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(21.04.12) La scorsa primavera si erano verificate stragi di api in Valsugana (Tn), nel 2010 in provincia di Bolzano. Quest'anno nuova grave moria di api in Valtellina estesa a diversi comuni e quindi non certo 'accidentale'

 

 

Nuova strage di api in Valtellina

 

di Michele Corti

 

L'immagine della Valtellina agroalimentare ne esce ancora più offuscata. Potrebbe riscattarsi con una svolta coraggiosa: convertire a bio tutto o buona parte del comprensorio della mela. Dopotutto molto più piccolo e meno invasivo di Melinda

 

La nuova strage primaverile di api nei meleti intensivi delle Alpi sempre la compromissione sempre più grave dell'immagine di una 'agricoltura di montagna pulita' che, invece, è tossicodipendende (dai pesticidi). Un ulteriore colpo in particolare per la Valtellina che sconta un'immagine agroalimentare già molto appannata (dalla bresaola di zebù congelato, dal violino di capra spagnola - anch'essa congelata - dai finti pizzoccheri al grano duro canadese, dai formaggi 'omologati' e oggetto di 'globalizzazione regionale', dai funghi e dalle confetture rigorosamente 'global' che di valtellinese hanno solo la sede. Come venirne fuori? Con un po' di coraggio. Dando spazio alle esperienze positive che pure ci sono ma che vengono osteggiate (pensiamo al Bitto storico, alla ripresa della coltivazione del grano saraceno, alle nuove piccole cantine 'eroiche'). La melicolturavaltellinese non ha le dimensioni di Melinda, può pensare ad una conversione comprensoriale al bio (sull'esempio della Val Venosta). Di più le rese sono la metà di quelle della Val di Non un fatto che rende la conversione più facile perché la melicoltura è meno 'spinta'. Purtroppo il cattivo esempio trentino (altissime produzioni e numerosi trattamenti con pesticidi) tende invece a fare scuola e i dirigenti delle coop valtrellinesi invece che muoversi nella direzione del bio stanno cercando di copiare Melinda affidando ai tecnici della Fondazione Mach di S.Michele all'Adige la 'riprogrammazione' della coltivazione in direzione di moduli molto più intensivi. Una mela valtellinese bio, invece, avrebbe la possibilità di coprire quella domanda in crescita che Melinda non vuole e non può coprire (oggi Melinda è allo 0,5% di bio e prevede di arrivare a 1,5% in sei anni). Complimenti alla lungimiranza dei presidenti e dei direttori delle coop valtellinesi che si fanno consigliare ... dalla concorrenza.

 

In Valtellina è successo un episodio molto grave per il quale è doveroso risalire alle responsabilità

 

Intanto tocca riferire di cronache di trattamenti eseguiti in consapevole spregio delle regole che impongono quantomeno precisi limiti all'uso di principi attivi molto pericolosi. Non si tratta di casi isolati, di 'incidenti'. Api Lombardia, nell'articolo riportato integralmente qui sotto, denuncia un'estesa moria di api in diversi comuni:Ponte in Valtellina, Chiuro, Tresivio, Poggiridenti, Castione Andevenno,Teglio, Postalesio. Denuncia il fatto che i responsabili dei servizi di assistenza tecnica, a fronte di una situazione critica, avrebbero suggerito di anticipare il trattamento, senza aspettare la colatura dei fiori. Con i voli delle api ancora in corso!

Un fatto che, se confermato, sarebbe molto grave. La causa verosimile delle morie è da individuarsi nell'uso dell'Imidacloprid, un insetticida sistemico neurotossico impiegato in melicoltura per combattere gli afidi ma a largo spettro (e quindi pericolosissimo anche per gli insetti utili a partire dalle api). La Fondazione Fojanini di Sondrio ne consiglia l'uso sul melo in postfioritura (vedi la scheda ufficiale dei trattamenti). Non ha consigliato di farlo neppure in queste settimane. Esclusa la responsabilità della Fondazione Fojanini cosa è successo?

L'anomalo blocco della fioritura dovuto al forte abbassamento delle temperature dopo il caldo di marzo avrebbe però indotto i tecnici della Coop di Ponte Valtellina ad effettuare i trattamenti anche se la fioritura del melo non era ancora terminata e/o lo sfalcio dell'erba nell'interfilare non era stato ancora eseguito (quindi in presenza di piante come il tarassaco vche attirano le api in fioritura). Nessuna responsabilità è imputabile ai contadini dal momento che i prodotti fitosanitari vengono preparati dalla coop. Quindi se si volesse risalire alle responsabilità non sarebbe così difficile.


Api Lombardia con un articolo apparso su www.mieliditalia.it denuncia un grave caso di moria di api

L’insetticida neonicotinoide Imidacloprid irrorato su meli in fioritura

Siamo alle solite! Con metodica precisione, anche quest’anno, nuovo e diffuso avvelenamento di oltre 300 alveari, in ampio comprensorio frutticolo della Valtellina. Lo scriteriato crimine ambientale, non è dovuto (come capita sempre più spesso) all’ uso irresponsabile di molecole di elevatissima e varia tossicità, da parte di qualche sprovveduto interessato solo ai suoi interessi immediati e indifferente...alle conseguenze e ricadute delle sue azioni, ma è conseguente alle precise e dettagliate indicazioni dei locali servizi di assistenza tecnica agricola. Sono, infatti, state capillarmente diffuse dai 'refenti tecnici 'istruzioni' sia sul tipo di trattamento, sia sulla necessità di effettuarlo subito, con i meli ancora in fioritura e nonostante l’importante fioritura di tarassaco nei prati, non sfalciati, sottostanti le file dei fruttiferi.

Indicazioni “tecniche” quindi prive di qualsivoglia attenzione precauzionale. Effettivamente buona parte dei frutticoltori non si sono minimamente curati delle possibili conseguenze, ed è stata l’ennesima strage di api!

L’avvelenamento ha interessato un vasto areale e, secondo le prime segnalazioni pervenute, i Comuni più colpiti sono: Ponte in Valtellina, Chiuro, Tresivio, Poggiridenti, Castione Andevenno, Teglio, Postalesio.  

Gravi sintomi di mortalità di api sono state rilevati anche a molti km dai meleti irresponsabilmente contaminati!

La normativa nazionale (art. 4 legge 24 dicembre 2004 n° 313) e regionale è chiara: l’art. 11 della legge regionale 24 marzo 2004 n° 5 prescrive:

 

" È fatto divieto di effettuare trattamenti insetticidi e acaricidi:

 

a) sulle piante legnose ed erbacee dall’inizio della loro fioritura alla caduta dei petali;

b) sugli alberi di qualsiasi specie qualora siano in fioritura le vegetazioni sottostanti, salvo che queste ultime siano preventivamente sfalciate (...) 

 

la provincia competente per territorio provvede all’accertamento, all’irrogazione delle sanzioni e all’introito dei relativi proventi. La vigilanza sul rispetto del divieto è svolta dal personale del corpo forestale, dagli agenti di vigilanza in materia di caccia e pesca dipendenti dalle province, dalle guardie ecologiche, da quelle comunali nonché dagli agenti ed ufficiali di polizia giudiziaria, che hanno facoltà di accedere in ogni momento alle colture per gli opportuni controlli."

 

Peraltro quei referenti scientifici che cercano quantomeno di attenuare l’impatto ambientale dei trattamenti insetticidi, sono approdati alla conclusione d'indicare l'irrorazione con neonicotinoidi "solo nella postfioritura del melo, a completa colatura dei fiori, vale a dire con assenza completa dei fiori". (vedi studio allegato, Discussione pag 31, PDF 0,5 MB) Apilombardia ha immediatamente segnalato l’accaduto alle Direzioni Generali Agricoltura e Sanità della Regione Lombardia e all’Asl di Sondrio.

L’Asl ha effettuato numerosi campionamenti ufficiali di api e polline per le successive analisi. I tecnici di Apilombardia stanno effettuando controlli sugli alveari per la quantificazione del danno economico subito dagli apicoltori.

Come è ormai dimostrato da numerosi studi scientifici i neonicotinoidi, che hanno un’azione neurotossica, agiscono principalmente compromettendo la capacità neuronali delle api che, di conseguenza, non riescono a ritornare all’alveare. Le poche api che riescono a tornare rischiano di contaminare le varie matrici dell’alveare, provocando un indebolimento cronico nel tempo delle famiglie e impedendone la ripresa e lo sviluppo successivo. Sempre più studi evidenziano i

danni provocati da dosi sub-letali di pesticida, con effetti depressivi sulle difese immunitarie delle api prolungati nel tempo.

 

Ciò aumenta la possibilità, in aggiunta all’immediato squilibrio della colonia dovuto

alla perdita di gran parte delle bottinatrici, di insorgenza di malattie batteriche e virali. Apilombardia invita pertanto gli apicoltori delle zone interessate dalla grave contaminazione ambientale, a prestare la massima attenzione, nel corso della stagione apistica, sull’eventuale manifestazione di anomalie nello sviluppo o nello stato di salute delle colonie. Apilombardia sollecita agli apicoltori la massima tempestività nell’individuazione dei fenomeni e la necessaria, tempestiva segnalazione ai tecnici dell’Associazione e al Servizio Veterinario dell’Asl.

 

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