qualità del Bitto e del Casera (in nome della 'tutela' della Dop).
Per i ribelli del gusto e del formaggio neanche un euro dalle istituzioni
I 'ribelli del Bitto' non ricevono finanziamenti per pubblicazioni, video, partecipazione a eventi specializzati. Sono reprobi condannati all'inferno istituzionale. Però c'è gente che lavora per loro volontariamente, c'è gente che li invita a importanti eventi. C'è gente che apre il portafoglio. C'è il sostegno di Slow Food ma anche di tante persone di buona volontà. Il Bitto storico quindi ha sin qui retto contro ogni aspettativa ai colpi di maglio del sistema del'ortodossia agroalimentare e istituzionale e ha trova sempre più sostegno (Davide contro Golia). Ora, però, ha bisogno di un sostegno ancora più forte e più vasto. Quest'anno è arrivata la parità di bilancio della società Valli del Bitto trading spa che rappresenta il braccio commerciale dei 'ribelli del Bitto'. È una spa 'anomala', decisamente etica (del resto non ci sono anche
le banche etiche?). Nell'Italia delle finte Onlus essa rappresenta un caso sensazionale. La società è presieduta dal presidente dei produttori, i soci sono i produttori stessi e piccoli imprenditori e professionisti - locali e non - che credono nella causa (in solido!). Ora la società - conta quarantatre soci - ha deciso di aprirsi all'azionariato popolare. Si vuole arrivare ad avere centinaia e centinaia di soci titolari anche di una sola azione (centocinquanta euro). La campagna è stata
appena avviata ma già 'spontaneamente' stanno pervenendo bonifici - sia pure per piccole cifre - da tutta Italia. Grazie al tam-tam sul web, grazie a facebook, alle armi mediatiche di chi non ha potere ma può contare su un consenso, su una simpatia diffusi.
Gli obiettivi della campagna
L'obiettivo della campagna è chiaro: si vuole ampliare il capitale sociale per poter acquistare ai produttori maggiori quantitativi di Bitto. Oggi i quattordici alpeggi 'ribelli' vendono a privati la maggior parte delleforme fresche.
La società Valli del Bitto riconosce ai produttori un prezzo etico di sedici euro al kg per il Bitto fresco (a settembre) e sarebbe interesse di entrambi ampliare la quota ritirata dalla società. Per la società significherebbe poter operare la selezione delle forme destinate all'invecchiamento e al super-invecchiamento su una base più larga. La qualità già mitica del Bitto storico ne verrebbe ulteriormente incrementata. Da qui si svilupperebbero altri
progetti come quello dei super cru tendente ad individuare nell'ambito di ciascun alpeggio i pascoli migliori e classificare le forme non solo in base a casaro, alpeggio, annata ma anche in base al determinato pascolo (un po' come le mappe dei super-vigneti per i vini più nobili). Per fare questo il Bitto storico ha bisogno di trovare azionisti etici, disposti ad investire 150, 300 euro (meglio se più) in una causa che ha anche il merito di fare da apripista ad altre realtà. Se il Bitto storico sta in piedi e si rafforza ci sarà speranza per tante altre comunità del cibo. Il futuro è qui. Non nell'agricoltura sovvenzionata dalla mano pubblica (sempre più al verde) ma nell'agricoltura sostenuta dalle comunità, da quello che non è più un consumatore passivo, uno sprecone che si ingozza di cibo di cui non conosce la provenienza, ma da un coproduttore attivo. Ogni azione in più non rappresenta solo u apporto economico ma anche un forte apporto morale e, diciamolo pure, politico (nel senso più puro del termine). L'invito è quindi a partecipare (secondo le modalità sotto riportate) e a segnalare agli amici la campagna.
Modulo da copiare e incollare e da inviare via email dopo aver effettuato il bonifico a: info@formaggiobitto.com
(potete allegare la ricevuta del bonifico, ma non è indispensabile)
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AUMENTO DI CAPITALE A SOSTEGNO DEL BITTO STORICO
VENUTO A CONOSCENZA CHE LA SOCIETA’ VALLI DEL BITTO TRADING SPA CON SEDE IN VIA NAZIONALE , 31 23010 GEROLA ALTA (SO) HA DELIBERATO
DI VOLER AUMENTARE IL CAPITALE SOCIALE
IL SOTTOSCRITTO…………………………………..................NATO A……………...............…..............
IL…………............ RESIDENTE IN ……………………....................VIA……………....................……..
C.F…………………..................… TEL…………….............……EMAIL……...................…………………
A CONOSCENZA CHE L’ATTUALE VALORE DI OGNI AZIONE E’ DI € 150,00
CHIEDE DI POTER SOTTOSCRIVERE N°……….. AZIONI
PER UN TOTALE DI € …………….........DICOSI € ……………..........................................…………
BANCA DI APPOGGIO CREDITO VALTELLINESE AGENZIA MORBEGNO
IBAN IT50 H 05216 52230 0000 0000 4681
DICITURA PER LA BANCA: VERSAMENTO PER SOTTOSCRIZIONE N° ……. AZIONI
SOCIETA’ VALLI DEL BITTO TRADING SPA SEDE GEROLA ALTA
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info: info@formaggiobitto.com - PAOLO CIAPPARELLI 334 332 53 66 (presidente)
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