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(18.06.10) Roma finanzia la demagogia pro orso
promossa dai Parchi
Costosa campagna di comunicazione per 'promozionare' al tempo stesso l'orso e le 'aree protette' con l'uso demagogico del plantigrado quale 'testimonial'. Hanno ragione da vendere i pastori che dicono: 'E' un business alle nostre spalle' leggi tutto |
(25.10.10) Nunzio Marcelli, pastore abruzzese cui non
manca arguzia e creatività, ha pensato che, per
farsi ascoltare, i pastori devono rivolgersi alle autorità
con la 'mediazione' dei nuovi feticci del nostro tempo orsi,
luci e linci
Parchi
naturali come zoo, con i predatori pasturati,
(e
chi rischia l'estinzione è il pastore)
di Michele Corti
Pubblichiamo
volentieri la lettera aperta indirizzata provocatoriamente
dai pastori abruzzesi ai predatori. E sottoscritta -
fatto politicamente significativo - anche dall'assessore
all'agricoltura della Regione Abruzzo
Il
senso è chiaro: non è con i carnai che
si mantiene un ambiente selvatico ma con un sistema
ricco di diversità animale e vegetale, di prede
'naturali' e di una pastorizia che aiuta fortemente
a mantenere questa complessità. Che è frutto
di equilibri ecologici in cui da millenni la pecora
e l'uomo sono parte integrate, influendo in modo profondo
su tutte le biocenosi.
Quanto
al rapporto tra pastorizia e predazione è doveroso
osservare che tra Alpi e Appennini vi sono molte differenze.
Negli Appennini orsi e lupi non sono mai scomparsi in
ragione della presenza di un ambiente meno antropizzato
e di una minore frammentazione ecologica. Utilizzare
una muta di cani Maremmani (o Abruzzesi) non è
così facile in molte valli alpine scoscese con
vegetazione mista. I pastori alpini sono pertanto scettici
sulle possibilità di 'pacifica convivenza'. Possibile
solo se la pressione predatoria è contenuta entro
limiti accettabili e se, in caso di superamento di una
determinata soglia di perdite, si attivino misure di
controllo e contenimento del predatore. Del resto la
'convivenza', anche nell'Appennino ha riguardato le
popolazioni lupine in quanto tali e non i singoli lupi.
Quello
che i pastori abruzzesi contestano, ovvero che orsi
e lupi non si tutelano con la burocrazia, i progetti
milionari, le flotte di jeep, è sacrosanto. Se
un ecosistema silvopastorale che si è plasmato
in millanni di attività antropica collassa, se
il pastore sparisce gli animali selvaggi divengono delle
mere 'comparse' di una tragicomica rappresentazione
della finta wilderness ad uso della falsa coscienza
ambientalista della gente di città (e di un certo
consumismo verde). Alimentati come animali da circo
orsi e lupi cosa diventano?
Ora
dopo aver incassato il sostegno dell'Assessore
Regionale all’Agricoltura Febbo, che, presente al Salone del Gusto con i prodotti
abruzzesi, ha fatta propria la 'lettera aperta' vi è la speranza che
si concretizzi in un incontro con le istituzioni (Forestale, Provincia, Parchi, Prefettura)
per affrontare insieme le questioni di un territorio i cui i pastori da sempre
svolgono un ruolo importante e che non può essere
assimilato a Yellowstone con lorso Yoghi.
Agli
orsi, lupi, linci, volpi e altri selvatici che vivono
sull'Appennino
Ci rivolgiamo direttamente a voi, visto che tutte le Autorità che abbiamo contattato
nel corso degli anni e ripetutamente negli ultimi mesi e settimane non hanno mai risposto. Provateci voi, cari
amici orsi e lupi, ad andare in Prefettura, alla Forestale, alla Regione:
magari a voi danno ascolto.
Magari, se glielo fate presente voi, considereranno
con maggiore attenzione le proposte che abbiamo fatto per tutelare la vostra
esistenza in un ambiente naturale che dipende dalla sopravvivenza e dalla
continuità di attività come la pastorizia transumante, che hanno convissuto con
voi sul territorio per millenni fornendovi un mezzo di sussistenza nella catena
alimentare. Spiegateglielo voi che alimentarvi
artificialmente impedendo alle greggi di pascolare sui terreni dove vi viene
lasciata la carne è un sistema che fa diventare il nostro territorio sempre più
simile ad uno zoo.
Forse a voi daranno retta, visto che alla nostra
proposta di sostenere le aziende tradizionali e le greggi sul territorio non
hanno mai risposto.
Provate a dirglielo voi
se vi sono più utili tanta burocrazia e jeep o piuttosto i pastori che da
sempre avete imparato a conoscere, rispettandosi reciprocamente, visto che
quando abbiamo chiamato di notte per dire che un orso stava aggredendo il
nostro stazzo isolato in montagna, con rischio anche per la sicurezza dei
pastori, ci hanno risposto “e noi che ci possiamo fare?”. Raccontate anche al
Consigliere Provinciale Fusco, che con sensibilità solleva il problema
dell’orso sempre più vicino alle case ed ai paesi, che per tenervi lontani dagli abitati bisogna che sui pascoli e sulle
montagne ci sia un elemento fondamentale della vostra catena alimentare.
Spiegate all’amico Ezio Pelino che ricorda come da sempre convivete
pacificamente con gli uomini che questo è avvenuto nei secoli proprio grazie
alla pastorizia. Dite a chi si preoccupa della vostra scomparsa che questo è un
ecosistema complesso, non un parco-zoo, e che la vostra tutela non può essere isolata da un contesto che ha consentito
che questo ambiente prezioso e questa biodiversità arrivasse intatta fino a noi
nei secoli.
Noi abbiamo provato a dirlo anche agli amici dei parchi e delle
Oasi, a cui lo ricordiamo ancora nei giorni in cui si svolge “BiodiversaMente”,
una manifestazione tutta incentrata sulla biodiversità: una biodiversità animale e vegetale che si è conservata fino a noi
grazie alle attività tradizionali e sostenibili di pastorizia, allevamento e
agricoltura, ma purtroppo spesso gli amici delle oasi e dei parchi si
dimenticano di ricordarlo, e di chiedere che questo ruolo di presidio del
territorio sia riconosciuto.
Ditegli voi che non saranno le brochure
accattivanti, i cartelli intimidatori, i divieti e le recinzioni, i progetti
Life (64 milioni di Euro solo per l’orso negli ultimi anni), a garantire che
questo delicato ecosistema possa continuare se non saremo in grado di vederlo
nel suo complesso e garantire la sopravvivenza a chi l’ha preservato e continua
quotidianamente a svolgere la sua funzione, senza fondi pubblici e con
risarcimenti irrisori per i danni.
Provate
voi, che ci conoscete bene e sapete
che da millenni questi sono i vostri migliori alleati: chi sulle montagne e sui
pascoli ci sta davvero, da sempre.
I pastori dell’Appennino Centrale
L’Assessore
Regionale all’Agricoltura Mauro Febbo
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