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Inforegioni/ Incontro con i p astori a Demonte

 

 

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(17.09.10) Gias Gardon (Valle Stura di Demonte, CN) Un alpeggio chiave per la sopravvivenza della pecora Sambucana. Due ragazzini che vorrebbero fare i pastori. Il tutto condizionato da un futuro incerto per via del lupo. Che in Valle Stura di Demonte hagià messo in grave difficoltà la pastorizia e rischia di affossarla  'bruciando' progetti, energie, passione, impegno vai a vedere

 

(12.08.10)  Cuneo. Pastori o lupi? Quale la razza in via di estinzione?

Montagne aspre, valloni 'da lupi'. Questa la montagna di Mario Durbano di Frise. Un pastore che negli ultimi anni ha subito una serie impressionante di attacchi da parte dei lupi (nonostante utilizzi i recinti elettrici).

vai a vedere

 

 

Stefano Martini, anima dell'Ecomuseo della pastorizia

 

Antonio Brignone, artefice, insieme a Stefano Martini e ai pastori delle azioni di rilancio e valorizzazione della pecora Sambucana

 

 

Renzo Porracchia 'storico' pastore della Valle Stura presente allì'incontro

 


Link al sito della Comunità Montana

Link al sito della Pecora Sambucana

Consorzio Escaroun
Piazza Renzo Spada, 16
12014 - Demonte (CN)
Tel: 0171-95.55.55 - Fax: 0171-95.50.55

Cooperativa Lou Barmaset
Sede legale: Frazione Pontebernardo
12010 PIETRAPORZIO
Uffici: c/o Com. Mont. Valle Stura

 

(11.02.11) Il giorno 9 a Demonte presso la sede della Comunità Montana si è svolto un incontro con i pastori nell'ambito del progetto PROPAST. Un'iniziativa che si ripeterà e che serve a mettere a fuoco con i diretti interessati i problemi del settore

 

Lupo e non solo: la parola ai pastori

(primo incontro in Valle Stura)

 

Il pastoralismo nelle provincie di Cuneo e Torino deve misurarsi con lapresenza del lupo che rischia di mettere in ginocchio un settore al quale vienericonosciuto un nuovo ruolo multifunzionale. E che merita di essere rivalutato e sostenuto nel quadro delle politiche per la montagna

 

testo e foto di Michele Corti

 

L'altro ieri (mercoledì 9 febbraio) all'incontro organizzato presso la Comunità Montana della Valel Stura di Demonte si è registrata una partecipazione al di sopra delle aspettative di pastori e margari. Il passa parola ha fatto sì che tutti i posti disponibili intorno al grande tavolo della foto sotto siano stati occupati. Va subito detto che la risposta dei pastori si spiega anche con la particolare attenzione rivolta in Valle alla pastorizia. Grazie alla Comunità Montana e, in particolare, all'impegno mai venuto meno di Stefano Martini (anima dell'Ecomuseo della pastorizia) e di Antonio Brignone (tecnico agricolo), la locale razza Sambucana che rischiava l'estinzione è diventata un 'caso di successo' di politiche di valorizzazione delle produzioni ovine. Dal 1992 il Consorzio l'Escaroun ('piccolo gregge' in lingua provenzale) attraverso il suo 'braccio operativo' (la coop Lou Barmaset) commercializza l'agnello Sambucano garantito con il marchio della 'pecora nera' (anche se in realtà la Sambucana ha, di solito, vello bianco). Con il marchio sono commercializzati anche manufatti in lana Sambucana e i formaggi.

 

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Un momento dell'incontro con i pastori (Foto Marzia Verona - pascolovagante)

 

Grazie al lavoro del Consorzio e al Presidio Slow Food l'agnello Sambucano (18-25 kg ) spunta 3,5-3,7 €/kg di peso vivo, un risultato di tutto rispetto considerando che il mercato della carne ovina è 'pesante' per via dell'offerta nazionale (agnelli sardi), comunitaria ed extracomunitaria (neozelanda ecc.). L'attività sulla Sambucana comprende anche l'ecomuseo (con caseificio e centro arieti) e la Mostra in occasione della Fiera dei Santi (cui si riferiscono le immagini nella colonna a sinistra). Tutto ciò spiega perché in Valle Stura ci sia uno spirito di aggregazione dei pastori che altrove è più difficile riscontrare. All'incontro oltre ai pastori e ai citati Martini e Brignone c'era l'assessore Arnaldo Giavelli (che è anche vice-presidente della CM); c'era poi, ovviamente, la task force del progetto PROPAST, o quantomeno la maggior parte di essa: Luca Battaglini, coordinatore, il sottoscritto e Marzia Verona ('paladina' e 'narratrice' dei pastori piemontesi).

 

 

La finalità consisteva nel dare a tutti la possibilità di esprimersi in modo da far emergere le 'criticità' ma anche le possibili soluzioni condivise, attraverso la considerazione di tutte le sfaccettature del 'sistema pastorale' delle valli. Il concorso, al di là delle aspettative, dei pastori ha fatto sì che nella riunione, nonostante gli sforzi di 'animazione' e 'moderazione' del sottoscritto,  si siano riprodotte le 'classiche' dinamiche degli incontri (semi)pubblici. Così hanno parlato prevalentemente le 'figure di riferimento', i pastori che per prestigio, ruoli, consuetudine ad intervenire in pubblico, sono soliti a farlo. L'intenzione però è quella di sentire anche gli altri attraverso veri e propri focus group ovvero incontri con un numero più ristretto di partecipanti. L'incontro 'pilota' ha comunque fornito preziose indicazioni. Noi della task force siamo stati unanimi durante il 'debrifing' (ovvero gli scambi di considerazioni a caldo immediatamente dopo l'incontro) nel valutare che il 'catalogo' dei problemi si è arricchito, ma anche precisato. E veniamo allora alle 'criticità'. Buona parte dell'incontro è stato dedicato ai problemi posti dalla presenza del lupo e alle possibili soluzioni. Era inevitabile.

 

 

Il lupo determina una serie di costi aggiuntivi espliciti ed impliciti. Di danni immediati o comunque riconosciuti, del meccanismo di risonoscimento degli stessi non si è nemmeno parlato.

La necessità di custodire le greggi in alpeggio con la presenza continuativa di un pastore e cion l'impiego di recinzioni ha drasticamente modificato il sistema pastorale. Chi ha un piccolo gregge e, un tempo, lo lasciava 'libero' in montagna controlandolo personalmente ma saltuariamente oggi deve affidarle 'in guardia' a un pastore. Chi 'raccoglie' le pecore proprie e altrui in un grosso gregge utilizza alpeggi di una certa dimensione dove è possibile collocare le recinzioni elettrificate (di cui ci occuperemo a breve). Tali alpeggi possono essere collcati anche ad una certa distanza dalla sede aziendale e così si va incontro a due ordini di costi: la spesa di 'guardia' da inizio giugno a ottobre e la spesa di trasporto. Di qui una spesa che supera i 20 € per pecora. E che senza lupo non doveva essere sostenuta.

Poi vi sono i pastori con greggi più consistenti che devono organizzare l'alpeggio in prima persona. Chi non dispone dei manodopera famigliare sufficiente deve ricorrere a personale avventizio non sempre professionalizzato e affidabile (alcuni lamentano danni di greggi lasciati inopinatamente incustoditi e persino di furti).

 

 

Di qui l'esigenza di disporre di giovani 'aiuti pastore' professionalizzati e affidabili. La prospettiva di farli uscire da una 'Scuola pastori' vede alcuni dei pastori presenti diffidenti (e anche lo stesso assessore). In Francia, però, la Scuola in questione esiste da moltissimo tempo con soddisfazione dei pastori. Il fatto è che non c'è stato tempo nel corso dell'incontro di Demonte di chiarire  che i contenuti dei corsi e le modalità di organizzazione degli stage presso i pastori saranno definiti insieme ai pastori stessi e che  saranno i pastori esperti a svolgere il ruolo di docenti. In ogni caso l'idea è che la Scuola formi sia i figli dei pastori che giovani di città attratti dal mondo della pastorizia e giovani immigrati. Una volta garantita la formazione, la elezione, inserimento professionale degli 'aiuto pastore' resterebbe comunque da risolvere un altro problema. Diversi pastori hanno sostenuto che con la manodopera famigliare sono in grado di coprire le esigenze di custodia delle greggi in alpeggio. Il venir meno dell'aiuto di questi membri della famiglia, che per quattro mesi devono rimanere in alpeggio senza possibilità di abbandonare il gregge, ha però delle ripercussioni. Il ciclo della raccolta del foraggio impone dei picchi di manodopera cui diventa difficile far fronte senza la mano di chi è su in montagna a difendere le pecore dal lupo. Così si finisce per fare meno fieno, si devono acquistare più alimenti sul mercato. La sostenibilità economica, ma anche ambientale, delle aziende e del sistema pastorale valligiano ne risulta compromessa. La soluzione può consistere in una 'monetizzazione' o in servizi di supporto. Un altro tema da approfondire.

 

 

Su un punto sono tutti d'accordo. Con il lupo e la necessità di 'blindare' i greggi all'interno dei reticolati elettrificati le pecore vedono compromesso benessere e produzioni. I recinti utilizzati in valle Stura sono del tipo sempi-permanente. Sono instrallati all'inizio della stagione e (obbligatoriamente) smontati in autunno. Sono reticolati altri due metri costituiti da numerosi fili elettrificati sovrapposti. Il lupo resta fuori e la pecora è al sicuro ma le conseguenze sul sistema di pascolamento sono molto negative. Nelle fasce di pascolo a più alta quota è molto difficile che ci siano dei pianelli abbastanza ampi e con il terreno abbastanza profondo. Mentre le normali 'reti da ovini' sono abbastanza adattabili ad una moderata pendenza e a un terreno con moderata roccia affiorante questi 'reticolati' hanno l'esigenza di essere piazzati in siti 'comodi'. Va poi tenuto conto della presenza dell'acqua. Va tenuto conto che il ricovero del pastore deve essere nei pressi.

Di fatto, quando la distanza tra i pascoli e i 'reticolati' diventa eccessiva, il pascolo finisce per essere abbandonato ('non possimo far camminare due ore le pecore avanti e indietro dalla pastura ai recinti'). In base a quanto ricordato (pendenze, roccia affiorante), sono i pascoli ad alta quota, quelli con l'erba fresca e nutriente anche in estate avanzata, a non essere più utlizzati. Qui i cespugli avanzano. Nelle aree a breve distanza dai recinti, invece, il pascolo rischia il degrado per il fenomeno opposto: eccessiva utilizzazione.

E dentro i 'reticolati'? La pecora non sta bene. Il terreno viene calpestato e compattato e con la poggia diventa fangoso. Nel fango e con presenza continuativa delle pecore si sviluppano batteri anaerobi (che vivono in assenza di ossigeno) che possono causare la 'zoppina' ovvero una forma di infezione a carico dei tessuti del piede che può portare al distacco parziale e totale dell'unghia. Camminare senza la protezione dell'unghiello sulle rocce non è confortevole. Oltre a soffrire la pecora affetta da zoppina si muove, ovviamente, meno e, altrettanto ovviamente mangia meno. Oltre alla zoppina la 'stabbiatura' per quattro mesi in uno spazio ristretto favorisce la diffusione della rogna (acaro parassita della pelle). L'animale colpito, ancora una volta, mangia poco, deperisce.

A parte questi aspetti igienico-saniotari e patologicivi è un altro aspetto che i pastori denuncano con forza: "la pecora mangia di notte, se la teniamo chiusa nei recinti è inevitabile che mangi poco, che non 'faccia bello' e lo stesso vale per gli agnelli che crescono meno". Ma il reddito del pastore è costituito per la gran parte dagli agnelli. Sia che l'agnello cresca meno in estate perché non può pascolare bene, sia che la pecora - causa lo stato nutrizionale e sanitario non ottimale - risulti meno prolifica(ovvero 'gemelli' meno) e abbia meno latte per svezzare gli agnelli, il risultato è sempre quello: meno chili di carne. Meno reddito. Regalato al lupo.

Alcuni pastori lamentano anche un aumento di patologie quali mastiti e metriti. Non è difficile ipotizzare che l'indebolimento del sistema immunitario (anche per lo stress legato alla percezione della presenza del lupo) sia alla base di queste segnalazione. Tutte da verificare e da quantificare, intendiamoci.

 

 

L'adozione dei 'reticolati' in Valle Stura ha comunque un vantaggio: i pastori  grazie alle super-recinzioni hanno meno esigenza di 'rafforzare' con la muta di cani Maremmani le difese del gregge. In altre valli si usano recinzioni 'leggere' che hanno il vantaggio di essere spostate più facilmente ma 'garantiscono' solo se combinate ai cani ('piazzati' dento al recinto in mezzo alle pecore). A volte si realizzano due o tre recinzioni concentriche per evitare che le pecore spaventate dal lupo abbattano la prima recinzione e finiscano ... nelle fauci del lupo.

Per montare i 'reticolati', lamentano i pastori, ci vuole tempo e fatica oltretutto. A volte sono disponibili degli amici "ci vogliono tre persone e non basta una giornata". Se gli amici non si trovano bisogna pagare qualcuno. Anche questi sono costi. Come lo sono il mantenimento e l'allevamento dei cani del resto. I problemi come si vede - anche solo parlando del lupo - sono tantissimi e il 'premio pascolo gestito' che dovrebbe compensare alcuni dei diagi che abbiamo elencato è secondo I pastori "un'elemosina", oltretutto concessa secondo criteri poco chiari ("tanto per dare un contentino a tutti") sulla base di questionari compilati da personale del 'progetto lupo'.

Vi sono poi anche altri problemi. Il più importante quello dei "pascoli di carta", pascoli affittati da grosse aziende di pianura per rispettare la 'condizionalità' e per incassare decine di migliaia di 'euri' di PAC. I pascoli abbandonati, perché difficilmente difendibili dal lupo, rappresentano un'ottima 'materia prima' per queste speculazioni. Un altro 'danno collaterale' del lupo.

Dopo due ore di discussione spesso animatala stanchezza (e l'appetito) prendono il sopravvento. Questa puntata è finita ma la quantità della carne al fuoco lascia intravedere che c'è molto lavoro in vista. Prossima tappa. probabilmente, in Val Pellice (TO).

Però prima ci sarà il momento ufficiale a cui sono tutti invitati. Il convegbo a Moretta sabato 19 febbraio. Come da programma qui riportato.

 

Chi desidera infomazioni sul progetto PROPAST o è interessato a sapere se nella sua valle sarà organizzato un incontro per dare la possibilità ai pastori di esprimere i loro punti di vista in materia di lupo e, più uin generale, sui problemi della pastorizia può contattarmi direttamente corti_michele@fastwebnet.it   3282162812

 

9.00 Saluto dell’Assessore Agricoltura Regione Piemonte Claudio Sacchetto
9:15 Luigi Ferrero (Direzione Assessorato Agricoltura) - Introduzione
9.30 Luca Battaglini, Marzia Verona, Michele Corti – Presentazione del progetto
9.50 Mauro Deidier (Presidente Parco Orsiera Rocciavrè) – Parchi mon
tani e zootecnia 
10.10 Vittorio Bosser-Peverelli (Regione Piemonte) - Il sistema di sostegno ai pastori in merito alle predazioni da lupo
10.30 Guido Tallone (Istituto Lattiero Caseario di Moretta) – Produzioni casearie montane a rischio
10.45 Duccio Berzi (Amministrazione provinciale di Firenze ) - Esperienze di mitigazione del conflitto tra predatori e zootecnia in Toscana
11.00 Interventi delle Comunità Montane
 
- Stefano Martini, Antonio Brignone - Comunità Montana Valle Stura di Demonte - Consorzio l'Escaroun - Ecomuseo della Pastorizia
 
- Claudio Goia - Comunità Montana del Pinerolese
- Dario Adamo - Comunità Montana delle Alpi del Mare
- Comunità Montana Valli Maira e Grana
 
11.30 Esperienze d’oltrape: Patrick Fabre (Maison de la Transhumance - Francia)
 

12.00 Testimonianze di allevatori
12.30 Discussione e conclusioni

 

 


 

                   

 

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