(16.02.11) Riportiamo due interventi in tema di lupo di due rappresentanti del 'mondo della montagna' che saranno presenti sabato prossimo al convegno di Moretta
Il lupo visto da chi sta in montagna
Antonio Leinardi è un contadino che 'resiste lassù' nella frazione Arneod di Stroppo, un paese della Val Maira (CN). Mauro Deidier è il presidente del Parco Orsiera Rocciavriè in Val Susa (TO), un presidente di parco anomalo perché da anni dalla parte della pecora, dei pastori e dei margari
Il lupo visto da quassù (di Antonio Leinardi)
(dicembre 2010)
L’introduzione o reintroduzione, poiché di ciò si tratta,di fauna selvatica su un territorio (in special modo in quello montano in
questo momento così fragile) genera sempre un forte impatto con conseguenze
gravi per tutti.
Forse l’ultimo attacco da lupo al gregge di mia proprietà
in Stroppo a metà novembre ha spinto la decisione di scrivere alcune
considerazioni sull’argomento; in verità da tempo mi premeva farlo, sia per far
conoscere il pensiero di chi in montagna vive con non pochi sacrifici di
agricoltura e allevamento e nello stesso tempo per sostenere Mariano Allocco
lasciato un po’ troppo solo a raccontare in vari articoli le sue posizioni
sulla questione, che sono anche le nostre, e a difendere strenuamente la gente
di montagna.
La nostra categoria non ha l’abitudine di scrivere, di
solito cerca di risolvere i problemi con caparbietà, passione e molto spirito
di adattamento, qualità queste indispensabili per poter continuare a svolgere
quassù questo mestiere.
Ricordo perfettamente che negli anni settanta di selvatici
in valle ve ne erano ben pochi se non quelli autoctoni, (quelli che oggi sono
più in pericolo di estensione)si coltivava ancora qualche appezzamento a
segala, grano, frumentin e molti a patate e non vi era alcun bisogno di doverli
recintare.
Dal racconto di un abitante di Centenero di Stroppo posso
riportare che loro alla fine degli anni settanta dovettero smettere di fare il
pane nel forno della frazione con la farina di grano da loro prodotta, perché
con l’arrivo dei primi cinghiali il raccolto veniva sistematicamente distrutto.
Poi un po’ alla volta arrivarono caprioli e cervi (per non
parlare di altre specie arrivate fin qui chissà da dove!) e in fine il lupo
(sarà l’ultimo?) a chiudere questa catena di disastri.
Non riesco a capire come nel pensiero comune non si dia importanza a quei tanti piccoli
presidi che sulle nostre montagne mantengono a fatica un equilibrio e una
armonia di cui tutti beneficano, mentre si spendono ingenti energie sul ritorno
del lupo che, francamente, qui da noi non se ne avvertiva assolutamente la
mancanza.
La pastorizia e il lupo non possono convivere, checchè se
ne dica, se non in particolari e delimitate condizioni, soprattutto se tale
attività è già ridotta ai minimi termini e fatica a sopravvivere al contrario
del lupo.
Gli indennizzi sono un grande spreco di denaro pubblico,
in tutti i casi, e sono sia un alibi per la controparte e un misero e avvilente
risarcimento per noi agricoltori, che portano a un lento e costante abbandono di
detti presidi.
Non si può continuare a lavorare con passione per poi
veder sistematicamente distrutto il proprio prodotto per la gioia o il
divertimento di qualcuno e poi pagarne i danni con i soldi di tutti.
Se gli ungulati abbondavano, frutto questo già di scelte
sbagliate, bastava contenerli aumentando gli abbattimenti e ottenendo così un
ritorno economico non indifferente, invece si preferisce eliminarli col lupo
creando ulteriori problemi, ma così va il mondo oggigiorno, d’altronde,
nonostante la crisi e la povertà diffusa, continuano a sorgere ospedali per
selvatici feriti o moriboldi con manifestazioni accompagnate da scolaresche per
eventuali rilasci in libertà, quei bambini probabilmente un domani dovranno
farsi carico anche di questi errori che oggi commettiamo.
Noi agricoltori siamo i primi a rispettare la natura
perché con essa dobbiamo convivere 365 giorni all’anno e da essa dipende il
nostro lavoro e il nostro guadagno, se la valle è arrivata ai giorni nostri
così come la vediamo, è anche grazie a noi che l’abbiamo usata, curata e
rispettata; purtroppo oggigiorno siamo rimasti in pochi e contiamo nulla in
questo mondo globale, motivo in più che rende la nostra impresa ardua.
Continuamente da più parti ci giungono insegnamenti di
vita, ma noi gli insegnamenti li abbiamo avuti dai nostri genitori e da secoli
di esperienze e non credo che ci convenga cambiare maestri.
In ogni caso non ci arrendiamo, qui siamo nati e qui
vogliamo continuare a vivere nonostante il lupo vada particolarmente di moda in
questo momento, ma si sa le mode vanno e vengono.
Speriamo vivamente che il montanaro non diventi mai di
moda.
Leinardi Antonio
Frazione Arneud 38
12020 Stroppo
Tel 0171999198
Attenti al lupo: Pro e contro (di Mauro Deidier)
(2005)
Non intendo passare per "nemico del lupo" e del suo
ritorno nelle nostre valli, che è un evento naturalisticamente eccezionale e ne
testimonia l'integrità territoriale. Tuttavia sento il dovere di esprimere
forti preoccupazioni circa i probabili sviluppi a cui la sua diffusione potrà
portare nei prossimi anni. La salvaquardia dei pascoli e delle montagne potrà
avvenire ponendo non solo i lupi, ma anche i pastori ha le specie a protezione assoluta. Sono famiglie senza ricambio generazionale subissate da Troppi rischi e difficoltà cha non hanno bisogno dello "stress da lupo”. Senza di esse il degrado dei territorio sarà irrecuperabile
Certo le difese dai lupo ci sono: cani maremmani e abruzzesi,
recinti, rimborsi; ma nella vicina Francia tali rimedi sono da tempo ritenuti inefficaci.
ll Pario Orsiera li sta comunque provando: ha distibuito17 cani da guardia e raddoppio dei rimborsi
regionali (erogati con un anno di ritardo), ma i costi sono alti e i risultati
scarsi.
In
Francia la situazione è ormai molto grave, con oltre 10.000 pecore predate
negli ultimi 7 anni e i lupi pressoché intoccabili (solo dopo una dura protesta
degli allevatori lo Stato ha consentito i primi interventi di contenimento). L’areale
dei lupo, ovvero il territorio di pertinenza di un branco, è proporzionale al
cibo disponibile: se nelle alte Valli Chisone e Susa ci sono poche greggi, vi
sono però 20mila ungulati
selvatici e quindi l'area potrà ospitare numerosi branchi.
Mentre per l'agricoltura di montagna
da anni non ci sono fondi, per studiare il lupo si sono spesi oltre 2 milioni
di euro negli ultimi 5 anni fra progetti Interreg e "ricerche" varie...
I possibili
rimedi? Adottare strumenti di difesa, ma anche prepararci a cambiare le norme
di protezione assoluta del lupo. Nessuna specie (tanto più se non è a rischio
di estinzione) deve poter arrecare inestimabili danni al territorio in cui si
diffonde.
Mauro
Deidier
Presidente
Parco Orsiera
Da Eco Mese
(mensile dell’Eco del Chisone di Pinerolo), anno 2005
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