(26.10.11) Alla mostra della pastorizia di Rovato (Bs) di domenica scorsa si è fatto il punto come ogni anno sui problemi della pastorizia transumante (e 'vagante') sottolineando le difficoltà ma individuando anche delle soluzioni
di Michele Corti
A Rovato è proseguito il dialogo tra i pastori transumanti e la Regione Lombardia. Un dialogo che punta a risolvere alcune criticità della pastorizia vagante riconosciuta come risorsa e non - come avveniva sino a pochi anni fa - come un 'disturbo'. Il 3 novembre ci sarà un incontro operativo presso la DG agricoltura.
Anche quest'anno alla Mostra della pastorizia di Rovato non è mancata l'esposizione di un buon numero di capi di razza Bergamasca dei greggi transumanti. Oltre alle valutazioni e alle premiazioni il momento clou è stato rappresentato dal tradizionale incontro sui temi della pastorizia che si è svolto nel pomeriggio.
A differenza degli scorsi anni non si sono succedute relazioni degli esperti e monologhi più o meno lamentosi di pastori ma si è fatto il punto delle iniziative concrete che sono state intraprese dall'associazione nel corso dell'anno.
Ci si è concentrati in particolare su come procede il dialogo con la Regione Lombardia iniziato proprio a Rovato lo scorso anno (vai all'articolo) quando era interventuto il Dr. Alberto Lugoboni dirigente del della struttura di sviluppo dell'agricoltura montana della DG agricoltura. Quest'anno a rappresentare la regione è intervenuto il consigliere regionale Alessandro Marelli che, in quanto membro della commissione agricoltura, ha negli ultimi mesi raccolto indicazioni presso l'amministrazione regionale (agricoltura, sanità, servizi verdi) circa le tematiche "calde" che coinvolgono la pastorizia transumante.
Marelli ha fatto presente che la Regione potrebbe sostenere uno schema di trattamenti sanitari alle greggi (da eseguire da parte dei veterinari delle asl) tale da mettere in condizione i pastori di certificare le buone condizioni sanitarie dei loro animali. Tale condizione risulta molto importante per evitare che i pastori vengano penalizzati da provvedimenti pretestuosi di singole amministrazioni comunali che, proibendo il transito e il pascolo delle greggi vaganti fanno saltare i tradizionali percorsi della transumanza. Si è parlato anche di Parchi. Marelli ha reso conto dei contatti con il Parco del Ticino, il Parco più 'blindato' e pregiudizialmente ostile alla pastorizia. Il Parco sarebbe disposto a consentire dei 'corridoi pastorali' in corrispondenza delle linee degli elettrodotti. Si tratta di fascie per le quali non può essere accampato alcun valore naturalistico (visto che sono sottoposte a taglio periodico da parte di Terna) e che percorse dalle pecore potrebbero essere oggetto di una forma di gestione di certo più naturale e sostenibile.
Il Consigliere regionale ha poi richiamato l'attenzione sulla possibilità di intraprendere iniziative nell'ambito della valorizzazione dei prodotti della pastorizia fortemente impregnati di valenze storiche, culturali, identitarie. Si parla della pregiata carne di castrato ma anche della "castratina" o "bergna" (nome, quest'ultimo della lingua gaì, una preziosa testimonianza di antiche radici linguistiche ed etno-culturali). La bergna è una carne essiccata e affumicata che i pastori utilizzavano per autoconsumo utilizzando animali vittime di incidenti ma era molto apprezzata anche fuori dalla cerchia dei pastori e potrebbe divenire - anche utilizzando nuove tecnologie alimentari - una specialità gastronomica molto interessante. A proposito di carne Marelli, che ha avuto modo di apprezzare il castrato cucinato da Michele Valotti in due cene a tema presso la Madia di Brione non ha nascosto la sua (giusta) delusione per non trovarla alla Mostra di Rovato: "Ho portato qui le mie bambine anche per farli conoscere questa carne della nostra tradizione".
A proposito di tradizione Marelli concorda con l'Associazione pastori sul fatto che oltre alla oltre alla carne ovina - che rappresenta una produzione anche di tutto rispetto in termini quantitativi - anche la lana nostrana può trovare alcuni sbocchi particolari se valorizzata in modo appropriato. da questo punto di vista si è compiaciuto nell'apprendere che l'Associazione ha già da anni provveduto a depositare un marchio (sotto) e ha già realizzato a titolo sperimentale - senza peraltro ricevere alcun sostegno dalle istituzioni - il tradizionale tessuto (mezza saglia) bergamasco con la lana delle proprie pecore.
L'incontro è proseguito con gli interventi di diversi pastori. Il tema su cui hanno insistito maggiormente (la lingua batte dove il dente duole) è quello delle montagne, dei pascoli d'alpeggio. I pastori hanno fatto presente che le nuove misure introdotte dalla Regione (proprio per iniziativa del Dr. Lugoboni) sarebbero molto efficaci ma continuano a rimanere fuori dalla portata dei pastori ai quali ben difficilmente i comuni proprietari concedono in affitto i pascoli.
Le truffe sui pascoli
A parte inveterati pregiudizi contro la pastorizia vi sono di mezzo anche disdicevoli comportamenti di alcuni comuni che troppo spesso concedono l'uso dei pascoli ad allevatori locali (il che andrebbe bene ovviamente) che non dispongono però di un sufficiente carico di bestiame. Peggio ancora, per poter far lievitare gli affitti a cifre elevate, i pascoli vengono affittati a grosse ditte di allevamento intensivo di pianura disposte a sborsare decine di migliaia di euro per figurare di avere - sulla carta - centinaia di ettari di pascolo. In questo modo riescono ad incassare i premi unici della pac e a dimostrare di essere- sempre sulla carta - in regola con le norme sullo spandimento dei liquami (direttiva nitrati).
Ai pastori viene 'gentilmente' concesso da questi soggetti di pascolare 'a gratis'. Senza alcun contratto, in una condizione precaria e illegittima e senza poter accedere ai premi previsti dalla regione per chi pascola. Ai soggetti che figurano sulla carta conduttori del pascolo arrivano fior di soldoni (premi pac truffati + contributi per il pascolamento). I pastori mangiando l'erba 'parano il didietro' a lor signori perché ad un eventuale controllo il pascolo figura utilizzato. Pressati dalla 'fame d'erba' che parrebbe assurda nel 2011 con tanti pascoli abbandonati (ma lasciati tali pur di non concederli ai pastori) i pastori subiscono il ricatto.
Tutto si risolverebbe se si facessero controlli reali e non a campione o guardando solo le carte (formalmente a posto, false nella sostanza). Però andare sui pascoli, verificare di persona che gli animali siano lì, controllare marche auricolari, certificati di monticazione è fatica. Una volta la forestale lo faceva (sin dall'epoca asburgica). Tutti gli anni su tutti gli alpeggi. L'ha fatto sino a pochi decenni fa. Considerato che le risorse in gioco non sono affatto trascurabili e che è in gioco la buona conservazione dei pascoli i pastori chiedono che si reintroducano controlli non virtuali e si reprimano gli abusi dei 'pascoli di carta'. Di questo e degli altri temi che stanno a cuore ai pastori si parlerà il 3 novembre in Regione in occasione dell'incontro con i rappresentanti dei pastori.