(18.12.11) L'altro ieri sera a Mezzolara (Bo) la serata informativa antibiogas è stata seguita da un pubblico numeroso ed attento. Testimonianze e informazioni che attestano la dannosità delle centrali a biogas
di Michele Corti
A Mezzolara a spudorata manovra per creare una centrale a biogas da 4MW cammuffata da 4 impianti "agricoli" da 0,999 kW sta incontrando una forte resistenza nella comunità. Supportata da quello che è un vero e proprio movimento "antibiogas", un movimento in positivo per la terra, il cibo e la salute
Si sviluppa nella bassa bolognese, dove le vecchie terre di bonifica stanno diventando il far west della speculazione bioenergetica, il movimento per lo stopo alle centrali a biomasse. Le comunità della bassa bolognese e del ferrarese si stanno rendendo conto che il piano energetico regionale è del tutto folle e che, se non fosse stoppato, stravolgerebbe totalmente l'economia, agricola, il paesaggio, la vivibilità di queste terre. La maggior parte dei terreni agricoli in alcuni distretti sarà destinata ai digestori. In pochissimi anni la potenza installata sta crescendo a livelli vertiginosi. Il piano energetico regionale 2011-2013 prevedede la realizzazione di centrali a biomasse per 600-750MW. Ma ovviamente non ci si fermerebbe qui e gli obiettivi al 2020 sono molto più ambiziosi. Verrebbero destinati alla coltivazione di "matrici vegetali vergini" per i voraci digestori già entro due anni qualcosa come 200-250.000 ha di superficie agricola utilizzata. Tolte le provincie del Parmigiano-Reggiano "graziate" dalle centrali in forza del peso politico del Consorzio di Reggio Emilia la prospettiva è che nel 2013 il 30% della superficie agricola sia destinato alle centrali. A chi può parire una percentuale enorme va ricordato che a Cremona ci si sta già arrivando con le centrali installate e approvate. Non è fantascienza quindi. È non è neppure da fantascienza ritenere che non ci si voglia fermare. Se le cifre vagheggiate per il 2020 dovessero tradursi in realtà nelle provincie emiliane "condannate al biogas" nel 2020 non resterebbe nemmeno... un orto. Questo lo sfondo su cui si innesta l'opposizione popolare allo spudorato progetto di Mezzolara che prevede una centrale da 4MW in fregio ad un'area umida di interesse naturalistico (Rete Natura 2000) (vedi articolo qui su ruralpini). Fatta la legge trovato l'inganno. E così la centrale risulta proposta da 4 diverse società. Peccato che sorge nello stesso sito. Amministratori, politici e burocrati con gli occhi accuratamente coperti da spesse fette di salame fanno finta di niente. Il limite di 0,999kW che esenta dalla VIA (valutrazione di impatto ambientale) e consente di lucrare la immorale tariffa onnicomprensiva di 0,28€/kWh è stato semplicemente aggirato.
Non meraviglia con questo scenario che, di fronte alla sfrontatezza del progetto biogas di Mezzolara - nonostante l'appoggio dell'amministrazione e delle organizzazioni ambientaliste a livello provinciale e regionale - la gente di questo paese di 2mila abitanti abbia risposto numerosa all'appello del Comitato Mezzolara per l'ambiente che intende informare la comunità e sviluppare in tutte le sedi l'opposizione alla realizzazione della centrale "quadrigeminata". Al corrente della mobilitazione in atto ho risposto volentieri all'invito a partecipare alla serata informativa dell'altro ieri sera (16 dicembre) che si è svolta presso il "Palazzetto dello sport" del paese. La serata si è svolta senza la partecipazione della controparte. Non c'era il sindaco, non c'erano gli apparatnich di Legambiente a fare la difesa d'ufficio delle "rinnovabili" in generale e del biogas in particolare. L'atmosfera non era quindi "elettrica" come al precedente incontro pubblico cui ho partecipato a Galliera (vedi articolo qui su ruralpini). C'era però molta attenzione, molta compostezza. La gente è certamente consapevole che la posta in giuoco è alta. È quando sono in discussione progetti come questo che la gente comune, largamente espropriata della capacità di dire la sua dai meccanismi della democrazia formale, sente che può fare qualcosa per opporsi a modelli di sviluppo sciagurati che portano alla rovina società ed ecosistemi.
A me è toccato introdurre il tema dell'impatto agroambientale delle centrali a biogas. L'ho fatto con piacere dopo la presentazione di Ezio Roi, un magistrato molto attaccato alle sue radici rurali (foto sopra mentre si rivolge al pubblico). Ho esordito ricordando come l'opposizione alle centrali a biogas è forte in tutta Italia. La stampa nazionale cita questa opposizione come esempio eclatante della "sindrome Nimby" ovvero di quella nuova forma di egoismo campanilistico che induce la gente a dire a proposito di discariche, inceneritori ecc. "Sì ma non vicino a casa mia". L'opposizione locale è riuscita lo scorso anno a bloccare trenta centrali a biomasse che figurano in cima alla lista delle opere di interesse pubblico (!?) contestate. Per forza! I progetti di centrali crescono come funghi e le gente non abbocca più alla favola dell'energia "pulita".
È ovvio che accostare l'opposizione alle centrali a biomasse all'egoismo campanilistico è quanto di più sbagliato e dimostra solo come la grande stampa sia in qualche modo collusa con gli interessi speculativi che stanno dietro il business delle rinnovabili. r Se le centrali a biomasse sono qualcosa di sbagliato, per l'agricoltura, per l'economia, per l'ambiente perché un cittadino dovrebbe accettarle? Per non apparire egoista? Per responsabilità sociale? In questa vicenda l'egoismo sociale è quello degli speculatori che approfittando di norme emanate da una classe politica irresponsabile e prona ai desiderata delle lobbies. Ho quindi invitato i presenti a lasciare da parte qualsiasi "senso di colpa" e a considerare l'opposizione alla super centrale una espressione di rivismn P di sollecitudine per l'ambiente. Oltre a depauperare la fertilità del terreno, a diminuire la biodiversità, a sprecare enormi quantitativi di acqua, ad estendere gli effetti perversi della monocoltura (pesticidi nelle acque e nell'ambiente) il biogas comporta distruzione dell'ambiente (e delle economie contadine) anche in altre parti del mondo. L'interdipendenza imposta dalla globalizzazione fa si che i prodotti per l'alimentazione umana e animale non più prodotti nella nostra povera pianura padana (per fare posto al cemento, ai capannoni e alle colture energetiche) vengano prodotti altrove sottraendo spazio all'agricoltura contadina, alle savane, alle foreste tropicali e subtropicali. Fa si anche che i nostri agricoltori più intraprendenti con i soldi della Pac e delle agroenergie chiudano baracca e burattini e si trasferiscano all'estero introducendo l'agricoltura indiustriale nel contesto di sistemi tradizionali (vedi Romania). Al mio intervento sono seguite le testimonianze di un cittadino residente a Medicina e di Cleante Ravani di Bondeno nella vicina provincia di Ferrara.
Il primo ha ricordato come dopo essersi trasferito a vivere in campagna si sia trovato letteralmente circondato da quattro centrali che, ha assicurato, non è vero che non producono puzza come dicono. Non più giovane il testimone di Medicina, dopo aver toccato vari aspetti della negatività delle centrali ("tra quindici anni allo scadere delle concessioni se le coltivazioni di cipolle, patate e altri prodotti tipici saranno scomparse chi le potrà far risorgere dopo che il mercato sarà stato invaso dal prodotto cinese?"), ha concluso con un flash di storia di vita: "nel 1943 mi trovai affamato a mangiare zuppa di cipolle consumata nel caldo della stalla, su in montagna; mi sembrava buonissima perchè non c'era altro, ma se non ci fossero state quelle cipolle e avessi avuto la corrente elettrica sarei morto di fame!". Cleante Ravani è un dipendente del comune di Bondeno (Fe) vittima di una centrale costruita a 25 m (venticinque, avete letto bene) dallo spigolo della propria abitazione (con la torcia a 30 m). Una villetta nuova, costruita con sacrifici e che ora non vale più nulla. Che egoista! Il tutto grazie ad un regolamento cittadino obsoleto e alla "sensibilità" delle istituzioni. Cleante ha ricordato come, nonostante avesse presentato regolare richiesta non sia stato ammesso alla conferenza dei servizi indetta dal Comune di Bondeno al fine di stabilire la classificazione di insalubrità di prima o di seconda classe della centrale a biogas di Bondeno. "La mia amministrazione mi ha trattato come un cane". E poi: "Noi alla puzza ci siamo quasi assuefatti, anche se a volte la sentiamo ancora, ma è imbarazzante quando viene qualcuno a trovarci". È molto amareggiato ma non rassegnato e racconta anche che le autorità quando a causa delle piogge abbondanti si è verificato uno sversamento dall'impianto in un corso d'acqua e nel canale di bonifica non abbiano fatto nulla nonostante la sua segnalazione.
Dopo le testimonianze di chi ha la sfortuna di convivere con le centrali ha preso la parola il medico Luigi Gasparini di Ferrara (foto sopra). Già dipendente Asl e Arpa oggi che è in pensione è attivo nel movimento Medici per l'ambiente - ISDE. Gasparini ha premesso al tema dell'insalubrità degli impanti a biogas una sconfortante panoramica della situazione dell'inquinamento (da polveri, biossido di azoto ecc.) della pianura padana (scarica la presentazione di Gasparini in PDF). La situazione polveri sottili nelle nostre regioni è stata letteralmente fotografata attraverso al persentazione di eloquenti foto aeree. Altrettanto eloquenti le elaborazioni di mappe satellitari che mettono in evidenza come il triste primato di inquinamento della nostra pianura è condiviso con le regioni industriali della Cina, qualche zona degli Usa, del Nord Europa, del Sud Africa e di Israele. È confortevole (si fa per dire) essere inclusi nelle areepiù "avanzate" del pianeta. Peccato che, a fronte di tante attività inquinanti (industria e agricoltura industriale) in tasca degli abitanti di questo catino inquinato (complice l'inversione termina invernale ma no solo) arrivino sempre meno soldini. Che però per gli incentivi alle rinnovabili insostenibili ci sono e in abbondanza (livelli di incentivazione tripli della Germania).
In ogni caso in questa triste situazione di elevati livelli di polveri sottili e ultrasottili èproprio il caso si chiede Gasparini, di disseminare l'Emilia con centinaia di impianti a biogas che, non va dimenticato, sono impianti a combustione, che bruciano un gas che, peraltro, non è neppure metano puro ed pè soggetto a variazione di composizione e presenza di impurità. Gasparini ha mostrato un manuale di progettazione di impianti a biogas "Mi è costato più di 100€ ma vi ho trovato cose interessanti. Si dice che le emissioni degli impianti sono "pulite"ma allora perché ci si preoccupa dei danni da corrosione e di altra natura che il biogas può determinare alle componenti degli impianti stessi?". Oltre ai richi connessi alle emissioni (di certo polveri ultrasottili ma potenzialmente anche altri costituenti in parte simili a quelli emessi da altri impianti di combustione quali i più studiati "termovalorizzatori").
Il medico dell'ISDE ha sottolineato come tra i danni poco conosciuti delle polveri ultrasottili ci siano quelliall'aparato cardio-circolatorio. le polveri entrano nel circolo sanguigno e possono anche causare ostuzione dei vasi (arterosclerosi). Gasparini ha poi toccato un altro punto. "Si dice che il digestato è sterile o giù di lì ma alcuni studi mostrano che vi può essere presenza di patogeni anche al di sopra dei limiti ammissibili di legge". [link allo studio citato da Gasperini. Per ultimo ha parlato Salvatore Virzì, direttore dell'unità operativa di chirurgia dell'Ospedale Bentivoglio di Bologna nonché consigliere comunale a S.Pietro in Casale. Ha precisato di parlare come amministratore e cittadino anche se ha portato una serie di dati di carattere epidemiologico per evidenziare i rischi connessi agli impianti a combistione. Tra i numerosi studi scientifici citati da Virzì (sotto al tavolo mentre parla ancora Gasparini) hanno colpito quelli che riferiscono di precise correlazioni tra incidenza di patologie neoplastiche e vicinanza a fonti di emissioni. Un aspetto molto triste dell'impatto dell'inquinamento ambientale sull'insorgenza di malattie tumorali è legato al costante aumento dei tumori infantili. Il chirurgo-consiglere comunale (che nel suo comune ha avuto un duro scontro proprio sul problema delle centrali a biogas) non si è limitato a mettere in evidenza come un principio di precauzione dovrebbe scoraggiare una politica di disseminaziuone di impianti che producono energia elettrica (la cogenerazione è uno specchietto per le allodole!) bruciando biogas. Ha anche indicato in una politica di riduzione degli sprechi energetici e nella valorizzaizone di quella che al momento appare l'energia rinnovavile più pulita (i pannelli fotovoltaici sui tetti).
Prima della conferenza ho avuto modo di conversare con l'ing. Petroni (un membro attivo del Comitato di Mezzolara) sul tema del rispermio energetico osservando che nelle camere d'alberghi (e anche nell'agriturismo dove ho alloggiato prenotato dal Comitato) c'è un caldo soffocante (anche negli uffici pubblici...). Il titolare dell'agriturismo è interventuto "Ci sono tanti clienti che a 25°C si lamentano che hanno freddo". Sarà, ma... "ogni grado centrigrado in più negli ambienti è un 10% di energia sprecata" mi ha fatto presente l'ingegniere. Ad abbassare di uno o due gradi il riscaldamento domestico c'è solo da guadagnare in salute. E quanti impianti a biomasse ci risparmieremmo? Tutti quanti.