(13.01.11) In Valle Imagna l'attività culturale sul territorio del benemerito Centro Studi Valle Imagna 'trascina' il recupero delle tradizioni di allevamento e di caseificio locali.
Dalla Valle Imagna (Bg) segnali importanti per la
rinascita della vita in montagna
di Michele Corti
In una storica contrada rurale (Finiletti) - nell'ambito di un intervento di recupero del nucleo di pregio architettonico - troveranno casa i piccoli produttori dello strachì (artigianale e bio).
In Valle Imagna, a Corna sabato 15 gennaio verrà ufficialmente costituita la coop 'Il tesoro della bruna'. I cinque piccoli allevatori che vi faranno parte, al di là dell'inossidabile nostalgia per la vecchia 'Bruna alpina' (che non c'è più ), sono spinti dal concreta volontà di salvaguardare la tradizione casearia dello strachì. Una tradizione quasi scomparsa, sommersa dalla produzione industriale di taleggi , robiole, quartiroli che con il gusto dello strachì artigianale hanno poco o nulla a che fare.
Niente stallone, niente capannoni. Si recupera il patrimonio di edilizia rurale storica
Con l'aiuto del comune la coop potrà disporre del 'Centro per l'agricoltura' dove sarà ospitata la 'casa dello strachì' , ovvero il caseificio con punto vendita che servirà anche per la valorizazione degli altri prodotti agricoli del comune. Vi saranno anche spazi per le degustazioni e per gli incontri degli agricoltori. La sede è stata reperita grazie alla disponibilità oltre che del comune stesso anche della della parrocchia. I locali verranno ricavati da un ampio edificio rurale in disuso nel cuore di una contrada storica (Finiletti). Corma Imagna è terra di maestri muratori e alcuni degli allevatori stessi sono dei 'pluriattivi' dediti anche all'edilizia. Così, con l'aiuto di alcuni amici e approfittando delle ferie natalizie, nei giorni passati gli allevatori-muratori ci hanno 'dato dentro'. Così entro aprile il casificio sarà funzionante. Sarà l'unico di tutta l'alta Valle Imagna, una valle che, partecipando della realtà dell'unico grande e prestigioso comprensorio valsassinese e valtaleggino, può vantare indiscusse tradizioni di allevamento e di caseificio (tra i bergamì transumanti del passato ve ne erano parecchi anche di Brumano, Fuipiano e Corna).
Non solo strachì
Oltre allo strachì la piccola coop di Corna produrrà anche il Gratù (un formaggio magro, duro e quindi adatto da grattugiare), mascherpa (ricotta) e un 'tondo', parente dello strachitunt della vicina Val Taleggio (che ha appena ricevuto il riconoscimento della Dop).
Un nucelo rurale di Corna Imagna
I soci allevatori sono: Melchiorre Salvi (presidente), Cedric Locatelli, Maria Luisa Pellegrini, Daniele Manzinali, Celina Carminati in Cassi, quindi l’impreditrice agricola Agostina Rossi Costantina (frutteti), il commerciante Gregorio Salvi, l’agricoltore Giovanbattista Carminati, il vicesindaco Giacomo Invernizzi e il rappresentante del Centro studi Valle Imagna Luciano Masnada. Il latte sarà lavorato due volte al giorno a crudo e a caldo come da tradizione. L'uso quasi esclusivo di foraggi locali (fieno e pascolo) consentirà di produrre bio.
Per lavorare il latte ci saranno due casare: Celina (una dei soci) e Tiziana (una coadiuvante famigliare di un'altra piccola azienda. Le due casare oltre al loro latte lavoreranno anche quello delle tra altre piccole stalle socie. L'obiettivo è produrre 30 strachì al giorno (arrivando a dispore di oltre 3 q.li di latte). Un obiettivo che è coerente con la volontà di restare in un ambito produttivo 'contadino' ma anche con l'esigenza di lavorare 'con i guanti', con pazienza, con 'dolcezza' il latte e la cagliata (un aspetto , specie per quanto riguarda il taglio della cagliata, che distingue lo strachì dalle imitazioni industriali 'blasonate' dalla Dop o meno che siano). Tre q.li di latte sembrerebbero pochi ma va ricordato che in tutto i cinque soci allevano trenta vacche da latte. Quanto un'unica 'piccola azienda'.
Filera corta ma diversificata
La produzione è destinata al consumo locale ma anche agli affezionati clienti che vorranno fare una passegguiata fin quassù, camminando per boschie pascoli e portandosi via qualcosa veramente espressione del territorio. Si pensa però - molto saggiamente - di stabilire anche rapporti con i circuiti della ristorazione territoriale di qualità (in terra bergamasca ben rappresentati). Va precisato che a Corna sul tema del consumo sostenibile, del km 0, della community supported agriculture si sta già lavorando con una bella esperienza di 'orto comunale' all'ombra del campanile della chiesa parrocchiale.
L'orto realizzato con il sostegno di comune, parrocchia e della scuola vede la partecipazione di ragazzi, pensionati, adulti; ognuno con il proprio ruolo. Al sabato mattina vengono allestite cassette con ogni varietà di ortaggio disponibile e i residenti, ma anche i villeggianti, possono portarsele a casa lasciando un'offerta. Niente bilance, niente scontrini. Tutti co-produttori.
L'orto comunale di Corna Imagna
Abbiamo accennato alla presenza nella coop di Luciano Masnada che rappresenta il Centro Studi Valle Imagna. Tutta quello che si sta mettendo in cantiere in realtà non sarebbe stato possibile senza la presenza e l'attività decennale e meritoria del Centro Studi e di Antonio Carminati che nè è l'anima e che attualmente copre la carica di sindaco di Corna.
Il Centro Studi Valle Imagna nel corso della sua attività ha realizzato una mole impressionante di ricerche, pubblicazioni, eventi. Il suo catalogo presenta decine di titoli al pari di una casa editrice di medio calibro. Ma al di là della quantità di produzioni (che comprendono anche libri fotografici, cd musicali, dvd e il flautino tradizionale.il sivlì) il merito del CSVI è consistito nella sua capacità di 'restituire' alla comunità locale i frutti del suo lavoro.
Tipologie di architettura rurale valdimagnina in una pubblicazione del Centro Studi Valle Imagna
Un lavoro di ricerca rigorosa che non ha mai perso di vista l'obiettivo del lavoro sulla memoria, sulla quale 'capitale condiviso' da far fruttare nel seno di una comunità che vuole restare viva, su cui costruire il futuro anche quando esso sembra incerto, contradditorio. Il Centro, attento alla divulgazione e alla ricaduta in ambito locale, con un lavoro insolitamente continuativo e tenace ha gettato molti semi. Il Centro dello strachì è un germoglio.
L'agricoltura stimolata e rianimata dalla cultura
Il lavoro culturale e di animazione del Centro non ha creato solo un terreno fertile. A dimostrazione del fatto che l'iniziativa culturale e sociale sono parte integrante dello sviluppo rurale il Centro Studi è anche partecipe della coop. Abbiamo già accennato al fatto che Luciano Manada, socio del Centro Studi, è attivo promotore del Centro agricolo; a lui è stato affidato dal Centro Studi il compito di "trasferire competenze, conoscenze e attribuzioni proprie del Centro Studi, in vista di cooperare con gli allevatori per promuovere un processo di sviluppo locale coerente con la cultura e l'ambiente valligiano". Un programma ruralpino al 100% . Da tempo sosteniamo (non siamo i soli né i primi ma siamo sempre troppo pochi in Italia e in Lombardia) che la dimensione culturale e quella agricola sono strettamente interrelate nell'unica dimensione agri-rurale (altro discorso è la dimensione agricolturalista, agro-industrialista che è un altro pianeta).
Allo stesso modo che il veterinario ...
Le 'filiere agriculturali', la 'tracciabilità culturale' presuppongono un ruolo attivo dei soggetti che si occupano di storia, cultura, tradizioni rurali nell'ambito dei processi produttivi tradizionali. Così come il veterinario igienista controlla che gli alimenti non presentino contaminazioni con patogeni, fornisce consigli in materia di igiene, e orienta la produzione limitando anche perdite e difetti, così gli operatori della cultura rurale devono intervenire per 'sorvegliare' la coerenza delle produzioni con i contesti locali, la tradizione storica ma anche per apportare in positivo stimoli e conoscenze utili. Contenuto culturale non solo come 'valore aggiunto' per il marketing della nostalgia - come qualcuno può superficialmente pensare - ma come fattore produttivo per produrre meglio e in modo più efficiente grazie alla valorizzazione dei saperi tradizionali, alla ricerca di quelle forme di adattamento all'ambiente umano e al contesto ecologico che possono anche rendere meno energeticamente dispendiosa, più sostenibile la produzione.
L'esperienza di Corma Imagna, per quanto agli inizi, dimostra come gli attori locali, le risorse della comunità, le risorse culturali possano promuovere uno sviluppo autosostenibile. Senza costruire cattedrali nel desero, cementificare ecc. Le risorse umane, il capitale sociale e culturale sono la risorsa più preziosa della montagna e della ruralità. Una risorsa le politiche produttivistiche, settorialiste, tecnocratiche hanno sinora puntato a distruggere.
Sugli sviluppi della piccola grande storia di Corna vi terrò informati.
|