(18.11.11) Nelle valli del monregalese (Cuneo) ad essere indignati sono i margari, i pastori, chi vive nelle borgate in quota. Si sono ritrovati in molti a Frabosa soprana lunedì 15 per dire che dei lupi non se ne può più
di Michele Corti (foto Marzia Verona)
Promossa da amministratori e allevatori locali l'affollata riunione di Frabosa soprana faceva seguito alla delegazione che a settembre si era recata a Torino dall'assessore Sacchetto per sollecitare una svolta nella gestione del lupo. Sacchetto a Frabosa ha esposto quello che la Regione sta predisponendo sia in materia di più equi risarcimenti che di procedure per ottenere la possibilità di praticare forme di controllo
Chi continua - non penso in buona fede - a sostenere che il problema del lupo è solo uno dei tanti che affliggono la pastorizia, la zootecnia estensiva, la montagna, avrebbe dovuto essere lunedì di questa settimana a Frabosa soprana, località delle valli del Monregalese (di Mondovì). E dovrebbe rispondere a questa semplice domanda: Quale altro problema è in grado di riempire di allevatori una sala non piccola di un paese di montagna? Impossibile farlo perché nessuno mobilita la gente come questo.
Il perché non è poi difficile da capire. Il problema del lupo va ben oltre il danno economico, mette in discussione il futuro stesso dell'allevamento in montagna. Di più il lupo è vissuto come una imposizione arrogante di quella parte della società che se ne sta comoda e tranquilla in città e che conosce i problemi della fauna attraverso i filtri delle trasmissioni televisive alla Geo&Geo. Ancor più inaccettabile per gli allevatori e per i montanari è il fatto che la società industriale, la società urbana - causa di tanti danni all'ambiente - voglia praticare attraverso il lupo una sorta di "risarcimento simbolico" per "placare" la Natura offesa. Con il piccolo particolare che questo risarcimento è esercitato a spese di chi, continuando a gestire la montagna, fa si che giù in città e in pianura non si vada sott'acqua ad ogni pioggia autunnale un po' più forte del solito. Nojn ce n'è abbastanza per incazzarsi? Per indignarsi (visto che va di moda)?
L'incontro di Frabosa ha fatto seguito a quello che si era svolto a Torino con l'assessore Claudio Sacchetto. A settembre una delegazione di margari e pastori del Monregalese aveva esposto all'assessore la gravità di una situazione caratterizzata da attacchi sempre più frequenti e sanguinosi da parte dei lupi. La delegazione era guidata da Marco Botto (laureato in agraria e già amministratore del Comune di Mondovì e della provincia di Cuneo) e da Bruno Bottero che la scorsa estate ha subito la perdita di tre bovine a seguito di un attacco di lupi (vedi articolo qui su ruralpini). Anche l'incontro di lunedì è stato promosso da Botto, Bottero e dalla Confraternita dei cavalieri della Raschera che riunisce margari ed esponenti locali. Tra questi l'avvocato Antonio Viglione. Botto, Bottero e Viglione non hanno usato mezzi termini nel definire la situazione nei loro discorsi introduttivi. Hanno messo in evidenza come sia in gioco la sopravvivenza stessa dei pascoli e dell'allevamento. L'avvocato Viglione ha quindi proposto spazio la costituzione di una associazione al fine di promuovere la difesa degli allevatori e della montagna da lupo.
Sono quindi seguiti brevi interventi del team del progetto PROPAST: Luca Battaglini, Marzia Verona ed io. Abbiamo sottolineato come il progetto PROPAST segni la volontà della regione Piemonte di riequilibrare le politiche in materia di lupo tenendo conto di quelli che sono gli impatti reali che subiscono i pastori e i magari. Per fare questo si è avviata un'ampia indagine sugli alpeggi, andando a verificare i problemi di persona e, soprattutto, ascoltando i pastori e i magari. Sono quindi stati proiettati brevi spezzoni di interviste somministrate la scorsa estate in alcuni alpeggi delle valli torinesi e cuneensi in cui molti dei presenti hanno potuto riconoscere i propri stessi problemi e sentimenti.
È toccato quindi a Sacchetto illustrare quanto l'assessorato all'agricoltura stia predisponendo per venire incontro alle gravi lamentele di pastori e margari. Due sono gli annunci importanti fatti da Sacchetto: 1) dal prossimo anno la materia degli indennizzi sarà gestita attraverso un'assicurazione stipulata dalla regione Piemonte; 2) tutto ciò che riguarda e risarcimenti e le compensazioni (ex-premio "pascolo gestito") sarà sottratto al Parco delle Alpi marittime.
La Regione si è resa conto che non era sostenibile che un ente apertamente dalla parte del lupo gestisse tutta la delicata materia della prevenzione degli attacchi dell'accertamento dei danni, dei risarcimenti, del cosiddetto "pascolo gestito". Si è anche resa conto che, nonostante le notevoli risorse che l'assessorato all'agricoltura ha assegnato al parco delle Alpi marittime nessuno schema di intervento sia stato predisposto per la rimozione delle carcasse laddove non è possibile l'interramento e laddove non è possibile scaricare le carcasse stesse su degli automezzi. Analoghe considerazioni valgono per il recupero degli animali feriti. La Regione ha tenuto conto delle lamentele di pastori e margari che in questi anni hanno dovuto accollarsi spese non indifferenti per trasporti aerei e che hanno dovuto interpellare comuni, vigili del fuoco, protezione civile a volte senza neppure ottenere l'intervento degli enti. Per quanto riguarda il controllo dei lupi, che si ritiene necessario sulla scorta di quanto intrapreso anche in altri paesi, la regione ha intenzione di predisporre tutta la documentazione necessaria affinché il ministero dell'ambiente conceda - come espressamente previsto dalla direttiva comunitaria habitat e dalla convenzione di Berna - la deroga al divieto di abbattimento. Sacchetto, però, non si è occupato solo del lupo. Ha riferito in modo particolareggiato anche sul problema del "refresh", ovvero della revisione, attraverso rilievi satellitari, delle superfici di pascolo ammesse a premio, e su quello - ancora più sentito - delle speculazioni sui pascoli che hanno spinto in su i canoni di locazione a tutto danno dei veri margari e pastori.
Dopo il lungo ma puntuale intervento di Sacchetto hanno preso la parola diversi pastori e margari, nonché persone che vivono in montagna e che sono solidali con essi. Tra i diversi interventi citiamo quello di due battagliere signore: la signora Mossa di Baracco di Roccaforte e la signora Vinai di Merlo di Mondovì, la prima pastora, la seconda margara. Teresa Mossa ha perso quest'estate numerosi capi ovicaprini (suoi e in guardia) sul Monte Pigna a seguito di ripetuti attacchi. La signora Vinai ha ricordato come il problema lupo sull'alpeggio di Ormea dove si reca da molti anni risale a ben 13 anni fa. La situazione, però, sta peggiorando e il marito stanno considerando di non andare più in alpeggio dopo che sono stati costretti già da qualche anno a tenere a casa le vacche in procinto di partorire.
Gli interventi degli altri allevatori non hanno fatto altro che rimarcare come la situazione sia arrivata ad un limite. Un allevatore ha detto: "Prima abbiamo tenuto a casa le pecore perché era troppo pericoloso, poi abbiamo dovuto tenere a casa i vitelli; nonostante questo continuano a mangiarci le manze. Il giorno che non possiamo più animali in alpeggio i lupi cosa mangeranno? I pastori, gli uomini". In un altro intervento è stato richiamato come una persona del posto, attendibile, sostiene di aver avvistato un branco costituito da ben 22 lupi. "Com'è possibile che in tutta la regione Piemonte ci siano 40-50 lupi se qui in un solo branco ve ne sono 22?".
In mezzo a tanti interventi che hanno invocato il controllo dei lupi e una diversa gestione di tutta la materia ve ne sono stati anche alcuni del "pro lupo". Tra questi si è distinto quello di Nanni Villani. Villani è dal 2000 "ministro della comunicazione" del Parco delle Alpi marittime" ed è noto negli ambienti dei pastori per le sue prese di posizioni pubbliche oltre pro lupo anche di scarso apprezzamento (per non dire peggio) dell'attività pastorale.
A Frabosa Villani ha sostenuto la solita teoria circa l'inutilità degli abbattimenti. Come tutti gli ambientalisti Villani teme che, sulla base di una inoppugnabile documentazione, la regione Piemonte alla fine ottenga l'autorizzazione. I Verdi si rendono conto che l'applicazione della deroga in diversi paesi mettebbe a rischio lo status di super protezione di cui il lupo continua a godere (non tanto sulla base di un reale rischio di estinzione quanto di una posizione ideologica). Se, infatti, la deroga, l'eccezione, diventasse la regola allora si dimostrerebbe che la convenzione deve essere rivista. In ogni caso Villani ha potuto sostenere che è solo grazie al costosissimo monitoraggio del lupo attuato in Piemonte se sarà forse possibile ottenere l'autorizzazione agli abbattimenti. Sul valore del monitoraggio, però, Sacchetto e con lui pastori, margari e montanari hanno rinnovato i loro dubbi. Il sospetto è che gli amici del lupo abbiano tutto l'interesse a sottostimare la reale presenza della specie. Quando poi Villani ha ricordato che la Francia rischia un'infrazione da parte di Bruxelles per via degli abbattimenti del lupo esprimendo parere che, secondo lui, quei soldi si sarebbero potuti dare ai pastori, c'è stato un vivace battibecco. Un pastore che sedeva vicino all'esponente del Parco si è alzato e ha gridato: "Ma la volete capire che noi non vogliamo i soldi, che vogliamo poter continuare a svolgere il nostro lavoro con tranquillità?".
Da segnalare anche l'intervento di Roberto Colombero, presidente della comunità montana Valle Maira. Colombero in ogni occasione ricorda di essere figlio e fratello di margari però il suo intervento dimostra che si è calato molto bene nel ruolo del politico. Come in altri convegni ha ribadito la sua posizione se non apertamente pro lupo quantomeno tesa a minimizzare il problema, a considerarlo uno dei tanti. Alla fine, per quelli come Colombero e Villani il problema è sempre economico. "Se gli allevatori non avessero i gravi problemi di prezzi e di reddito, il problema del lupo passerebbe quasi inosservato". Colombero sa bene che non è così. Ma vuole fare la parte di quello "politicamente corretto" che ritiene che sia più opportuno adeguarsi alla cultura urbana.
Così, ancora una volta il lupo dimostra di essere una cartina al tornasole, uno specchio di visioni sociali contrapposte, di conflitti che vanno ben al di là del problema - pur molto serio - che esso rappresenta in sé.