(06.03.11) Intorno ai
decreti sulle energie 'rinnovabili', che volevano porre dei limiti a regimi di
incentivazioni 'fuori di testa', si scatenano le reazioni delle lobby del
settore ormai forti per le prospettive di grandi sovraprofitti e in grado di
ricattare il governo
Il business sempre
più sporco delle energie 'pulite'
Gruppi parlamentari
sudisti che ricattano la maggioranza, attacchi durissimi delle lobby delle
energie agroenergie (che hanno totalmente portato dalla loro la
Confagricoltura), società energetiche scatenate ad accaparrarsi terreni offrendo
prezzi stratosferici per affittare terreni. A prezzi che anche in Italia
centrale arrivano a 1.500 €/ha. E allora c'è sotto qualcosa...
di Michele
Corti
Le 'rinnovabili' sono
state presentate come una risorsa per l'agricoltura. Le interessate sirene
industriali camuffano la corsa all'occupazione dei suoli agricoli con 'parchi
solari' e quella alla coltivazione di cereali da destinare ai 'digestori' come
'occasione di diversificazione del reddito' e
'multifunzionalità'.
In realtà le
'rinnovabili' sono una vera trappola per l'agricoltura. La Coldiretti ha non
lievi responsabilità storiche per la subalternità del mondio rurale e
dell'agricoltura ma negli ultimi anni ha avuto il merito di proclamare con
chiarezza che gli OGM costituiscono una minaccia montale per i sistemi agricoli
italiani. Pur con un certo ritardo si è mossa anche contro il biogas e il
fotovoltaico selvaggi intuendo che costituiscono minacce gravissime per
l'agricoltura.
La Confagricoltura,
invece, si identifica sempre più con le lobby agroindustriali sia nel caso degli
OGM che delle 'rinnovabili selvagge, tanto che all'interno della Confederazione
stessa esiste un'associazione di produttori agro-energetici.
In occasione del
dibattito nelle commissioni parlamentari sul Decreto, che poi è stato molto
'ammorbidito' rispetto alla volontà iniziale di 'tagliare' i folli incentivi
alle 'rinnovabili', la Confagricoltura ha assunto, come prevedibile, una
posizione durissima sul tetto massimo del 15% si superficie aziendale da
destinare alle coltivazioni 'da biogas'. Vogliono poter coltivare al 100% le
aziende per produrre energia. Il tetto, invece, era chiesto dalla Coldiretti e
su di esso si erano espresse favorevolmente (ma inutilmente) le commissioni
parlamentari.
Il
governo cede alle lobby (ormai forti) delle 'rinnovabili'. Ci rimettono le
imprese e le famiglie
Purtroppo nel Decreto
approvato il 5 marzo è sparito anche un altro 'tetto'. Quello degli 8.000 MW del
fotovoltatico. La scelta di dare un segnale forte di non disponibilità del
governo a sostenere il folle livello di incentivazione delle 'rinnovabili', è in
buona misura rientrata. Anche perché gli incentivi fatti uscire dalla porta
potrebbero rientrare dalla finestra con un prossimo decreto.
Con disappunto del
ministro dello sviluppo Paolo Romani che si preoccupa per la sempre più salata
bolletta energetica che il sistema manifatturiero italiano (ma anche le
famiglie) dovranno pagare per sostenere la 'bolla' delle 'rinnovabili'. Basti
pensare che in Germania, paese all'avanguardia, nel settore - ma certo in modo
più serio e ponderato - gli incentivi per il fotovoltaico sono 1/3 di quelli
elargiti in Italia. Il Ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacono ha poi
sostenuto che l'idea del 'tetto' è stata un 'equivoco'.
Sudismo
ambientalista?
Amore per l'ambiente?
Figuriamoci! A ottobre la Prestigiacomo doveva trasmigrare in
Forza Sud. la formazione 'sudista' di Micchichè. Quest'ultima, in occasione
della discussione sul Decreto ha minacciato di non votare il federalismo e di
far cadere la maggioranza. Pur restando nel Pdl si vede che la Prestigiacomo a
certi interessi sudisti nel campo delle rinnovabili è sempre sensibile.
Interessi immacolati? Molto difficile da credere anche senza dare ragione a
Sgarbi (che come noto identifica l'eolico con la Mafia) e allo stesso Tremonti
(che ci vede 'corruzione') . In ogni caso Forza Sud, pur riponendo nel cassetto
le peggiori minacce, non contenta dell'ammorbimento del decreto, ha trovato
ancora il modo di criticarlo pesantemente.
Tra le misure che vanno
un po' a raffreddare le speculazioni più aggessive direttamente ai danni
dell'agricoltura c'è il limire del 10% delle superficie aziendale da destinare
ai 'campi solari' (pannelli 'a terra'). Meglio di niente.
Un 'ambientalismo' che mette in crisi
l'agricoltura e incentiva la opeggiore monocoltura
I finti ambientalisti,
uniti con le associazioni dei Signori del Vento (Anev) e dei Signori del
fotovoltaico (Assosolare) hanno plaudito alla Prestigiacomo che è riuscita a
prevalere su Romani. Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Greenpeace, Ises Italia,
Kyoto Club, Legambiente, Wwf hanno festeggiato tutti lo scampato pericolo di un freno alle
sfacciate speculazioni. Ricordarsi di questi signori e di queste sigle quando, a
livello locale, fanno finta di opporsi alle operazioni di devastazione del
paesaggio meno difendibili!.
"Quando vediamo mega-impianti del tutto scollegati
alle reali potenzialità produttive aziendali e sappiamo che quella struttura per
funzionare ha bisogno di materiale vegetale che non è possibile produrre
nell’azienda che realizza la centrale, ci preoccupiamo e molto. A volte abbiamo
il sospetto che questi pseudo-imprenditori siano semplici soccidari. Ed abbiamo
motivo di credere che c’è necessità di ripensare questo modello speculativo dal
fiato corto".
Lo diceva lo scorso
ottobre il segretario della Coldiretti di Cremona, la provincia colpita per
prima e di più dalla speculazione sul biogas. Una speculazione che avanza anche
nelle zone maidicole del Veneto e del Piemonte, ma non solo. In Veneto la
Regione ha bloccato gli impianti di biogas > di 1MW. Ma Zaia che se ne
intende sa bene che ci voglio 300-500 ha di superficie irrigua per sfamare un
'piccolo' (alla faccia!) impianto di 999KW. Eppure ancora in questi giorni il
Presidente del Veneto è andato a inaugurare un impianto del genere. In Piemonte
la Regione ha posto un tetto del 25% delle superfici a mais aziendali da
destinare al biogas. E il risultato qual'è? Che la speculazione biogassosa si
butta sul sorgo. Intanto i terzisti vendono le mietitrebbe e comprano trince e
la monocoltura maidicola altamente impattante sull'ambiente e la biodiversità si
estende tanto che con la imminente campagna di semine vedremo il mais crescere
ancora.
Un 'movimento' alle
rinnovabili benedetto come visto dai Verdi (Legambiente in testa) che si
dimostrano definitivamente i para-c..o dell'industria. Poi se la prendano con
i cacciatori, i contadini i pastori. Comodo eh? E c'è ancora chi ci casca.
1500 €/ha di affitto
nelle Marche? Ma cosa c'è sotto?
Segnali ancora più
preoccupanti arrivano dal centro-Italia. Anche da zone al di fuori del corn-belt
padano. Un lettore di Ruralpini ci segnala, molto preoccupato, che alcuni
imprenditori agricoli stanno per cadere nelle grinfie di una società cremonese
che promette anche qui - e non siamo nella pianura cremonese - ben 1.500 €/ha.
Ma chiede 'diritto di superficie' per 20 anni.
Una richiesta che può
anche essere comprensibile nel fotovoltaico 'a terra' dove - in deroga (che
pacchia!) alle norme urbanistiche e saltando le procedure di impatto - si
'edifica' sul terreno agricolo e ci si cautela con contratti di cessione dei
diritti di superfic ie per 25-30 anni. Ma con il biogas perché? Cosa succederà
tra venti-trent'anni? Che fine faranno quei terreni? A chi andranno in mano le
terre?
Considerato che a pensar
male 'ci si azzecca' (aforisma di un noto personaggio politico) volete vedere
che le sporche 'energie pulite' sono il cavallo di troia per togliere la terra
ai coltivatori? In un giro di prestanome, di finti imprenditori, di soccidari
agroenergetici, di ipoeteche e di chi più ne ha ne metta non è che i cervelli
della speculazione puntano anche a far schizzare in su il prezzo della terra e
poi a farlo crollare e a diventare padroni per nuove
speculazioni?
E tra vent'anni dopo che
i coltivatori sono diventati percettori di rendite torneranno a
coltivare? Li vedete I loro figli che ridiventano farmer? Io no. E di fronte
alle offerte di capitalizzare ...
Nel secolo scorso,
grazie agli sconvolgimenti di due guerre mondiali, ai sacrifici economici di
generazioni, alle lotte sociali, alle trasformazioni giuridiche, la proprietà
della terra passò in Italia in larga misura dalle classi dei proprietari
(aristocratici, borghesi) alle 'classi coltivatrici'.
Ora che la terra torna
ad essere un bene chiave, non solo per possibili cementificazioni, lottizzazioni
ecc. ma anche per produrre energia (in realtà titoli di carta 'verdi') gli
interessi finanziari stanno gettando le premesse per rimettere le mani sulla
terra.
Imparare dalla storia
L'ultimo travaso din
capitali finanziari in agricoltura in grande stile è avvenuto nel XVI-XVII
secolo; siamo di fronte a qualcosa di analogo? Forse, però, più che ai banchieri
fiorentini e milanesi di dell'età moderna è meglio stabilire un paragone meno
'grandioso' ma più calzante con la brutta stagione dei pescecane (avventurieri e
trafficoni, ammanicati con politici e funzionari corrotti) che acquistarono -
per un tozzo di pane - in epoca napoleonica e all'esordio del Regno d'Italia
sabaudo le terre rubate alla Chiesa. La loro ascesa sociale spiega parecchi dei
guai del 'Mezzogiorno d'Italia'. Ma pare che le lezioni storiche non riescano a
farsi ascoltare (specie da chi non ha alcun interesse a
farlo).
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