(20.05.11) I margari rappresentano una tradizione che non ha nessuna voglia di andare in pensione, ma che richiede interventi decisi per risolvere i problemi che devono affrontare coloro che fanno
dell'uso degli alpeggi la loro professione
Nel mirino dei margari ci sono i lupi ma anche la burocrazia e le speculazioni sui pascoli
di Michele Corti
Saluzzo intende consolidare il ruolo di 'capitale dei margari'. E non solo in senso folkloristico. Lo dimostra il dibatito che ha inaugurato la quattro giorni di Festa dei margari e della montagna
Tanta gente
attenta ieri sera al dibattito che si è svolto a Saluzzo presso la sede della Coldiretti. C'erano molti margari ma anche qualche pastore, tecnici, rappresentanti delle associazioni. L'incontro era organizzato dall'AREMA (ass. regionale margari) nell'ambito della Festa dei Margari e della montagna. La città si conferma 'capitale dei margari' e punto di incontro delle realtà zootecniche
regionali (c'erano anche parecchi margari torinesi). Essere punto di riferimento per il mondo dei margari è per Saluzzo una scelta 'strategica' che dimostra la vitalità della storica sede del Marchesato. Il nuovo è rappresentato dal comprendere che l'agricoltura, l'allevamento e la pastorizia sono portatori di valori di economia identitaria, tradizione, 'produzione' di un ambiente concreto, vivibile.
I territori che sanno cogliere le opportunità offerte dal dialogo e dalla stretta collaborazione tra cultura, turismo, agricoltura e ambiente avranno grosse carte da giocare negli anni futuri. Certo bisogna rimuovere visioni unilaterali come quelle che vedono nel lupo un elemento miracoloso di ripristino dell'ambiente sottovalutando tutte le conseguenze di questo 'ritorno'.
La
consapevolezza dell'importanza di questa prospettiva era presente in un po' tutti gli interventi. Noi del progetto Propast (Luca Battaglini Marzia Verona, Michele Corti) abbiamo illustrato le finalità del progetto fornendo anche esempi concreti del capillare lavoro di indagine in corso per documentare in modo oggettivo i 'costi del lupo'. Ovvero di una crescente pressione predatoria che costringe i pastori e i margari a gravi disagi 'blindando' i pascoli con l'installazione di recinti elettrici
(spesso veri e propri 'reticolati alti 2 m) e con l'adozione di cani da difesa che da un lato, limitano le perdite, ma dall'altrocompornano non pochi problemi di 'gestione'. La testimonianza (videointervista) dell'allevatore Tiziano Aiassa di Casalgrasso che nel 2009 ha subito la perdita di 9 capi ha scosso profondamente i presenti non sempre consapevoli del potenziale pericolo rappresentato dal lupo
anche per vitelli di diversi mesi e per le manze. Nei diversi interventi è stato ribadito che Propast non significa solo elaborazione di una strategia di più efficace difesa dal lupo (sia attraverso mezzi 'passivi' che il contenimento con abbattimenti selettivi). PropPast significa anche valorizzazione delle produzioni, formazione di nuove leve di margari e pastori, assistenza tecnica e commerciale. Marzia ha sottolineato come 'si munge sempre meno' (e quindi si perdono potenzialità
di reddito incrinando la 'sostenibilità economica del sistema'). I motivi sono diversi e interagenti: l'applicazione spesso burocratica delle norme igienico-sanitarie, la distorsione dei contributi PAC (che mette in mano i pascoli agli speculatori con un numero ridotto di animali fine carriera e spiazza chi potrebbe valorizzare in modo ben diverso i pascoli), lo stato precario delle strutture. Su questo si inserisce il lupo che costringendo ad un'assidua sorveglianza toglie manodopera e tempo prezioso
per la caseificazione in alpeggio e per la fienagione a valle. Costringe ad utilizzare ricoveri inadeguati ad assicurare condizioni di minimo comfort.
Tiziano Aiassa
Molto seguiti e apprezzati anche gli altri interventi che non si sono mai lasciati andare a convenevoli e frasi di circostanza. Parlando in modo molto diretto l'ass. Sacchetto (che 'giocava in casa', essendo lui stesso un agricoltore del saluzzese) ha ricordato la genesi del progetto ProPast, nato da una precisa volontà politica di non 'accettazione' di una situazione assurda, con i pastori e margari impotenti di fronte al
'supermercato del lupo'. Sacchetto, ma su questo tutti gli intervenuti erano concordi, ha precisato che il problema lupo non è il solo ma che si è sovrapposto ad altri fattori di criticità rendendo il futuro delle attività pastorali e zootecniche estensive a rischio. Qualcosa da scongiurare perché in antitesi con la riconosciuta necessità di valorizzare i pascoli sia per quello che rappresentano in termini ambientali che di tradizioni e produzioni pregiate - un settore
quest'ultimo dove la Regione Piemonte sta investendo molto (per ora sostenendo la carne dei bovini di razza Piemontese). Il dr. Luigi Ferrero, che
nell'ambito del Settore Agricoltura segue il progetto ProPast, ha ricordato che i pascoli delle Alpi Occidentali - secondo gli stessi risultati delle attività di catalogazione naturalistica dell'Unione Europea - detengono un record europeo di biodiversità, con 5.000 specie di piante presenti. Ferrero, anche in questa occasione, non ha dimenticato di sottolineare come il pascolo ben tenuto contribuisca in modo sostanziale alla stabilità idrogeologica consentendo di ridurre lo scorrimento
dell'acqua. Di qui l'assurdità di certe scelte ambientaliste come quelle che si traducono nella diffusione del lupo o nel limitare aprioristicamente il carico di pascolamento nei SIC, ZPS e simili. Il sottopascolamento imposto per una malintesa 'gestione ecologica' e il 'sovrapascolamento' imposto su aree limitate per esigenza di difesa dal lupo ('pascolo blindato') portano ad un unico esito: il degrado dei pascoli. Il funzionario regionale, però, non ha mancato di rilevare anche come
i meccanismo della PAC abbiano portato a distorsioni intollerabili : allevatori che percepiscono premi da un milone di euro l'anno, affitti schizzati in un caso (ma non è isolato) a 80.000€ l'anno per un pascolo di 400 ettari.
Michele Antonio Fino (alla sua destra Giovanni Fina della Coldiretti, seduti Luigi Ferrero e, girato, Claudio Sacchetto)
Questi erano gli interventi politici e tecnici Saluzzo. Come anticipato, però, anche i 'saluti' (che li hanno preceduti) sono stati improntati ad una sostanziale condivisione di queste stesse linee. Dall'introduzione dei 'padroni di casa' (i rappresentanti della Coldiretti) a quelli dell'amministrazione comunale di Saluzzo. Da segnalare l'intervento di Michele Antonio Fino, presidente della Fondazione Bertoni, ente comunale di promozione culturale
e turistica. Un intervento che dimostra la scelta di Saluzzo città elegante ricca di arte e di storia che è orgogliosa di presentarsi anche come città agricola. Saluzzo, infatti, è al centro di un comprensorio frutticolo di rilevanza nazionale ma, soprattutto, di quella una zootecnica importante che vede nel 'mondo dei margari e della transumanza' una espressione peculiare qui a Saluzzo particolarmente forte e radicata. Fa piacere sentire che la parte 'culturale' sia consapevole dei problemi degli affitti, delle distorsioni della PAC e della 'direttiva nitrati'. Saluzzo in questo modo impartisce un insegnamento a tante città al centro
di comprensori agricoli o zootecnici ma che li 'snobbano' e che, soprattutto 'snobbano' le loro radici pastorali e inorridiscono all'idea che le vie del centro vengano percorse - come accadeva storicamente - da greggi e mandrie. Invece a Saluzzo il sabato pomeriggio andrà in scena la 'rudunà' per le vie del centro (da 'rudun', l'enorme campanaccio 'da transumanza') che vedrà sfilare mandrie di bovini e greggi di pecore.
difesa che da un lato, limitano le perdite, ma dall'altrocompornano non pochi prob