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(link a Pascolo Vagante di Marzia Verona)
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Torna il premio per il pascolo gestito. soddisfazionecon
qualche perplessita' vai a vedere Organismi sovranazionali, lobby, Ong e 'scienziati' decidono le politiche della natura (sopra la testa delle popolazioni rurali), è la verdocrazia (10.06.09) vai a vedere (12.01.09) Anche in Val d'Aosta il lupo diventa un incubo per i pastori vai a vedere Canton Ticino (16.08.08) No al lupo
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(12.11.10) Il 3 dicembre a Usseaux (Val Chisone, TO)
si è svoltio un animato incontro sul tema della
presenza del lupo e del suo impatto sulla pastorizia
Si
discute di lupi in Val Chisone
Il
'fronte del lupo' e quello 'della pecora' sono ancora
lontani però la collaborazione sembra possibile,
almeno sul piano pratico dello scambio di informazioni.
Un 'dialogo' vero e proprio sarà invece attuabile a
condizione che la protezione delle greggi sia anche
competenza di chi opera dalla parte dei pastori, che
la 'gestione' del lupo tenga conto di tutti gli impatti
sul pastoralismo e che, da parte dei lupologi,
si modifichino gli atteggiamenti autoreferenziali
testo
e foto di Marzia Verona
Il
3 dicembre 2010, presso il Municipio di Usseaux (Val
Chisone, TO), si è tenuto un incontro indetto dal Comune al fine di informare
la popolazione sul Progetto Lupo portato avanti dalla Regione Piemonte. Non è
stata casuale la sede della riunione, dato che durante la stagione di alpeggio
2010 su questo territorio sono avvenuti numerosi attacchi a carico di
ovicaprini e bovini (vitelli) di proprietà di allevatori locali. Da
sottolineare inoltre come alcune delle aziende agricole monticanti sui pascoli
di Usseaux hanno anche la sede invernale sul territorio comunale.
I pascoli di Pian dell’Alpe
All’incontro era presente un buon numero di persone, tra
cui, per la Regione Piemonte, Vittorio Bosser Peverelli, Elisa Avanzinelli ed
il veterinario Umberto Vesco (tra i responsabili del progetto). Inoltre hanno partecipato Varetto dell'APA di Torino, Rolle
in rappresentanza di Coldiretti, il Sindaco Rostagno e gli Assessori del Comune
di Usseaux Sgarbanti, Blanc e Cappelletti. Tutti gli allevatori interessati
hanno preso parte alla riunione: i fratelli Mario ed Ettore Canton, il signor
Challier, il signor Gaido, la signora Blanc, la signora Bergero ed il pastore
Benedetto, che trascorre parte della stagione d’alpe nei territori comunali,
nell’ambito di un progetto per il recupero di aree marginali incolte.
Sono poi
intervenuti Marzia Verona, per presentare il
nuovo progetto regionale denominato PROPAST, Mauro Deidier,
Presidente del Parco Orsiera Rocciavrè ed il veterinario ASL Mauro Bruno.
Situazioni
critiche
Nella prima parte dell'incontro è stato presentato il
progetto lupo, con alcuni aggiornamenti sui dati delle predazioni 2010 (ancora
incompleti) ed un censimento che è stato fatto presso i pastori durante alcune
riunioni appositamente indette, per verificare la soddisfazione nei confronti
dell’assistenza fornita attraverso il Progetto, per indagare sulle necessità
dei pastori, ecc... Non tutti i pastori sono però stati intervistati. Si è
fatto riferimento in modo specifico alla provincia di Torino e Cuneo, dove la
presenza del lupo è attestata da anni e dove si è verificata la maggior parte
delle predazioni, pur sottolineando che attualmente le aree a maggiore rischio
sono quelle dove non sono ancora avvenuti attacchi, ma che rappresentano una
potenziale area di espansione del predatore (Valli di Lanzo, Canavese,
Biellese, Val Sesia, Ossola).
I due nuclei problematici della stagione 2010 sono stati la
Val d’Angrogna (TO) e, appunto, Usseaux. E’ stato detto che, nel complesso, le
predazioni sono però diminuite come numero e come entità dei capi uccisi.
Gregge in Val d’Angrogna, Alpe
Sparvira
Aiuti
pastore e cani
Si è parlato anche della figura dell'aiuto pastore, presa in
considerazione dalla Regione come possibile forma di prevenzione dagli attacchi/aiuto
al conduttore del gregge, ed è stato detto che un aiuto pastore formato in Francia
è stato 'assegnato' ad un pastore di Frabosa (CN). Per ammissione dei tecnici, non ci
sono però fondi a sufficienza per stipendiare tale personale. Da parte degli
operatori era stato manifestato un certo interesse per questi soggetti, ma con
riserve relative alla provenienza (problemi linguistici) ed all’effettiva
preparazione in campo.
Un altro
argomento molto dibattuto è stato quello dei cani da
guardiania: dal prossimo anno, dovrebbero essere dati in affido ai pastori che
ne fanno richiesta nuovi cani da guardiania. Verona ha fatto notare come la
maggior parte dei pastori nel frattempo si sia attrezzata autonomamente,
impiegando anche cani non perfettamente addestrati, con notevoli problemi di
aggressività. Inoltre è venuta recentemente a conoscenza del fatto che un
pastore si sia procurato un cane del Caucaso a difesa del proprio gregge nel
periodo estivo. Il dott. Bruno è intervenuto affermando che non esistono cani
aggressivi e pericolosi a priori, ma quello che si voleva ribadire era il grande
timore dei pastori nei confronti del lupo, che fa sì che vengano ricercati cani
già adulti di cui si conosce l’aggressività, ben sapendo che ciò comporterà
successivi problemi con gli altri fruitori della montagna.
I tecnici del progetto lupo hanno ribadito che intendono
studiare soluzioni adeguate caso per caso ed è stata ventilata anche l’ipotesi
di un team “mobile” di pronto intervento con i canida guardiania, da far
intervenire in zone di elevata problematicità
Dalla
parte dei pastori
Quando
ho preso la parola ho esposto il progetto PROPAST, che
sta formalizzandosi proprio in questi giorni sulla base della collaborazione
dell'Università di Torino con la Regione Piemonte. E’ stato sottolineato l'aspetto innovativo pro-pastore/pastorizia,
la spiccata concretezza delle azioni previste, che prevedono innanzitutto un
censimento di cosa è cambiato nel panorama pastorale dalla ricomparsa del lupo in
poi (quanti pastori hanno cessato l'attività, quanti l’hanno riconvertita,
numero di animali monticati, dimensioni delle greggi, ecc…). Inoltre sono stati
messi in luce i problemi di gestione dei pascoli, con diversa movimentazione
delle greggi e collocazione delle aree di riposo. Questo tema ha riscosso
l'apprezzamento di Varetto e Rolle, che l'hanno poi ripreso nei loro commenti,
sottolineando come la gestione pastorale “imposta” dalla presenza del lupo sia
incompatibile con le nuove misure relative ai piani pastorali aziendali.
Ho
poi proposto una collaborazione con il team del
Progetto Lupo, per mettere a confronto i risultati e studiare insieme le
soluzioni caso per caso, mettendo a frutto le conoscenze e competenze
reciproche sui diversi ambiti, dal momento che ci si occuperà del medesimo
problema, ma sotto punti di osservazione differenti, con l’obiettivo finale di
dare il maggior aiuto possibile ai pastori. In questo Avanzinelli e Vesco hanno
dimostrato una buona disponibilità per unire le forze.
Il successivo intervento di Mauro
Deidier è stato platealmente applaudito dagli allevatori, dal
momento che è stato espresso un totale ed incondizionato appoggio ai pastori,
veri manutentori e presidio del territorio. Secondo Deidier bisognerebbe
stipendiare i pastori per il lavoro svolto. Inoltre Deidier ha lodato il nuovo
progetto PROPAST, dal momento che fino a questo momento sono state spese grosse
cifre di denaro pubblico per lo studio e la tutela del lupo, ma mai si era
preso in considerazione il pastore come specie a rischio e meritevole di
attenzione.
La
parola ai pastori
Gli allevatori hanno manifestato la loro preoccupazione in
modo molto colorito, descrivendo realisticamente ciò che hanno vissuto nella
passata stagione, con attacchi ripetuti, ronde notturne, attacchi a cui hanno
assistito, avvenuti sotto ai loro occhi. Canton Ettore, premiato nel corso
della fiera estiva di Balboutet (frazione di Usseaux) per il miglior formaggio caprino
ha denunciato la morte di tutte le sue capre ad opera del lupo.
Ettore Canton alla fiera di
Balboutet con la propria mandria
Benedetto Fulvio, che possiede un grosso
gregge di ovicaprini (circa 1700 capi), ha avuto un numero ridotto di perdite
(2 pecore) in tutta l’estate, ma la gestione di chi ha solo ovicaprini è
differente rispetto a chi invece possiede sia bovini, sia capre/pecore.
Inoltre, Benedetto è stato presente costantemente con gli animali, possiede 5
cani da guardiania, è affiancato da un operaio, effettua la custodia notturna
con recinzioni elettrificate. Tutti questi accorgimenti messi insieme si
dimostrano pertanto efficaci, ma comportano un grosso sacrificio in termini di
lavoro ed impegno aggiuntivo per il pastore, specialmente in condizioni
atmosferiche avverse o in porzioni di territorio d’alpeggio particolarmente
disagiate.
Il gregge di
Benedetto Fulvio in arrivo a Pian dell’Alpe
Pochi
fondi per proteggere le greggi (ma sempre tanti per
il lupo)
Il team del Progetto Lupo a questo punto ha ribadito lo
scopo anche a tutela dei pastori (e non solo del lupo), ma gli allevatori hanno
protestato, dal momento che spesso si sono sentiti abbandonati in balia del
predatore. E’ stato contestato il sistema dei rimborsi e le cifre che vengono
attribuite, ma soprattutto l’impossibilità di “convivere” con il lupo, perché
inevitabilmente gli allevatori locali dovranno rinunciare a parte della loro
azienda, non potendo gestire contemporaneamente bovini ed ovicaprini senza che questo
risulti essere antieconomico. Il dibattito a questo punto aveva preso toni più
accesi, così si è arrivati a non negare la possibilità di chiedere la deroga
alla protezione assoluta del lupo, ma è però stato fatto notare come ciò
comporti una lunga trafila di monitoraggio al fine di stabilire se
l’abbattimento di un lupo in una determinata area non comprometta l’equilibrio
dell’intera popolazione lupina.
In definitiva, la riunioneha
rappresentato un interessante momento
di confronto e dibattito. E’ stato fatto notare sopra ad ogni cosa,
innanzitutto dal Sindaco e dagli Assessori di Usseaux, il ruolo fondamentale
della pastorizia per la gestione e la tutela territorio, sia di quella
stanziale (allevatori che risiedono tutto l'anno ad Usseaux, pascolando e sfalciando
le superfici), sia monticante nel periodo estivo.
La Regione, per bocca di Bosser Peverelli, dal canto suo lamenta
una scarsità di fondi per mettere in pratica misure di protezione dal lupo più
efficaci in risposta alle esigenze di tutti gli allevatori (anche se Deidier ha
più volte messo in luce quanti soldi vengano spesi per studiare il lupo).
Intervista al pastore
colpito dalle predazioni in Val d’Agrogna
Fin qui vi ho riportato la cronaca dell’incontro tenutosi ad
Usseaux. Per scrupolo personale, ho voluto incontrare l’allevatore più volte
evocato durante la serata, cioè Claudio, un pastore che sale nel Vallone di
Angrogna, vallata laterale della Val Pellice dove quest’estate si è registrato
un altissimo numero di attacchi.
Vista sull’alta valle di Angrogna
Ho una buona conoscenza del territorio
in oggetto e l’alpeggio utilizzato da questo pastore non è quello che può
essere definito una “bella montagna” (dove per montagna si intende comunemente
il territorio di pascolo): viabilità solo nel fondovalle, con una strada
sterrata che raggiunge le baite a quota inferiore (uniche abitazioni dotate di
un minimo di “confort”), sentieri stretti e sassosi, dove non si riesce nemmeno
a salire con un asino o un mulo, rilevanti porzioni cespugliate ad ontano nella
quota intermedia, versanti ripidi, sassosi, scoscesi, presenza quasi costante
della nebbia.
Gregge in una
normale giornata di pascolo in Val d’Angrogna
Infine, baite in condizioni
precarie (per non dire fatiscenti) nei tramuti a quota maggiore, dove comunque
il pastore trascorre diverse settimane, con un lungo tragitto da percorrere a
piedi per scendere nel fondovalle e recarsi poi a fare acquisti di genere
alimentari diversi chilometri più a valle.
Le baite dell’Infernet, raggiungibili soltanto con un lungo cammino)
I capi denunciati e trovati morti sono stati 20, ma non è
sicuro che siano effettivamente tutti quelli uccisi, perché potrebbero mancarne
altri (il gregge in alpe è composto da animali di proprietà più un certo numero
di animali in affido).
Inoltre, la nostra chiacchierata mi ha portata a conoscenza
del fatto che, oltre alle predazioni sul suo gregge e sulle altre tre greggi
confinanti con il suo alpeggio (Val Germanasca e Val d’Angrogna), sarebbero
stati predati oltre 40 capi ad un pastore che è rimasto in montagna fino al
tardo autunno. Quest’ultimo non avrebbe denunciato gli attacchi, che pertanto
non risultano nelle statistiche ufficiali. Questo è un fenomeno purtroppo
ancora diffuso, che fa sì che i dati sulle predazioni non possano essere
considerati completamente veritieri.
Una delle greggi colpite dagli attacchi nell’estate 2010
Il pastore mi ha più volte detto di essere arrivato al punto
di voler lasciare perdere. “Se avessi
avuto solo le bestie mie, a fine luglio scendevo, venivo giù. Viene il momento
che non ne puoi più. Sei là da solo, alla sera a volte rientravo alla baita a
mezzanotte, all’una di notte, per riuscire a riportarle tutte al recinto… E poi
ti senti ancora dire che sei tu che non lavori bene, che lasci le bestie in
giro? Questa è una montagna dove non è facile lavorare, le bestie non possono
pascolare tutte insieme, devi lasciare che si dividano, che vadano pian piano a
trovarsi il posto dove pascolare. Poi viene la nebbia e non le vedi più. Quanti
maremmani dovresti avere, per sorvegliarle tutte?”
Non è facile fare un recinto, lassù. “Devi anche fare in modo da non posizionarlo sotto delle rocce dalle
quali i lupi potrebbero entrare saltando dal di sopra, ad altri pastori è già
successo. Sono montagne ripide, piene di sassi. Le reti te le devi portare a
spalle. A forza di chiedere, adesso me ne hanno date sei, ma sono più pesanti
di quelle che usavo io. Anche la batteria, mi hanno dato quella con il pannello
solare, ma è difficile da spostare, su di là porti tutto a spalle.”
I versanti pascolati dal gregge,
visibile in basso a sinistra
Non so quale possa essere il piano studiato su misura per
questo alpeggio. Un aiuto pastore? “Ma
deve essere valido… Perché già così rientro a mezzanotte e non vorrei poi dover
andare a cercare anche lui!”. La preoccupazione è reale, perché su certi
alpeggi le condizioni di vita sono davvero dure. Nel tramuto a quota maggiore
l’abitazione del pastore consiste in una vecchia baita molto precaria, priva di
luce, acqua corrente e qualunque altro servizio. “Sarei a posto a tenere un aiutante lì? Io mi adatto, ma…”.
Escrementi
di lupo a monte dell’Alpe Sparvira
Sono tanti gli aspetti di cui tenere
conto, se si vuole aiutare realmente un pastore, specialmente in queste
difficili realtà “marginali”, che non possono essere utilizzate con nient’altro
se non con un gregge. Il rischio reale è che queste montagne vengano
abbandonate. Il pastore afferma che porterà alla fine il contratto di affitto,
restano ancora tre o quattro anni, intanto vedrà cosa succede nelle prossime
stagioni. Si continua, perché c’è una grande passione, ma possiamo facilmente
immaginare cosa possa voler dire essere lassù, da soli, quando cala la notte,
c’è la nebbia, piove e sai che il lupo è in agguato neanche tanto lontano. Claudio
l’ha visto, più volte, in attesa del momento buono per colpire. E di momenti
purtroppo, nell’estate 2010, ce ne sono stati tanti.
Sui pascoli della Val d’Angrogna si veda anche qui.
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